Una
nuova delusione.
Un
nuovo evento.
Un
nuovo amore?
Harima
aveva le mani avvinghiate alla recinzione metallica e lo sguardo
perso oltre di essa. Tenma stava chiacchierando con le sue amiche,
tutte sedute sui gradini della scuola.
Com'è
bella, pensò, ma non prova davvero nulla per me?
Alle
volte, Kenji pensò che sarebbe stato meglio rimanere un duro,
anziché concedersi ai sentimenti e ai capricci di un cuore
così autoritario e privo di logica.
Lo
sguardo del ragazzo si rabbuiò, finché non ne incrociò
un altro. Quegli occhi non erano scuri e profondi come quelli della
sua amata, erano chiari, limpidi, color dell'ambra, sovrastati da un
ordinata frangetta di capelli biondi.
C'erano
molte cose che Harima detestava di Eri. La sua arroganza, il suo
essere spocchiosa, superficiale, il fatto che a causa sua aveva perso
barba, capelli ed era finito in situazioni sempre più
imbarazzanti; ultimo ma non meno importante, era lo sguardo di
sufficienza ed ostilità che la ragazza non perdeva mai
occasione di lanciargli.
Eppure
quello non sembrava affatto uno sguardo ostile, anzi, sembrava triste
quanto il suo, forse addirittura comprensivo. Kenji sentì
qualcosa stringersi dentro di se, distolse lo sguardo e sentì
che Sawachika aveva fatto lo stesso.
Non
erano poche le cose che Eri odiava di Harima. Innanzitutto detestava
quei baffi, e anche il pizzetto, fortuna che recentemente se li era
tagliati. Quell'aria da spregiudicato, poi, le andava dannatamente di
traverso. Ma fosse stato solo per quello, probabilmente si sarebbe
limitata ad ignorarlo, come tutti gli altri ragazzi. No, lui era
diverso, lui era sincero (questione del finto domestico a parte) e
anche lei non riusciva che ad essere se stessa in sua presenza.
Questa era forse la cosa che detestava più di tutte.
«Ehi,
Harima-kun!» una vocetta acuta e infantile fece sciogliere
l'espressione turbata del ragazzo.
Il
mangaka non s'era nemmeno accorto che la sua amata gli si era portata
praticamente davanti, e che gli si protendeva contro le sbarre
«T-tenma-chan...!» balbettò, un espressione ebete
sul volto e il cuore che gli batteva a mille, ma cercò subito
di riprendere la sua solita facciata da duro, nonostante sia, per
così dire, rinato.
La
ragazza sorrise «Oggi è il compleanno di Eri, e lei
vorrebbe che tu...»
«Non
è vero!» La interruppe la bionda «Non ho mai detto
che volevo Hige* alla mia festa, non fare i conti senza l'oste!»
replicò acida.
«Oh,
andiamo!» Eri si voltò con espressione arrabbiata verso
Tenma, ma in realtà la voce veniva dall'altra parte, da Mikoto
«Avete diviso una coperta e anche due lavori... non vuoi
invitarlo alla tua festa di compleanno?» Sawachika sembrava sul
punto di saltarle addosso.
«E
poi c'è scritto proprio “Harima Kenji” sulla lista
delle persone da invitare.» Akira sventolò il pezzo di
carta.
«H-ho
invitato tutti, mi sarò dimenticata di cancellare lui!»
si giustificò un imbarazzatissima Eri, che subito guardò
altrove «Hige...» sospirò con tono scocciato «Vuoi
venire alla mia festa?»
Harima
aggrottò la fronte. Non mi piace neanche un po' questa
spocchiosa, se vado alla sua festa gli dovrò fare anche un
regalo! Pensò, ma subito si ricredette. Tenma sarà
lì, forse riuscirò a dichiararmi!
«Comincia
di sera. Si rimane a dormire da me, quindi dovresti portarti anche un
pigiama...» le ulteriori spiegazioni della ragazza lo portarono
ad accettare subito, senza pensarci ulteriormente. Oggi dichiarerò
il mio amore a Tenma, questa notte troverò il coraggio!
