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di V4l3
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Note: Visto l'enorme ritardo ho deciso di pubblicare due capitoli il 40 e il 41, controllate di aver letto il precedente! Grazie di cuore per essere ancora qui! Un bacio

41

Aveva due enormi fusti di birra vuoti tra le braccia, si avviò verso la cantina sospirando, in mente la voglia di andare a trovarla, ma nel cuore la paura di farla indispettire, il timore di farle adombrare lo sguardo, di ricevere qualche frase che potesse ferirlo, o rischiare di farlo lui, come già accaduto. Entrò nella vecchia cantina sospirando, con il gomito riuscì ad accendere la lampadina appesa al soffitto e si ritrovò a saltare sul posto, facendo cadere i due fusti che riempirono l'aria con un tonfo metallico

-Maledizione! Jason ma che cazzo ti salta in mente?!- urlò portandosi una mano sul cuore sentendolo battere come un tamburo per lo spavento –Ma sei diventato tutto scemo?!- sbraitò girando un pò su  sé stesso per riprendersi, tornando poi a guardarlo: era seduto su uno dei vecchi barili di legno che riempivano quella cantina di quell'odore tipico di vino, di fragranze affumicate, zuccherine, antiche; ai suoi piedi almeno una decina di sigarette spente, aveva la testa bassa, le gambe appoggiate a una catasta di legna lì davanti e l'aspetto di uno che volesse sparire.

Mike riprese fiato, calmandosi, gli si avvicinò stando attento a non sbattere la testa nell'architrave in legno di castagno messo lì da almeno cento anni per separava la parte vecchia di quella cantina, dove ancora c'erano oggetti legati a un passato dove il nonno aveva dato inizio a tutto, da quella più recente che lui aveva dedicato alle birre.

-Che diavolo ci fai qui dentro?- gli chiese ridacchiando, ricordando quando da ragazzi si rinchiudevano lì per ore, diventando il luogo in cui iniziare a fumare di nascosto qualche sigaretta, dove ritrovarsi per raccontarsi di qualche cotta, parlare dei propri problemi personali, permettendo loro di condividere quei momenti in tutta tranquillità; era il luogo dove lui aveva trovato il coraggio di baciare Jane. Scacciò subito quel pensiero, rendendosi conto di come l'amico avesse qualcosa che non andasse

-Jas, che succede?- gli chiese avvicinandosi

-Ero convinto di potercela fare- la voce di Jason riempì quel luogo dopo diversi attimi di assoluto silenzio, era bassissima e un po' rauca, Mike deglutì sedendosi sul barile accanto a lui, come i vecchi tempi, lo guardò con il volto basso, i capelli a ricadergli sugli occhi

-Cosa ?- chiese e lo vide scuotere leggermente la testa

-Jane mi aveva avvertito- Mike si passò una mano sul viso sconsolato, si guardò intorno senza sapere cosa fare

-Jas, dimmi che succede- lo incitò dopo minuti di silenzio

-Sapevo fosse impossibile, sapevo fosse una pazzia, eppure non sono riuscito a fare nulla se non innamorarmi ancora una volta della persona sbagliata- alzò finalmente il viso e Mike cercò di rimanere impassibile, nel vedere gli occhi di Jason lucidi e umidi.

Erano passati anni, ma quella visione lo riportò a quella notte di tanti anni prima, quando Jason era tornato da poco dall'Italia, diverso, cambiato, forse non per quelli che lo conoscevano appena, ma per lui, per Jane, Jason era tornato diverso. La prova Mike la ebbe in quella notte quando lo trovò li dentro, seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro, si gelava, era pieno inverno, proprio come in quel momento e quando gli si avvicinò lo vide piangere, era talmente stremato che non riuscì a mentirgli e quegli occhi colpirono Mike al cuore: era disperazione, era tristezza, era la consapevolezza che le ferite riportate non sarebbero mai state curate e tutto portava il nome di Emma, che non riusciva a scacciare dalla testa, ma soprattutto dal cuore, il suo dolce e atroce sogno.

