Cos'é?!
***
Cos'è? Cos'è? Ma
che colore è? Cos'è quel bianco intorno a me? Cos'è?
Io non l'ho visto mai, starò sognando. In guardia Jack! Ma
cos'è? Cos'è?!
C'era qualcosa di diverso nell'aria che
saliva dalla città.
C'erano più luci, più
fermento nelle strade, e dei refoli di emozioni nuove che aleggiavano
per pochi momenti tra le dita di Gorthan sulla terrazza della
Ducklair Tower, prima di volare via nel freddo vento invernale.
Si disperdevano subito, delicate,
frizzanti ed effimere come i fiocchi di neve del mese che i terrestri
chiamavano Dicembre, eppure Gorthan riusciva a sentirle.
Era molto simili ad emozioni che aveva
già sentito, eppure c'era qualcosa di diverso che lui non
riusciva a cogliere appieno.
Decise di scendere al piano segreto
della torre per interrogare l'intelligenza artificiale.
Poco prima che le porte dell'ascensore
si chiudessero alle sue spalle, Gorthan percepì un'altra eco
lontana, fatto di cose luccicanti, di risate e di... qualcosa.
Qualcosa che gli sfuggiva ma che gli
sembrava molto bello.
Doveva scoprire che cos'era!
Cos'è? Cos'è?
Qualcosa qui non va. Cos'è? C'è musica in
città. Cos'è? Le strade sono piene di persone
che sorridono felici
sono pazzi oppure amici? Ma
cos'è? Cos'è?
-Ti riferisci al traffico che è
aumentato, alle persone che entrano ed escono dai negozi ed alle luci
in più nelle strade?-
Chiese UNO dalla sua sfera verde. Il
piano segreto, con monitor, cavi e tubi, era familiare per uno
scienziato come Gorthan, ed il fatto che lui fosse attratto da quello
che c'era fuori era solo la sua malattia.
-Esattamente. Sai dirmi perché
succede?-
-Molto semplice, Gorthan. Tra due
settimane sarà Natale-
-Natale? Dimmi di più-
Non era difficile convincere
l'intelligenza artificiale a soddifare la sua curiosità, anzi
poteva sembrare che quando si trattava di parlare della cultura
terrestre lo facesse volentieri.
Subito UNO fece scendere dal soffitto
uno schermo al plasma su cui proiettare le immagini man mano che
parlava.
Alcune immagini Gorthan le conosceva
bene perché erano opere d'arte che aveva già visto, ma
non le aveva collegate a quella data specifica.
-Natale è una festa che cade il
25 dicembre. Nella tradizione cristiana si celebra la nascità
di Gesù, in epoca romana era il giorno dedicato al Dies
Natalis Solis Invicti, nel culto mitraico, epoca ellenistica e
romana, era il giorno di nascita del dio Mitra. In generale il Natale
si inserisce nell'ambito delle feste legate al solstizio d'inverno
celebrate in tutto il mondo durante il mese di dicembre-
Come prova di quello che diceva, UNO
proiettò un enorme planisfero con piccoli rettangoli che
indicavano la data e la festa corrispondente su ogni paese.
Erano tante, davvero tante, e si
concentravano nei paesi situati dal Tropico del Capricorno fino al
circolo polare artico, e tutte con date che andavano dal dieci di
dicembre in poi.
Gorthan sfiorò alcuni dei
rettangoli con la punta delle dita.
Dunque si avvicinava una festa, anzi,
più di una.
Ecco il perché di quelle
emozioni particolari.
-Affascinante. Celebrano il solstizio
d'inverno con molti momi diversi-
-Esatto. Ogni paese ha le sue usanze ed
alcuni giorni particolari, ma in generale sì, festeggiano il
sole e le giornate che si allungano-
-Perché? Da quando hanno
scoperto l'energia elettrica i terrestri possono avere luce come e
quando vogliono-
-Da circa duecento anni è così,
ma queste feste sono molto più antiche. Vedi, secoli e secoli
fa i terrestri non conoscevano l'astronomia o l'esistenza del cosmo.
