Lapidi

di JeanGenie
(/viewuser.php?uid=1188)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Il  lavoro di Olivia Mansfield è sporco e non prevede crisi di coscienza. Lo sa bene da quando ha preso il ruolo di M, e ancora prima, quando è stata reclutata ed è scesa sul campo la prima volta.

Per questo, ora, preferisce dare la colpa del suo stato mentale alla stanchezza. All’umidità che filtra tra le pareti in pietra di quella vecchia casa. Al fatto che non dorme da giorni.

Preferisce non pensare ai morti dell’MI6, alla scia di cadaveri che sono il prezzo pagato per quell’assurdo e vendicativo gioco. E soprattutto preferisce non pensare a Raoul Silva, al suo volto deforme, quanto la sua mente. Raoul Silva che una volta era Tiago. Che una volta si fidava di lei. E che lei ha tradito.

Sono stanca, dice a se stessa, anche se sa che è un lusso che non può permettersi. Perché Tiago pretende di farle espiare le sue colpe, nell’unico modo che ritiene possibile per ripulire ogni traccia di sangue dalle sue mani.

Sono stanca, si ripete e, per la prima volta nella sua lunga vita, Olivia, M, il burattinaio, si chiede come sia chiudere gli occhi e riposare davvero. 

Sono pronta, sussurra alle ombre. Ti sto aspettando, Tiago. 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3958156