Mike osservò quello sguardo, quel volto segnato dal dolore che adesso conosceva anche lui

-Jas, perché parli così?- gli chiese sentendo la tristezza salire come un serpente ad avvolgergli il cuore vedendo l'amico ridotto in quello stato, ancora una volta

Jason, tornò a guardare a terra, prendendo l'ultima sigaretta che aveva nel pacchetto e l'accese prima di parlare

-Ha vent'anni, Mike, era chiaro come il sole, eppure io ho fatto di tutto per ignorare la cosa, per non vedere- fece un lungo tiro facendo uscire una nuvola densa di fumo

-Beh ne abbiamo parlato diverse volte, Jas, ma cosa è cambiato?- Mike lo guardò temendo la risposta

 –Alex prova qualcosa per Thomas- il rasato sgranò lo sguardo sorpreso per quella frase

-Ma sei sicuro?- chiese incredulo, si sarebbe aspettato che i funzionari non volevano proseguire i colloqui, che lui alla fine si fosse lasciato andare con Alex, ma quella rivelazione lo lasciò completamente basito; lo vide fare un cenno del capo a confermare quanto rivelato

-Me l'ha fatto capire e prima li ho sentiti parlare- disse tornando a fumare con avidità la sigaretta; Mike si ritrovò a buttare via il fiato che senza accorgersene aveva trattenuto

-Secondo me ti sbagli- lo sentì sbuffare

-Oggi ho avuto la prova che non avevo capito un cazzo!- sbottò –Sono stato io a fare il coglione nei suoi confronti, non certo lei!-prese l'ultimo tiro con per poi buttare la cicca a terra e schiacciarla quasi con cattiveria –Ho fatto tutto da solo come un'idiota Mike, e adesso ne pago le conseguenze!- il rasato sospirò appoggiandosi al muro dietro di lui guardando il soffitto, oramai di una tinta completamente sbiadita

-Beh non mi aspettavo che Alex ti saltasse addosso, Jas, non intendevo questo- disse –ma immaginarla che sia innamorata di quel ragazzo quando lo ha lasciato a Londra per tornare qui, mi risulta strano da credere- ammise, sapendo anche per quello che gli aveva accennato Liz, che Alex non aveva nessuna intenzione di stare con Thomas.

-Lei è tornata qui perché sono l'unico che può aiutarla- a quella frase Mike si voltò a guardarlo

-Non mi sembra sia tipo da agire solo per interesse, Jas- e lo vide sorridere sarcasticamente

-Neanche io, ma questi sono i fatti, dopotutto- si passò una mano sugli occhi –e a pensarci bene avrei agito allo stesso modo- Mike si passò una mano sulla barba, piuttosto sconvolto

-Jas, forse dovresti chiederglielo- e accusò l'occhiataccia che il moro gli rivolse

-Già l'ho fatto!- e si alzò con uno scatto – La sua espressione è valsa più di qualsiasi parola, Mike- il rasato sgranò lo sguardo sempre più stupito della cosa, Jason si passò entrambi le mani sul viso e poi si tirò indietro i capelli sbuffando

-Dio mio, non ho la forza per affrontare anche questo- sussurrò abbassando di nuovo il capo –mi è bastato una volta e ancora non mi sono ripreso- si portò al muro dove si appoggiò di schiena – non credo di farcela- e la voce incrinata che gli uscì, fece accapponare la pelle di Mike, non riuscendo a vederlo distrutto in quel modo

-Jas, non dire cazzate!- alzò la voce per attirare la sua attenzione –Va bene, ammettiamo che ti sia fatto dei filmini mentali con Alex e allora?- il moro lo guardò –Non puoi permetterti di avvilirti, di stare in questo modo! Non te lo permetto, cazzo!- si alzò anche lui –Ti ho visto nella merda fino al collo in diverse situazioni e mi sembra che tu te la sia cavata piuttosto bene, per cui levati dalla testa che ti butti giù perché una ragazzina di vent'anni si è innamorata, giustamente, di un suo coetaneo! Hai promesso che l'avresti aiutata ed eri disposto a sacrificarti per questo, proprio perché provi qualcosa per lei!- gli posò una mano sulla spalla –Beh, credo sia arrivato il momento di dimostrare a te stesso che puoi farcela anche se lei un giorno se ne andrà, lo devi a lei prima di tutto e poi a te stesso! La vita è troppo breve per soffrire così, Jas, non possiamo permettercelo, non dobbiamo- Jason abbassò il capo sospirando