Eri
era nervosissima e non ne capiva il motivo. Ne aveva fatti di
compleanni, e il suo diciassettesimo non sarebbe stato certo qualcosa
di speciale rispetto ai precedenti, non fosse che stavolta avrebbe
cucinato lei la torta, e sapeva già di essere negata da quando
ha assaggiato i propri onigiri. Fortuna che il cuoco non la lasciò
un attimo da sola e la supportò in tutto. Sì tagliò
qualche volta le dita, ma il risultato finale sembrava piacerle. Si
concesse quindi un bagno, sapendo che quello sarebbe stato l'unico
relax prima di effettuare i veri lavori per la festa. Immerse il
corpo nell'acqua tiepida e si rilassò, scrutando il soffitto
della stanza.
Oggi
sarà una giornata molto impegnata... speriamo almeno che la
festa sia decente. papà ha promesso che sarebbe venuto
stasera. Sorrise, l'idea di
rivedere suo padre la rendeva entusiasta, i suoi occhi si accesero.
Per un attimo, però, pensò a quello sguardo che aveva
lanciato ad Harima. Sapeva che al ragazzo piaceva Tenma, e anche che
quest'ultima non è mai riuscita a capirlo. Per un attimo si
era immedesimata in lui, e lo capiva, anche lei voleva bene ad una
persona che non la ricambia allo stesso modo. Papà...
«Cosa
ne pensi di questo, Harima-Kun?» chiese Tenma portandosi al
petto una maglia rosa dalle sfumature violacee.
Dal
canto suo, Harima stava già cercando un modo di dichiararsi,
ma era più che certo che non ce l'avrebbe fatta girando per
negozi con la ragazza. Il fatto che la ragazza si era dimenticata di
comprare un regalo all'amica e che avesse quindi deciso di andare a
farne uno assieme a lui si trasformo da fortuita coincidenza ad
inaspettata agonia. Ancora una volta avrebbe dovuto farsi forza e
trattenere tutto quel che provava dentro di se. «Carino ma...
non mi sembra roba adatta a lei...» stava per continuare, ma si
zittì: quando mai si era interessato a cosa è da Eri e
cosa no?
«Si,
forse hai ragione...» Tenma sospirò e si guardò
attorno, cercando qualcos'altro. Come se potesse esserci qualcosa
che piaccia alla principessa in un negozio di vestiti economici,
pensò lui, ma i pensieri vennero interrotti dalla voce di lei.
«...controlliamo lì!»
Harima
deglutì e seguì la ragazza «Senti Tenma... c'è
una cosa che volevo dirti!»
La
ragazza fece appena un cenno di consenso prima di mettersi a frugare
in una cesta, lui le diede le spalle, cercando il coraggio che non
aveva trovato da tempo «Sai mi piace molto stare qui con te...»
«Anche
a me» Ammise lei «Peccato che non sia venuta Yakumo, ti
saresti divertito di più»
«Ma
no! Che dici...» sbottò lui «Io sto bene perché
ci sei te... e vorrei rimanere sempre con te!» Rimase qualche
secondo in silenzio, in attesa di una risposta, ma preferì
continuare, ce la stava facendo! « Perché... dalla prima
volta che ti ho visto io...» si sarebbe quasi immaginato che
Tenma lo fermasse e gli dicesse quello che lui stesso stava per dire
«...non vorrei essere con nessun'altra se non con te. IO TI
AMO!» Si girò e abbracciò Tsukamoto, che rimase
ferma ed immobile, tremante. Appena Harima si scostò per
vedere il volto della sua amata si accorse che...
«Harima-kun!
Vieni qui, ho visto qualcosa che potrebbe piacere ad Eri!» Già,
quella che aveva fra le braccia non era lei, ma una commessa che lo
guardò con aria scioccata.
«M-mi
spiace...» disse semplicemente con un sorriso di circostanza,
quindi corse a prendere Tenma ed entrambi uscirono dal negozio prima
dell'arrivo della sicurezza.
«Perché
ce ne siamo andati?» chiese lei, Harima rispose semplicemente
che non avrebbero trovato nulla di interessante lì, e di
cercare altrove. Aveva proprio ragione, quello non sarebbe stato il
momento adatto per la dichiarazione.
Poco
più tardi, per una fila di bancarelle, Tenma cominciò
ad indicare oggetti sempre più improponibili: quando una
statuetta di Buddha, quando fermacapelli dall'aspetto ambiguo ed
infine un oggetto che neanche la ragazza aveva capito cosa fosse,
fortuna che Harima gli disse che era da uomo e quindi inadatto ad
Eri.
