A
passo lento, Balzac attraversò l’ampio corridoio
dell’area ospedale della base.
La
sua mente, inarrestabile, meditava. La guerra contro gli alieni si
era conclusa con la loro vittoria.
Pur
feriti nel corpo e nell’anima, erano riusciti a sopravvivere.
Sospirò
e si passò una mano sul petto. Quando si erano scontrati lui e
il Teknoman Sword, aveva creduto di morire.
Invece,
per un complicato capriccio della fortuna, la sua armatura sintetica
era caduta in un’area desertica da lui non riconosciuta.
Il
caldo feroce l’aveva sopraffatto ed era scivolato nell’abisso
dell’oblio.
Aveva
riaperto gli occhi e si era risvegliato in un ospedale assai
avanzato, dominato da medici di lingua spagnola.
Sorrise.
Per sua fortuna, conosceva diverse lingue ed era riuscito a
comprendere le loro parole.
Pur
essendo stordito e sofferente, lo spagnolo era per lui una seconda
lingua.
E
aveva compreso di essere precipitato nel deserto di Chihuahua, a poca
distanza dalla città di Torreòn.
A
causa della gravità delle sue condizioni, era stato portato in
ospedale nella capitale dello stato centroamericano, per ricevere
cure migliori.
E
lì era stato curato, perché il suo corpo non poteva
sopportare la tensione di un trasferimento.
Quando
si era ripreso, aveva ringraziato i medici messicani ed era tornato
alla base dei Cavalieri dello Spazio.
E,
con sua gradita sorpresa, aveva trovato i suoi compagni perfettamente
ristabiliti.
Aveva
anche ripreso a frequentare Rachel e avevano pensato di sposarsi.
Non
aveva mai dimenticato le premure di lei e del suo vivace fratello,
Rick.
– Già…
Siamo riusciti a salvarci. – mormorò. Nick, malgrado il
duro scontro con i suoi fratelli, si era ripreso, aiutato dalle cure
mediche e dall’amore di Star.
Anche
Ringo era riuscito a ristabilirsi e a riprendere a giocare a calcio,
da lui tanto amato.
Un
breve sorriso sollevò le sue labbra e si spense in una smorfia
d’amarezza. La pace, da loro tanto amata, si era rivelata un
crudele inganno.
E,
per poco, non avevano perduto Ringo.
Deciso,
riprese il suo cammino.
Attraversò
la stanza, si avvicinò al letto di Richard e si sedette.
Il
pilota, disteso, riposava e il debole fruscio del suo respiro
spezzava il silenzio della camera.
Balzac
accennò ad un sorriso. Quantomeno, non era più presente
l’angoscioso schermo dell’elettrocardiogramma.
Le
condizioni di salute del loro compagno si stavano ristabilendo,
grazie alle cure dei medici.
Lo
sguardo del giovane, ad un tratto, si adombrò. Sì, il
suo corpo si stava riprendendo, ma la sua mente?
Il
suo cuore era ancora ferito da quanto era accaduto diverso tempo
prima.
Mi
sento quasi colpevole., pensò.
Un tempo, aveva fatto parte dell’esercito.
Avido
di potere, aveva cercato in quel nido di serpi l’occasione di
un riscatto da una vita di stenti.
Lui
e Marlo, suo migliore amico, avevano cercato il potere.
Irrigidì
la mascella e i suoi occhi luccicarono. Il ricordo del suo compagno
era per lui straziante.
Era
stato per lui un caro fratello.
Quando
pensava a lui, il suo cuore vibrava di nostalgia.
Allontanò
il ricordo dalla mente e tornò a fissare il volto del pilota.
Stando a quanto gli aveva detto Star, Richard era figlio di un
generale francese e di una donna inglese di origini aristocratiche.
Quando
era solo un bambino, aveva perduto la madre, consumata da un grave
tumore al seno e suo padre era stato ridotto in stato vegetativo
permanente, perché, da solo, aveva affrontato i nemici, pur di
difendere la sua casa.
Ne
era sicuro, era un uomo coraggioso e la sua indole ferma era stata
ereditata dal figlio.
Ringo,
nelle loro lunghe battaglie, si era rivelato un alleato stoico e
deciso, che non arretrava davanti a nulla.
Ma
la prova che gli era stata imposta era troppo pesante perfino per
lui.