-Non so come fare, Mike, ho mentito a me stesso oltre che a lei- e Mike gli strinse la spalla per farsi guardare

-Troverai il modo e io ti aiuterò, ma fammi il diavolo del favore di non commettere l'errore più grande che tu possa fare ora- si fermò un attimo prima di continuare –Jas, ti considero un fratello e vederti in questo stato mi ferisce, ma quello che mi fa più male è sapere che non credi in te stesso, che pensi che puoi crollare da un momento all'altro perché la tua vita dipende da qualcun altro, non te lo permetto!- lo vide prendere un profondo respiro, ma rimase in silenzio e Mike continuò

-Per Emma eri un ragazzino, ma per Alex sei un uomo e quello che non hai potuto fare all'ora e che ti ha fatto colpevolizzare per anni, ora puoi farlo, puoi aiutare finalmente Emma, con Alex- gli sorrise –trasforma i i tuoi sentimenti in qualcosa che ti permetta di aiutare la persona che ami e colei che hai amato quando eri solo un ragazzo; datti la possibilità di scoprire che puoi farcela, che forse non aspettavi altro, l'amore che provi per Alex è qualcosa di meraviglioso, ma devi essere disposto ad accettare che lei prenda alla fine la sua strada, percorra il suo destino, perfino senza di te- Mike sentì anche i suoi occhi farsi lucidi, era la prima volta che davvero gli parlava con il cuore in mano, che davvero voleva aiutarlo come un fratello avrebbe fatto 

–Vedrai che sarà diverso stavolta, sarà altrettanto doloroso per te, non lo nego, ma credo anche che sarà diverso, perché saprai di aver fatto tutto quello che oggi puoi fare e che non sei riuscito in passato. Forse la perderai, un giorno, ma ti rimarrà la consapevolezza di averla aiutata con tutto te stesso, senza voler niente in cambio, come è giusto che sia se si ama una persona- Jason sospirò ancora una volta volta e nel guardarlo sforzò tutto sé stesso per sorridergli

-Sono passati anni eppure siamo sempre chiusi qui dentro, a confidarci i nostri dolori, non abbiamo cambiato una virgola, come gli occhi gonfi e il cuore in pezzi- Mike si ritrovò a ridere per allentare quella situazione

-Effettivamente tu sei sempre il solito coglione- gli disse facendolo finalmente ridere di gusto mentre guardava il suo pacchetto di sigarette vuoto che strinse buttandolo nel secchio lì accanto, si passò una mano tra i capelli, aveva l'aria distrutta

-Farò quello che ho promesso, non mi tirerò indietro, ma spero davvero di avere la forza per poterla guardare in faccia e non vergognarmi, vorrei riuscire a starle accanto senza rovinarle la vita e senza rischiare di fare lo stesso con la mia- Mike sospirò e gli passò il suo pacchetto di sigarette, dopo averne accesa una

-Non devi provarci, Jas,devi riuscirci, non puoi fare altro- e il suo tono lapidario colpì il moro che si trovò a sospirare pesantemente sapendo che non aveva alternative, forse non le aveva mai avute

****

-Mi dispiace immensamente, Alex- erano in cucina al pub, Thomas e Mark le avevano riaccompagnate dopo aver preso un caffè insieme ed aver scambiato due chiacchiere, anche se Alex non era riuscita per nulla a staccare da quanto accaduto con Jason, avendo la sensazione che quel suo andarsene quella mattina e ore prima, quando l'aveva visto andare via in auto, avevano un significato, dandole l'impressione di volerla evitare ad ogni costo; guardò verso Liz che le si era avvicinata, con gli occhi lucidi

-Non te l'ho detto per non caricarti di altri pensieri, non certo perché volevo nasconderti qualcosa, ma Thomas mi ha chiamata spesso in questo periodo chiedendomi di te, ma soprattutto cercando un po' di conforto- si fermò e sospirò – siamo amici da sempre e alla fine non ce l'ho fatta- scosse la testa amareggiata –mi dispiaceva troppo sentirlo soffrire, così alla fine quando è venuto qui, solo per te, gli ho detto che il tuo cuore appartiene a qualcun altro- abbassò il capo colpevole –mi dispiace tanto, Alex, ma siete miei amici e non so più come comportarmi, per non ferire nessuno, ho fatto l'opposto- Alex la osservò qualche istante prima di prenderle una mano

