01indestructible
● Continuo
della fanfiction Irresistible che potete trovare qui
● In
questa fanfiction, NON
si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a
quello dei fumetti;
● I
personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
1°
Capitolo.
In un luogo non ben specifico, in una giornata dove la pioggia scendeva
fitta ed in maniera incessante, un uomo con il cappuccio sulla testa
che gli ricopriva interamente il viso, si avventurava in vicoli poco raccomandabili,
per poi entrare nel luogo più malfidato e pericoloso della zona:
il Sister Margaret's School for Wayward Children o, altresì chiamato, Hellhouse.
Appena aprì la porta, ad accoglierlo un uomo che veniva sbattuto
al muro al suo fianco mentre un altro, il doppio di lui, gli andava
addosso, dandogli un cazzotto di faccia - e avrebbe giurato di aver
visto un dente del malcapitato sfrecciare per la stanza - con l'intera
sala che urlava per incitarli ad uccidersi a vicenda.
Qualcuno addirittura lanciava bottiglie di vetro vuote, sperando di beccarli e finire presto il 'gioco'.
Come si suol dire, nessun posto è bello come casa.
"Ehi." lo salutò il barista, nonchè proprietario di quel
locale, seguito da un segno del capo "Ti faccio il solito?"
Dopo che l'uomo ebbe annuito con un cenno del capo, la persona dietro
al bancone prese un bicchierino da shottino e, dopo aver unito i vari
liquori, aggiunse un'abbondante dose di panna spray, porgendola infine
al suo cliente.
"Ecco a te, un perfetto blowjob." annunciò soddisfatto "Amico,
ti consiglio di abbassare il cappuccio, se non vuoi sporcarti."
Come fece come gli era stato detto, mostrando il suo viso, la faccia del barista si tramutò in una di puro disgusto.
"No okay, rimettiti il cappuccio. Scordo sempre la faccia orripilante
che hai ora." mormorò l'altro, osservando l'uomo bere il suo
cocktail in una sorsata.
"Weasel, mi hai fatto venire qui per farti infilare la pistola nel tuo 'tunnel dell'amore' o...?"
"Okay okay, la smetto, calmati!" esclamò l'uomo con gli
occhiali, alzando le mani in segno di resa "Dio Wade, da quando hai
beccato il cancro sei diventato un tantinello irascibile."
"Il cazzo del cancro." ripetè il canadese, iniziando poi ad
elencare con le dita "Il gene X di merda. Francis del cazzo. Essere diventato un pezzo di
emmental vivente. Mmmmh, sì, direi che motivi per essere un
'tantinello' irascibile li ho, tu che dici?"
A quel punto il barista fece nuovamente spallucce, voltandosi a cercare qualcosa alle sue spalle.
"... Per quanto riguarda Vanessa?"
Al suono di quel nome, Wade si irrigidì irrimediabilmente.
"Che vuoi che ti dica?" rispose, rigirandosi il bicchierino fra le dita
"Arriva un momento in cui un vero uomo, dopo una rottura, deve stare a
meditare e a riflettere nella sua fortezza della solitudine per-"
"Stai passando le tue giornate a guardare telenovelas, mentre mangi
gelato e frigni peggio di una dodicenne al suo primo concerto del suo
gruppo preferito?"
"Sto passando le mie giornate a guardare telenovelas, mentre mangio
gelato e frigno come un vero uomo." disse il canadese, senza battere
ciglio "Invece di queste fesserie, mi dici il vero
motivo per cui mi hai chiamato? Non siamo propriamente i tipi di amici
con cui costruire un fortino di cuscini, mettere un pigiamino rosa
abbinato, per poi raccontarci i segreti dei ragazzi che ci piacciono."
"Io... Non voglio immaginarmi una cosa del genere, non dirlo mai
più." borbottò Weasel, a disagio "Comunque sì,
c'è un motivo per cui ti ho chiamato. Insomma, so che sei un po'
giù e che non stai accettando lavori da un bel po'. Certo, i
soldi non ti mancano per il momento ma non sono eterni, no? Quindi... oggi
ho trovato un lavoretto che, secondo me, potrebbe ispirarti un po'."
Con un sorriso soddisfatto, il barista poggiò un poster con fare
teatrale sul bancone, in modo che l'uomo davanti a lui potesse vedere.
Sopra si poteva vedere una foto con sotto una taglia con vari zeri. Parecchi zeri.
" 'Spider-man' " lesse l'uomo con gli occhi azzurri "Chi sarebbe?"
Sentite quelle parole, l'altro lo fissò perplesso, come a capire
se stesse scherzando o meno, per poi rivolgergli uno sguardo stupefatto.
"Io- è tipo, credo sia uno dei supereroi più amati e
famosi tra la gente, fra quelli che ci sono in circolazione. Ed
è in giro da... non so, dieci anni?" mormorò, grattandosi
il capo "Serio, è costantemente sui giornali per un motivo o
l'altro, mi sorprende che tu non ne abbia mai sentito parlare."
"Vediamo, in questi anni che ho fatto." rispose, posando l'indice e il
pollice sotto il mento, con fare pensieroso, per poi continuare con un
tono di voce mieloso "Carriera militare, congedo con
disonore perchè ho ammazzato gente brutta, ho iniziato la mia
magica ed affascinante carriera come mercenario, Vanessa, cancro e-
sì, diciamo che non ho avuto proprio tempo per del buon sano
tempo libero per informarmi sui supereroi che, palesemente, mi copiano
la tuta."
"E' sarcasmo?"
"Tu che dici? Comunque, tanto amato non mi sembra, se
c'è addirittura una taglia su di lui."
"In realtà," ammise Weasel "è sempre stato un eroe di cui
si è sempre discusso. Molti lo definiscono l'eroe del popolo.
E'-- sai, quello che aiuta la gente, che passa dallo sventare una
rapina al recuperarti il tuo fottuto gatto finito in un fottutissimo
albero, mentre altri, lo hanno sempre visto come una minaccia. E..."
Improvvisamente, fece una lunga pausa e, il mercenario, sospettò che volesse fare apposta una pausa drammatica.
"... in verità, qualche mese fa è successo una cosa
parecchio grave." mormorò in un sussurro, avvicinandosi
all'altro, come se quello fosse una qualche sorta di segreto "Si dica
abbia ucciso una ragazza innocente. Per il mondo in cui viviamo, questo è
solo una piccola cosa ma..."