Sapevano che d'inverno le giornate avevano poche ore di luce, fino ad
un giorno in cui la luce cominciava ad aumentare. Quel giorno era
ritenuto magico ed il sole era ritenuto un dio perché la
sopravvivenza si basava sulla crescita delle piante, che a loro volta
nutrivano gli animali. Non sapevano nulla della rotazione della Terra
e del cambiameto dell'inclinazione dell'asse terestre, e dunque ogni
anno il fatto che da quel giorno i minuti di luce aumentassero
sembrava loro un evento magico, da incoraggiare e festeggiare, perché
significava che avrebbero potuto nutrirsi-
Usanze primitive, dunque. Poco
razionale ma molto interessante.
-Capisco. Ma adesso sanno che il loro
pianeta cambia inclinazione e che è per questo che ci sono più
o meno ore di luce?-
-Certo che lo sanno-
-E sanno che non è una magia?-
-No, no, ormai lo hanno dimostrato
sceintificamente da secoli!-
-Eppure continuano a festeggiare-
-Be'... sì-
-Capisco. E poi si lamentano che è
sugli altri pianeti che manca la vita intelligente-
***
-Jingle bells! Jingle bells! Jingle all
the waaaaay!- L'eroe difensore della Terra irruppe nel piano segreto
cantando a squarciagola gioiose seppur stonate melodie.
-Ah, bene! Anche qui nel piano
supersegreto è arrivato lo spirito natalizio!-
L'ingresso del papero aveva portato una
ventata di quella cosa sconosciuta che Gorthan aveva solo intuito
quando osservava la città dall'alto.
Si girò verso di lui dalla
poltrona che aveva occupato, e con il libro che stava leggendo aperto
tra le mani guantate.
-Mi sto documentando sulla festa che
voi chiamate Natale-
In effetti attorno a lui c'erano
diversi monitor con proiezioni di alberi di natale, capannine
innevate, ghirlande natalizie, mappe del movimento della terra
attorno al sole; e poi mosaici raffiguranti scene eroiche, una fibia
d'argento che mostrava la lotta tra due re, uno con una corona di
foglie di quercia e l'altro con una corona di foglie di agrifolio; e
poi ancora candelabri ad otto bracci e cumuli di dolci rotondi e
coperti di zucchero a velo.
E biscotti di pandizenzero, ed il
famoso cerchio di pietre di Stonhenge, e poi ancora immagini
orientali di lanterne rosse e dolci bianchi e rosa...
Una quantità enorme di materiale
festoso, in mezzo a cui Gorthan sedeva su una poltrona come su un
trono, a contemplare tutto con i suoi occhi iridescenti e distaccati.
-Documentando? Ah, giusto, dimenticavo
che per te tutto è argomento di ricerca scientifica. E ti
piace?-
-La trovo interessante-
-Interessante?- starnazzò il
papero sconvolto -Solo interessante? Oh, andiamo! È
Natale!-
Dal nulla apparve la boccia verde che
conteneva il riferimento visivo di UNO.
-Cos'é tutto questo chiasso? Mi
state sovraccaricando la scheda audio!-
-UNO! Hai sentito?-
-Difficile non sentirti, anche per chi
ha sensori meno sofisticati dei miei-
-No! Non me! Gorthan! Insomma, ha detto
che il Natale è solo... interessante-
-E con questo?-
Erano state due le voci che avevano
risposto in perfetta sincronia: quella di UNO, simile alla voce di
Everett Ducklair, e quella bassa e profonda di Gorthan.
E Paperino non sapeva a quale
rispondere prima, motivo per cui passava da uno all'altro a becco
aperto.
-E.. e... come sarebbe a dire “E
con questo?”?! È con... tutto! Non si può dire
che il Natale è solo interessante come un esperimento
scientifico!-
-Andiamo, PK, lo conosce solo da un
paio di ore! Dagli tempo!- sbottò UNO. Ciò che diceva
era dettato dalla logica, ma il tono esasperato avrebbe potuto essere
molto umano.
-Vero: lo conosco da poco. Ho ancora
molto materiale da esaminare. Questo Natale è stato oggetto di
una moltitudine di trattazioni letterarie ed artistiche. Mi servirà
davvero tempo per apprendere tutto ciò che c'è da
sapere-
Paperino si grattò la testa per
un momento.
In fondo era possibile. L'evroniano
proveniva da un posto in cui mai si era sentito parlare di Natale, e
certamente avrebbe avuto bisogno di parecchio tempo per recuperare
centinaia di anni di tradizioni terrestri.