-Lo capisco, Liz, non ti preoccupare- le disse vedendo il volto della ragazza rasserenarsi un poco –sono stata io a sbagliare, a non parlar chiaro quando me ne sono andata da Londra, anzi, dandogli forse l'impressione che ci fosse qualcosa tra noi- Liz si sedette al vicino sgabello

-Ho cercato di farlo ragionare, Alex, te lo giuro, ma lui è innamorato di te e aveva bisogno di sentirlo dalla tua bocca che non provi nulla per lui- Alex fece un cenno con il capo

-Mi ha detto di volermi comunque accanto, che non si vuole arrendere- un sorriso le colorì le labbra a quel pensiero, anche Liz si ritrovò a sorriderle amichevolmente

-E' davvero cocciuto, gliel'ho ripetuto un milione di volte, ma sembra non sentire nulla, pensa che forse ci sia una possibilità con te, sono sicura che lo fa con le migliori intenzioni- Alex fece un cenno con il capo

-Gli ho parlato chiaro di quello che sento per lui, per certi versi non mi sento più con la coscienza sporca nei suoi confronti, ma capisco anche cosa vuol dire provare qualcosa per qualcuno e non voler rischiare di perderlo- Liz le strinse una mano

-Jason ti vuole bene, Alex, forse anche di più e non credo tu lo possa perdere- cercò di rassicurarla, ma la vide scuotere la testa

-Liz, lo so che prova affetto per me, ma non può esserci mai nulla tra noi- e i suoi occhi divennero subito liquidi a quel pensiero –lo capisco, ma non riesco ad accettarlo eppure ho tutto sotto gli occhi: ha vent'anni più di me, una vita con un'altra donna, esperienze diverse, vite diverse- prese un pezzetto di carta per asciugare una lacrima che le era uscita dagli occhi –ma non riesco a darmi pace, ogni volta che mi guarda io so che lo amo e so che non potremmo mai stare insieme- la voce le si incrinò e anche Liz sentì i suoi occhi farsi lucidi vedendola così

–Alex, io credo che ti stia sbagliando, lui prova qualcosa per te, altrimenti non farebbe quello che sta facendo - Alex scosse ancora una volta la testa

-No Liz, non voglio illudermi, è già dura così te lo assicuro- e le raccontò della sfuriata di Jason la sera precedente, quando le aveva domandato cosa provasse per Thomas e non fosse riuscita ad aprire bocca

-Non ho smentito e il suo sguardo è cambiato completamente, mi ha detto che ci sono i funzionari al vostro motel e di stare molto attenta- un sospiro la fermò mentre continuò ad asciugarsi il volto, rigato di lacrime –in quel momento avrei forse potuto dirgli cosa provo per lui, ma a che scopo? Perché dirglielo se già so che non può mai esserci nulla fra noi!- scosse la testa sconsolata –Lo metterei sicuramente in imbarazzo, e io fare la figura dell'idiota, più di quanto già non stia facendo! Sono io che ho dato un significato diverso a quello che si è creato tra noi, ho sbagliato io- disse.

Liz l'abbracciò di slancio e non volle insistere, ma sentiva che c'era qualcosa tra loro ed erano gli unici a non rendersi ancora conto che entrambi tenevano l'uno all'altra sempre di più e non centrava nulla quello che c'era stato o il passato di ognuno di loro, avevano un forte sentimento, ma dovevano affrontare quei mostri se volevano essere davvero felici, ma capiva la situazione delicata di entrambi, soprattutto ora con i funzionari e i colloqui, la tensione per loro doveva davvero essere alle stelle. 