"... Per uno tanto amato, anche uno piccolo scandalo può
stroncare una carriera." concluse Wade, annuendo seriamente "Un po'
come quando si scoprono i segreti osceni di quelli che concorrono per
la casa bianca o quando Britney Spears si è rasata a zero."
"Vedo che capisci." disse l'uomo con gli occhiali, con un sorrisone "E'
un lavoretto interessante, non trovi? Tanti soldi in ballo, un
supereroe corrotto..."
"Potrebbero benissimo farci un film quelli della Marvel." annuì il mercenario, con un sorriso.
"In realtà c'è di più."
"Sì?"
"Nessuno sa la sua vera identità."
Vedendo gli occhi del barista brillare, il canadese iniziò a
chiedersi se gli stesse commissionando la morte di questo Spider-man o
se volesse un suo autografo.
"...Quindi?"
"Come quindi??" ribattè
l'altro infervorato "E' un personaggio famoso, in circolazione da anni,
tu non hai idea di quante persone vorrebbero conoscere la sua vera
identità. Non hai idea di quanto pagherebbero."
A quel punto, Weasel poggiò i gomiti sul bancone, inclinandosi lievemente.
"Te la butto lì." disse in un sussurro, in modo che sentisse
solo l'altro "Metti che accetti, okay? Il mandante si è proposto
di
pagare una parte della somma, quindi per armi, munizioni e quant'altro
sei apposto. Lo catturi. Prima di ammazzarlo, facciamo partire una
diretta, dove sveliamo la vera identità del tizio. A chi paga
prima, avrà il video in esclusiva. Poi lo ammazzi e ti becchi
l'intero malloppo per la sua taglia. Due piccioni con una fava. Direi
anche tre piccioni, visto che ti faresti un nome come Deadpool. La tua
nuova identità è ancora poco conosciuta, no? Ti
aiuterebbe a farti un bel po' di pubblicità."
Wade ascoltò il piano folle dell'altro, per poi abbassare nuovamente lo sguardo sul poster.
"Mmmmh, non ne sono sicuro, Weasel."
"Come non sei sicuro? Hai idea di quanti chimichanga potresti mangiarti
con quei soldi? INFINITI! PUOI FARTI ANCHE UNA FOTTUTA CASA DI
CHIMICHANGA, SE VUOI."
Come il barista alzò di colpo la voce, i brutti ceffi
all'interno del locale si fermarono - anche quelli che si stavano
picchiando - per fissarlo incuriositi.
"Oh, che avete da guardare?! Continuate a menarvi, forza. Ho fatto una
scommessa su chi vince." esclamò irritato, per poi rivolgersi
nuovamente all'uomo di fronte a lui "Bene Wade, se non ti ispira la
montagna di soldi, la pubblicità gratuita, il far fuori una
persona cattiva - e sappiamo bene entrambi quanto ti piaccia uccidere i
cattivoni - non mi resta altra scelta che rivelarti una terribile
verità."
A quel punto, l'occhialuto poggiò la mano sulla spalla di Wade,
che lo guardò con un sopracciglio alzato - si fa per dire, visto
che ormai non aveva più neanche un pelo in tutto il corpo - con
fare perplesso.
"Spider-man è apparso prima di Deadpool. Secondo te, la gente
chi penserà che ha copiato la tutina a chi?" esclamò
Weasel con fare serio "Immagina, mentre vuoi accoppare un qualche
trafficante di droga, ecco che ne appare qualche moccioso, scambiandoti
per il supereroe dei suoi sogni, perchè vuole una foto, un
abbraccio o che so io. Ma ovviamente avrai le tue cose da fare, non
avrai di certo il tempo di farti i selfie con i marmocchi mentre uccidi
gente, non è politicamente corretto. A quel punto,
il bambino fa i capricci o, peggio, si mette a piangere e non importa
quanto gli dirai che non sei il suo fottutissimo eroe del cazzo ma-"
"Hai finito?"
"Ma come, stavo per arrivare alla parte dei genitori inferociti, la polizia e-"
"Fanculo Weasel."
"Niente, con te non si può proprio parlare in questo periodo."
esclamò il barista, visibilmente offeso "Quindi, ci stai o no?
Non te lo ripeterò di nuovo."
Il mercenario pensò nuovamente a quella proposta.
Effettivamente, l'uomo gli aveva dato solo buone motivazioni per
accettare quella commissione, senza contare che, visto il brutto
periodo che aveva passato, cambiare aria gli avrebbe fatto più che bene.
Dopotutto, Francis ora era bello che morto, non c'era modo di sistemare
la sua brutta faccia ma era praticamente immortale e Vanessa.... beh,
era andata.
Era arrivato il momento di iniziare un nuovo capitolo della sua vita.
Mentre Weasel, felice che l'altro avesse accettato l'incarico, iniziava ad offrire un giro a tutti quelli presenti nel locale,
Wade posò nuovamente lo sguardo sulla locandina della taglia del
supereroe con un sospiro rassegnato.
Era proprio un peccato doverlo uccidere perchè, da quella foto, sembrava avere proprio un bel culo.
****
"...Questa sarebbe l'introduzione della storia, davvero? E' così
dark che sembra averla creata la DC, dopo aver fatto abbondante uso di
crack. Se proprio si voleva fare qualcosa di quanto meno interessante
potevamo intonare un'introduzione a ritmo di WIlly, il principe di
Bel-Air e-"
"Mamma, perchè quel signore terrificante parla da solo?"
Sentendo una bambina al suo fianco parlare, sbattè gli occhi, rendendosi conto dove fosse in quel momento.
Era su una metro e, a quanto pareva, stava facendo uno dei suoi monologhi ad alta voce.
Come la madre della precedente ragazzina tappò la bocca a
quest'ultima, per poi allontanarsi velocemente, notò immediatamente gli
sguardi ricolmi di pietà e di disgusto su di lui.
Tempo addietro, quando era bello, sexy e con una bella pelle, se faceva
qualche stranezza - come avere dei monologhi per i fatti suoi - buona
parte delle persone lo trovava intrigante ora, che era un brutto
incrocio fra Ryan Reynolds e uno Shar Pei, le stesse persone trovavano
uno strano impulso di sparargli lo spray al peperoncino dritto negli
occhi o, quanto meno, ad allontanarsi.