-E va bene, studia pure! Certo che ne
hai di cose da imparare! A proposito, cosa stai leggendo?-
Gorthan voltò il libro in modo
che Paperinik potesse vedere la copertina, ed appena lesse il titolo
lui scoppiò a ridere.
-Ahahah! Questa è proprio bella!
“Canto di Natale”! Questo vecchio avaraccio me ne ricorda
tantissimo un altro! Bene, vi saluto, gente! Io vado a casa!-
Non appena il papero fu uscito nel
piano segreto calò un silenzio improvviso. Era quiete, ma
sembrava anche che con lui se ne fosse andato qualcosa, come una
luce.
Gorthan si accorse che gli mancava il
sottile ronzio di quella cosa terrestre che non aveva ancora ben
identificato.
E soprattutto non capiva perché
una storia che parlava di fantasmi (cose classificate dai terrestri
come spaventose) ed un vecchio avaro odiato da tutti (comportamento
ritenuto dai terrestri deprecabile) avessero fatto ridere così
tanto Paperinik.
***
Per un paio di giorni lo scienziato
evroniano rimase immerso nella lettura. Dopo “Canto di Natale”
aveva cominciato “Come il Grinch rubò il Natale”
del Dr. Seuss.
Sembrava avere un talento per trovare i
libri in cui il Natale era trattato attraverso personaggi che secondo
gli standard terrestri erano classificabili come negativi.
Paperino lo osservava da lontano, a
volte di sfuggita ed a volte soffermandosi a scrutarlo, ma lui
cercava di non far capire che si sentiva osservato.
Poteva a volte cogliere le sue emozioni
quando si avvicinava troppo, ma avrebbe dato chissà cosa per
sapere esattamente cosa frullava nella testolina terrestre del suo...
custode? Carceriere? Guardiano?
L'arcano si svelò da solo un bel
pomeriggio, in cui il terrestre salì al piano segreto prima
del solito urlando “Evviva! Lavori di manutenzione! Sono
liberooo!”.
Il perché il papero sprizzasse
gioia pura all'idea di dei lavori era al di là della
comprensione di Gorthan, ma non fece in tempo a chiederglielo perché
il papero si era piantato davanti a lui.
-Tu hai studiato abbastanza! Ora
vestiti per uscire!-
-Uscire?-
-Sì, uscire! Sai, andare fuori
dalla torre, respirare un po' d'aria... hai dieci minuti per
cambiarti il pigiama!-
E sparì alla velocità
della luce.
Gorthan non ci aveva capito niente.
Le informazioni che il terrestre gli
aveva fornito erano poche e caotiche, e quelle che lui aveva dedotto
erano troppo frammentarie.
Inoltre insisteva a definire i suoi
abiti evroniani con lo stesso nome dei vestiti da notte terrestri.
Nondimeno, l'emozione che il papero si
era lasciato dietro era troppo bella per poterla ignorare, una
tentazione a cui lui non poteva in nessun modo resistere.
Decise di fidarsi di lui, come sempre
del resto, e si alzò dalla polrona per andare a recuperare i
vestiti terrestri che teneva nella stanza insieme ai suoi libri
preferiti.
Bambini nella neve che giocano
così, Nessuno è solo e poi non c'è mai
tristezza qui. E brilla ogni finestra o non so che cosa sia Quel
piccolo calore mai provato in vita mia.
Dunque
era quello il Natale?
Trovarsi
lì, in mezzo a tutte quelle emozioni, era
destabilizzante! Era immergersi in un brusio di scintille tutte
diverse tra loro ma tutte che risuonavano in armonia una con
l'altra! La felicità era dovunque e fluttuava tutto attorno
a lui come i fiocchi di neve nell'aria invernale. Davanti alle
vetrine scintillanti le persone stavano meravigliate, e di loro
provenivano ondate di desiderio o di gioia.
Erano centinaia di emozioni che lo
toccavano; alcune lo sfioravano solo superficialmente, altre invece
arrivavano a scuoterlo a fondo.
Nelle strade principali le vetrine dei
negozi scintillavano di luci, di addobbi, di tutto ciò che era
possibile immaginare verde, rosso, oro ed argento, oltre ad alberi
decorati con luci, fiocchi e luccicanti globi di vetro.
A vederli i terrestri producevano
esplosioni di felicità tanto intense da togliergli il fiato.
