Pairings' Neverland

di Mari Lace
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Per Cress,

Solo un rimpianto

 

 

«Avrei creduto che ti saresti vergognato a farti superare in tutti gli esami da una ragazza di una famiglia di Babbani!»

Le parole piene di disappunto di suo padre sono un rimbombo nelle orecchie.

Non è colpa sua. La predilezione degli insegnanti per la Granger è inspiegabile, non è poi così brava! Ma suo padre non vuole sentir ragioni, e allora dovrà sconfiggerla.

Hermione Granger diviene l’obiettivo da superare, un pensiero fisso. Non deve lasciarsi battere, non più.

 

«Almeno nessuno dei Grifondoro si è dovuto comprare l’ammissione. Loro sono stati scelti per il talento».

Quando la Granger osa addirittura provocarlo e Draco non riesce a trovare una buona replica, la furia l’acceca e la parola trova spontanea la via. Sanguesporco, la chiama – lo è.

Non ha bisogno di risponderle, perché lei in fondo non ha alcun diritto di parlargli. Ottenere buoni voti deve averle fatto montare la testa, ma lui non ci cascherà più.

Hermione Granger non è nulla, solo una ragazza inferiore.

 

«Non osare mai più dire che Hagrid è patetico, tu, mostro... tu, razza di brutto...»

La guancia gli brucia ancora, continua a sentire il tocco scottante di quella mano.

Non ha solo osato schiaffeggiarlo, l’ha poi minacciato con la bacchetta. Draco si è ritirato, perché non è stupido: anche se finge d’ignorarla, conosce l’abilità della rivale.

Hermione Granger è irritante e imprevedibile, oltre che inferiore. La pensa spesso, perché la detesta.

 

 

«Ucciderai Albus Silente, o morirai».

I pensieri di Draco sono una spirale negativa attorno a quel singolo ordine. L’assenza di suo padre, il dolore di sua madre, il Marchio Nero sul suo braccio e la consapevolezza di un fallimento inevitabile. In mezzo al groviglio confuso, si fa strada un pensiero diverso – qualcuno che un tempo richiedeva la sua attenzione.

Hermione Granger.

Ha sempre creduto di doverla superare, ma ora capisce che dovrebbe imitarla.

Odia ammetterselo, ma se c’è qualcuno a Hogwarts in grado di aiutarlo con il suo compito quella è probabilmente lei. La userà – senza che lo sappia. L’osserverà, come ha già fatto. Imparerà.

Monete.

Il ricordo arriva improvviso, accanto al volto insopportabilmente sorridente della Sanguesporco. Non erano proprio delle monete false il mezzo usato dal gruppo di Potter per comunicare l’anno prima? Se avesse un complice… non proprio volontario… fuori da Hogwarts, potrebbe comunicarci così, senza rischiare d’essere intercettato.

Trovare informazioni sull’incanto Proteus è facile. Draco fa una smorfia: è un incanto di livello M.A.G.O., scopre, ma lei l’ha padroneggiato durante il quinto anno.

Lo farà anche lui. Ne è in grado; deve esserlo.

Superare – raggiungere – la Granger non è più una stupida sfida.

«Ho preso anche l’idea di avvelenare l’idromele dalla sporca mezzosangue Granger, l’ho sentita dire in biblioteca che Gazza non sa riconoscere le pozioni…»

 

«Sì... sì, era da Madama McClan con Potter! Ho visto la sua foto sul Profeta! Guarda, Draco, non è quella Granger?»

Draco, riluttante, fissa Hermione Granger e pensa che sono passati mesi dall’ultima volta che l’ha vista, sicuramente di più dall’ultima che l’ha guardata davvero.

È terrorizzato. Lei non dovrebbe essere lì, nessuno di loro dovrebbe.

Anche lei sembra terrorizzata; forse è la prima volta che la vede così, realizza d’un tratto. Ma non è divertito, no – affatto. Non è più un ragazzino che si diverte a prendere in giro e rimettere al loro posto gli altri, no – è un uomo in guerra. O dovrebbe esserlo.

Sua madre – no, tutta la stanza – attende la sua risposta. Non può tergiversare, né negare oltre. Vorrebbe poter scappare lontano; distoglie lo sguardo dalla rivale divenuta nemica.

«Io... forse... sì».

 

 

«Chiamo a testimoniare Hermione Granger».

Dovere la vita a Potter è una cosa, ma dover essere grato a lui e Hermione Granger per aver testimoniato in suo favore al processo gli sembra una beffa del destino.

Quando, mesi dopo il processo, la rivede a Diagon Alley, Draco si trova – di nuovo, con lei – a corto di parole. Passerebbe oltre senza dire niente, in effetti, se non fosse che si è fermato e così ha fatto lei. Sono immobili, uno di fronte all’altro, in mezzo a una via poco affollata. Non può scappare neanche questa volta.

«Granger». Accenna un saluto. Ha cercato di suonare sicuro, spera di esserci riuscito.

«Malfoy» replica lei, sostenendo il suo sguardo senza un’ombra sul volto. Non lo teme – non l’ha mai temuto. Lui, invece?

«Hai testimoniato per me» dice, sforzandosi di mantenere il contatto. «Grazie» mormora con difficoltà. Non sa se gli è mai pesato tanto pronunciare una parola.

Vede la sorpresa balenare negli occhi di Hermione Granger, che non è più sua nemica ma non sa allora bene cosa sia. È un attimo; la donna annuisce, senza commentare, e con un ultimo cenno di saluto riprende la sua strada.

Draco l’osserva allontanarsi, ed è allora che lo colpisce un pensiero: l’ha sempre osservata. Da vicino, da lontano, per schernire o per imparare: in un modo o nell’altro, le ha prestato attenzione. Ma lei?

Lo sguardo fisso sulla sua schiena, pensa che l’attimo di maggior contatto tra loro è stato con tutta probabilità uno schiaffo.

 

«Papà, quello è…?»

Voltarsi per seguire lo sguardo del figlio è istintivo, ma non è su Potter che si ferma il suo. Accanto a Potter, vicino a Weasley, c’è Hermione Granger. È con i figli – come lui.

L’ha osservata per anni, ma non ha cambiato nulla. Hanno percorso binari paralleli dall’inizio: si sono sfiorati, a volte, ma incrociarsi davvero è risultato impossibile. Draco ha capito di volere di più, da lei, quand’era già troppo tardi.

Si riscuote, notando che ora il trio di eroi guarda nella sua direzione. I suoi occhi incontrano per un attimo quelli della donna. Saluta, brusco, e si volta. Poggia una mano sulla spalla di Scorpius, sorride a sua moglie.

Ha una famiglia ora, e la ama – non è solo.

Hermione Granger è solo uno dei tanti rimpianti.





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