A quanto pare, l'enorme felpa, la visiera e gli occhiali da sole a
forma di cuore, non avevano impedito agli altri di notare la sua pelle.
... O quello strano accozzaglia di robe addosso, l'aveva fatto sembrare ancora più strano del solito.
O entrambe le cose, chi può dirlo.
Dopo aver scrollato le spalle, decise di mettersi in un angolino della
metro, guardando in alto per vedere quante altre fermate mancavano
ancora per la sua destinazione : il Queens.
A detta di Weasel, per quanto il bersaglio bazzicasse in giro per New
York, le sue apparizioni si concentravano - in particolar modo nel primo
periodo - nella zona del Queens.
Poteva essere una mera coincidenza ma qualcosa diceva a Wade che andare
in quel bordo era una buona idea per iniziare a rintracciare quel
lurido ragno di fogna.
Il canadese poteva avere tanti difetti, avere varie lacune - specie nei
rapporti umani - ed essere un incapace in tante cose - tipo rompere
puntualmente le linguette delle scatolette di tonno - ma era un ottimo
mercenario.
Si poteva dire che era nato per questo.
E poi il Queens gli causava un senso di nostalgia, per qualche strana ragione.
Non sapeva bene se fosse stato per il cancro terminale che aveva avuto,
se il suo cervello era completamente andato a seguito degli esperimenti
che l'avevano portato a diventare Deadpool o se, ancora, fosse dovuto a
qualche meccanismo di difesa - come gli aveva suggerito Jack, un
mercenario eroinomane che frequentava il Sister Margaret's - ma i suoi
ricordi, specie su determinati avvenimenti nella sua vita risultavano
confusi e non chiari.
Ad esempio, ricordava di esserci già stato in quel paese - ma
con quella feccia che era suo padre era stato praticamente in
metà America e Canada - ma non ne ricordava i dettagli, se non
un senso di calore e nostalgia.
"Brr, questa fanfiction sta diventando cringe..." borbottò fra
sè e sè con un leggero tremolio, guardandosi poi intorno.
Un poveraccio che suonava una qualche melodia del suo paese natale con
un violino scordato, una donna anziana seduta che piangeva
sommessamente, un gruppo di ragazzini irritanti che, come si era
avvicinato un uomo di origine straniera, si erano spostati velocemente:
insomma, non un bel posto da ricordare con gioia.
Ora, quel posto non era niente a confronto di altri posti in cui era
stato decisamente più malfamati, ma anche il Queens era marcio.
Fortuna che c'era gente come lui che si divertiva a 'ripulire' un po' in giro.
E lo pagavano anche!
Forse l'unica non felice del suo lavoro era la sua coinquilina Al, che
spesso si ritrovava la casa che puzzava incredibilmente di sangue.
La cosa però era assai comica, visto che poi lei girovagava per
l'appartamento in cerca di qualche macchia, andando alla cieca
perchè, effettivamente, lei era ciec-
A interrompere la frenesia dei suoi pensieri, una persona abbastanza sospetta che girovagava nei vagoni della metro.
Felpa con cappuccio a coprirgli il viso, fare furtivo in cui guardava tutto e tutti: che fosse un taccheggiatore?
Cercando di non attirare l'attenzione - cosa assai difficile visto il
suo aspetto - Wade provò a osservare quel tipo sospetto, in modo
da beccarlo con le mani nel sacco e sferrargli un cazzotto sul muso.
Sperò che si spicciasse, visto che aveva un po' di nervoso da
smaltire e picchiare un ladruncolo da quattro soldi, non sarebbe stato
male.
Peccato che le cose non andarono come si sarebbe aspettato.
"Signora." mormorò il ragazzo incappucciato, sfiorando
gentilmente la spalla dell'anziana in lacrime, tirando fuori dalla
tasca un portafoglio "Questo è suo? L'ho trovato per caso e-"
Immediatamente, la signora smise di piangere di colpo, iniziando
a parlare probabilmente in spagnolo - il mercenario non capiva bene
perchè la donna aveva iniziato a parlare ad una velocità
invidiabile.
Quel poco che capì era che lo stava ringraziando ma non
solo, si era perfino offerta di dargli qualche spicciolo per il
favore fattole ma che il ragazzo si era rifiutato.
"Woh." si ritrovò a mormorare il canadese fra sè e sè.
Allora anche nel Queens c'era qualcuno di decente, ne era genuinamente impressionato.
Continuò ad osservare 'l'eroe' senza volto che, dopo essersi
guardato intorno e forse notando gli sguardi addosso, si mise
nell'angolino della metro, proprio vicino a Wade.
Il suddetto non si lasciò di certo l'occasione.
"Ehi amico." gli mormorò, facendo sussultare l'altro "Ho visto quello che hai fatto con quella tizia. Sei stato forte."
"Uh... Grazie-" rispose l'altro a disagio, forse per l'imbarazzo o
forse perchè uno sconosciuto aveva preso a parlargli di botto
"Ma in realtà non ho fatto niente, davvero. Lo avrebbe fatto
chiunque altro."
"Nah, chiunque altro avrebbe intascato i soldi e rivenduto il
portafogli. E rivenduto la povera signora a qualche losca figura. Sai
quanti marshmallow ti puoi fare vendendo una povera vecchietta?"
"... Uh, ok-"
Palesemente, il ragazzo al suo fianco stava cercando in tutti i modi di
tagliare quella conversazione, tant'è che dallo zaino estrasse
cellulare e cuffiette.
...Peccato che stesse parlando con Wade, il mercenario chiacchierone e
che non era per nulla intenzionato a lasciar perdere la cosa.
"Bene, ma dimmi." disse ancora, dove l'hai trovato? Strano che tu
l'abbia trovato intatto, solitamente come tocca terra, puff, cose del
genere spariscono subito." disse ancora, con sincera curiosità.
"Eh? Non so, l'ho trovato a terra e-"
"Dici in uno dei vagoni? Nei corridoi della metro? Nelle strade di New
York?? E' comunque un bel tragitto e hai faticato davvero tanto per
ridare un semplice portafoglio per non avere nulla in cambio. Dimmi un
po', hai per caso un fetish per le donne di una certa età?"
"...Come prego?"
Per sua fortuna - o sfortuna, a seconda di come si vede la cosa - Wade
non ebbe il tempo di parlare nuovamente perchè la metro, come
aprì le porte- segno che erano arrivati ad una fermata - fece
entrare un ammontare di persone così vasto, che tutti furono
schiacciati come sardine.