Accanto a lui il papero, smessi i panni
dell'eroe, emetteva in continuazione ondate di un'emozione che
Gorthan non riusciva ad identificare bene. Somigliava alla felicità,
anche a giudicare dal suo sorriso, ma era ancora di più. Era
qualcosa che gli dava le vertigini. Era la stessa cosa che
producevano i cuccioli dei terrestri che gli passavano accanto.
Il popolo della Terra aveva un vero
talento! Erano nel bel mezzo del momento più buio e freddo
dell'anno, eppure erano così felici! Creavano piccole luci
che proprio perché erano minuscole splendevano ancora di più
nell'oscurità, e con il freddo costruivano palle di neve e
piste di pattinaggio. Riuscivano a tirare fuori meraviglie dal
nulla!
Cos'è? Follia
quell'alberello che
sta lì e io non so più
perché. Perché lo coprono di luci colorate
e poi di stelle ritagliate,
di sorrisi e di allegria? Io
non capisco cosa sia!
Mi sembra gioia, sembra gioia
o forse il sogno è già
realtà? Chissà!
Il parco cittadino era ancora
diverso. C'erano sospese nell'aria emozioni positive ma, non più
caotiche, anzi erano rarefatte come l'eco di un canto lontano.
L'atmosfera era ovattata, e le luci non
erano abbaglianti come quelle della città ma solo i globi
sospesi dei lampioni. Il buio era prevalente nel parco, e la neve
scintillava come polvere di stelle nelle zone di penombra. Gorthan
ne vedeva la bellezza, e adesso che erano attorniati da meno gente
poteva concentrarsi sul flebile sussurro che la meraviglia che lo
circondava stava risvegliando dentro di lui.
Svoltarono ad un bivio e dietro la
curva del sentiero apparve qualcosa che lo fece bloccare nel bel
mezzo del movimento. La radura era buia, fatta eccezione per la
meraviglia che stava al centro: un bellissimo abete dai rami
spioventi, più grande di quelli che Gorthan aveva visto in
città, tra i cui aghi erano sospese minuscole luci azzurrine
che facevano capolino in un continuo luccichio.
Alle estremità dei rami
brillavano dei cristalli trasparenti a forma di fiocchi di neve, che
rendevano tutto ancora più luccicante. Era bello... era un
albero con delle luci attorno. Che cosa illogica! Perché
illuminare un albero? Perché era così bello?! Perché,
perché?! Cosa aveva? Perché non appena lo aveva
visto lui aveva provato uno strano formicolio nel petto?
-Vuoi avvicinarti?- gli chiese
Paperinik.
-Andiamo-
Vicino all'albero c'era già un
capannello di persone ad ammirarlo, e lì nei pressi una
bancarella con le tende rosse che vendeva dolci e le piccole fiaccole
che Gorthan aveva visto un po' dappertutto.
Era incredibile come i terrestri
riuscissero a creare qualcosa di così bello con uno strumento
terribilmente primitivo come la polvere pirica.
Erano arretrati, antiquati... erano
straordinari a cavare emozioni così pure da cose
semplicissime!
Arrivati vicino alle altre persone
Gorthan era circondato da emozioni che scoppiettavano attorno a lui
come quei lampi che sulla Terra chiamavano fuochi
d'artificio. Esplodevano in botti improvvisi oppure friccicavano
di energia come le piccole fiaccole che i cuccioli terrestri amavano
accendere ed agitare in aria mentre correvano attorno all'enorme
albero illuminato.
Quando passavano accanto a lui Gorthan
sentiva più forte che mai quell'emozione intensa, dolorosa,
struggente e bellissima, la stessa che aveva sentito per la prima
volta dalla cima della torre. Era un'emozione così pura ed
intensa! Avrebbe scambiato volentieri tutta la sua conoscenza per
poter produrre dentro di sé quell'emozione anche una sola
volta nella vita! Come sarebbe stato vivere in quel modo? Non
aveva mai desiderato cosi tanto qualcosa e non aveva alcuna speranza
di averla, mentre per i terrestri era tutto così facile! Per
loro era naturale portarsi dentro quel tesoro, così naturale
che neanche si rendevano conto di quanto erano fortunati! Li
invidiava ed allo stesso tempo li ammirava così tanto! Li
detestava con tutto sé stesso, li odiava di un odio feroce e
disperato, ma nonostante l'invidia che provava fosse così
forte da essere dolorosa mai sarebbe riuscito a fare del male ad uno
di loro. Voleva, eccome se voleva! L'odio era così forte
che sarebbe potuto diventare una rabbia che spazzava via ogni cosa,
ma spegnere per sempre le emozioni che tanto amava riempiva Gorthan
di un orrore tale che preferiva essere lui ad essere consumato
dall'invidia.
