A mountain of violent sins
Gola
«È
finito il ramen».
Sasuke alza gli
occhi al cielo. È finito il ramen è un mantra che si ripete ogni giorno
e si è stufato di sentire quella nenia. Così come non ce la fa più a vedere la
dispensa straripante di confezioni di ramen precotto. L’ ingordigia di Naruto è
senza limiti.
«Non è finito.
Ce ne sono ancora due…»
«Poche!»
«…o trecento
confezioni. Nello sgabuzzino».
Naruto tace.
Incrocia le braccia, sbuffa.
«Va bene» si
rassegna «Andiamo da Ichiraku».
In pochi
secondi, Naruto è già sulla soglia che lo incita ad andare.
«Diventerai una
botte».
«Una botte
felice».
Accidia
«Sono stanco…»
brontola Naruto. Si rigira nella coperta con le rane e sembra un grottesco
involtino. Sasuke si chiede perché ha permesso a Naruto di contaminare la sua
abitazione con quell’orrore.
«Sei sempre
stanco» lo rimprovera. In realtà invidia la capacità del compagno di ignorare
gli impegni in virtù dell’agognato riposo, ma stare fermo lo costringe a
pensare e quella è l’ultima cosa che Sasuke Uchiha desidera.
«Vieni qui» lo
invita Naruto, alzando la coperta «Facciamo gli stanchi assieme».
Forse un po’
di riposo non nuoce, pensa lasciando che la stampa a batraci ricada sulle
sue spalle.
Ira
Quando litigano,
la casa si riempie di scintille, di urla e di oggetti rotti, tra cui spesso le
reciproche ossa. Nessuno dei due è in grado di gestire la rabbia e tra loro ci
sono troppi non detti, troppe cose in sospeso, troppa fiducia tradita a nutrire
l’ira che ribolle sotto la superficie.
Così, discutono
nel solo modo che conoscono: lottando. Perché parlare è poco, amarsi è troppo.
E perché è con il linguaggio del combattimento, con i lividi e con il rancore
che serpeggia che riescono a essere consapevoli che l’altro c’è, e ci sarà
sempre.
Lussuria
È il momento
migliore della giornata, quando cominciano a cercarsi e l’attrazione magnetica esplode
in un caleidoscopio di baci, di carezze indelicate, di mani che si frugano
sotto i vestiti. Ricercano la pelle, il contatto tra corpi rimasti troppo a
lungo distanti. Si infliggono e si lasciano infliggere dolore, elemento di una
partita che giocano da tanto tempo e che, ancora, non vede un vinto né un
vincitore. La distanza che li separa si annulla nel concerto carnale di ansiti,
gemiti e voglia di sentirsi, in quell’ attimo di folle oblio che precede
l’orgasmo, come un’unica entità.
Invidia
Naruto è sempre
stato invidioso di Sasuke. Dapprima per la sua bravura, poi per il successo con
le ragazze e le attenzioni, poi l’apparente saper bastare a sé stesso, mentre
lui, perennemente affamato di amore, lottava per non restare solo.
D’ altro canto,
Sasuke non ha mai accettato di invidiare a Naruto la sua solarità, la sua
capacità di farsi amare da tutti – sé compreso – e il suo fastidioso, dannato
ottimismo, che aveva provato a distruggere in mille modi.
Fallendo nel
tentativo di voler essere come l’altro, avevano deciso che appartenendosi a
vicenda, potevano sopperire alle proprie mancanze.
Avarizia
È suo. È
soltanto suo e su questo, Naruto, non accetta repliche. Ogni qual volta che lo
sguardo di Sasuke indugia troppo nei suoi pensieri, Naruto comincia a cercare
di distrarlo, di tirarlo di nuovo verso di sé e di scacciare, così, quella
malinconia che aumenta la distanza tra loro. Anche ferendolo, se deve. Perché
la rabbia, Naruto lo ha capito bene, in Sasuke riesce a scacciare il bisogno di
fuggire dai ricordi di cui Konoha è pregna. E se è necessario distruggerlo un
po’, per tenerlo con sé, allora Naruto è disposto a pagare il prezzo del
proprio egoismo.
Superbia
Sono meglio di te, continuano a ripetersi. Sono il
meglio per te, continuano a dimostrarsi.