E Infine...

di Eridian
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Sono passati mesi ormai da quando lui ti ha lasciata. Per te è stato un duro colpo: hai smesso di mangiare, di sorridere, di parlare, e la notte piangi, in silenzio, sopra al cuscino con cui cerchi di soffocare quei deboli urli di dolore che ti pervadono il petto continuamente, e quando non piangi cerchi di dormire, avendo incubi che la notte ti svegliano per farti tornare a piangere.
Con lui si è trascinato via tutti gli amici che avevate in comune, lasciandoti sola. Ora siete tu, i tuoi pensieri, le tue lacrime e il sangue che scorre dalla spalla sui cui hai preso il vizio di tagliarti. È una parte del corpo inusuale su cui farsi del male, la gente preferisce i polsi, ma sai che i segni sono più facili da trovare vicino alle mani, così hai preferito un posto più nascosto su cui lasciarti delle belle cicatrici.
Passi le giornate pregando che finiscano in fretta. Hai preso l’abitudine di dire che non vivi le tue giornate, ma che sopravvivi a loro.
Hai imparato a mascherare il tuo dolore con le persone, dopotutto sei una cameriera, non puoi metterti a piangere davanti ai clienti, dico bene? E in casa hai smesso di parlare di come ti senti realmente; per i tuoi genitori l’hai superata, i tuoi finti sorrisi hanno funzionato, mentre cerchi di non mostrare la tua parte debole pur di non farla pesare anche a loro.
E ora guarda come sei ridotta: è notte fonda, e tu sei chiusa a piangere in bagno, seduta davanti allo specchio, guardando i tuoi occhi castani ormai gonfi e arrossati, mentre tieni tra i denti il labbro inferiore, pur di non lasciare scappare nemmeno un urlo di sofferenza per quella solitudine che ti tieni dentro da sola. Decidi di prendere in mano ciò che ti ha aiutata in quegli ultimi tempi a sfogarti, abbassi la spallina del pigiama, liberando la vista sulla carne piena di cicatrici. Appoggi la lama sulla pelle, e lentamente ti procuri l’ennesimo taglio, mentre inizi a vedere il sangue scorrere lungo il tuo braccio tremante.
Ma questo non ti basta più, non oggi. Ti guardi di nuovo allo specchio, negli occhi, ci pensi qualche istante, e alla fine annuisci. In quel momento hai deciso che non hai più voglia di sopportare tutto quello.
Lentamente e senza fare il minimo rumore ti sei diretta in cucina, e hai chiuso la porta alle tue spalle. I tuoi occhi sono fissi solo su una cosa: quel bellissimo set di coltelli che avete comprato da poco. Ti avvicini, e ne estrai uno. La lama è affilata, liscia, e risplende sotto la luce della lampadina sul soffitto.
Ti siedi al tavolo: sei decisa a farlo. Le mani tremanti impugnano il coltello e lo avvicinano al tuo petto, esattamente sopra a dove si trova il tuo cuore, che in quel momento batte troppo velocemente, portandoti ad accelerare il respiro. Cominci a spingere quella lama nella tua carne, inizi a fare pressione, ma troppo lentamente. Sai che continuando così non combinerai nulla.
Prendi un paio di respiri lunghi, e poi ti dai l’ultima conferma di cui avevi bisogno.
Le lacrime scorrono ancora sopra al tuo viso, gli occhi rossi e gonfi stanno ormai fissando un punto lontano della cucina, senza prestargli troppa attenzione; stringi il coltello per bene nelle mani, chiedi mentalmente scusa ai tuoi genitori per ciò che stai per fare.
Chiudi gli occhi, e infine…



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Storia vera o no? Chi lo sa!
Spero che vi sia piaciuta, è la prima volta che provo a scrivere in questo genere: non so che pensare di quel che ho scritto eheh!

Eridian




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