-Domani è il suo compleanno- le ricordò e la vide alzare di scatto la testa

-Andranno a festeggiare- le uscì dalle labbra ricordando quando Mike le aveva avvertite della sua festa a sorpresa e Liz la riscosse facendosi guardare

-Non volevo dire questo, ma che vuoi fargli per regalo?- e lei sgranò lo sguardo

-Non ne ho la più pallida idea- ammise –non ho avuto la testa per pensarci- Liz rise di gusto

-Perché non cerchiamo una ricetta e non proviamo a fargli una torta?- le chiese per cercare di tenerla occupata, sapendo quanti pensieri affollassero la mente della sua amica

-Potremmo provare- acconsentì Alex, sperando in fondo al suo cuore che quel gesto fosse apprezzato da un Jason che per il momento sembrava essere scomparso

****

Quella mattina il vento sferzava impetuoso e il sole ben alto in cielo non riusciva a scaldare l'aria gelida, Alex era ferma davanti la finestra ad osservare dalla camera il vialetto di casa, dove era parcheggiato il pick-up di Jason.

Il cuore le batteva violento; era tornato all'alba. 

Da quando si erano parlati, non si era più fatto vedere, evitando di passare anche al pub, confermando ancora una volta le sue preoccupazioni sul fatto volesse starle lontano.

Sospirò stringendosi le braccia al corpo, non sapendo come poterlo affrontare, aveva voglia di vederlo, di parlare con lui, ma il timore del suo sguardo deluso, le ritornava prepotentemente davanti e lo stomaco le si stringeva. Si chiese se avesse fatto bene a preparagli quella torta che ora giaceva sul tavolo in cucina con la scritta "Auguri", l'aveva lasciata lì sperando che Jason, rincasando, la trovasse, ma lui si era limitato ad entrare in casa e rifugiarsi subito nella sua stanza ed era sicura che non l'avesse vista perché lei era sveglia, quando era rientrato.

Guardò l'ora e si rese conto di star passando l'intera mattinata lì nella sua camera a girare per quelle quattro mura, così con un profondo respiro decise di uscire, facendo pianissimo per non rischiare di svegliarlo e scese le scale dove iniziò ad armeggiare con la legna per accendere il fuoco.

I suoi pensieri erano completamente avvolti da quello che gli avrebbe voluto dire, appena l'avrebbe rivisto, sentendosi tremendamente in colpa con lui, pur non capendone appieno il motivo, come se quella delusione che lui le aveva mostrato nel guardarla, l'aveva colpita fin dentro al cuore, il bussare alla porta la fece sussultare

Andò ad aprire curiosa, rimanendo completamente di sale vedendo i funzionari Larson e Miller appena fuori l'uscio.

Erano avvolti entrambi da giacche pesanti, la Signora Larson aveva una bella sciarpa bianca e nera a coprirle parte della bocca e del naso, ma subito se l'abbassò per rivolgerle un sorriso di circostanza

-Buongiorno Alex- la salutò lei seguita dal suo collega

-B..buongiono- salutò un po' spaventata e presa in contropiede da quella visita

-Abbiamo pensato di utilizzare questa giornata per anticipare la nostra visita, presso la vostra casa- disse Miller sorridendole, per poi guardarsi un po' intorno con fare teatrale prima di continuare –per un attimo avevamo pensato di aver sbagliato indirizzo- ammise tornando a sorriderle –ha bisogno di una sistemata il vostro nido d'amore- disse e Alex sentì l'ansia salire alle stesse, sorrise di rimando

-Era dei nonni di Jason, è un po' vecchia, ed ha bisogno di qualche lavoretto- minimizzò guardando anche la Larson che la fissava con aria seriosa

-Prego accomodatevi- disse facendoli entrare

-Accidenti, che freddo- affermò Miller scuotendo un po' le spalle una volta dentro avvicinandosi al camino acceso –questo sole sembra essere finto!- aggiunse facendo sorridere sia Alex, tesa come una corda di violino, che la sua collega che si tolse la sciarpa e sbottonò il bel cappotto nero, così come Miller si tolse subito la giacca, mostrandosi con il solito completo blu

-Posso offrirvi un caffè, un tè?- chiese prendendo i loro copri abiti per appenderli lì accanto osservandoli mentre Miller iniziava a scrutare i vari libri riposti nelle librerie, mentre la Larson si era avvicinata al fuoco

