Con
un calcio, colpisco il nazista al ginocchio.
Cade,
colto di sorpresa. Mi alzo. Poi, rapido, mi impadronisco del suo
mitra.
Sono
compiaciuto e irritato. Questo idiota non ha capito nulla.
Crede
di essere invincibile, vestito della sua lucida divisa nera.
–
Muoviti!
– urlo. Devo andarmene, per portare la piccola Rachel in un
posto più sicuro.
–
Nein!
Tu prima deve spararme. – abbaia l’SS, tronfio.
Un
sorriso beffardo solleva le mie labbra. Quanto sono sciocchi i
nazisti…
Credono
di appartenere ad una razza superiore, ma non vedono la realtà.
Questo
cane di Hitler, ebbro della sua stupida superbia, non si è
accorto della mia resistenza alle pallottole.
La
sua mente morta, priva di qualsiasi pensiero e gonfia di slogan
stupidi, non vede l’ineluttabilità del suo destino.
Il
mio sorriso si accentua. Non dovrei uccidere un comune essere umano,
ma per questo idiota farò un’eccezione.
Non
provo nessun rimorso per quello che sto facendo. I nazisti, con la
loro follia, hanno riempito l’Europa di sangue e di morte.
Perfino
io, che pure sono immortale, non riesco a comprendere il senso di
questo crescendo di morte.
Inoltre,
non mi dispiace ostacolare i piani di quell’idiota di Hitler,
nei limiti delle mie possibilità.
Rido.
Stringo il mitra. Fisso la mia vittima.
Il
suo sguardo è sempre vacuo e tronfio.
– Se
lo dici tu… Siete voi la razza padrona. – rispondo,
ironico. Vi
credete i padroni del mondo, a causa del vostro sangue?
Bene,
a mio modo, vi darò il rispetto che meritate.
Spero
ne siate soddisfatti, miei signori.
Qualche
istante dopo, il crepitio delle pallottole fa giustizia di tanti
innocenti.
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