Non
troveremo niente, di questo passo.
Harima scosse la testa ai suoi stessi pensieri. Non che mi
importi qualcosa di fare il regalo alla spocchiosa, però Tenma
si annoierà di questo passo... La
ragazza invece sembrava straripante d'energie, anche perché
s'era fermata più volte a mangiare. Il ragazzo inspirò
quindi inclinò la testa di lato, poi si volto e drizzò
la schiena «Tenma-chan!
Vieni qui...!» disse scrutando alcuni oggetti su una
bancarella.
«Sono
le diciotto e mezza... mi sa che siamo in ritardo...»
«Insomma,
Hanai-kun, è la quarta volta che dici l'ora... Eri non guarda
queste cose.» replicò Mikoto, affiancata sia dall'amico
d'infanzia che da Harima, rimasto un po' più indietro.
Stava
ancora ripensando all dolce sorriso di Tenma “Sono sicura
che gli piacerà! Perché non glielo consegni tu?”
e anche a quelle parole, rimirando il pacchetto. Accidenti!
Non so se gli piacerà... è un regalo così
misero... un attimo! Ma che m'importa!? Ci vuole altro che le
piaccia, a quella spocchiosa viziata.
E
così il trio suonò al portone colossale di casa
Sawachika. Eri aprì la porta e scrutò i suoi invitati
che, a vederla assunsero un aria glaciale.«Hige, proprio te,
cercavo!...»
Suo
rimase prima incuriosita dal fatto che la ragazza indossasse
l'uniforme scolastica, poi cominciò ad avere qualche titubanza
circa la sua stazza imponente. Harima cercava ancora di ricreare
l'immagine che aveva di lei quella mattina e di tutto l'anno
scolastico in generale, era sicuro che non fosse più alta di
lui, che suoi occhi non erano scuri ma soprattutto...era sicuro che
ne avesse due! Hanai, più di tutti, cominciava a nutrire seri
dubbi circa i suoi baffi e il volto squadrato.
«Hige,
io ti a...!» la voce profonda venne interrotta da un forte
“STONK”, l'uomo cadde a terra, colpito alla testa da una
ginocchiata della vera Eri. «Bel colpo, Ojou-sama**!»
mormorò il tipo a terra .
«Non
chiamarmi così! E poi che ti salta in mente!» sospirò
prima di osservare i suoi compagni di classe «Lui è
Nakamura, un servitore della mia famiglia. Entrate per favore»
«Io
volevo solo aiutarla a dichia...» il domestico cercò di
giustificarsi ma la padrona ne schiocciò così forte la
schiena da non permettergli di respirare.
«Buon
compleanno, Sawachika-chan!» dissero in coro Hanai e Mikoto,
consegnando alla ragazza un pacco regalo. Harima rimase per ultimo ad
entrare ed osservò la ragazza, senza sapere cosa dire, con il
regalo in mano. «Tenma è già dentro.» La
bionda interruppe il silenzio.
Il
ragazzo la fissò senza dire nulla, con un espressione
indecifrabile sul volto, si sentì un po' in imbarazzo «Tu...?»
«Si,
lo so... bisognerebbe essere idioti per non accorgersene»
Harima
non seppe cosa dire. Da una parte avrebbe voluto entrare di corsa a
cercare la sua amata. Dall'altra, invece, avrebbe voluto rimanere lì
sulla soglia di casa sua a discutere della cosa, per un non precisato
motivo.
«Pensi
che io...?»
«Non
so dirti se le piaci. Non gliel'ho mai chiesto...Ma so che è
interessata a Karasuma» Ammise, guardando altrove. Sentì
che Nakamura li stava origliando. La cosa era inevitabile, visto che
lo stava tenendo sotto il suo peso. «Ojou-sama...» disse
il servo in un impercettibile sussurro apprensivo.
«Questo
è per te...!» quindi consegnò il pacco, anche lui
distogliendo lo sguardo.«...l'ho scelto io.» Harima non
credette alle sue stesse parole. Perché l'aveva precisato?
«Grazie.
Kenji-kun...» Erano rare le volte in cui Eri lo chiamava per
cognome anziché con quel vezzeggiativo, “Hige”, ma
non era mai accaduto che usasse il suo nome. La ragazza mostrò
lui un sorriso solare e radioso, ma purtroppo falso.
