Have
Yourself a Merry Little Christmas
Lily
Evans si sedette sul divano
e sospirò.
Era
il 24 dicembre, era la
vigilia di Natale, ovunque si vedevano le luci degli alberi, le carole
e le
canzoni natalizie dagli altoparlanti delle radio, le risate dei bambini
che si
godevano quei preziosi giorni di vacanza. Il Natale era ovunque;
ovunque,
tranne che in casa Potter.
Solo
pochi giorni prima Silente
li aveva informati che le file di Colui Che Non Deve Essere Nominato si
stavano
ingrossando a dismisura, ed era meglio che l’Ordine non si
riunisse, non prima
di aver trovato una sede adatta. Non aveva bisogno di dire quello che
temevano
tutti da un po’ di tempo: c’era il rischio di una
talpa nel gruppo, e finché
non fossero riusciti a scovarla era meglio evitare incontri e luoghi
non
abbastanza sicuri e protetti. Così avevano lasciato il
piccolo appartamento
londinese con vista su Diagon Alley (un bel misero spettacolo, da
quando il
terrore scorreva ovunque come un fiume maleodorante e velenoso), dove
erano
troppo esposti, e s’erano trasferiti nella casa dei genitori
di James, a
Godric’s Hollow, un paese tranquillo con una
comunità magica numerosa e coesa,
in cui vivevano anche alcuni membri dell’Ordine: si sarebbero
controllati e
protetti a vicenda.
Lily
guardò le pareti spoglie:
aveva ripulito la tappezzeria floreale del salotto, ma la mancanza dei
quadri
appesi si notava ancora, come dei moniti silenziosi di un tempo in cui
la casa
era viva, e non un rifugio scelto frettolosamente. Erano partiti nel
giro di
poche ore: avevano riempito un baule dei soli vestiti pesanti e
s’erano
separati: James s’era Smaterializzato per primo, portandosi
dietro il bagaglio
che racchiudeva le loro vite, mentre Lily era arrivata con la sua
Scopalinda,
passando inosservata grazie al Mantello di James.
Il
motivo per cui aveva scelto
quel modo di viaggiare anziché una più pratica
Smaterializzazione era spalmato
su due poltrone, accostate in modo che formassero un lettino in
salotto: Harry,
cinque mesi di argento vivo. Quando erano partiti era crollato non
appena s’era
levata in volo, e aveva dormito beatamente per tutto il tempo in aria:
evidentemente aveva preso dal papà, aveva pensato Lily
mentre teneva gli occhi
ridotti a due fessure, un po’ per l’aria gelida di
dicembre e un po’ per una
santissima paura di perdere il controllo della sua vecchia scopa nel
caso
avesse guardato in basso. Al momento dormiva beato, ma Lily sapeva che
la pace
sarebbe durata poco, e neanche questa volta fu delusa.
“Tesoro,
sono a casa!” Il rientro
esuberante di James venne accolto da un altrettanto esuberante strillo
di
Harry, che evidentemente riteneva che tutto quel vuoto meritasse di
essere
riempito con la sua voce stentorea.
“Bentornato,
caro. Bathilda come
sta?”
“Sempre
più vecchia, e sempre
pignola” James aveva chiesto un permesso al suo lavoro presso
il Ministero, e
arrotondava un po’ le entrate facendo dei piccoli lavoretti
per alcune sue
vecchie conoscenze, come Bathilda Bath, la storica della Magia che lui
considerava un po’ come una zia. “M’ha
fatto sgobbare mezz’ora perché insisteva
che la punta del suo albero pendeva di mezzo grado a destra. Non
l’ho strozzata
perché sai, un’entrata sicura ci serve”
Lily prese in braccio il piccolo Harry
per farlo calmare mentre James appendeva il cappotto vicino al camino e
cercava
di scongelarsi.
“Comunque
ti sarei grata se la
prossima volta entrassi in casa come una persona per bene,
anziché fare la tua
entrata a uragano” disse lei con finta severità,
mentre Harry si rilassava poco
a poco.
“Così
ferisci i miei sentimenti,
Evans. E pensare che credevo tu amassi la mia naturale
esuberanza…” gemette
lui, melodrammatico.