"Ma che ca- perchè ho deciso di andare in metro oggi? Ah
sì, giusto. Zootropolis. Judi, perchè mi hai fatto
questo??" esclamò il canadese esasperato, sbuffando.
Non solo era appiccicato a un sacco di persone - e non in senso
positivo - non solo aveva gli occhiali da sole che si stavano
appannando e non gli permettevano di capire dove uscire, ma aveva un
qualcosa di grosso e duro che gli premeva sulla coscia.
"Okay amico, non so chi tu sia, apprezzo il tuo spirito di iniziativa, ma il durello nella metro proprio-"
"E-Ehi, io non c'entro niente!" ribattè l'altro, completamente nel panico "E' la mia macchina fotografica."
Oh, riconosceva quella voce: il finto-taccheggiatore!
"... Macchina fotografica?" ripetè Wade, davvero poco convinto.
"Sì, davvero!" rispose nuovamente l'altro con voce sempre
più imbarazzata "Se... se non fosse che sono incastrato, ti
sposterei la borsa ma-"
Il mercenario sospirò, iniziando a tamburellare le dita su...
qualcosa. Ormai lo spazio- tempo, in quella dimensione, erano qualcosa
superata.
"Okay." disse infine, toccando l'origine del suo fastidio "Penso di ...
averla in mano. Dio, quanto suona male ogni parola detta da me ma-
senti, ti scoccia se la sposto, mh? Cerco di fare piano."
Non ricevette risposta.
"Amico, allora? Ho gli occhiali appannati, se mi hai fatto qualche segnale con la testa, sappi che non l'ho visto."
"A-ah, scusa, certo va bene."
Con una lentezza e classe non degni di lui, trascinò la borsa a
quello che sembrò il fianco dell'altro, in modo da non essere
più una rottura per lui.
Essendo che erano tutti schiacciati, Wade poteva sentire ogni piccolo
movimento delle altre persone, fra cui il ragazzo davanti a sè,
ed ebbe come l'impressione che stesse tremando lievemente.
"Fatto." disse, con uno sbuffo "Non ti ho toccato in punti strani,
vero? A questo giro, posso dire seriamente che non l'ho fatto con
intenzioni strane. A proposito, riesci almeno a togliermi gli occhiali?
Non mi dispiacerebbe vedere dove sto andando a toccare."
Senza rispondere il ragazzo, con enorme difficoltà,
sembrò accontentarlo e cercò di sfilargli da dosso, con
scarso successo, visto che gli occhiali caddero non si sapeva bene dove.
"Oddio, sono mortificato, te li ricompro giuro-"
"Macchè, ne ho venti a casa, anzi, ti ringrazi-"
A interrompere sul nascere l'ennesima chiacchierata del mercenario -
che neanche il pensiero del soffocamento sembrava arrestare la sua
chiacchiera - la vista di chi aveva di fronte.
Per qualche strano scherzo del destino, davanti a sè aveva la rappresentazione del suo tipo ideale in carne ed ossa.
Più basso di lui di una decina di centimetri, capelli arruffati
e sbarazzini che si intravedevano da sotto il cappuccio, occhioni
marroni che sembravano gridare 'mangiami' e per ultimo, ma non per
importanza, sembrava non provare ripudio nei suoi confronti.
Insomma, una reazione normale era una faccia schifata, sul punto di vomitare ma, invece, sembrò abbastanza normale.
Al massimo, sembrava un po' sorpreso.
A quel punto, le cose erano due : o quello era più fuori di
testa di lui o era qualche tipo a cui piacevano cose strane, tipo i
furry.
In ogni caso, erano due cose che gli andavano comunque bene.
Aaaah, la magia di avere bassi standard.
"... Comunque, se proprio hai voglia di sdebitarti, conosco due o tre
modi. Iiiinsomma, potremo prendere un tacos assieme o, se vai di
fretta, possiamo passare ai convenevoli e-"
"Sei... per caso Wade?"
Il canadese si gelò all'istante a quelle parole.
In circostanze normali, era per pochissimi motivi che la gente sapeva
il suo nome : o era qualcuno che lo voleva assoldare per un lavoro o era
qualcuno che lo voleva morto.
Ma quel tipo...insomma, non sembrava per niente del giro.
Era il classico tipo che vedevi nelle pubblicità felici di qualche merendina scadente.
Una persona totalmente innocua.
Allora... Come faceva una persona che sembrava totalmente il suo opposto, conoscerlo?
"Se Wade Wilson?" ripetè nuovamente il ragazzo.
"Io... Sì, Wade Wilson al tuo servizio." esclamò il
mercenario con un sorrisone istintivo "E tu chi saresti, splendore?
Perdonami, non sai quante botte in testa ho ricevuto da piccolo, la mia
memoria fa cilecca."
Il ragazzo tacque per un lungo istante, come se non sapesse se
continuare o meno, e ciò riempì Wade solo di un enorme
curiosità.
"...Forse non te lo ricorderai." decise di continuare l'altro, per la
gioia del canadese "Ma... Un tempo vivevi nel Queens e- andavamo a
scuola assieme, diciamo. Non so se mi considerassi un amico e- insomma.
Il mio nome è-"
Improvvisamente, senza che avesse il controllo di sè, un nome gli uscì dalla bocca.
"Peach."
"...E' Peter." mormorò il castano, con un leggero sorriso "Ma te lo concedo per questa volta."
****
Quello era stato forse il momento più imbarazzante nella vita di
Wade Wilson, ed era un tutto dire visto che era... beh, era Wade Wilson.
Dopo quel patetico ritrovo fra 'compagnetti di scuola', passarono
lunghi istanti fra loro dove la cosa più intelligente che
riuscirono a dirsi era 'eeeehhh' o 'aaaaahh' e sarebbe andato
così per tutto il tragitto, se non fosse che alcune persone
nella metro, irritati già per essere appiccicati fra di loro,
gli urlarono contro di risparmiare loro quel teatrino imbarazzante.
Il canadese era segretamente grato a quel branco di maleducati per avergli impedito di rendersi ulteriormente ridicolo.
Se ne era dimenticato per un lungo, lunghissimo periodo ma solo Peter
Parker era riuscito a metterlo così in difficoltà, in
tutta la sua vita.