-Un caffè andrà benissimo- le rispose accennando un sorriso

-Arrivo subito- affermò Alex andando in cucina e iniziando a trafficare con la macchina del caffè; in pochi minuti preparò un vassoio con sopra due tazzine, lo zuccherò e un po' di latte che aveva scaldato

-Serve una mano?- la voce della Larson la spaventò e per poco non rovesciò una delle tazzine, sorrise impacciata

-Oh no, ho fatto- disse mentre la donna entrò in cucina guardandosi un po' intorno per poi soffermarsi sulla torta che svettava in mezzo al tavolo e il suo sguardo si ampliò un poco

-E' vero- disse –oggi è il compleanno del Signor Parker- Alex si strinse nelle spalle

-Sì, l'ho preparata per fargli una sorpresa- affermò guardando quella bella torta ricoperta di panna e con la scritta in cioccolato

-Devi essere molto brava in cucina- affermò la donna e Alex arrossì un po', mentre vide la donna squadrarla un attimo prima di fare ritorno in salotto, Alex prese un profondo respiro e si avviò anche lei, pregando andasse tutto bene. 

Una volta in salone trovò il Signor Miller accanto al camino con il cellulare in mano, ma vedendola lo ripose nella tasca della giacca e le sorrise

-Sedetevi pure- disse facendoli accomodare al divano mentre serviva loro il caffè

-Il futuro sposo?- chiese Miller prendendole la tazzina che gli stava porgendo, Alex sforzò tutta sé stessa per rimanere calma

-E' in camera, sta dormendo- affermò e vide lo sguardo stupito di entrambi i funzionari –ha lavorato parecchio ieri e stanotte- mentì- inoltre oggi è il suo compleanno, per cui si è concesso un po' di riposo- aggiunse e non riuscì a trattenere un sospiro ansioso

-E' vero!- Miller sorrise divertito –Oggi il nostro Jason festeggia i suoi 39 anni!- disse scambiandosi una rapida occhiata con la sua collega seduta sulla poltrona

-Ci ha detto che andrà con gli amici a festeggiare- disse l'uomo con il sorriso sulle labbra

-E' vero- confermò Alex –stasera starà via- e l'uomo a quel punto ampliò il sorriso

-Avevamo capito che sareste stati insieme, invece non sarà così?- chiese la Larson imperscrutabile

-Beh, non credo- tentennò Alex, avendo capito di aver detto una cosa diversa da quanto evidentemente affermato da Jason; i due funzionari rimasero in silenzio guardandosi un po' intorno, soprattutto Miller che sembrava piuttosto divertito

-Quindi questa era la casa dei nonni?- chiese e Alex confermò con un cenno del capo

-Strano che non abbia fatto alcun tipo di lavoro per sistemarla, visto che vive qui da anni- affermò facendola sentire sulle spine, aveva paura di dire cose che potessero mettere in allarme i due funzionari

-Vivendo da solo, non ho mai ritenuto necessario farlo- la voce di Jason fece saltare Alex sulla poltrona che si girò verso le scale dove stava scendendo

-Oh buongiorno Signor Parker- lo salutò Miller alzandosi per stringergli la mano, così anche la Larson per poi riaccomodarsi, mentre Jason rimase in piedi accanto ad Alex che non riusciva a staccargli gli occhi di dosso: aveva il viso stanco, gli occhi leggermente rossi, eppure era di una bellezza da farle sentire il suo cuore tremare dall'amore che provava per lui

-Visto che ha evitato i nostri incontri, abbiamo pensato di anticipare la nostra visita, spero non sia un problema- esordì dopo qualche attimo di silenzio la Signora Larson e Jason scosse la testa

-Nessun problema- rispose con una calma che sorprese la stessa Alex

-Piuttosto, Auguri Signor Parker- disse Miller sardonico

-Grazie- rispose serio Jason

-Vuoi un caffè?- gli chiese Alex alzandosi dalla poltrona per allontanarsi qualche attimo da quella situazione; quando lui finalmente posò gli occhi su di lei, Alex avvertì un senso di tristezza invaderla: era uno sguardo vuoto, spento, privo di qualsiasi emozione.

