The essence of the
truth
Roddy…
Non so nemmeno
perché cazzo sto scrivendo questa lettera, mi sento un perfetto idiota.
Però stanotte non riesco a comporre, non mi concentro perché
siamo in tour, io e te condividiamo la stanza e tu mi hai respinto. O meglio,
non mi hai cercato, perché ti sei sballato come stai facendo spesso
ultimamente.
Ti guardo e, cazzo, sei messo male: te ne stai sul letto
senza nemmeno coprirti, non senti freddo né caldo, non senti emozioni che non
siano legate a quella merda che ti spari in vena da un po’.
A me che importa? Niente, un bel niente.
Stronzate, Patton.
Sì, sono solo bugie. Perché di te mi interessa e anche
tanto.
Non te l’ho mai dimostrato, certo, perché non so proprio
come si fa: so come si scopa, so come si domina su qualcuno, so come si
ottengono le tue attenzioni a livello fisico… ma la mia mente non so proprio
regalartela.
Non so condividere le emozioni che provo – e le provo, ne
provo tante.
Quando mi guardi con quegli occhi pieni d’amore, quando mi
sfiori con quelle dita delicate che sanno comporre melodie e atmosfere capaci
di farmi viaggiare lontano, quando mi sorridi e mi prendi in giro, quando fai
lo stronzo e mi rispondi per le rime… sempre, in ogni fottuto momento il mio
cuore sobbalza.
Vorrei allungare una mano e lasciarti lievi carezze, vorrei
ricambiare i tuoi sorrisi e i tuoi sguardi con la stessa intensità, vorrei
dirti le stesse parole che tu mi dici con tanta spontaneità.
Lo vorrei davvero, ma non faccio che sparare cazzate e
riempirti di bugie.
Tu mi dici che mi ami, io so soltanto risponderti che per me
non è lo stesso.
Penso qualcosa e dico esattamente il contrario, e questo ti
fa soffrire – mi fa soffrire.
A volte me lo chiedo, mi chiedo perché sono così tanto
coglione: mi interessa solo la musica, è vero, è la mia priorità, domina su
qualsiasi altro aspetto della mia vita.
Però avere un rapporto con te non mi allontanerebbe dalla
mia più grande passione e ragione di sopravvivenza, anzi; sarebbe un modo per
viverla insieme, per condividere anche questo, per avvicinarci ancora di più.
Roddy, sai, ho detto tante cazzate nella mia vita, ma ora è
giunto il momento di essere sincero: quando mi dici ti amo, non vorrei
fare altro che dirti che per me è lo stesso. Credo proprio che sia la verità,
ma mi fa più comodo sommergerti di menzogne per non accettare che mi va di
provare a condividere la mia esistenza con qualcun altro.
Non c’entra un cazzo il fatto che tu sia un uomo e che
questo legame ci renda froci, sai bene che a me di queste cose non interessa.
L’aspetto fisico di questa nostra attrazione è stato il primo che ho accettato
e reso mio, non negherò mai che mi piace scopare con te e farti urlare in quel
modo solo tuo, quel modo che certamente mi fa uscire di testa più di quanto oserei
ammettere.
E mi piace quando tu sai esattamente cosa farmi, come
prendermi, come confortarmi.
Ma tra noi non c’è solo sesso: tu mi accogli, mi abbracci,
mi accarezzi, mi sussurri parole dolci che non merito. Roddy, cazzo, mi sento
come un ometto di fango sotto le tue mani, lo capisci questo?
No, certo che no, perché io mi impegno ogni volta per non
lasciartelo intendere, per sbeffeggiarti e umiliare i tuoi sentimenti per me,
per allontanarti e farti sentire usato e gettato via.
Non so fare altro e me ne prendo ogni colpa.
Ma poi, perché parlo al presente? Perché? Ormai io e te non
siamo più quella sgangherata coppia di amici un po’ particolari, non riusciamo
più a parlare, a comunicare, ad abbracciarci, a guardarci negli occhi.
Tu sei sempre più perso nel tunnel dell’ero, io sempre più
stronzo e menefreghista. Ah, una persona di merda, ecco cosa sono. Certo, lo
pensi tu, lo pensano tutti, lo penso anche io.
Del resto mi è sempre piaciuto giocare con la merda,
metterla dentro gli asciugacapelli per fare brutti scherzi, lanciarla sul
pubblico per ridere delle espressioni disgustate dei presenti.