La
festa era a dir poco grandiosa, del resto in una villa così
grande era impossibile non allestire qualcosa di comune. Eri sospirò
e impilò il pacchetto accanto a quelli sul tavolo. Era molto
curiosa sul suo contenuto, persino lei non riusciva a credere che
Harima avesse scelto il regalo per lei.
«Ehi,
Eri!» Tenma, affiancata da Karasuma e Yakumo stava invitando
l'amica ad un giro di Karaoke, aveva infatti già costretto sua
sorella (che fra l'altro non era niente male, seppure la sua voce
fosse coperta dagli apprezzamenti di Hanai!) e ora voleva formare un
bel quartetto assieme alla bionda che, nonostante avesse scosso
ripetutamente la testa era stata inserita suo malgrado. Così
mentre l'inespressivo Karasuma strimpellava note frenetiche e Yakumo
cantava dolcemente in sottofondo, le due amiche schiamazzarono
allegramente per una mezz'oretta nell'ilarità generale.
«Mi
spiace interromperla, Eri-sama» Nakamura, stavolta vestito da
domestico, richiamò l'attenzione della padrona. La ragazza si
assentò e venne mandata in cucina, poco più in là,
per una chiamata al telefono.
Harima
osservò il suo rivale in amore affiancare Tenma al buffet, lui
stava assaggiando tranquillamente dei tramezzini al curry, lei si
stava invece abbuffando di salatini e dolcetti vari.
Dannazione.
Possibile che gli stia sempre incollata?! Pensò
sommessamente... eppure quando Eri glielo aveva detto la cosa non gli
pesava più di tanto, come se ci fosse un dolore più
grande ad opprimerlo, ma vederli insieme stava ribollendo dalla
rabbia. Fece qualche passo verso di loro, la distanza gli sembrò
abissale e sembravano farsi più lontani quando lei abbracciò
d'impeto l'impassibile studente. Il mangaka sentì qualcosa
spezzarsi dentro di lui, ancora una volta, ma si aspettava un
comportamento simile dalla ragazza, la bionda l'aveva avvertito del
resto. Non si lasciò scoraggiare e posò una mano sul
braccio di Tenma. «Voglio parlarti!» semplice e diretto,
serio in volto. «Da soli io e te»
Eri
si sforzò di mantenere un tono quantomeno gioviale, ma la
chiacchierata che stava intrattenendo non era proprio delle più
allegre.
«Mi
dispiace, Eri, io...» disse la voce dall'altro capo del
telefono.
«Non
importa, davvero. So che sei impegnato.»
«Ti
prometto che mi farò perdonare...»
«Non
importa, papà...»
«...
Quando tornerò passeremo un intera giornata insieme, solo io e
te.»
«Si.»
Il suo tentativo di recitare scemò leggermente. Non sapeva
come rispondere, troppe volte gli era stata fatta quella promessa
quella promessa, troppe volte non era stata mantenuta «Ora devo
andare a vedere come va la festa.» Un rapido saluto e
riagganciò il ricevitore. Eri non singhiozzò, ne emise
un lamento, le lacrime scesero spontanee a solcare ed infiammare le
gote.
Tempo
fa accadde la stessa cosa, Harima quel giorno l'accompagnò a
casa con l'ombrello, poco dopo che sua padre le aveva dato buca per
l'ennesima volta. Anche allora aveva pianto silenziosamente, e la
pioggia confuse le sue lacrime in modo che il ragazzo non potesse
vederle, e di quello fu molto grata. Non voleva mostrarsi come una
ragazzina fragile, non davanti a quel tipo ribelle e prepotente, lui
doveva vederla come una sicura giovane donna ben pronta ad
assestargli un calcio nello stomaco al minimo accenno di
sfacciataggine. In effetti, non era mai andata d'accordo con lui , o
quasi mai.
Si
asciugò rapidamente il viso, persino le sue guance smisero di
essere rosse, non voleva assolutamente che qualcuno la vedesse in
quello stato, quando uscì dalla stanza Eri era perfetta.
Nel
corridoio, c'era un enorme rampa di scale deserta e, come tutto il
resto della villa, lussuosa ed elegante.
Qui
è perfetto, pensò Harima.
«Tenma-chan...»