Sentì il sangue ghiacciarsi, vedendo come lui le fece solo un cenno d'assenso per tornare a rivolgersi ai funzionari, ma senza dire nulla andò in cucina dove sentì le lacrime risalire prepotenti per uscire. Tirò su con il naso, portandosi una mano a coprirsi la bocca, per non emettere nessun suono, prese un fazzoletto e si soffiò il naso, sentendo il petto pesante, il respiro mozzato: perché l'aveva guardata così? Si sciacquò il viso con l'acqua e prese un profondo respiro mentre portava la tazza di caffè a Jason che aveva occupato la poltrona dove era seduta lei, così da doversi accomodare accanto a Miller.

-Alex ci stava dicendo che stasera starà con i suoi amici- riprese il discorso la Larson posando la tazzina sul tavolino, sistemandosi meglio sulla poltrona incrociando le braccia sotto al seno e accavallando le gambe, era piuttosto seria

-Il mio amico Mike ha da tempo deciso di volermi organizzare qualcosa, ho cercato di fargli cambiare idea, ma non c'è stato verso- spiegò, Alex lo guardava attentamente, sembrava il Jason che aveva conosciuto la prima volta, quando era visibile quel muro che li separava, deglutì e cercò di voltarsi verso i due funzionari

-Beh ma è un peccato non passarlo con la sua futura moglie, non pensa?- lo incalzò Miller sorridente finendo il caffè, Jason accennò un sorriso sarcastico, forse aspettandosi quell'atteggiamento

-Ho raggiunto un patto con il mio amico- disse e vedendo la curiosità nello sguardo di Miller proseguì -visto che mi farà passare la serata senza Alex- sentendo il suo nome, Alex inconsciamente si irrigidì –sarà una sorta di addio al celibato, così da non dover ripetere una cosa che detesto- Miller ridacchiò

-Non le piacciono le feste?- chiese e Jason prese una sigaretta porgendo ai due il pacchetto che rifiutarono cordialmente –Le detesto- ammise –mai amate- aggiunse

-Come mai?- chiese la Larson osservandolo attentamente con i suoi occhi chiari puntati su di lui

-Non amo essere al centro dell'attenzione, detesto che la gente sia costretta a festeggiare il mio compleanno come se non avesse scelta, a me non importa molto a dire il vero, è un giorno come un altro, con la differenza che ci si invecchia- Alex deglutì, sentiva un disagio che la faceva stare rigida come una statua

-Oggi, Signor Parker sembra diverso, lo sa?- la Larson accennò un leggero sorriso –Spero che la nostra visita non le abbia incupito l'umore- lo provocò e Jason sorrise buttando fuori un po' di fumo

-Non più del solito- rispose senza scomporsi facendo ridere Miller che si rivolse verso Alex

-Che farà di bello, Alex?- chiese –Immagino che non le farà piacere sapere che il suo compagno andrà a festeggiare senza di lei- Alex accennò un sorriso sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, abbassò lo sguardo e fece un'alzata di spalle

-Lavorerò al pub, ma non mi preoccupa il fatto che vada a festeggiare- cercò di non far tremare la voce sentendo gli sguardi di tutti addosso –la fiducia credo sia alla base di ogni rapporto, mi fido di lui- e nel dirlo non riuscì a non guardalo, incrociando quello sguardo che ebbe un fremito, per poi tornare distaccato pur continuando a fissarla

-Sembra che abbiate discusso- esordì dopo qualche attimo di silenzio la Larson e Alex si trovò a sgranare lo sguardo abbassando il capo

-Credo sia lecito avere qualcosa per cui discutere ogni tanto- rispose Jason e Alex fissò la sua attenzione verso la funzionaria che fece un cenno del capo

-Di solito più si avvicina la data del matrimonio, più la tensione gioca brutti scherzi- Miller ridacchiò alla sua battuta

-A questo proposito, vorrei sapere quanto dovremmo aspettare una volta finiti i nostri incontri e qualora abbiate deciso di darci il foglio di permesso- chiese Jason cambiando discorso stupendo un po' tutti

-Beh, generalmente una volta che mandiamo i documenti con l'esito positivo, nel giro di una settimana, massimo due, riceverete il foglio- spiegò la Larson

-Ha cambiato idea Parcker?- chiese derisorio Miller –Aveva detto di voler aspettare- aggiunse e Jason lo guardò ridendo in maniera un po' tirata