Ammazzava la peggiore feccia in circolazione, si faceva esplodere
all'occasione ma, a quanto pareva, non riusciva a parlare ad un ex...
amico.
A rendere il tutto più imbarazzante, entrambi uscirono nello
stesso momento dalla metro dove, istintivamente, si lanciarono
un'occhiata perplessa.
...Dio, sembrava che lo stava stalkerando o qualcosa del genere.
"Quindi...." mormorò il moro mentre si incamminavano insieme
verso l'uscita, interrompendo il silenzio fra loro "... sei tornato nel
Queens?"
"Uh. Sì. Per un po'. Questioni di lavoro." rispose, stando più possibile sul vago.
Non poteva di certo dire al ragazzo più normale che conosceva
che era un mercenario assoldato per ammazzare un supereroe mascherato.
"...Capisco." disse semplicemente Peter - e Wade lo ringraziò
mentalmente di non aver indagato oltre sul suo lavoro "In
realtà, pensavo che non saresti più venuto qui. Visto,
sai, quello che ti è successo."
Ora: di che diavolo stava parlando?
Visti i suoi 'piccoli' problemi di memoria, era già un miracolo
che, dopo tanto tanto, si ricordasse dell'altro ma non ricordava
proprio tutto.
Tipo, il motivo per cui era andato via.
Ricordava vagamente che era il giorno del compleanno del ragazzo e
poi.... e poi si ricordava direttamente che fosse finito sotto le armi
e- un momento.
L'aveva mollato il giorno del suo compleanno!
Cristo, era proprio il peggior cattivo di qualsivoglia serie.
Peggio di quella volta in cui Thanos- ah no, qui non era successo.
... Uh, dov'era arrivato?
Ah sì.
Non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando.
Urgeva una risposta semplice ma intelligente.
"Uh."
Wade aveva solo un compito e l'aveva fallito miseramente.
"... Quindi la macchina fotografica sta bene?" disse di colpo, sperando di sviare il discorso.
"Oh! Cavolo, giusto."
Fortunatamente, quella domanda diede l'effetto sperato e, come uscirono
fuori, il newyorkese si fermò in un angolo ed aprì la
borsa.
Il canadese rimase poco distante, osservando la scena, con fare quasi nostalgico.
Ricordava piuttosto bene quella macchina fotografica e il proprietario che si divertiva a fare foto.
Da quello che poteva capirne, era anche piuttosto bravo.
Tuttavia... a quel quadretto, sembrava mancare qualcosa.
"Gli occhiali."
Peter alzò lo sguardo, fissandolo con fare interrogativo.
"Dici a me?"
"Sì. Gli occhiali." ripetè ancora "Non li portavi? Sei passato alle lenti o-"
"Aaaaaah, sì, giusto." rispose l'altro, improvvisamente nervoso "Diciamo che- mi è passata. In qualche modo."
Wade alzò il sopracciglio : ' in qualche modo '?
I problemi della vista si risolvevano così, a caso?
La cosa gli sarebbe puzzata, se non fosse che quel ragazzo era un genio
- di quelli a cui lanciano borse di studio a vista - mentre il canadese
non si era neanche diplomato, per cui, se lo diceva Peter, doveva
essere vero, 'in qualche modo'.
"Capito." disse, facendo spallucce "Quindi... E' apposto? Mi sentirei
in colpa a, sai, averti fatto esplodere la macchina fotografica. Se
c'è qualche danno, te lo ripago, non è di certo un
problema. O te la ricompro. O compro te- il tuo tempo e ti ricompri la macchina e- insomma, i soldi non mi mancano."
Dio, sapeva che non doveva riguardarsi Pretty Woman prima di partire.
"Nah, non ti preoccupare." rispose l'altro, ignorando bellamente le sue
molestie sessuali "E poi non la sostituirei per nulla al mondo,
è un ricordo prezioso."
Silenzio.
Non aveva davvero idea di che altro dire anche se sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa.
Ora sapeva come si sentivano quelli che partecipavano ad America's Got Talent.
"Bene, non sembra che ci sia niente di rotto." annunciò con un
sospiro di sollievo il newyorkese, per poi spostare l'attenzione su
Wade "Se sei rimasto perchè preoccupato, ora puoi andare. Nel
senso, immagino tu abbia le tue cose da fare con il tuo lavoro."
Il mercenario si paralizzò a quelle parole, allargando per qualche istante gli occhi.
Quelle parole potevano sembrare parole come delle altre a qualsiasi altra persona, ma non per lui.
Insomma, come osava quello là pensare che un essere ignobile
come lui potesse fare qualcosa così nobile come preoccuparsi per
qualcun'altro?
Okay, un po' aveva ragione, ma non era quello il punto.
"Veramente-"
"Oh, eccoti dov'eri Pete! Visto che tardavi, sono venuta a prenderti
alla metro. Lo so che col tuo lavoro è normale ma..."
Ad interrompere sul nascere quello che doveva essere un altro discorso
sconclusionato del canadese, una donna sulla settantina, dai capelli
corti che le davano l'aria un po' sbarazzina e- oh, aveva capito chi
era.
Per delle ragioni che ancora gli erano poco note, il ragazzo viveva con i suoi zii e la zia si chiamava...
... non si ricordava.
Ma ricordava piuttosto bene di averci fatto un pensierino o due ma...
ehi, a sua discolpa, in quel periodo aveva il durello facile.
Non che ora la cosa fosse migliorata ma-
Okay, tornando ad ora, quello era forse il momento migliore per
svignarsela, approfittando di quella riunione di famiglia, poteva
svignarsela da quella situazione, evitando saluti imbarazzanti.
Sarebbe diventata l'ombra della notte, sarebbe diventato Bat-
"... Comunque zia, ho incontrato Wade. Ti ricordi di lui? Andavamo tempo fa a scuola assieme, lo aiutavo con i compiti."
Non aveva idea di che diavolo fosse successo mentre faceva i suoi
monologhi in solitaria ma sapeva che ora due paia di occhi lo fissavano.
Addio alla sua idea di fuga.
"Oh... Ehi! Come but-"
"Oh buon dio!" esclamò la donna, avvicinandosi con sguardo di
sincera preoccupazione "Che ti è successo caro? Insomma, la tua
pelle, tu-"
"Ah, sì, è una roba abbastanza nuova." rispose con
allarmante tranquillità "Diciamo che il cancro non perdona. Ma a
volte sì, ma ti lascia dei brutti ricordini, non so se mi
spiego."