«Uh?»
disse lei, mandando giù un boccone di quello che stava già
masticando prima.
«Tu
mi piaci» Si sentì strano, era qualcosa che avrebbe
voluto dire da molto, eppure lo aveva fatto con una naturalezza tale
che gli sembrava di vedere un altro confessare la sua attrazione.
Tenma
arrossì, osservando il ragazzo con gli occhioni dilatati, poi
sbiancò e tossì convulsamente battendosi col pugno sul
ventre. «T-tenma...» il ragazzo le diede delle pacche
sulla schiena.
«Mi
dispiace...» disse lei, riprendendosi dal principio di
soffocamento.
«Uh...»
Harima sussultò.
«...ma
sono già innamorata di un altro.» Il volto della ragazza
era serio e dispiaciuto.
Il
ragazzo si sentì vuoto. Inclinò la testa di lato,
quello che provava era strano.
«Harima.
MI dispiace, davvero, non voglio perderti come amico!»
Non
le rispose, rimane in silenzio ad interrogarsi su cosa gli stava
succedendo,la stanza gli sembrava stretta «Capisco» la
liquidò con poco, scendendo rapidamente le scale e infilandosi
nel salone della festa.
E'
tutto finito.
Fu
questo il pensiero unisono di Harima e Eri. Il primo era seduto
vicino al buffet, ed osservava i vari invitati divertirsi in pista da
ballo, la ragazza era invece intenta a conversare del più e
del meno con le amiche, nascondendo la sua frustrazione dietro un
sorriso che fin troppo spesso aveva mostrato, ultimamente.
Domani
consegnerò la mia lettera di rinuncia agli studi. Il manga
sarà il mio unico amore. Pensò
lui.
Domani
chiederò a Nakamura di procurarmi un biglietto per
l'Inghilterra, potrò stare vicino a mio padre. Eri
aveva preso la sua decisione.
Eppure
era strano. Per un secondo Eri pensò che la sua fosse solo una
sciocchezza, ma c'era qualcos'altro che la stava spingendo ad
andarsene, lo stesso che l'aveva fatta realmente piangere poco fa. In
ogni caso, non voleva andarsene così, avrebbe dovuto informare
le sue amiche.
Perché...
non sono triste? Tenma mi ha scaricato eppure... sento come se non mi
importasse. Chiuse gli occhi.
Forse...
«Scusatemi
tutti!» Eri aveva preso in mano il microfono. Tutti, incluso
Harima, si voltarono verso di lei «Volevo farvi un annuncio
importante...» i suoi occhi si posarono sui vari volti.
«...oggi mi sono divertita moltissimo...» Tentennava, non
poteva non soffrire nel vedere Mikoto, Tenma e Akira, pensare di non
rivederle mai più... Eri trattene il respiro alcuni secondi.
Era divisa da due realtà, quella al fianco del proprio padre e
quella lontano dai suoi amici, e per un momento non seppe che dire.
Sentì che gli occhi le tremavano, così come le labbra.
«Siete stati fantastici.» Lo sguardo incrociò
quello di Harima, lui sussultò.
«Ehi,
Eri! Perché non scarti i regali?» Tenma si era fatta
sentire fra la folla.
«Io...
lo farò domani... ora divertitevi!» Sorrise, e scomparve
dietro una porta, senza dire nulla a nessuno, ma nonostante ciò,
sapeva che l'attenzione era quasi tutta su di lei.
Quando
fu il momento di andare a dormire, tutte le ragazze erano radunate in
camera di Eri, le avevano fatto moltissime domande riguardo al suo
comportamento, ma riuscì a sviare con qualche battuta e un
sorriso. L'idea di lasciare il Giappone, improvvisamente, le era
sembrata la più grossa sciocchezza che avesse mai pensato.
«Rimaniamo
sveglie fino a domattina!» Propose Tenma.
«EEEEH!?
Ma abbiamo scuola domani!» Protestò Mikoto.
«Che
importa! Oggi è la festa di Eri e dobbiamo divertirci!...
susu, prendiamo un gioco di società e vedrete come volerà
il tempo!»