-Sì, abbiamo cambiato idea, vorremo poterci sposare appena possibile- disse – non ha senso aspettare- i due funzionari si scambiarono una rapida occhiata

-Un cambio piuttosto repentino- la Larson guardò Alex che sentì il sangue ghiacciarsi –quindi inizierete comunque i preparativi?- chiese e Alex si sforzò di rimanere calma

-Sì, non vogliamo una cerimonia in pompa magna, per cui basterà poco per poter organizzare tutto- e sperò che la sua risposta andasse bene anche a Jason

-Dove pensavate di celebrare la cerimonia?- chiese Miller più interessato e a quel punto Alex dovette guardare Jason non sapendo cosa poter rispondere, visto che non si aspettava quella piega nella conversazione

-Stiamo valutando alcuni posti, appena avremo deciso vi informeremo- rispose, Miller fece un cenno d'assenso

-Potremmo fare un giro per la casa?- chiese l'uomo con un finto sorriso, sapendo quanto quella richiesta poteva essere piuttosto fastidiosa; Jason non trattenne un sospiro prima di alzarsi in assoluto silenzio andando verso la cucina seguito subito dai funzionari e da Alex ormai priva di parole.

Appena mise piede in cucina, si arrestò fissando il tavolo, dove svettava una bellissima torna

-Oh ma che spettacolo!- Miller entrò guardando anche lui l'opera di Alex che diventò rossa per la vergogna

-Sì, davvero bellissima, sicuramente sarà anche buonissima- disse la Larson

-Beh, Parker lei è davvero fortunato, non sa che darei per avere una moglie che mi prepari una torta del genere! Purtroppo la mia non ama molto cucinare, per cui si limita a comprarla, ma credo non ci sia paragone- e lo disse guardandosi un po' intorno per poi uscire dalla stanza e senza troppe cerimonie aprì la porta che dava nel bagno seguito anche dalla Larson; intanto Jason si era girato verso Alex rimasta a testa bassa senza sapere cosa fare

-Grazie, è bellissima- disse e lei sorrise senza guardarlo ma puntando gli occhi ai suoi piedi sentendosi completamente esposta sotto quello sguardo

-Signro Parker qui sotto c'è il suo ufficio?- chiese Miller interrompendoli, posizionato davanti alle scale del seminterrato e Jason fu costretto a seguire lui e la Larson per fare strada, mentre Alex rimase in cucina con la voglia prepotente di piangere.

Finito il giro al piano terra, salirono le scale e si ritrovarono ad aprire la prima porta, la camera di Jason

-Scusate il disordine- disse solamente e quando li vide entrare improvvisamente un pensiero l'assalì, ma la Larson sembrò leggergli nella mente

-Questa è la sua stanza Signor Parker?- chiese, dietro di lei Jason incrociò lo sguardo di Alex che evidentemente aveva capito subito

-Sì- ammise Jason, ormai impossibilitato a fare altro

-Cioè?- chiese subito Miller rivolto a Jason –Dormite in stanze separate?- ma prima che Jason potesse rispondere venne interrotto dalla Larson

-Dov'è la tua stanza, Alex?- domandò e Alex sentì un brivido farle accapponare la pelle

-Qui di fronte- disse aprendo la porta e permettendo ai due di entrare e dopo aver dato una rapida occhiata la Larson si rivolse loro

-Quindi dormite separati?- Miller intanto non trattenne un sorriso sghembo, Jason si sforzò di non prenderlo a pugni

-No- rispose secco ed Alex credette di svenire in un momento all'altro, mentre la Larson continuava a guardare Jason con attenzione –E' la camera dove Alex continua a tenere la sua roba- i due funzionari non commentarono oltre, rimasero ancora qualche attimo ad osservare il piano superiore per poi ridiscendere le scale e riprendere i propri cappotti

-Bene, grazie del caffè e della vostra pazienza- disse la Larson guardando verso Alex per poi rivolgere la sua attenzione a Jason –Ancora tanti auguri e buona serata- così dicendo uscì per prima, anche Miller li salutò sembrando piuttosto divertito, rinnovò gli auguri e seguì la collega

 





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