Io
non perdo mai
«Porc-»
Si morse la lingua, prima
di terminare l’imprecazione. Si era promesso – o meglio: gli aveva promesso
– di essere meno scurrile e non avrebbe di certo spezzato il suo voto.
Non per una stupida elsa
scivolata sul piede, elsa che al momento desiderava distruggere con tutto sé
stesso. Non fosse stato che quello stupido, ignobile drago lo osservava
sogghignando, in attesa di vederlo fallire.
Io non perdo mai,
ripeté nella sua mente. Affondò i denti nella lingua per non bestemmiare fino a
sentire il sapore del sangue e allora, solo allora, concesse a un piccolo
gemito di dolore di sfuggire dalle labbra serrate. Un mugolio stiracchiato,
appena percepibile, ma che non sfuggì all’udito fine del drago.
«Non ti dovresti far
male, Katsuki» ridacchiò Kirishima. Il guerriero si trattenne appena dal
rivoltarglisi contro e spaccargli quella testa rossa sogghignante.
«Stai zitto, cog-» si
bloccò appena in tempo e si rasserenò un poco nel vedere l’espressione
trionfante di Kirishima spegnersi «Tutto questo è stupido» sbuffò, sdraiandosi
sul terriccio. Lo sguardo si spostò sul fuoco scoppiettante che illuminava di
bagliori rossastri la caverna dove si erano accampati. Il riverbero delle
fiamme aveva uno strano effetto su Kirishima: sembrava assorbito dal drago e
dipingeva fiumi aranciati di fuoco liquido lungo il reticolo delle sue vene.
Per qualche secondo, Bakugo fissò affascinato quella mappa idrica di lava
rovente e pulsante sotto pelle, poi si riscosse e imprecò un po’ contro di sé e
il giorno in cui aveva accettato la scommessa.
«Non è stupido» Kirishima
si rigirò tra le dita un osso spolpato e lo lanciò nel fondo della caverna
«L’ultima volta ci hai quasi fatto arrestare per la tua linguaccia. Per non
parlare di quando hai fatto incazzare un’intera famiglia di troll…»
«Mi pare che ne siamo
usciti vivi».
«Sì, beccandoci una
taglia sulla testa» sospirò Kirishima «Non voglio che ci resti secco».
«Io non ci resto secco.
Non perdo mai, ricordi?»
Kirishima scosse il capo
e lasciò cadere la discussione. Bakugo lo sentì armeggiare con le cinghie dello
zaino e sdraiarsi dall’altro lato del fuoco. Restarono in silenzio, mentre il
focolaio si consumava e lasciava dietro di sé solo le braci.
«E poi ci sei tu, se mi
ficco troppo nei guai» il bofonchio di Bakugo riempì l’oscurità della caverna.
Kirishima sogghignò fra sé, fingendo di dormire. Era solo in quei momenti,
quando lo credeva perso nel sonno, che il guerriero si lasciava andare ad
affermazioni e apprezzamenti verso la sua compagnia. Lo udì alzarsi, trafficare
e infine sdraiarsi al suo fianco alla ricerca di calore, come faceva ogni volta
che il fuoco esauriva il suo compito e il freddo era troppo pungente per le
pellicce.
Il giorno dopo, Bakugo
avrebbe fatto finta di niente, come al solito. Avrebbero mangiato qualcosa e
poi sarebbero ripartiti per il loro viaggio nomade.
Però…
«Non ti preoccupare, sarò
sempre lì a pararti il culo» sussurrò nel suo orecchio.
«Pezzo di merda!» Bakugo
si scostò lo colpì dritto in faccia. Kirishima si limitò a indurire le proprie
scaglie, ridendo a crepapelle di fronte all’espressione del guerriero, non
appena si rese conto di aver perso la scommessa.
«A quanto pare, anche tu perdi qualche volta».