I
militari avevano diffuso la falsa notizia della morte di Charles
Varlause e avevano costretto Ringo ad una scelta lacerante.
Spegnere
le macchine. Non spegnere le macchine.
E
Ringo, malgrado il suo cuore straziato, aveva scelto di sottrarre suo
padre ad una crudele agonia.
Un
lungo brivido corse lungo la schiena di Balzac. In quanto orfano, lui
non riusciva a sentire i legami di sangue.
Eppure,
comprendeva bene lo stato di amarezza del pilota.
Nel
suo cuore, l’affetto filiale lottava con il rispetto verso
l’uomo e la vittoria del secondo non era stata priva di
conseguenze.
Lui
era stato dilaniato da orrorifici sensi di colpa e si era rinchiuso
dietro una maschera di fierezza e silenzio.
E
il comandante Nemo copriva le ragioni di questa sua scelta.
Poi,
la pur volitiva indole di Ringo era stata soverchiata dal peso della
pena.
Per
dormire, assumeva dei sonniferi, ma lo stato di prostrazione non
cessava.
Anzi,
in un momento di forte sconforto, aveva assunto una dose più
forte di tranquillanti e aveva rischiato di morire.
Per
un puro, fortunato caso erano riusciti a strapparlo alla morte, ma il
suo tormento non si era placato.
Ad
un tratto, gli occhi di Richard si aprirono e si specchiarono nelle
iridi cobalto di Balzac.
–
Ciao…
– lo salutò, il tono flebile.
L’ex
spia accennò ad un sorriso pieno di comprensione. Lo
riconosceva!
Certo,
era stanco, ma il suo sguardo, pur triste, era lucido.
Quantomeno,
le allucinazioni stavano diminuendo.
– Sei
solo, Balzac? – chiese Richard.
– Sì.
Nessuno di noi vuole causarti stress inutili. I medici ci hanno detto
che puoi ricevere visite, ma non più di una persona per volta.
E oggi tocca a me. Ti secca? – gli domandò a sua volta,
gentile.
Con
un breve cenno della testa, il pilota scosse la testa.
– No.
Anzi, è un piacere per me vederti. Come sta Rachel? Quando
avete intenzione di sposarvi? – chiese.
Una
breve risata risuonò sulle labbra dell’altro.
– Dopo
la fine della battaglia contro Sword, io sono finito nel deserto
messicano, vicino alla cittadina di Torreòn. Bene, voglio
portare lei e Rick in quel paese meraviglioso, che mi ha permesso di
rinascere a nuova vita. Ma ancora non ho la possibilità di
realizzare questo sogno. Ma non voglio arrendermi. E lei, anche se
desidera un matrimonio tradizionale, è disposta ad aspettarmi.
Anzi, come me, vuole visitare il Messico. – spiegò, gli
occhi lucidi d’emozione.
Ringo
accennò ad un sorriso. Quando Balzac parlava di Rachel e di
Rick, il suo sguardo, di solito fermo, splendeva d’una luce
sublime, come il cielo notturno in una notte estiva.
Il
suo amore per lei si rifletteva nelle sue parole e nei suoi gesti.
Siate
felici., pensò. Balzac,
col suo eroismo, aveva mostrato che a nessuno era preclusa la
possibilità della redenzione.
Aveva
costruito il suo paradiso personale ed era pronto a difenderlo, a
qualsiasi prezzo.
Un
debole singhiozzo soffocò il suo petto e le lacrime tremarono
nei suoi occhi. La felicità altrui, per quanto non invidiata,
era per lui sorgente di amarezze e pena.
Avvertiva
il peso della sua indegnità.
I
medici e gli psicologi gli avevano spiegato che non era colpa sua, ma
lui, pur essendo cosciente di questo, non riusciva a liberarsi di
quella sensazione orribile.
Il
rimorso saliva alla sua bocca e la riempiva d’un sapore
corrosivo, come un acido.
E
le allucinazioni si dispiegavano vive nella sua mente, costringendolo
a reazioni inconsulte.
Balzac,
accortosi del cambiamento d’umore del compagno, corrugò
la fronte.
–
Ancora
quei pensieri? – chiese.
Per
alcuni istanti, Richard esitò, poi, riluttante, annuì.