-Che cosa c'è? Sei pensieroso-
A volte sembrava il papero quello che
sentiva le emozioni.
-Sto solo... osservando-
-Ah, certo... e ti pia... cioè...
lo trovi interessante?-
C'era una strana sospensione nel modo
in cui Paperinik stava per chiedergli se il Natale gli piacesse ma
poi si fosse corretto usando termini che credeva che per lui fossero
più comprensibili.
-Tu vorresti che a me piacesse il
Natale, non è vero? Per questo mi hai portato fuori-
-Ah... be'... sì, è così,
non posso negarlo. Dai, come ti sembra?-
Gorthan non ne era sicuro e non voleva
mentire.
-La verità è che non lo
capisco, e che non mi piace come piace a voi terrestri. Ma lo trovo
molto, molto, interessante-
La tensione in Paperinik si allentò,
sostituita da un fuoco d'artificio di felicità.
Gorthan tornò a guardare
l'albero illuminato.
Le emozioni che lo circondavano erano
solo cose belle. Dunque
era quello il Natale che Paperinik voleva fargli conoscere? Dovunque
gioia, felicità, luce...
Voleva
essere anche lui felice in quel modo! E non poteva! Quel tipo di
felicità era al di fuori della sua portata! Avrebbe
dato chissà cosa per togliersi di dosso la sua scorza di
evroniano ed avere una mente terrestre, anche se per poco
tempo. Avere
un'anima, magari! Qualcosa che appartenesse solo a lui e che gli
permettesse di accendere dentro di sé una fiamma di gioia, di
amicizia, o di speranza.
Come
sarebbe stato essere davvero felice per le illuminazioni, per la
neve, per il calore del fuoco, per il profumo dei dolci, per la
compagnia?
-Devo
chiederti una cosa. Perché siete tutti così felici?-
-Ancora?
Perché è Natale!-
-E allora? So delle feste del
solstizio, ma non capisco perché il fatto che il vostro
pianeta si trovi ad una certa inclinazione del suo asse vi sembri
tanto speciale-
Paperinik lo guardò perplesso.
-Che cosa succede dove? Quale asse?-
-Il fatto che dal solstizio d'inverno i
minuti di luce aumenteranno- tentò Gorthan per essere più
chiaro.
-Ah, quello! Ma noi non siamo felici
per quello! O almeno io no... non ho mai fatto caso ai minuti di
luce-
-E allora... perché? Insomma,
c'è buio e c'è freddo, proprio le cose che il cervello
primitivo di voi terrestri teme di più, come fate ad essere
felici?-
-Perché... perché stiamo
tutti insieme, con i parenti, gli amici... sai, no? Le storie attorno
al fuoco, le castagne, qualche gioco...-
-Come mai?-
-Hum... sai che non ci ho mai pensato?
L'ho sempre fatto e basta, e come me tutti gli altri-
Gorthan era spaccato in due.
Da un lato la sua logica da scienziato
evroniano avrebbe voluto provare disprezzo per quel popolo di
sciocchi, che si erano messi d'accordo per essere tutti felici nello
stesso momento dell'anno senza nemmeno ricordarsi il vero motivo che
li aveva spinti a festeggiare in origine.
Dall'altro lato le emozioni che
producevano ed in cui lui era stato immerso fino a quel momento erano
così belle che, insomma, aveva davvero importanza che
derivassero dalla stupidità?!
-Ho letto che le luci che tenete accese
sulla Terra durante queste feste del solstizio servono ad
incoraggiare il ritorno della luce del sole, ma ormai vostri
scienziati ve lo hanno spiegato che la luce tornerà comunque.
Non vi sembra sciocco accenderle ancora?-
-Ma sono belle! Non ti pare un buon
motivo?-
Gorthan aprì il becco per
rispondere ma si accorse che non sapeva cosa dire perché
avrebbe voluto dire allo stesso tempo “sì!” e
“no!”.