E tu, Roddy? Tu sei andato oltre, non hai mai provato
ripugnanza verso di me: mi hai sempre adorato, non hai mai temuto di toccarmi,
non ti ho mai fatto schifo.
Tu mi ami come nessun altro potrà mai amarmi in questo cazzo
di mondo, e io non ho mai saputo ringraziarti e apprezzare i tuoi sentimenti.
Sarebbe facile ricambiarli, perché li sento dentro me, ma preferisco nascondermi
sotto merda a palate ed erigere un muro tra il mio cuore e il tuo.
E adesso? Adesso è troppo tardi. Tu sei preda dell’eroina e
non pensi più a me, né all’amore, né alla musica, né a un cazzo di niente.
Le tue energie le impieghi alla ricerca della dose
successiva, poi quando sei strafatto sali sul palco e suoni, fai il tuo lavoro
e basta.
Sono sempre stato un perfezionista, dovrebbe bastarmi che tu
sia efficiente, eppure mi fa male non avvertire più quel sentimento fluire
dalle tue dita sulle tastiere.
Prima quei tasti e quelle manopole erano la tua valvola di
sfogo, adesso sono il tuo fortino contro il mondo – contro di me, cazzo.
Perché ora anche per te è più facile dire bugie, sputare in
faccia a tutti che stai bene e che non hai bisogno di nessuno.
La nostra band sta andando in pezzi, la nostra vita sta
andando in pezzi, noi non siamo più quei ragazzini spensierati che volevano
spaccare il mondo con questa musica un po’ strana.
Io sono andato oltre, tu sei andato oltre.
Anche se in due modi completamente diversi.
Non vuoi più avermi, la verità è questa. E io ci sto male,
malissimo.
Che pezzo di merda che sono, eh? Quando tu facevi un passo
avanti io ti respingevo, e solo ora mi accorgo di quale occasione ho sprecato.
So che non saremmo mai stati perfetti insieme, che la nostra
relazione sarebbe sempre stata particolare e complicata. Però probabilmente, in
un modo o nell’altro, ci avremmo provato e forse ce l’avremmo anche fatta.
Non so perché continuo a scrivere tutte queste cazzate,
credimi, non ne ho idea. Avevo bisogno di sfogarmi e lo sto facendo – egoista,
ancora una volta.
Di te mi importa, ma riesco sempre e soltanto a mettere me
stesso al primo posto.
Forse è per questo che l’amore e tutte quelle cose strane
non fanno per me, forse è proprio la ragione per cui non sono mai riuscito a
darti ciò che volevi – che volevo, dannazione, che voglio.
Roddy Bottum, beh, ti amo.
E non so neanche perché l’ho scritto, dato che ormai non
serve più a un cazzo.
Il nostro tempo insieme è finito, la nostra occasione è
sfumata, il treno è passato.
Ed è tutta colpa mia, solo mia.
Patton
Mike rilegge per la terza volta la lettera e si sente per la
terza volta un rammollito testa di cazzo.
Gli fa schifo quello che ha scritto, per il semplice fatto
che è la verità e per lui è difficile accettarla – non nascondersi sotto le
solite palate di merda.
Roddy mugola dal letto e il cantante si volta a lanciargli
un’occhiata. Si sente in ansia per quel ragazzo, in fondo a lui ci tiene e non
sopporta di vederlo soffrire in quel modo; eppure il tastierista si droga e non
vuole l’aiuto di nessuno, non sembra ancora pronto a smettere con l’eroina.
«Sto male…»
Mike si mette in piedi e lo fissa per un attimo: ha i
capelli corti e scompigliati, il viso pallido e scavato, il corpo magro e
tremante… fa veramente pena, chiunque potrebbe provare ribrezzo nei confronti
di quell’immagine triste e raccapricciante.
Ma non lui.
Tuttavia, gli dà le spalle e afferra la lettera che ha
appena scritto: non ha mai pensato di dargliela, neanche per un solo istante.
La strappa in mille pezzi, con rabbia, poi appallottola i
frammenti di carta e se li infila nella tasca della felpa.
«Sto male…» ripete Roddy.
Mike vorrebbe correre ad abbracciarlo e cullarlo, lenire le
ferite del suo animo e di quegli aghi che lo stanno rendendo sempre più
schiavo.
Eppure no, non ci riesce. È tardi, ha paura di sbagliare e
di illuderlo ancora. Ne è terrorizzato.
Non è il momento giusto per dirgli la verità.
«Non me ne frega un cazzo» afferma in tono glaciale.
