Casa

di gabryweasley
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Casa

Ho vinto. Sana.
È il suo primo pensiero mentre sente gli applausi del pubblico, il suo cognome urlato dagli spalti. Americani.
Ma anche lei urlerebbe il suo nome se fossero a Tokyo.
Akito chiude gli occhi dopo aver fatto l'inchino, immagina che lei sia sulle gradinate. Cartelloni, megafono, danze e il suo imbarazzo. È tutto così nitido nella sua testa che spera quasi di vederla quando riaprirà gli occhi.
Invece coglie le voci di chi proprio non riesce a credere che lui abbia un handicap. Non si nota nulla, non c'è niente di visibile. La cicatrice sul suo braccio è all'interno del karategi, nascosta, come tutte le altre che si porta dentro.
E poi domande, risposte e ringraziamenti. La premiazione, i consigli del dottor Barns. Tutto rende il Giappone un po' più vicino. Perfino quel fotografo che gli chiede di mettersi in posa per la rivista locale.
«Akito, una foto!»
Si gira verso l'obiettivo, tutti vedranno la foto, anche lei. Fa una linguaccia prima dello scatto, guadagnandosi l'occhiataccia scontenta dell'uomo dietro la macchina fotografica.
Torna a casa, che ancora di casa non sa. Appoggia il piccolo trofeo appena vinto vicino al suo dinosauro con la sciarpa.
Un po' più vicino.




Maciao! :D
Ho scritto questa ficcina innocenteh, piccina picciò. Sono 200 parole tonde tonde.
Pensavo ad Akito a Los Angeles e mi sono chiesta “ma cosa avrà pensato quando gli hanno scattato quella foto?”. E niente, cosa volete che abbia pensato. Risposta scontatissima. Però ho comunque voluto fare un salto in quel momento e guardare anche io dalla sua stessa prospettiva!
Spero che vi piaccia! ^^
Mano sul cuore,
Gabry









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