-La luce tornerebbe comunque, che voi
facciate i vostri riti oppure no-
-Lo so, lo so... noi terrestri siamo
strani, va bene? Che c'è di male a sperare che succederà
qualcosa di bello anche senza motivo?-
-E se poi non accadesse?-
-Oh, bé... sarebbe una speranza
per il prossimo Natale!-
Gorthan rimase pensieroso a guardare
l'albero luccicante di fronte a loro.
Quello era un vero e proprio monumento
all'illogica!
Era tutta colpa del pensiero astratto
dei terrestri e della loro fantasia!
Se loro non avessero avuto tutta quella
capacità di immaginare, non si sarebbero inventati una
festa come il Natale! E neanche nessun'altra festa...
Ed invece erano tutti lì, felici
e contenti per un fenomeno che si ripeteva ogni anno da quando la
terra esisteva e che si sarebbe ripetuto per un altro paio di
miliardi di anni.
I terrestri accendevano le loro
fiaccole di polvere pirica, le lucine nelle case, sugli alberi, si
riunivano tutti assieme per fare rumore e mangiare dolci o fare
qualcuno dei loro riti portafortuna... all'improvviso a Gorthan venne
in mente una delle tradizioni del solstizio: il ceppo di natale.
Tutti appendevano i loro desideri, lo
decoravano, e poi lo bruciavano, proprio nel periodo in cui il loro
mondo usciva dall'oscurità.
Sarebbe stato solo un minuto di luce o
poco più ogni giorno, ma ci sarebbe stato, e Gorthan aveva
imparato proprio da Paperinik che bastava il più flebile
segnale di speranza per farli risollevare!
Forse era quella la soluzione!
-Non ha più a che fare con le
superstizioni sul ritorno della luce. Non è la luce del sole
che aspettate, è la vostra luce personale, di sperare in cose
nuove e belle. Per questo festeggiate ancora?-
Non sentendo risposta Gorthan si girò
ed accanto a lui non vide nessuno.
Eppure il papero non era lontano... era
appena più in là, vicino alla bancarella dei dolci, a
fare incetta di cibo terrestre a base di glucosio.
Gorthan scosse la testa con disappunto.
Sì, sarebbe stato molto bello
avere una mente così semplice da essere felice per cose
normalissime.
I
mostri non ci sono e gli incubi mai più E
tutto sembra bello come un cielo sempre blu. Io
sento il dolce suono di canzoni intorno a me, Profumo
di biscotti, odore di felicità!
Sulla via del ritorno le strade erano
meno affollate perchè i negozi erano ormai chiusi, e per
Gorthan non era più un caos assoluto di emozioni.
Riusciva a percepirle meglio, anche se
prima esserne sovraccaricato era stato... interessante.
Accanto a lui il papero non parlava ma
ugualmente non era silenzioso perché impegnato a sgranocchiare
rumorosamente una mela caramellata comprata alla bancarella del
parco.
Gli bastava una cosa così
semplice per essere immensamente felice!
Gorthan colse per un attimo il loro
riflesso in una vetrina mentre camminavano, ed il contrasto tra la
sua aria greve e quella spensierata del terrestre lo sorprese.
Anche le vetrine erano meno illuminate,
ma ugualmente si vedevano gli oggetti all'interno, e davanti ad una
di queste stava un capannello di piccoli terrestri.
Qualsiasi cosa stessero guardando,
Gorthan sentì che la volevano tutti alla stessa maniera, come
se stessero desiderando del cibo.
-Cosa succede lì? Cosa
guardano?- -Non lo so, sono tutti accalcati davanti, non ci
vedo... Ah, aspetta! Ho capito! È una nuova consolle per
videogiochi. Non mi ricordo nemmeno come si pronuncia il nome,
comunque è uno di quei giochi elettronici supertecnologici
pieni di funzionalità per cui i ragazzini vanno pazzi. Credo
che tutti loro la vorrebbero come regalo di Natale- Lo disse in un
modo strano. L'informazione in sé era piuttosto neutra, ma
l'emozione che l'aveva accompagnata era stata pesantissima. -Che
cosa succede?- indagò Gorthan. -Oh, niente, lascia
perdere- -Per favore. Per me è importante capire- -Oh, e
va bene! Io... ci sono delle persone a cui vorrei poterla regalare,
ma costa una cifra folle per me. Non riuscirò mai a pagare una
cosa del genere e mi dispiace perché so che li renderebbe
molto felici, ed io... io semplicemente... non posso!- L'emozione
del terrestre era densa, appiccicosa come pece che rendeva difficile
respirare. Era... angoscia? -Sei... sei triste ed arrabbiato
perché non puoi rendere felice qualcuno?- -Esatto. Ehi,
complimenti! Stai diventando bravo con le emozioni!-
È qui! È qui il
posto dove io vorrei restare per magia. Vorrei scaldarmi il cuore
e ridere e vivere, adesso voglio vivere! Lo voglio! Sì lo
voglio! Sì lo voglio e lo farò! Io lo saprò!
