Incontrarsi è destino, ma separarsi è per il prossimo incontro di Sacchan_ (/viewuser.php?uid=82631)
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Incontrarsi è destino, ma separarsi
è per il prossimo incontro.
Il loro primo incontro
avvenne in modo frenetico, nelle lande desolate di quello che una volta
era chiamato il "Deserto
Dorato", dove ora le dune di sabbia sono nere tanto quanto
la melma di acqua scura che vi scorre attraverso.
Addentrarsi
in quel regno da soli era da folli se si era dei principianti, i
viandanti preferivano farlo in gruppo di modo che potessero ricaricare
la propria luce alare gli uni dagli altri.
Lei non
aveva prestato attenzione alle parole dei veterani e vi si era
avventurata completamente in solitudine, scoprendo sulla propria pelle
perché solo gli esperti esploratori di quel regno
girovagassero da soli immuni dai pericoli.
Infine,
quando la vide intenta a bruciare una pianta oscura, la prima cosa che
notò di lei fu il suo mantello: due colori che andavano
dall'arancione a viola, adornati da fili intrecciati color dell'oro.
Molto più elegante della sua misera cappa color rosso, che
le era stata data in quanto novizia.
A fare la
differenza c'erano poi quelle luci accese sul retro di esso, in
corrispondenza della spina dorsale. Più se ne possedevano
più si era dotati di ali per volare; maggiori erano le ali
per volare e ulteriori erano le capacità di esplorazione
all'interno dei regni.
I viandanti esperti questo lo sapevano, proprio grazie a ciò
erano capaci di volare sempre più in alto, come se non fosse
mai abbastanza raggiungere la più alta quota.
Avvicinandosi
proprio al punto dove sorgeva l'enorme pianta, -una pozza piena di
quell'acqua nera che aveva cercato di evitare in ogni modo durante il
suo pellegrinaggio-, avvertì la propria energia venir
risucchiata contro la sua volontà. Strinse i denti e
sopportò quell'improvviso indebolimento per cercare di
rivolgerle almeno parola per prima.
"Serve
aiuto?" Gridò per farsi sentire; lei non era da sola, ma in
compagnia di altri due compagni di viaggio tutti concentrati
nell'incendiare quell'enorme fiore nato nell'oscurità tra
spenta sabbia e acqua stagnante.
Nessuno le
degnò attenzione, nemmeno lei; eppure, d'un tratto, il
movimento della sua mano, che reggeva una candela si stoppò,
assieme al corpo che immobilizzò assorto sul da farsi del
momento.
"Brucia."
Le rispose lei, senza aggiungere altro, tornando a concentrarsi su
quanto stava facendo. Alle sue spalle uno dei suoi compagni
urlò la propria voce, compiendo una piroetta su se stesso.
Non capì il motivo di quel gesto, tuttavia ebbe come
l'impressione che la sua energia fosse stata ripristinata e che avrebbe
potuto spiccare di nuovo il volo. Così fece.
Spinse
forte il mantello e levitò in alto; le sue
capacità di volo lasciarono ancora molto a desiderare e le
permisero di raggiungere solo i rami più bassi,
capì però che non doveva lasciarsi scoraggiare se
voleva essere d'aiuto a quei tre viaggiatori. Tirò fuori dal
mantello la propria candela e l'accese appellandosi alla propria
energia vitale; fu incredibile il modo in cui la combustione si
attivò e la pianta iniziò a estinguersi, ma non
doveva perdere la concentrazione perché alla minima
distrazione questa minacciava di ricrescere riportando l'intero
gruppetto da punto a capo.
Unendo i
loro sforzi riuscirono a debellarla e, nel momento in cui questo
accadde, capì il motivo per cui quei tre erano
così indaffarati nel volerla bruciare a ogni costo.
Con le
radici e i bulbi estirpati una grande luce si sprigionò,
pronta a essere raccolta.
Dare alle fiamme quei fiori ricoperti di tenebre richiedeva un grande
dispendio di energia, ricompensati dall'apparizione della luce che
tanto amavano e che, per loro, raccoglierla significava fonte di vita.
Da quasi
neonata che era aveva appena imparato una nuova lezione su come
sopravvivere in quel Regno, non si accorse perciò di come
quei tre si erano spostati velocemente da quell'acqua putrida, tornando
coi piedi sulla sabbia dove non potevano più essere bagnati.
Con la voce le stavano urlando di uscire velocemente da lì,
prima che la sua energia vitale le venisse consumata via di nuovo.
Questo
fece: si mosse nella loro direzione per raggiungerli, ma quell'acqua
era davvero simile a delle sabbie mobili donandole solo la sensazione
di sprofondare ad ogni passo.
Li
raggiunse con affanno e finalmente li poté ammirare da
vicino.
Non sembravano così anziani, anzi per certi versi era pronta
a scommettere che erano nati appena qualche settimana prima rispetto a
lei, però era innegabile che fossero più esperti
del territorio. Chissà quante volte lo avevano attraversato
assieme, coprendosi le spalle a vicenda per non perdere la propria luce
alata.
Avrebbe
voluto conversare con loro per conoscerli meglio, ma intuì
che non era né il luogo né il momento adatto.
Inoltre quando li ascoltò confabulare tra di loro non
riuscì a capire la lingua che usavano.
Decise
però di essere coraggiosa e di non sprecare l'occasione che
aveva in mano, lo fece proprio verso di lei: colei che per prima aveva
attirato la sua attenzione, sperando così di ottenerne
indietro un minimo.
"Ci
rivedremo?" Domandò con voce emozionata e tremante,
mettendosi in trepida attesa della risposta da parte di quella
straniera.
Il
sospetto che non parlassero esattamente la stessa lingua venne
avvalorato dal tempo di attesa che servì per rispondere a
quella semplice domanda. Sperò di cuore di non averla messa
in imbarazzo, né di averle recato disturbo ma il risultato
fu più sorprendente di quello che si aspettava.
"Incontrarsi
è destino, ma separarsi è per il prossimo
incontro."
Non ci fu
il tempo di capire ed elaborare il significato di quella frase, il cui
solo pronunciarla risultava sia ambigua che fin troppo aulica,
perché i tre viaggiatori si erano già presi per
mano e avevano spiccato il volo in direzione del tempio dell'Anziano,
luogo dove quei tre avrebbero sicuramente offerto le proprie preghiere
e speranze.
La
giovane creatura poté solo osservarli mentre si libravano
nel cielo scuro e nuvoloso di quel deserto, generando una scia di luce
facilmente avvistabile persino da lontano.
NdA:
A maggio iniziai a
giocare a Sky-Children of the Light, spinta dalla curiosità
di unirmi ad amici che già ci giocavano. Non pensavo
veramente di diventarne dipendente. Ho solo sentimenti d'affetto nei
confronti di questo mobile-game e non rimpiango un singolo secondo
passatoci sopra. Sky è una esperienza sociale che va provata
almeno una volta. Non scherzo dicendovi che lì ci ho trovato
una nuova famiglia, e che sopportare il peso del lockdown sarebbe stato
più gradevole giocandoci assieme.
In questa raccolta di
one-shot autoconclusive ci troverete un tocco di autobiografia. ;)
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