Here by my side an Angel...
Era troppo tardi.
La ragazza osservò la rosa pendere di lato oltre l'orlo del
piccolo vaso in cui era sistemata, il nastro di raso nero era un po'
sgualcito, il fiore stava appassendo lasciando che il rosso intenso dei
petali si trasformasse in un opaco color sangue. Si
accovacciò sul letto, la stanza spoglia era silenziosa e
fredda, il sole spento di quella mattina di inverno filtrava a fatica
dalla piccola finestra circolare accanto al letto dove le coperte erano
accantonate al centro del materasso, il guanciale schiacciato
nell'angolo tra le testata e il muro. Christine non aveva chiuso occhio
quella notte, e la mattina era arrivata impietosa a reclamare la sua
presenza alle prove per il nuovo spettacolo che i direttori del teatro
avevano deciso di allestire.
Le era stata assegnata la parte del paggio muto che seduceva
un'esuberante contessa in un'opera buffa, lei non aveva protestato. Non
era tanto arrogante da credere che il successo che aveva riscosso
qualche sera prima bastasse a far di lei la nuova primadonna del
più importante teatro di Parigi.
Lei non aveva protestato per il ruolo assegnatole, ma qualcun altro
forse lo avrebbe fatto. Qualcuno che avrebbe messo a ferro e fuoco
anche tutta Parigi pur di sentirla cantare...
Here by my side the
Devil...
Era decisamente troppo tardi.
Un petalo si staccò dalla corolla della rosa per cadere
lentamente sul tavolino di legno liso e tarlato. Il confine tra bene e
male era dunque così labile e sfocato? La ragazza non aveva
mai avuto occasione di perdersi in certe sofisticate considerazioni,
era solo una ballerina di fila, giovane, ingenua, che aveva vissuto al
riparo dal mondo tra le pareti rivestite di stucchi e velluti
dell'Opera Populaire. Cosa poteva saperne una come lei degli abissi
della natura umana e di quegli stani meccanismi che fanno accelerare il
battito e il respiro? Come poteva, nell'infinita inesperienza della sua
giovane età, trovare un nome per quel sortilegio che l'aveva
stregata?
Here by my side it's
Heaven...
Ciò che non si conosce, che non si può
comprendere, dovrebbe intimorire, spiazzare. Ma la ragazza si stava
rendendo conto che ormai era tardi anche per la paura. C'era davvero
qualcuno che avrebbe fatto bruciare una città intera per
lei. Un uomo che portava negli occhi un tale disperato furore sarebbe
stato pronto a tutto. Ma era di sé stessa che sentiva di
dover aver paura. Di quella strana e recondita esaltazione che provava
all'idea di essere forse l'unica cosa cara a quell'uomo. L'unica, a
parte la musica.
Per un attimo si vergognò di quel pensiero. Non era quello
che le era stato insegnato, non era morale, e certe fantasticherie
erano inammissibili da parte di una brava giovane educata a stare
sempre al suo posto.
Era una ragazzina che non aveva avuto nemmeno il tempo di imparare a
vivere, eppure anche nel suo animo il bene e il male erano
così vicini da confondersi?
Here by my side, you are
destruction...
«Qual'è il vostro nome?» aveva chiesto
«Erik».
Era bastato udire quel nome pronunciato in un sussurro per mettere fine
alla favola che l'accompagnava fin da bambina, a tramutare il sogno in
una realtà molto diversa da ciò che aveva
immaginato. Il suo Angelo della Musica era
solo un uomo.
Dopo quella notte passata nei sotterranei, la ragazza si era sentita
confusa e stordita, come se non riuscisse a individuare il confine tra
ciò che aveva sognato e ciò che aveva vissuto.
Ricordava le pareti di pietra dei sotterranei illuminate da numerose
fiaccole, le fiamme che sembravano lottare contro il buio,
l'oscurità in cui si addentrava sempre di più ad
ogni passo. Si sentiva indifesa ma non minacciata.
Ricordava la voce del suo Angelo aver assunto, come per magia, un
corpo, un volto uno sguardo, oltre lo specchio del camerino. Il corpo
di un uomo vestito con un elegante frac nero, un volto dai lineamenti
decisi e regolari nascosto per metà da una maschera che si
adattava perfettamente alla sua fisionomia e lo sguardo gelido e triste
di due occhi che sembravano schegge di mare in tempesta.
Il suo Angelo era di carne e ossa, e dopo un primo istante di
perplessità la ragazza non era riuscita a controllare quello
strano calore che le avvolgeva l'anima. Lo stesso calore dell'abbraccio
di quello sconosciuto.
Here by my side, a new
color to paint the world...
E non le importava ciò che si celava sotto quella maschera,
non aveva avuto nemmeno tempo di vedere cosa nascondeva quando gliela
aveva strappata via in un gesto furtivo. La rabbia del suo Angelo era
stata quasi devastante, come se un improvviso incendio fosse arrivato a
distruggere ogni tenerezza e ogni magia.
E ora che tutto sembrava essere tornato alla normalità, che
la voce di Erik non cantava per lei da qualche giorno, Christine si era
ritrovata sola a fare i conti con sensazioni sconosciute.
Il suo Angelo della Musica era un uomo. Anche il Fantasma dell'Opera lo
era. Ed erano lo stessa persona.
E per lei era inesorabilmente troppo tardi per scappare, persino dai
suoi stessi sentimenti.
And you give in
and you give out
for it ain't so weird
how it makes you a
weapon:
never turn your back on
it.
Never turn your back on
it again.
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I versi in corsivo sono tratti dalla canzone "
Weapon"
dei Matthew Good Band
Capitolo reinserito il 18\12\2011