Io lo saprò se questo posto è vero o no! Che cos'è?
-Stavo pensando che nessuno dovrebbe
passare il Natale sa solo. Vorresti... non lo so... -
Gorthan si fermò a guardarlo,
perfettamente immobile e concentrato solo su di lui.
Era un papero piuttosto fragile,
infagottato in un giubbotto imbottito blu e con una sciarpa rossa
consumata attorno al collo, e si preoccupava per lui come se un
evroniano di alta casta avesse avuto gli stessi standard terrestri
per le festività.
Quanto poteva essere ingenuo e
meraviglioso!
-So che sembra assurdo, ma vorrei che
tu passassi il Natale a casa con me e con la mia famiglia. Lo so che
è una cosa assurda perché tu sei un evroniano ed io
sono il difensore della Terra, ma non potremmo mettere da parte
questa cosa dei nemici almeno per un giorno?-
Per un attimo Gorthan pensò di
accettare, perché per lui la prospettiva di trovarsi di nuovo
in mezzo a tutte quelle emozioni era più che allettante.
-Sarebbe poco saggio farmi conoscere le
persone che tu ami di più. Come hai detto tu, io sono un
evroniano e tu sei il difensore della terra, e questo non cambia
nemmeno per un solo giorno in tutto l'anno-
-Ma tu non faresti del male a me o a
loro! Andiamo, è Natale! Dovrei lasciarti solo?-
L'emozione del papero era... tagliente.
Era una lama che era arrivata a colpirlo senza preavviso,
strappandogli una smorfia di dolore.
Lui ci voleva andare! Voleva vedere
ancora com'era il Natale sulla Terra, voleva trovarsi di nuovo in
mezzo a tante fiammelle di speranza, e poteva solo immaginare quante
e quali emozioni si sarebbero create in mezzo a persone che avevano
legami così forti uno con l'altro.
I terrestri la chiamavano “famiglia”
quando si riunivano persone con gran parte del codice genetico in
comune.
Sarebbe stata una vera e propria
miniera di emozioni, e la sua natura più profonda di predatore
era all'erta, già fremente di aspettativa.
Per questo non sarebbe potuto andarci.
-Non posso accettare-
La delusione del terrestre era
palpabile.
Si era appena creata una frattura tra
di loro, come un'incrinatura sul ghiaccio. -Va bene. Capisco. Fai
finta che io non abbia detto nulla-
Gorthan non sopportava che Paperinik
producesse emizioni così pesanti.
Ad assorbirle per lui era come avere un
blocco di piombo nel petto, e non voleva che il terrestre se ne
andasse in quel modo. -Non preoccuparti per me. Io non mi
annoieró-
Dal nulla apparve l'ologramma verde di
UNO.
-Prima che tu te ne vada, papero
sbadato, non dimenticarti che hai un pacco da incartare e da mettere
sotto l'albero di Natale- -Ma cosa dici, UNO? Io non ho proprio
nessun... oh!- non aveva finito di parlare che uno dei bracci
meccanici creati da UNO gli scaricò addosso un pacco piuttosto
grosso e pesante.
Paperino dovette posarlo sul tavolo per
esaminarlo e capire bene che cos'era.
-Oh, no! Ma è davvero...? Non ci
posso credere!- L'emozione pesante di poco prima era completamente
scomparsa, spazzata via da un'ondata di felicità -Grazie, UNO!