– Sì…
So che ho fatto la scelta giusta. Mio padre era un uomo coraggioso,
che non avrebbe mai accettato un’esistenza priva di scopo. Io
ho posto termine alle sue sofferenze e lui, ora, è assieme a
mia madre… Loro sono felici insieme. Ma io no. Mi sento
dilaniato dal senso di colpa. Non riesco ad impedirmi di provare
questo sentimento e le mie notti, a causa di questo, sono tormentate
da incubi. E questi incubi mi costringono a prendere dei calmanti,
per combattere l’insonnia. Ma non passa… –
confessò,
amareggiato.
Si
strinse la testa tra le mani e, vanamente, cercò di
controllare i singhiozzi, che squassavano il suo petto.
Balzac
rimase fermo e lo lasciò piangere. Lui e Ringo condividevano
la ritrosia a mostrare le loro emozioni.
Anzi,
il pilota era ben più riservato di lui, che pure era riuscito
a schiudere la sua anima a Rachel.
Ma
tale sua renitenza lo consumava, come un acido corrosivo.
Poco
dopo, Richard cessò di piangere e girò la testa verso
Balzac.
– Ti
prego di perdonarmi… E’
indecoroso il mio comportamento. –
iniziò.
Balzac
gli appoggiò una mano sul braccio e l’altro, sorpreso da
quel tocco, si zittì.
–
Non
devi scusarti con nessuno. Hai superato una dura prova e ne sei
uscito provato. E’ un tuo diritto piangere. Anzi, io sarei
l’ultimo che può dirti qualcosa su questo, visto il mio
passato. – mormorò, il tono dispiaciuto.
Lo
sguardo del pilota di Terra Blu si velò di confusione.
– Che
cosa intendi? – domandò.
– Non
fingere di non ricordare… Hai dimenticato quello che sono
stato? – osservò l’ex spia.
Con
un cenno della testa, Richard annuì. Certo, non aveva
dimenticato nulla.
Ma
gli sembrava che un’eternità fosse trascorsa dai loro
aspri contrasti.
Balzac
aveva imparato a vedere oltre il suo bieco interesse e si era
tramutato in un valido alleato e in un soldato coraggioso.
Il
suo cuore si era liberato dal cinismo e dall’avidità.
Era
quasi morto pur di salvargli la vita.
Richard
sollevò il braccio destro e gli appoggiò una mano
sull’avambraccio.
– Non
ti incolpo di nulla… Nella nostra missione, ho potuto vedere
il tuo altruismo… Hai voluto salvarmi la vita e affrontare da
solo il Teknoman Sword. Davanti a questo, tutto scompare. –
replicò il pilota, sincero.
Le
labbra di Balzac si sollevarono in un sorriso pieno di gratitudine.
Ringo si era rivelato ben più diffidente di Nick, eppure anche
lui aveva saputo andare oltre i suoi pur comprensibili pregiudizi.
Il
suo senso morale non era stato distrutto dalla sventura.
–
Inoltre,
tu non hai nessuna colpa di quello che mi è successo. Non
posso darti colpe passate, quando hai mostrato il tuo valore di uomo.
– proseguì.
L’ex
spia tacque, il cuore stretto dalla commozione. Gli occhi di Richard
brillavano d’una luce sincera e commossa, che sembrava quasi
diffondersi a tutto il suo viso.
Il
suo sguardo era libero da ambiguità e tale limpidità
donava serenità al suo cuore, turbato dai dubbi.
–
Ringo…
Grazie per la tua gentilezza. Voglio però chiederti un favore.
– mormorò.
–
Quale?
– chiese il pilota.
– Non
è molto quello che posso fare… Ma, per quanto
possibile, voglio aiutarti. E non credo sia solo un desiderio mio. –
affermò, tranquillo. Voleva bene a Ringo, ma era ben cosciente
di non potere essere decisivo per la sua salvezza.
Nessuno
di loro poteva curare i suoi demoni, ma potevano essergli vicini.
L’affetto
poteva dare al suo cuore dilaniato un punto di vista differente.
Richard
tacque, commosso da quelle parole. Quasi non riusciva a parlare.
Quelle
premure, così sincere, riscaldavano il suo cuore e gli
offrivano nuove prospettive.
– Non
posso garantire nulla, ma… Grazie. Grazie, per quanto possa
valere. –
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