Calò un silenzio glaciale nella quale zia e nipote guardarono Wade con un misto di stupore e afflizione.
Cavolo, dimenticava che quelle erano genuinamente delle brave persone
che, se dicevi loro una cosa del genere, si preoccupavano a morte,
nonostante fosse un signor nessuno.
Quasi gli mancavano i discorsi di Weasel dell'ananas marcio e del fico d'india non sbucciato.
E, ancora di più, si pentiva sempre più di non aver accettato un passaggio da Dopinger.
"... sono una persona orribile, scusate, ma sto bene giuro. Qualche
trauma qua e là ma niente di più di quelli che avevo
già prima."
"Umh." mormorò la signora, poco convinta "Rimarrai qui per un po'? Hai bisogno di un posto dove stare o-"
"No nonono, cioè sì, so dove stare. Starò qui per
qualche tempo. Lavoro. Sì, onestissimo e pulitissimo lavoro"
esclamò il canadese, cercando di fare un sorriso rassicurante ma
era alquanto sicuro di aver spaventato un branco di turisti a 500km di
distanza "Anzi, stavo giusto andando al mio, uh, nuovo appartamento."
"Va bene caro, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa, non esitare a
chiedere." continuò, con fare un po' insistente "Hai... hai un
po' di tempo? Se vuoi, puoi venire con noi al F.E.A.S.T. e...
insomma, non sarà tutto sto granchè ma, almeno,
passeresti un po' del tempo in compagnia e-"
"Zia May, penso che Wade voglia andare al suo appartamento ora,
sarà stanco." la interruppe Peter, posando dolcemente una mano
sulla spalla della donna.
Okay, Peter Parker era diventato ufficialmente il suo eroe.
Non solo gli aveva ricordato il nome della donna, che sperava di non
dimenticare presto, ma l'aveva appena liberata da una situ- no,
momento, pensava che ci volesse così poco per liberarsi di una
piattola come Wade Wilson?
Ppppff, povero illuso, lui era una piattola recidiva!
"...Sai cosa ti dico, May? Ho proprio voglia di visitare il F.E.A.S.T. anche se non ho la più pallida idea di cosa sia."
****
Wade ci arrivava che non fosse chissà che persona colta ed
intelligente ma, mai come in quel momento, si era rattristato di
non avere un cervello che gli imponeva di non agire prima di aver
pensato attentamente alle conseguenze.
Aveva scoperto, in quel breve lasso di tempo in cui avevano camminato
assieme - sotto lo sguardo perplesso di Peter che, molto probabilmente,
si era chiesto che ci facesse lì invece di fuggire via - zia May
gli aveva spiegato che il F.E.A.S.T. fosse un centro di assistenza per
senza tetto nella quale, da un paio di anni a questa parte, lei
lavorava.
Quel giorno in particolare, era in atto una specie di 'campagna
pubblicitaria', per spingere la gente a donare e bla bla bla, un sacco
di bontà che gli faceva onore ma che, a lui personalmente,
iniziava a cariare i denti.
E, ah sì, Peter avrebbe fatto qualche foto del posto, delle persone al suo interno e così via.
Appena arrivati lì, tuttavia, la donna con una certa
apprensione, fece presente al canadese che c'erano tanti posti liberi,
che se voleva c'era un pasto caldo e lì Wade capì che la
signora fosse preoccupata che fosse un qualche sorta di senza tetto.
E non c'era da stupirsene, visto il suo aspetto e il suo abbigliamento
ma era abbastanza sicuro che, se non fosse che May era realmente mossa
da buone intenzioni, l'avrebbe mandata bellamente a quel paese.
Così, per placcare l'angoscia della povera donna, tirò
fuori il portafoglio, mettendo la bellezza di 300 dollari nel
contenitore delle offerte, sottolineando anche che 'se avanzavano
soldi, non gli sarebbe dispiaciuta una bella statua di se stesso che
mangiava un chimichanga al centro della struttura ' ed infine, si era
proposto di aiutare perchè stava diventando, per un motivo o per
l'altro, il fenomeno da baraccone della situazione.
Morale della favola? Aveva passato le ultime ore a spostare scatoloni
su scatoloni nel magazzino di un centro di senza tetto, invece di
masturbarsi comodamente nel suo nuovo e momentaneo appartamento.
La vita sapeva essere davvero ingiusta.
"Ah, sei qui."
Ad interrompere i suoi borbottii solitari, Peter con la macchina fotografica da una parte e una busta di plastica nell'altra.
"Sei venuto anche tu ad offrirmi un letto ed un pasto caldo?" esclamò Wade con fare sarcastico.
"In realtà, ni." ribattè il moro, avvicinandogli la busta
"E' ora di pranzo e zia May mi ha mandato a cercarti per darti qualcosa
da mettere sotto i denti. Penso sia il minimo visto il lavorone di
volontariato e la tua generosa offerta. A proposito, mi hanno anche
detto di dirti grazie."
Al pensiero che potesse mangiare qualcosa, il mercenario si
tranquillizzò per un'istante, così prese la busta, tolse
la stagnola da uno dei panini ma, con suo grande orrore, si accorse
troppo tardi che c'era anche la pellicola intorno al suo cibo.
Stava sputacchiando la pellicola, cercando di mangiarsi il panino,
quando si accorse che il moro era rimasto lì con lui a guardare
la macchina fotografica.
"Stai rimanendo a farmi compagnia perchè--?" chiede Wade, alzando un sopracciglio.
"In verità," rispose l'altro, senza togliere gli occhi dal
macchinario "è qui che vengo quando devo guardare le foto fatte,
selezionare quelle uscite meglio e così via. Quindi, ironia
della sorte, sei tu che stai facendo compagnia a me."
Gli occhi del mercenario divennero due fessure, dando un'occhiataccia al ragazzo al suo fianco.
Sperava davvero di tagliere corto con due spiegazioni striminzite e quel tono statico?
Gli avrebbe fatto staccare gli occhi dalla macchina fotografica, fosse l'ultima cosa che faceva.
"Sì? Usi spesso la macchina fotografica? Quindi fatte spesso
ste' trovate pubblicitarie per i poveretti? Gesù sarà
sicuramente fiero di voi." incalzò subito il canadese, con un
sorrisone strafottente.
"Non quante credi tu." rispose semplicemente, imperterrito "La macchina la uso principalmente per il lavoro al giornale."