Se tu avessi un corpo ti abbraccerei! Ma come lo hai pagato? Costa
una cifra assurda!- -Non l'ho comprato, l'ho costruito. Si da il
caso che questo specifico software per la realtà aumentata sia
stato sviluppato a partire da un brevetto di padron Ducklair, dunque
non è stato un problema assemblare un'unità extra,
senza passare dalla catena di distribuzione dei negozi- -Sei
incredibile! Grazie davvero! Ma come facevi a sapere che... un
momento... io lo avevo detto solo a...- Paperinik si voltò
verso di lui. -Gorthan?!-
Lo stupore del terrestre era tale da
confondere anche lui. -Sí, ho chiesto io ad UNO se poteva
fare qualcosa- spiegò. Non poté dire altro perché
il papero terrestre si era lanciato verso di lui, le braccia strette
attorno al suo torace fin dove la differenza di altezza gli
permetteva di arrivare, e gioia pura che scoppiettava
dappertutto. -Grazie, grazie, GRAZIE!!!- L'emozione lo investì
con la forza di un tornado. Non molti evroniani potevano dire di
essere stati oggetto di quel sentimento, e forse nessuno in maniera
così intensa. Le braccia di Paperinik strette attorno a lui
ma non per la lotta, quell'emozione che si mischiava alla felicità
più pura era... era davvero troppo! Non si rese conto che
stava provando qualcosa se non quando esplose, ed era come i fuochi
d'artificio delle emozioni terrestri, però era appena
scoppiato dentro di lui. Un boato assordante dentro il suo petto
che per un attimo aveva annullato tutto il mondo intorno e gli aveva
fatto vedere solo la luce più abbagliante.
Risuonava con quello che provava
Paperinik, ma era davvero la sua. Non era preparato. L'intensità
di quello che stava provando gli fece cedere le ginocchia e cercare
l'appoggio dell'unico essere vivente in grado di capirlo. Accecato,
stordito e confuso, Gorthan si trovò a sperimentare per la
prima volta il conforto di un abbraccio.
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Cantuccio dell'Autore
Salve a tutti! Passato buone feste? Io
tuttosommato sì, e soprattutto, come diceva Esmeralda nella
sua preghiera “Grazie per quanto possiedo già. Lo so non
è tanto, ma a me basterà”.
Questa one shot nataliazia è in
cantiere dall'inizio di Dicembre, da quando ho iniziato a mettere a
manetta musiche natalizie come sottofondo alle mie giornate.
Il parallelismo tra Jack Skellington e
Gorthan è così scontato che per un attimo mi sono detta
“naah... è troppo ovvio, non la scrivo”. Ed invece
ecco qui.
Magia di Natale, che posso dirvi?
Non sono sicura di come sia riuscita.
In certi punti mi sembra di avere allungato un po' troppo ed in certi
altri sono finita nel dark.
Fatemi sapere se vi è piaciuta,
come avreste gestito voi una storia del genere, o qualsiasi altra
cosa vogliate farmi sapere.
Inoltre vorrei spiegare una cosa che
per me è ovvia ma per voi che leggete forse no. Allora, io non
credo che gli evroniani siano privi di emozioni, credo piuttosto che
la capacità di provarne di complesse aumenti al salire di
casta.
Per dire, un soldato semplice prova
molta paura perché è quello che serve per obbedire ai
superiori, e magari aggressività diretta verso esemplari di
altre razze ma mai verso la propria; mentre un generale o uno
scienziato possono provare anche invidia per un parigrado (sempre
nell'ottica di compiacere i superiori) oppure rabbia o disappunto per
gestire i sottoposti.
Quello che manca completamente nella
gamma di emozioni evroniane in qualunque casta è l'empatia,
dunque tutta la parte di emozioni e sentimenti che hanno a che fare
con l'affetto.
Gli evroniani non formano legami
personali, non ne sono capaci perché la loro natura non lo
richiede, ed anzi creare legami di amicizia o di affetto reciproco va
proprio contro l'imperativo evroniano della collettività.
Da qui il fatto che la mutazione di
Gorthan viene vista tanto come un pericolo, e da qui anche il
conflitto di Gorthan con sé stesso, perché quando prova
delle emozioni non capisce cosa accidenti gli stia succedendo, sa
solo di essere diverso da tutti, e diverso per Evron vuol dire
automaticamente sbagliato.
Scusate lo spiegone, ma mi sembrava che
servisse.
Buon inizio di anno!
Makoto
Ps: l'albero di natale con luci bianco
freddo e con TUTTI gli addobbi luccicosissimi di Swarowsky è
un mio desiderio da sempre... lasciatemi sognare!
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