Ennesima bugia, ennesimo comportamento da pezzo di merda.
Si avvicina alla porta e, prima di uscire dalla stanza,
sospira. «Chiamo Bill» conclude, per poi andarsene.
Anche stavolta se n’è lavato le mani.
Anche stavolta ha scelto di sotterrarsi sotto la sua
stessa merda.
È in corridoio, pronto a bussare alla porta di Bill, Puffy e
Dean.
Poi ci ripensa.
Torna indietro e rientra nella stanza che condivide con
Roddy.
Cammina verso il letto del tastierista e si sdraia accanto a
lui; lo prende tra le braccia e lo stringe forte, sentendosi già più
tranquillo.
Perché non riesce mai a fare la cosa giusta? Perché è così
tanto difficile amare quel ragazzo?
«Bill…» esala il tastierista, tremando come una foglia con
la schiena contro il petto di Mike.
Il cantante sospira. «Non può venire, sono dovuto tornare
io» mente per l’ennesima volta.
A essere sincero proprio non ce la fa.
Accarezza il viso sudato di Roddy, gli lascia un lieve bacio
tra i capelli annodati, inspira il suo odore di disperazione e trascuratezza.
Quello non è più il ragazzo che ha conosciuto quando è stato
accolto all’interno dei Faith No More; eppure non riesce a stargli lontano, a
lasciarlo solo, a fregarsene.
Sente il peso della lettera in frantumi all’interno dalla
tasca e per un istante gli viene voglia di ricomporla e leggerla a voce alta.
Poi torna in sé: non gliela consegnerebbe mai, ma niente gli
vieta di prendersi cura di Roddy.
Il tastierista pare rilassarsi un po’ tra le sue braccia e
presto torna a sprofondare nel sonno.
Per l’ennesima volta Mike si è nascosto dietro le sue bugie,
ma con i gesti sente di star prendendo la strada giusta.
Sarà sempre troppo tardi per loro due, ma forse ci sarà
tempo per dimostrargli qual è la verità che alberga nel suo cuore.
~ ~ ~
Cari lettori, eccomi qui con l’ennesimo sequel in questa
serie ^^
Ecco, con questa storia volevo soltanto dare un po’ di
redenzione/riscatto a Mike, dato che finora è sempre stato considerato uno
stronzo dinosauro senza cuore… ed ecco che qui si possono comprendere le verità
che lui stesso non sa accettare e portar fuori!
Spero non tanto che cambiate idea su di lui, ma che almeno
possa sembrare un po’ meno disumano XD
Lascio alcune note per la giudice, anche se non c’è
tantissimo da sapere: questa storia è ambientata intorno al 1995, periodo in
cui i Faith No More erano un po’ in una fase particolare; Roddy ha davvero
combattuto contro una brutta dipendenza dall’eroina, e per fortuna poi l’ha
superata e ora sta bene ^^
Nel ’95 è uscito King For A Day… Fool For A Lifetime,
album registrato con alla chitarra Trey Spruance, ma che la band ha portato in
tour con Dean Menta come chitarrista, visto che Trey non se l’è sentita di esibirsi
live con loro.
Nella mia personalissima story line inerente a questa serie,
Mike e Roddy hanno cominciato ad andare a letto insieme nel 1992 e le cose sono
andate avanti fino alla fine del ’93. Molte delle dinamiche sono spiegate nella
storia, ma per ogni dubbio o perplessità non esitate a chiedere ^^
Roddy è davvero omosessuale, ha fatto coming out durante
un’intervista nel 1993! Anche le cose inerenti a Mike e la sua “passione” per
giocare con la merda sono vere: specialmente in giovinezza Mike era piuttosto
molesto sul palco e anche nei confronti delle band con cui i Faith No More
andavano in tour; giocava scherzi agli altri musicisti, lanciava le sue feci
sul pubblico (tant’è che era stato definito il terrorista della merda) e
ne combinava di ogni colore… so che può risultare disgustoso, ma la personalità
del cantante è davvero molto particolare e lui stesso ha in seguito affermato
che si è pentito di tanti suoi comportamenti giovanili ^^
Infine, il titolo della storia è tratto dal testo di The
Real Thing, brano estratto dall’omonimo album dei Faith No More del 1989 ^^
Ringrazio chiunque sia passato a leggere e/o recensire, e
spero che i seguaci abituali della serie abbiano provato un pochino di empatia
verso Mike XD
Alla prossima ♥
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