Wade si accigliò.
"Lavoro al giornale?"
"Sì, lavoro come fotografo freelance al Daily Bugle."
ribattè nuovamente "E' un giornale abbastanza famoso, dovresti
conoscerlo."
"Ah sì, certo."
Non aveva la più pallida idea di cosa fosse il Daily Bugle ma i
giornali li usava solo per leggere la striscia dei fumetti, quindi era
abbastanza normale.
Ad ogni modo, quel commento lo sorprese non poco.
Si aspettava che l'altro avesse preso il suo ventesimo dottorato, non che lavorasse al giornale.
"E'... un part-time per pagarti gli studi?" azzardò il canadese.
"... Inizialmente." rispose Peter e, stavolta, smise di toccare i tasti
della macchina fotografica "Ora... Diciamo che mi sono preso una pausa
dall'università."
Wade si ritrovò nuovamente a tacere, masticando in completo silenzio ciò che era rimasto del suo panino.
Osservò il viso del moro, come se lo vedesse per la prima volta.
Gli sembrava un po' spento ma, soprattutto, stanco come se avesse il peso del mondo sulle sue fragili braccia.
Si chiese cosa mai fosse successo ad un normale ragazzo di 24 - 25? - anni per avere quel genere di espressione.
"...Perchè?" chiese quindi Wade, cautamente.
A quel punto - come giusto che fosse - il canadese si aspettò di
essere mandato a quel paese o che gli venisse intimato di farsi gli affari
suoi o entrambe le cose invece, Peter lentamente si voltò verso
di lui e i suoi occhi nocciola incontrarono quelli dell'altro.
"... E' complicato."
Dette queste parole, il moro sistemò velocemente la macchina in borsa per poi alzarsi e uscire dalla stanza.
Wade si ritrovò senza parole per un lungo istante.
****
"Oh Wade caro, sei ancora qui?"
Il canadese si irrigidì appena sentì la voce della donna all'uscita della struttura.
Alla fine, non vide più Peter per tutta la giornata ma, a detta
delle altre persone che lavoravano lì dentro, pareva che fosse
alquanto normale : il ragazzo aveva un po' il vizio di sparire o di
fare ritardo.
Quindi, sostanzialmente, quella giornata era stata la più noiosa della sua vita.
Ora quello che voleva fare era farsi un bagno caldo, mettere su un DVD
di Cuori senza età ed addormentarsi con la voce di Bea Arthur in
sottofondo.
Non chiedeva molto ma, a quanto pareva, il mondo voleva fargli
rimpiangere ancora per un po' il fatto di aver preso quella dannata
metro quel giorno.
"...Serve altro?" ribattè, senza nascondere una certa insoddisfazione nella voce.
"Oh, no no, assolutamente." rispose l'altra, con un sorriso "Mi
chiedevo solo se potessi dedicarmi cinque minuti del tuo
tempo. C'è della cioccolata, nel mio ufficcio."
Niente, Wade non poteva rispondere a quel cazzotto di affetto materno condito con della buona cioccolata.
Suo malgrado, quindi, acconsentì e seguì la donna nell'ufficio.
La stanza era molto piccola, al suo interno una scrivania con dei
documenti e delle foto della sua famiglia e alcuni certificati appesi
al muro.
"Prego, siediti pure." gli disse gentilmente, indicandogli una sedia davanti alla scrivania.
Come fece quanto gli era stato chiesto, anche May si sedette, tirando
fuori da un qualche cassetto due bicchieroni di cioccolata di una
qualche marca famosa che posò sul tavolo.
"Mi sono permessa, col permesso degli altri membri, di prenderti questa
bevanda in segno di ringraziamento. Dopo tutto l'aiuto e quella
cifra... è davvero il minimo. Ci hai aiutato tantissimo e,
grazie a te, sono sicura che faremo felici un sacco di persone."
mormorò, con sincera gratitudine "Anche se, per certi versi, si
può dire che hai pagato tu le nostre due cioccolate."
Wade aprì cautamente il tappo della sua cioccolata, formando un enorme 'o' con la bocca.
Cioccolata, con marshmallow e tanti, tantissimi zuccherini.
Per una delle poche volte nell'arco dell'intera giornata, aveva pensato che, dopotutto, aveva fatto bene a prendere la metro.
"Oh May, potrei fare qualsiasi cosa per lei, anche uccidere qualcuno,
per una cioccolata del genere." disse il canadese felice, assaggiando
una lunga sorsata della bevanda.
La donna ridacchiò innocentemente, inconsapevole di quanto quell'affermazione fosse pericolosamente vera.
"Ad ogni modo..." mormorò la donna, sorseggiando con calma la sua bevanda "... ti vorrei parlare di alcune cose."
Wade smise di colpo di bere e, posando di botto il bicchiere sul
tavolo, rivelò metà faccia sporca di cioccolato e
zuccherini azzurri sul naso.
"Fì?" borbottò il mercenario, masticando più che potè i marshmallow, facendo abbastanza rumore.
"Innanzitutto," sussurrò May, come se non stesse succedendo
niente "mi volevo scusare per esserti sembrata molesta inizialmente. Il
mio... lavoro mi è molto a cuore. Sai, iniziai a lavorare qui,
qualche tempo dopo la morte di mio marito."
Wade ingoiò di colpo tutto ciò che aveva in bocca, rischiando un soffocamento.
"Ben è... morto?"
La donna annuì con un sorriso triste, per poi spostare lo
sguardo su una delle foto nella sua scrivania, sfiorandola con l'indice.
Il mercenario riflettè sulla nozione appena appresa.
Sarebbe stato falso dire che avrebbe potuto piangere per una notizia
del genere ma era vero che la notizia l'aveva un po' scosso.
Ben è... era una brava persona, come ce n'erano poche.
"Mi... spiace." borbottò l'uomo, non sapendo bene come comportarsi in quelle occasioni.
"Non ti preoccupare, è successo tanto tempo fa." lo
rincuorò "E' stato un periodo difficile ma... soprattutto grazie
a Peter, ce l'abbiamo fatta. Aveva quasi 16 anni quando è
successo e, posso dire, che è stata la mia roccia. Non solo in
quell'occasione, ovviamente. E...."
May si fermò rimanendo con la bocca semi socchiusa, come se non sapesse come continuare.
"... Sai, è proprio di Pete che ti volevo parlare."