Optarono
per il monopoli, ma passarono pochi minuti prima che ognuna di loro
si ritirasse a dormire, Tenma prima fra tutte. Tutte le ragazze erano
disposte attorno alla scatola del gioco di società, assopite
nei loro futon. Solo la bionda era rimasta sveglia, a scrutare la
luna, regina incontrastata nel cielo notturno. Sentì la porta
aprirsi e il volto di Nakamura apparire dietro di essa, le fece cenno
di avvicinarsi con la mano.
«Ojou-sama,
il suo comportamento mi preoccupa...» le disse non appena fu
abbastanza vicina.
«Non
preoccuparti, Nakamura, sto bene...»
«Le
consiglio di scendere a prendere qualcosa di caldo, ho lasciato delle
tazze di cioccolata sopra il tavolo della cucina»
«Una
cioccolata calda? A quest'ora?...» in effetti Eri non sapeva
che ora fosse, andò a guardare l'orologio della stanza...
erano le 4,30 di mattina! Era rimasta sveglia davvero a lungo
«Accidenti... non mi sveglierò mai domani... cioé,
oggi!»
«Allora
le preparerò anche un caffé... vada in cucina.»
Era
rimasta un po' indispettita dal comportamento del maggiordomo,
tuttavia seguì il suo consiglio e scese le scale in camicia da
notte e con le pantofole ai piedi. Arrivata in cucina si sedette al
tavolo e cominciò a mangiare la cioccolata calda, ancora mezza
assonnata.
«Ci
vuole proprio, eh?»
«Eggià,
l'ora è assurda ma una cioccolata fa sempre bene, del resto
stiamo ad ottobre... » Rispose Eri. Prese alcuni bocconi, e
poco dopo strabuzzò gli occhi osservando dall'altra parte del
tavolo. Harima stava bevendo la cioccolata calda proprio davanti a
lei. «che ci fai qui?!» sbottò lei.
Ma
lei non aspettava neanche la risposta, lo sentiva già «Il
tuo maggiordomo me lo ha detto... se non ti va bene...»
«Nahh...
resta!» Sospirò e continuò a bere, osservando il
nipponico di traverso, prima di fare una domanda abbastanza maligna
«Com'è andata con Tenma? Ti sei dichiarato?»
Lui
rimase in silenzio qualche secondo, soffocando il proprio ego nella
cioccolata «si, mi sono dichiarato ma... niente.»
«...»
«Tu
che motivo hai di stare giù?»
Eri
rimase in silenzio e fece spallucce, poi scosse il capo «Io sto
bene»
«E'
per tuo padre, vero?» Eri sussultò a quelle parole
«Akira me ne ha parlato»
E
ti pareva, lei sa sempre tutto. E di certo non avrà aspettato
molto prima di sguinzagliarmi contro Hige... Pensò lei
osservandolo di traverso. «Non sono affari tuoi, comunque.»
replicò secca, osservando altrove.
«Tsk!
…non sarebbero stati affari tuoi neanche quello che c'è
fra me e Tenma, se per questo.»
Eri
rimase in silenzio alcuni secondi, prima di replicare «Scusami.»
Harima
rimase perplesso, poi sorrise fra se e se. Guardò l'ora da un
orologio vicino, quindi tornado osservare la bionda. «Vieni con
me!»
«Uh?!»
«Su,
muoviti!»
Superata
la diffidenza iniziale, Eri finì con l'assecondare Harima.
Questi percorse il salone principale in fretta e furia, prese la
giacca che aveva appeso all'ingresso e uscì nel cortile.
«Ma
che fai!?» sbottò «...sono quasi le cinque e
abbiamo addosso la roba da notte...» Harima gli lanciò
la giacca dopo aver preso le chiavi della moto da dentro essa.
«E
piantala di lamentarti, infilati la giacca ed esci...»
La
ragazza si accigliò, quindi si mise la giacca si Harima che,
come immaginava, le stava troppo grande, le arrivava poco sopra le
ginocchia. Harima stava già dando gas alla moto, in pigiama a
piedi nudi, Eri quasi rideva di essere quella messa in condizioni
migliori.
«Dove
andiamo?» chiese, salendo sul mezzo e aggrappandosi al ragazzo.
«Lo
vedrai...» Rispose, poggiandogli il casco in testa, aspettando
che se lo allacci da sola.
Erano
già alcuni minuti che i due erano per strada. C'erano poche
auto, ancor meno persone per strada, quasi nessuno badava a loro.
