La
prima ad accorrere dopo che Calogiuri ebbe portato via Romaniello fu
Diana che in lacrime
offri' un caffe' ed
un passaggio a casa a Monica
continuando a scusarsi per non essersi accorta di
niente.
“Non
dica cosi' non e' mica la mia babysitter”
“Ma
che c'entra signorina e poi a me quello non e' mai piaciuto!”
“Diana,
tu non hai colpa e neanche la signorina naturalmente: se permette
vengo anche io con voi:
credo che questa
situazione presto ci
travolgera' tutti, le garantisco fin da ora il mio appoggio
piu'
totale ed e' giusto
che i suoi genitori lo sappiano” disse Imma.
A
casa non fu facile, i genitori le chiesero se desiderasse andare in
ospedale e sua madre la tenne a
lungo abbracciata.
Monica rifiuto'
ma rispose che avrebbe interpellato una psicologa per
riprendersi.
Il
giorno dopo nonostante le preghiere di sua madre decise di recarsi al
lavoro: era curiosa di
vedere la
reazione di Vitali all'accaduto
perche' era certa che ormai lo sapesse anche lui.
Quando
entro' scopri' che stava parlando con il sindaco ed il prefetto.
“Ecco
lo sapevo, ora mi licenzia! Stronzo leccaculo!” penso'.
“Signorina,
puo' venire un attimo?” la chiamo' affacciandosi alla porta.
Monica
entro' e arrossi' sentendosi osservata dagli altri due.
“Buongiorno
signorina Parisi” la salutarono alzandosi e stringendole la
mano.
“I
signori vorrebbero parlarle” disse Vitali e Monica gia' si
mise
in guardia: probabilmente le
avrebbero dato
della bugiarda, le
avrebbero detto che se l'era cercata, Romaniello era una
persona
rispettabile e di
certo non ci avrebbe provato con una come lei…
“Innanzitutto
siamo qui per dichiararle il nostro piu' completo appoggio”
disse
il sindaco facendola
sussultare.
“Sono
cose che non dovrebbero mai accadere ad una donna specialmente sul
posto di lavoro”
“Lei
e' intenzionata a procedere per vie legali?” le chiese il
prefetto.
“Si
dottore”
“Eccellente. Allora
abbiamo bisogno di lei”.
“Per
cosa mi scusi?” chiese perplessa.
“Abbiamo
intenzione di organizzare una conferenza, assieme all'associazione
contro la violenza
sulle donne, per
parlare di questi temi, saremmo
felici se lei vorra' intervenire” rispose il Prefetto.
“Si
certo” rispose Monica d'impeto.
“Benissimo!
Sara' domenica prossima in municipio. Non sia mai detto che nella
mia citta' accadano
cose del genere
senza che io faccia niente” disse il sindaco.
Una
volta usciti, Monica ancora frastornata si mise a lavorare ma verso
meta' mattina Calogiuri di
ritorno dalla
caserma spiffero' la
verita': la sera prima Vitali si era precipitato appena saputa
la
notizia e aveva
dato in escandescenze davanti a tutti.
“Pareva
posseduto dottoressa” disse ad Imma mentre erano tutti
attorno
alla macchinetta del caffe'.
“Strano
che non gli sia venuto un infarto per l'ansia” osservo'
Monica e
il maresciallo mostro' un
video sul cellulare
che ritraeva Vitali
dire a Romaniello davanti ai suoi superiori “come si
e'
permesso”
e “verme schifoso”.
“Chi
l'avrebbe mai detto” disse Diana.
Monica
racconto' della conferenza e della sua voglia di contribuire.
“Fa
benissimo ed inoltre puo' essere d'aiuto per altre ragazze: ci
scommetto la testa di mia figlia che
non era la prima
volta” disse
Imma.
Quella
domenica Monica arrivo' un'ora prima assieme alla psicologa ed alle
ragazze
dell'associazione:
le dissero che lei sarebbe intervenuta
solo a meta' e che avrebbe dovuto aspettare
nella stanza
accanto dove
era stato allestito un buffet.
Poco
dopo arrivo' Calogiuri mandato assieme ad altri colleghi per il
servizio d'ordine e le fece
compagnia.
“Ho
paura maresciallo” disse spiando dallo spiraglio tra la porta
e
l'intercapedine: la sala era piena.
“Non
deve signorina, lei non ha proprio niente di cui vergognarsi: e'
Romaniello che deve farlo”
commento' Calogiuri
indignato.
Monica
sorrise per il lei “No...non e' per quello: e' che c'e' tanta
gente...”
“Ahh
lei soffre della cosiddetta ansia da palcoscenico”
“Gia',
ma forse possiamo fare qualcosa: mi passa quella bottiglia e un
bicchiere per favore?”
“Ma
sono le tre del pomeriggio e' sicur...”
“Mi
serve la vodka maresciallo!”
Qualche
minuto dopo aver trangugiato un bicchiere Monica venne chiamata e si
sedette: l'alcol le
dava un piacevole
torpore che la tranquillizzava
e meno male, in prima fila c'erano Vitali, la
Tataranni col
marito e
la figlia, il sindaco e il prefetto.
“Immagino
tutti sappiate cosa mi e' successo” esordi'.
“Io
ho reagito ma non tutte siamo cosi', spesso molte non ce la fanno e
cio' viene preso per consenso
ma non e' cosi:
tutte abbiamo diritto
di dire no quando e come ci va”.
Osservo'
la platea.
“Vedo
molti uomini qui, ne sono felice, significa che qualcosa sta
cambiando nella percezione della
violenza e che
vogliate stare vicini
alle vostre madri, mogli, compagne, sorelle e amiche”.
Intervenne
la psicologa parlando di traumi che rimangono a lungo e del senso di
colpa insito in
tutte, quel senso
di colpa che le donne si portano
dietro da tempi atavici, iniziato con una mela ma
non solo.
Alla
fine ci fu un lungo applauso e Monica scese dal palco raggiungendo la
prima fila.
“E'
stata bravissima” le disse la Tataranni.
“Scusate”
disse un uomo di origine africana accompagnato da una ragazza.
“Si?”
“Ho
sentito quello che ha detto prima signorina, io e mia moglie
lavoravamo per Romaniello: non
doveva mo...come si
dice?”
“Molestarla”
rispose la ragazza al suo fianco, evidentemente l'interprete della
onlus.
“Molestarla,
mi scusi per il mio italiano, nel mio paese accade a molte donne e
non possono
denunciare perche'
spesso la polizia non crede loro, vengono chiamate puttane”.
“Non
molto diverso da qui insomma” sbuffo' la Tataranni.
“Lei
ha fatto bene a parlarne a tutti: non e' vergogna per la ragazza ma
per chi lo fa” continuo'
l'uomo.
“E
pensare che e' stato pensiero comune anche qui fino a non molti anni
fa” disse il prefetto.
Monica
annui': lo stupro in Italia e' reato contro la persona solo dal 1996
prima era solo reato
contro la morale.
“E
mia sorella ne fece le spese: stava tornando a casa la sera dopo
lavoro e venne violentata, le
dissero persino che
una brava ragazza
non lavora la sera ma di giorno, perche' se giri per la strada di
notte magari in
gonna come lei e' chiaro che agli uomini vengono
certe idee, non ci fu nemmeno il
processo: mia
sorella si tolse la
vita per la vergogna” rispose.
Tutti
lo guardarono straniti, Valentina si strinse persino a sua madre.
“Per
fortuna qualcosa sta cambiando dottore” rispose Monica mentre
andavano tutti verso il buffet.
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