“E
mi piace molto… ma non quando
Harry sta dormendo da cinque minuti, dopo aver fatto il diavolo a
quattro per
tutto il giorno” puntualizzò lei, mentre Harry,
finalmente sereno, scalciava
per andare a distruggere i suoi giocattoli nel box.
“Ma
suppongo che quella piccola
ruga di preoccupazione che staziona tra le tue sopracciglia da giorni
non sia
dovuta alla naturale vivacità di nostro figlio, o
sbaglio?” disse lui,
cingendola con un braccio e sfiorando quel piccolo avvallamento sul
viso
lentigginoso della moglie.
“Non
sbagli” Lily sospirò, diede
un’altra occhiata a Harry che giocava sereno con il suo
pupazzo e prese James
per mano, accompagnandolo in cucina. Era una tecnica collaudata: quando
dovevano parlare di cose serie, andavano in una stanza diversa da
quella in cui
si trovava Harry, solitamente in cucina, e parlavano a bassa voce,
mentre
padellavano per preparare la colazione, il tè o la cena. Ma
James non dovette
aspettare che lei estraesse il bollitore per sapere quello che le
frullava in
testa da giorni.
“Domani
è Natale, James” mormorò
lei, sostenuta dall’eco nella cucina semivuota.
“Lo
so” rispose lui, circospetto,
temendo di dire troppo.
“Sarà
il nostro primo Natale come
famiglia, con Harry” gli ricordò lei.
“Lo sai che ho sempre amato il Natale,
fin da bambina; il pensiero che il primo Natale di nostro figlio sia
così
spoglio e anonimo mi fa piangere il cuore”.
“Ma
dov’è il problema? Un paio di
quegli incantesimi bellissimi che sai fare tu e questa casa
farà invidia a
quella di quel Babbanatale o come caspita si chiama”
esclamò lui mulinando le
braccia.
“Devo
ricordartele io le eccezioni
alla legge di Gamp o fai da solo? Senza contare che non ho nemmeno una
base da
cui partire” lo rimbeccò lei. “E poi mi
sarebbe piaciuto poter fare anche
qualche decorazione non magica – sai, l’albero con
le candele, i festoni – e
festeggiare un Natale con tutti i crismi, con la cena e i regali
e… perché mi
guardi così?”
“Sembra
una di quelle cartoline
smielate che si scambiano i Babbani” disse lui con un sorriso
e tendendo le
braccia verso di lei.
“A merry, little Christmas”
disse lei, sciogliendosi nell’abbraccio
di lui. “Come la nostra canzone. Ricordi?”
“Come
dimenticarla?” disse lui,
ritornando esattamente a un anno prima, quando fecero il loro primo
ballo da
marito e moglie la notte di Natale, sulle note di quella canzone. Una
piccola
parentesi di pura felicità; una canzone piena di speranza
come una fiammella
nell’oscurità di quei tempi difficili. Dopo un
bacio dolce come quelli dei
primi giorni, si divisero e Lily si mise a preparare il tè e
il latte per
Harry.
Dopo
cena, stranamente, James
propose di badare lui a Harry mentre Lily si riposava un po’,
e lei, troppo
stanca per ribattere, accettò.
Le
sembrava di aver appena chiuso
gli occhi, e forse era davvero così, quando si
svegliò di soprassalto,
richiamata alla dura realtà da un frastuono infernale che
veniva dalla cucina.
Senza alcun indugio, si infilò la vestaglia e corse
giù con la bacchetta
sfoderata. Scese le scale come un gatto, si appostò vicino
alla porta del
salotto semilluminato e…
“Ehi,
vorrai mica cavare un
occhio a qualcuno, con quell’affare?” Lily vide che
la punta della sua
bacchetta era a due millimetri dal naso aristocratico di Sirius Black.
Abbassò
la guardia e lo abbracciò.
“Sirius,
che bella sorpresa! Ma
che ci fai qui? Ti sapevo negli Stati Uniti”
“Sono
rientrato in tempo per
festeggiare il mio primo Natale da padrino” disse lui con
quel sorriso che
faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi. “Chiedo scusa
per il fracasso, ma
è James, mi ha fatto distrarre e potrei aver fatto
schizzare ogni singola
padella della cucina fuori dai mobili”
“Non
preoccuparti, Lily” la
rassicurò una voce calma che conosceva bene. “Ho
risistemato io. Del resto, è
una mia specialità… o almeno dovrebbe
esserlo”
“Remus,
ciao! Vedo che anche tu
non hai resistito all’idea di un bel Natale
britannico” sorrise lei.
