Erika

di Hiroshi84
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«Cazzo, non posso salvarti se non vuoi essere salvata!» urlò una voce maschile dall'altra parte della cornetta. 
La linea telefonica crepitò, Erika in tono apatico rispose che stava attraversando un periodo difficile.
Erika chiuse gli occhi e sospirò, stringendosi la giacca intorno alle spalle. Non voleva morire. No, semplicemente desiderava non esistere affatto.
«Papà, prestami dei soldi!» supplicò la ragazza. 
Clic.
Il tintinnio delle restanti monetine rilasciate dalla cabina telefonica coprirono l'intera imprecazione, monetine che finirono per essere accozzate con delle sgualcite banconote. Quel denaraccio lo ritenne sufficiente per potersi permettere una dose da Khaled, uno spacciatore ben mimetizzato in un angolo lugubre della stazione di Messina Centrale.
***
L'ago le perforò la pelle del braccio sinistro pieno di buchi per entrare in una vena, il confortante intorpidimento dovuto all'eroina riuscì a placare la sgradevole iperattività. Erika, adagiandosi al muro della stazione ferroviaria cominciò ad ondeggiare ed ebbe la sensazione di sentirsi risucchiata in un vortice intriso di luci psichedeliche e cacofonici suoni, fino a scivolare nell'oblio oltre che sul marciapiede. 




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