Non lasciarmi

di Magica Emy
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-Ehi dormiglione, è ora di alzarsi. 

Gli sussurro all'orecchio, sporgendomi verso di lui per spegnere la sveglia che sul suo comodino trilla festosa già da un po' l'inizio di un nuovo giorno, e che sta  palesemente fingendo di non sentire. Già, siamo alle solite. 

-Devo proprio? 

Lo sento bofonchiare con voce impastata mentre prova a nascondersi sotto le coperte, facendomi sorridere divertita. Lo scopro lentamente, posandogli un bacio leggero sulla spalla. 

-Ti tocca. La mattina a te, il pomeriggio a me. Ricordi? 

-Che strazio. 

Mormora contro il cuscino e io sbuffo, alzando gli occhi al cielo. Tutti i giorni la stessa storia. Sono passati sei mesi da quando ci siamo sposati e la palestra è passata definitivamente nelle nostre mani. Tendo-Saotome si legge all'entrata e sì, mi fa ancora uno strano effetto. Il tempo dei giochi è finito, ora si fa sul serio. Ammetto che all'inizio abbiamo avuto qualche difficoltà di gestione, ma le numerose iscrizioni ci hanno permesso di dividere equamente il lavoro. Così io mi occupo di insegnare ai bambini le arti marziali, mentre Ranma segue il corso degli adulti al mattino. Ed è già decisamente in ritardo. 

-Su, piantala di lamentarti e muoviti. 

Lo riprendo e faccio per rialzarmi dal letto, quando la sua voce cattura la mia attenzione. 

 

-Lo sai, la tua vita larga si nota anche da questa angolazione. 

Mi canzona e so che, d'un tratto, è già completamente sveglio. 

-Ah, sì? In certi momenti però sembra che ti piaccia parecchio, questa vita larga. 

Mi volto verso di lui con una smorfia e lo scopro a guardarmi così intensamente da farmi arrossire. Con i capelli scompigliati, l'aria trasognata e quel petto ampio e scolpito avvolto dalle lenzuola, è così dannatamente sexy che quasi non riesco a resistergli. Ma devo. Accidenti a lui. Non è proprio il momento. 

-Mi piace sempre e se vieni più vicina te ne do subito una dimostrazione. 

Risponde invitante. Farabutto, che cosa crede di fare? Scuoto la testa, chiamando a raccolta ogni goccia di autocontrollo rimastami prima di sentirlo afferrarmi il polso per catapultarmi sul letto, in un rapido movimento che mi coglie di sorpresa. 

-Ehi! 

Protesto, ma lui non sembra intenzionato a mollare la presa. Si sposta anzi su di me, aderendo completamente al mio corpo e schiacciandomi contro il materasso. 

-Scusami ma, sai, la colpa è di questa camicia da notte. Ogni volta che la metti mi viene una voglia matta di strappartela di dosso. 

Le sue dita si insinuano sotto la stoffa leggera, sfiorando e accarezzando la mia pelle con movimenti febbrili quando si avventa sul mio collo, percorrendolo con una scia di baci infuocati che mi fanno rabbrividire di piacere. 

-Ranma… Che stai facendo? 

È tutto ciò che riesco a dire, gemendo piano quando la sua lenta esplorazione del mio corpo si fa più intensa. 

-C'è davvero bisogno che te lo spieghi? 

Sussurra col viso affondato nell'incavo della mia spalla. Lo so, so benissimo che dovrei fermarlo prima che sia troppo tardi, ma le sue labbra sono talmente morbide e le sue mani così calde che non riesco a ragionare lucidamente. I miei fianchi si muovono impazienti sotto i suoi palmi bollenti che mi infiammano di desiderio di lì a poco, ma quando sento le dita scivolare piano sotto l'elastico degli slip mi irrigidisco di colpo, puntandogli le mani sul petto. 

 

-Amore, ascolta…è meglio se ci fermiamo. Non è proprio il momento, finirai per fare tardi. 

-Perché stai ancora parlando? 

-Ranma, dico sul serio. Guarda l'orologio. 

Sbuffa. 

-Perché dovrei, quando posso guardare qualcosa di molto più… 

-Sono le otto e mezzo! 

Lo incalzo, risoluta, e lui fa un balzo indietro. Tiro un sospiro di sollievo e lo osservo precipitarsi giù dal letto in un nanosecondo. 

-Cazzo, ma è tardissimo! Si può sapere perché non lo hai detto subito? 

Esclama lanciandomi un'occhiataccia che mi affretto a restituirgli. 

-Come sarebbe a dire, se non ho fatto altro da quando ti ho svegliato! Sei davvero impossibile! 

-Guarda che la colpa è tua, mi fai sempre perdere tempo! 

-Che cosa? Ma di che diavolo parli, ti ricordo che sei stato tu a saltarmi addosso! Stupido! 

-Cretina! Vado a fare una doccia. E non provare a seguirmi. 

Mi intima puntandomi contro l'indice, poi si richiude la porta alle spalle. 

-Non ci penso nemmeno! 