“Avrei
mai potuto mancare il
primo anniversario di matrimonio dei Potter?” disse lui con
un sorriso: la luna
piena era ancora lontana, e il suo viso aveva perso l’aria
malaticcia delle
notti peggiori; in quel momento, era solo un ragazzo gentile di
vent’anni.
“Grazie,
Remus, sei un tesoro. Ci
credi se ti dico che James se l’è dimenticato? E
sì che la vigilia di Natale
non è una data che passa inosservata” si
lamentò lei, tra il serio e il faceto.
Proprio in quel momento un sibilo sommesso li richiamò in
cucina, e i tre si
diressero nella stanza, dove sul tavolo faceva bella mostra di
sé una scatola
piena di dolci di Natale di ogni tipo, che fece brillare di gioia gli
occhi di
Lily. Poi si accorse del grande assente.
“Dov’è
James? Harry?”
“Tranquilla,
Lily, Harry sta
dormendo e James ne ha approfittato per farsi una doccia”
disse Remus arricciando
le labbra.
“Già,
il vostro prezioso pargolo
ha ricordato a papino tutto quello che ha mangiato oggi…
gettandoglielo
direttamente in testa!” esclamò Sirius, ululando
dalle risate. “Avresti dovuto
vedere, Lily: è stata una scena comica esilarante!”
“Be’,
almeno la prossima volta
impara a non fargli fare 'vola-vola' prima del ruttino” disse
lei, ma non riuscì
a trattenere una risatina.
Proprio
in qual momento la testa
di James comparve in cucina, fortunatamente priva di ogni traccia di
vomito.
“Eccovi qui, ragazzi! Ma non restiamo qui in cucina,
è un buco… perché non
torniamo in salotto a berci il tè? Remus, prendi la tua
scatola di dolcetti;
alla teiera qui ci penso io”
Lily
entrò nel salotto e rimase
senza fiato. La stanza nella quale era entrata pochi minuti prima era
completamente Trasfigurata: il caminetto scoppiettava più
vigoroso che mai, e davanti alle
tende tirate della finestra troneggiava un maestoso albero di Natale,
che sfiorava il soffitto con il suo puntale luminoso, decorato da
centinaia di fiammelle rosse e dorate, e sotto i suoi
rami alcuni pacchetti colorati.
“Buon
Natale, tesoro!” sussurrò
James alle sue spalle, mentre faceva atterrare il vassoio col
tè sul tavolino
del salotto. Vedendo che Lily non parlava, chiese:
“Ti… ti piace?”
“Se
mi piace? Lo adoro!” si
voltò, attaccandosi al collo di James. “Ti
adoro”
“Il
primo di una lunga serie di
Natali felici” disse lui baciandola, ignorando il conato di
Sirius. “Magari non
sono grandi feste sfarzose, ma…”
“Abbiamo
tutto ciò che ci serve:
amici, un tetto sulla testa, un attimo di respiro dall’ansia
di tutti i giorni…
e l’amore, l’arma più potente di
tutte”
Fu
forse il Natale più sereno di
Lily, soprattutto quando Harry ricevette i suoi regali dal padrino e
dallo zio
Remus tra gridolini di gioia. E quando, poco prima di mezzanotte, alla
radio
passarono quella canzone, Lily canticchiò sottovoce:
“And have yourself a merry,
little
Christmas now…”
* * *
NdA: questa FF l'ho
scritta più di un mese fa, ed era mia intenzione scriverne
altre tre da pubblicare ogni domenica, ma dato che io non rispetto mai
i tempi prestabiliti (che gli altri lo sappiano o meno :P) le ho
pubblicate così, quando mi veniva; così eccoci
qui, prima di essere coinvolti in un Natale che, per forza di cose,
sarà decisamente più "little" rispetto a quelli
soliti, e colgo l'occasione per augurarvi un buon Natale! ^_^
|