A sera

di Red Drago
(/viewuser.php?uid=1120635)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Quante giornate e nottate perdute a cercare quella donna.
È riuscita a fuggire dalla Salpêtrière.
Sicuramente ha avuto un aiuto potente, altolocato.
Altrimenti non si spiega, non solo la sua sparizione ma anche che non vi sia più alcuna traccia di lei.
Oggi è stato il nostro decimo fallimento.
Tutti noi siamo esausti, i soldati, tu, io.
Io e i soldati, però, non subiamo le pressioni che subisci tu.
Hai il peso di tutti questi fallimenti sulle spalle, eppure non ne hai colpa.
"È mia responsabilità trovarla " hai detto stasera mentre stavamo rientrando, avevi il capo basso, gli occhi tristi e stanchi.
Sono molto preoccupato per te, non dormi più, mangi quando ti ricordi, cioè mai.
Mi sono dato una rinfrescata, la polvere, il sudore, l'odore della sconfitta sulla pelle.
Sono distrutto, eppure la tensione mi impedisce di prendere sonno.
Ho un desiderio irresistibile di vederti prima di dormire qualche ora, prima di ricominciare tutto da zero.
Lascio la mia stanza, sono titubante, eppure ho un gran bisogno di vederti da sola, anche solo per pochi minuti, per bere un bicchiere di vino con te, è da tanto tempo che non lo facciamo più.
Arrivo alla tua stanza.
C'è soltanto un doppiere che la illumina, vedo la tua sagoma in controluce, il camino è acceso.
Osservi il fuoco sperando che ti dia il giusto suggerimento, Oscar?
Sento il tuo profumo.
Sto quasi per entrare quando sento dei passi leggeri all'interno della stanza.
Rosalie entra nel raggio di luce, vedo che si china verso di te, allunga un braccio e delicatamente ti prende un bicchiere mezzo vuoto dalle mani prima che si infranga a terra, poi ti copre con una coperta con altrettanta attenzione.
Ti sorride, la piccola Rosalie, ha un debole per la sua benefattrice.
Sta per uscire, io mi nascondo tra le ombre della casa addormentata.
Quando la sento chiudere la porta della propria camera, entro e mi avvicino a te.
Dormi il sonno dei giusti.
Il fuoco sta morendo, lo ravvivo.
Luce e ombra danzano sul tuo viso, giocano coi tuoi capelli.
Sei dannatamente bella.
Non posso lasciarti dormire su questa poltroncina scomoda, altrimenti domani sarai piena di dolori.
Scosto la coperta, muovi leggermente la testa, i capelli d'oro scivolano su una guancia, li tocco con due dita, li sposto, sembrano di seta, purissima seta proveniente dall'Oriente.
Tu sei il mio Oriente.
La luce che mi dà vita, che mi dà una ragione per andare avanti giorno dopo giorno.
Con estrema attenzione ti prendo in braccio, sei leggera come una piuma.
Appoggi il capo sul mio petto.
Ti sento respirare.
Sei così vicina.
Come se tu fossi una gemma preziosa ti adagio sul letto.
Ti sfilo gli stivali e ti copro con le coltri.
Spengo le candele.
Dò un'ultima occhiata alla tua sagoma illuminata dal fuoco del camino ed esco.
Posso andare a dormire tranquillo, adesso.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3958906