A quelle parole, Wade drizzò le orecchie e si concentrò completamente sulla donna.
Aveva capito che gli stava chiedendo.
Lei voleva... voleva... accoppare il nipote.
Ma sì, con lui fuori dai piedi, poteva avere il dominio di tutto il Queens.
Ce la vedeva con gli occhiali da sole, abiti firmati di pelle che, con
una mazza in mano ordinava al suo gruppo di senza tetto, che in
realtà erano soldati ben addestrati, di andare a sfasciare
tutto, di piegare i forti e--- sì, il cioccolato gli aveva dato
alla testa.
"Sai," continuò la donna, ignara dei pensieri dell'altro "forse
lo ricorderai anche tu, ma lui è sempre stato parecchio
riservato. Penso non ci abbia mai voluto creare problemi e quindi
cercava di fare il bravo ragazzo il più possibile, con la
scuola, gli amici... effettivamente, posso contare sulla punta delle
dita le volte in cui non si è 'comportato bene'. Ma..."
Si fermò nuovamente, stringendosi le mani.
"... Col tempo ha iniziato a chiudersi in se stesso e sono abbastanza
sicura che ci sono parecchie cose che mi tiene all'oscuro. Ad esempio,
sono ormai anni che non entro in camera sua e la chiude con un
lucchetto. Che motivo avrebbe di non farmi entrare in camera sua?"
Il canadese tacque, perchè non aveva proprio cuore... non aveva
proprio cuore di dire alla cara e vecchia May che, nonostante avesse un
nipote perfetto sotto tanti punti di vista, anche lui avrà le
sue riviste porno e tanti fazzoletti usati che non voleva far vedere
alla zia.
"Poi è sempre in ritardo, sparisce e non si sa bene dove
finisce." continuò la donna, con sempre più tristezza "Ho
sempre evitato di fargli domande, perchè comunque è
grande ed è normale che abbia anche lui dei segreti ma...
diciamo che, ultimamente, non se la sta passando bene. Ti ha...detto
qualcosa?"
Wade ripensò alla giornata con Peter.
La metro. I panini con la pellicola infame. Oh!
"... Mi ha detto che ha mollato l'università." borbottò, pensieroso.
"Ti ha detto perchè?"
Il mercenario tacque e la donna, forse intuendo la risposta, sospirò.
"Capisco. Penso che te ne parlerà presto."
Tacque ancora, poi continuò.
"Wade... lo so che può sembrarti una richiesta egoistica la mia.
Dopotutto, sarai turbato... sei tornato qui, dopo tutto quello che
è successo e... quello che immagino tu abbia passato, ma..."
Tacque ancora e Wade sentì l'irritazione crescere in lui.
Tutti sembravano sapere che cavolo era successo.
Tutti, tranne lui.
"... vorrei chiederti di stare vicino al mio Pete."
A quel punto, il canadese cadde dalle nuvole.
"Scusa se te lo dico ma... Che?!" esclamò, facendo una faccia
contrariata "Non che non sia toccato da tutto questo bel discorsetto,
sia chiaro, ma... perchè io? Abbiamo perso i rapporti in questi
anni, no? Penso ci sia gente molto più indicata di me per stare
vicino a tuo nipote."
"Diciamo che... ho sempre avuto molta fiducia nel vostro rapporto."
disse la donna, con un sorriso "Vedevo com'era felice con te e, forse
sarà il mio istinto di 'madre' a parlare, ma sono sicura che la
tua presenza potrebbe aiutarlo. E, in un momento del genere, ha bisogno
di avere vicino più amici possibili."
A quel punto, la zia avvicinò la mano alla sua e la strinse lievemente.
"Mi puoi aiutare?"
Il mercenario la fissò con un'espressione indecifrabile.
In tutti questi anni, questa era la richiesta più assurda che avesse ricevuto.
Senza contare che era una pessima idea per infiniti motivi.
Punto uno, era un mercenario.
Con quella nuova faccia, ancora in pochi lo riconoscerebbero ma, dopo
che aver ammazzato quel supereroe, questo non sarebbe stato
più così.
Lo stare vicino ad uno come Wade, poi, portava solo guai, visto tutta la gente che lo avrebbe voluto morto.
Per non parlare del fatto, anche nelle condizioni più normali
possibili, non si parlavano da 10 anni e che sembrava essere successo un
qualcosa che non ricordava per niente ma che tutti sembrano ricordare
piuttosto bene.
Senza dimenticare che il canadese era più instabile che mai, non era poi tanto sicuro di far bene ad uno come Peter.
E poi... aveva già detto che era un fottutissimo mercenario?!
Col senno di poi, sapeva perfettamente cosa fare: rifiutare con garbo
l'offerta, andarsene e non rivederli più, andare nel suo
appartamento, studiare 'il caso Spider-man', accopparlo, prendersi
tutti i soldi ed andarsene.
Eh sì, fare una qualche pausa tacos fra un'azione e l'altra.
"Ma sì, l'aiuterò." rispose, con uno strano sorriso "Dopotutto, non ho di meglio da fare."
Tuttavia, era sempre stato un fan delle pessime idee.
//Da vera pazza, ho deciso di portare avanti alcune storie e, con largo
anticipo rispetto le mie previsioni, ho deciso di scrivere il seguito
della mia precedente storia.
Sorpresi?:3
Sono passati 10 anni dal loro ultimo incontro e sono successe davvero, davverotante
cose! Spero apprezzerete il cambio di atmosfera (per il momento,
per il linguaggio e tutto penso finirà col rating arancione,
fatemi sapere se dovrei passarlo al rosso!) tuttavia, la storia non
avrà ancora una cadenza precisa anzi, per la precisione,
aspetterò un po' di tempo prima di continuare a pubblicare i
capitoli di questa storia (ho altri progetti che hanno la precedenza,
al momento).
Come avrete intuito, se la storia precedente era dal punto di vista di
Peter, questo sarà esclusivamente dalla parte di Wade e spero di
saperlo muovere decentemente. ><
Ovviamente, non mi sono
dimenticata di tutti i 'le cose in sospeso' lasciate nello scorso
capitolo, vedrete che pian piano avrete tutte le risposte :B <3
Concludo, come al solito, ringraziando la mia amica Alice per le correzioni. <3
Passate buone feste ragazzi e fatemi sapere che ne pensate, se vi va! <3 <3
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