Gli urlo dietro, anche se non può più sentirmi. Ha appena aperto l'acqua della doccia. Idiota. Per quale motivo dovrebbe venirmi in mente di seguirlo a quest'ora? A volte mi tratta come se fossi una specie di maniaca del sesso, quando invece è esattamente il contrario. Insomma, per lui ogni occasione è buona per provare a mettermi le mani addosso. Anche se il tempo a disposizione non glielo consente. Torna qualche minuto dopo con l'asciugamano avvolto intorno ai fianchi, correndomi subito incontro per afferrarmi al volo quando si accorge che, una volta in piedi, le mie ginocchia cedono di colpo minacciando di farmi perdere l'equilibrio. Accidenti. All'improvviso mi sento così stordita. 

-Akane, ehi, che succede? Tutto bene? 

Provo a respirare profondamente per qualche secondo, aggrappandomi alle sue spalle. La sua pelle è ancora umida e calda sotto le mie dita. E va bene, la tentazione di seguirlo sotto la doccia mi è venuta eccome, ciò non toglie che non gli darò mai la soddisfazione di ammetterlo. Specie dopo che mi ha dato della cretina. Anche se sono stata la prima a cominciare a insultarlo. 

-Sì - lo rassicuro - è stato solo un capogiro, ma è già passato. 

Mi fruga in viso, indeciso se fidarsi della mia risposta. 

-Sicura? 

 

Annuisco, sforzandomi di sorridere. A dire la verità non mi sento troppo bene, ma se glielo dicessi si preoccuperebbe più del dovuto e non voglio certo distrarlo dai suoi doveri quotidiani. 

-Sto bene. Mi sarò alzata troppo velocemente, tutto qui. 

Mi bacia con trasporto e il suo profumo muschiato mi avvolge, facendomi desiderare di rimanere fra le sue braccia per sempre. 

-Allora, pronta per la colazione? 

Dice poi, scostandomi gentilmente da sé per cominciare a vestirsi. 

Colazione? In realtà ho lo stomaco talmente chiuso che non riuscirei a mandar giù neppure uno spillo, ma dopo una veloce rinfrescata mi avvio comunque insieme a lui verso il piano di sotto, dove ci attendono gli altri. Dopo le nozze ci siamo trasferiti nella piccola casa al primo piano che abbiamo fatto costruire apposta per noi. Era l'unico modo per avere un po' di privacy, anche se praticamente con la scusa della palestra passiamo gran parte della giornata nel luogo in cui sono cresciuta. Non che la cosa mi dispiaccia, tuttavia sentivamo entrambi il bisogno di avere un nido tutto nostro, una piccola gabbia dorata dove rifugiarci per stare un po' da soli. 

-Buongiorno a tutti. 

Saluto la mia famiglia con un sorriso, prendendo posto a tavola mentre Ranma comincia subito a discutere con suo padre perché, a quanto pare, ha mangiato anche la sua porzione di riso. 

-Dannato d'un genitore, come ti sei permesso di sbafarti anche la mia colazione? Vergognati, sei proprio un pozzo senza fondo! 

-Figlio ingrato, lo faccio per il tuo bene. La regola dice che saltare i pasti aiuta a tenersi in forma, non lo sapevi? 

- Questa regola non esiste, te la sei appena inventata! Maledetto, lascia solo che ti metta le mani addosso e vedrai! 

Si rincorrono per la sala da pranzo, picchiandosi senza ritegno sotto i nostri occhi, anche se facciamo del nostro meglio per ignorarli ma, cavolo, mi hanno già fatto venire un gran mal di testa. Quei due sono davvero senza speranza. 

-Ecco a te, Akane. 

 

Kasumi mi porge una ciotola ricolma di riso che, non so perché ma mi scatena subito un attacco di nausea, tanto da costringermi a rifiutarla. 

-Grazie, ma credo che passerò. Oggi non ho molto appetito. 

Rispondo, incrociando il suo sguardo preoccupato. 

-Dici davvero? Non è la prima volta che ti succede però, e non mi sembra affatto normale. Credo che dovresti cominciare a considerare l'idea di farti vedere da un medico. 

-Ha ragione, sorellina - le fa eco Nabiki - non hai una bella cera. 

-Perché non vieni con me dal dottor Tofu, domani? Devo comunque passare da lui per restituirgli un libro che mi ha prestato, potremmo approfittarne per chiedergli di farti qualche esame. Così, per stare più tranquilli. Vuoi? 

Continua Kasumi, e non appena pronuncia quel nome i suoi occhi sembrano accendersi di luce nuova. Una luce che di colpo illumina il suo bel viso ridente, facendolo risplendere. 

Un momento. 

Quel modo così casuale in cui lo ha detto… 

Ora che ci penso, mia sorella esce spesso ultimamente e per i motivi più futili. 

E se, lei e il dottor Tofu… 

-Mi hai convinta, verrò con te. 

Rispondo dopo un attimo di esitazione, stringendo le mani che, grata, mi offre. Qualunque cosa ci sia sotto, sono certa che la scoprirò molto presto. L'improvviso suono del campanello interrompe di colpo il flusso dei miei pensieri, facendomi trasalire. 

-Vado io, saranno gli allievi di Ranma che iniziano ad arrivare. 

Dico, alzandomi da tavola per andare ad aprire. 





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