Eri
se ne stava avvinghiata ad Harima, osservando la città
scomparire oltre un angolo, mentre la moto tirava su per un sentiero
montuoso.
«Sai...
quando mi sono dichiarato... mi sono sentito strano. Come se avessi
perso ogni speranza... o interesse nell'amore per Tenma.»
Quella
confessione lasciò Eri persa per un attimo, ma appena si
riprese tentò di riassumere quell'espressione di diffidenza
che la contraddistingue. «E perché me lo dici?»
«Così...»
Harima non poteva trovare modo peggiore per evadere dal discorso.
I
due rimasero in un profondo silenzio interrotto solo dai rami secchi
e dai selci schiacciati dalle ruote.
«E'
come quel giorno...» riprese parola la bionda.
«Uh?»
«Quando
mi hai accompagnato a casa con l'ombrello... lo fai per risollevarmi
il morale... come allora?»
Harima
non seppe cosa rispondere, si limitò a guidare il mezzo,
lasciando che Eri interpretasse il suo fare una tacita conferma.
«Sono
stata una stupida, con te...»
«Non
è il momento dei rimpianti.»
La
corsa fu breve, la moto si fermò sopra quello che sembrava un
promontorio, Eri lo riconobbe, era lo stesso sul quale si era
rappacificata con Mikoto l'estate scorsa. Ricordava ancora i riflessi
della luna sull'acqua cristallina... ma non era la luna a risplendere
questa volta, ma il sole di una nuova aurora. Ebbene sì,
Harima, suo nemico giurato, l'aveva portata sopra un promontorio ad
osservare l'alba.
«Eri-san...
il mio regalo...» Kenji mostrò lei una confezione
incartata e gliela porse.
La
ragazza l'afferrò e cercò di scoprire la sorpresa con
il tatto, ma fu inutile visto che era racchiusa in una scatola
rigida. Scartò il regalo e aprì la scatola, rimase
senza parole.
Harima
sorrise, poi rise, sempre più forte, fino a farsi trascinare
da una risata isterica mentre la bionda lo osservava trucemente con
il suo regalo in testa: Una parrucca pelata.
Lei
chiuse la scatola, la posò a terra, si tolse la parrucca
posandola sulla confezione con garbo... poi prese a calci e pugni il
ragazzo finché la sua risata non si trasformò in un
sorriso mezzo spento.
«HIGE!
SEI IL SOLITO IDIOTA..!»
Harima
la fissò con un espressione che non aveva mai visto. Lui mosse
le labbra e gli disse qualcosa che le fece fermare il cuore.
«Cosa...
cosa hai detto?»
«Lo
sai...» e non disse altro. Si alzò e l'afferrò
per le spalle. «Mi piaci, Ojou...»
Per
un attimo, il tempo si fermò. Ma fu il calore delle loro
labbra a sciogliere quel ghiaccio.
Un
bacio. Un aurora. Un nuovo giorno.
Tenma,
Karasuma e tutti gli altri compagni di classe scesero di gran
carriera, vestendosi frettolosamente per andare a scuola, neanche si
erano accorti della mancanza dei due nelle rispettive stanze. Sulla
soglia Masaru consegnò loro dei bentou per la pausa pranzo.
Quando Tenma uscì da casa non credette a quello che vide:
Harima e Eri stavano ancora litigando.
«Ma
come cavolo ti sei permesso! Stupido bifolco!»
«Maledetta!
Ora fai l'innocentina? E' stata anche un idea tua!»
La
ragazza ovviamente non capiva quale fosse il motivo del loro litigio,
ma non esitò a mettersi in mezzo.
«Insomma,
anche dopo un giorno tanto allegro tornate a punzecchiarvi?!»
«Ha
cominciato lui!»
«Ha
cominciato lei!»
Si
giustificarono in coro, dandosi le spalle a vicenda.
«Uffa!
Siete sempre i soliti!»
Harima
e Eri rimasero imbronciati finché non si divisero andando a
scuola con le rispettive compagnie. Solo allora il ragazzo azzardò
un sorriso. Un sorriso che entrambi condividero.
* Hige (baffi) è il nomignolo che Eri usa per chiamare Harima
** Ojou (giovane donna) è l'appellativo che usano i servitori per rivolgersi alle figlie del loro padrone. Harima lo usa per definire Eri come una figlia di papà.
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