Somma di solitudini

di Duchessa712
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Somma di solitudini

Il foglio è bianco davanti a lei - Narcissa ha troppe emozioni segregate nel fondo degli occhi di ghiaccio e nessuno a cui confidarle.
La piuma sollevata a mezz'aria lascia macchie nere sulla superficie candida, profanandola, rovinandola.
Una macchia per ogni persona che l'ha abbandonata.

Andromeda - una macchia bruciata su un arazzo millenario, una traditrice, una codarda, la sorella preferita che non si è mai voltata per lei come per nessun altro.
Bellatrix - un fantasma, ormai, più di tutti i morti della loro famiglia, una marionetta dalla mente contorta e intrecciata come i capelli simili a serpenti di ombre e di fumo. La sorella che le è rimasta, che la spaventa, che ride di lei e delle sue paure di madre.
Sirius - folle, testardo, coraggioso. Più ribelle che traditore, vestito di oro e di rosso e ammantato da convinzioni vergognose e sbagliate. Quelle per cui è morto, ucciso dalla sua stessa famiglia. Una macchia di cenere, esattamente come Andromeda.
Regulus - il più piccolo che non ha mai capito quale fosse davvero il suo posto, erede e secondo al contempo. Le manca e lo disprezza più degli altri perché più degli altri era simile a lei.

Quattro macchie per quattro abbandoni, per quattro delle ferite che ha dovuto ricucire sul suo cuore, per quattro delle conversazioni che non può avere.

Malfoy Manor é silenzioso proprio come lei che ne è la padrona; é ghiacciato come le lacrime che si cristallizzano dietro le palpebre prima di poter solcare le guance affilate; è vuoto come la maschera che le hanno cucito addosso quando era bambina - la moglie, la madre, la Purosangue.

È sola Narcissa - come le gocce d'inchiostro su quella lettera che non sa a chi spedire, il foglio che vorrebbe riempire con tutte le cose che deve tacere.
È sola e silenziosa e a volte si chiede se non siano collegate, le due cose. Si chiede se ad agire per inerzia e a farsi trascinare non si finisca per perdere tutto, se a non mostrare mai la voce non si finisca per non avere niente.
È sola e stanca e abbandonata: di notte i fantasmi delle sue solitudini vengono a farle compagnia - la voce squillante di Andromeda, la luce negli occhi di Bellatrix, il ghigno sul viso di Sirius, l'innocenza su quello di Regulus.
La vita che da lei è sparita da tempo, che le hanno rubato, le sue sorelle e i suoi cugini, con le loro scelte e i loro abbandoni - e mai nessun addio, mai nessuna scusa per essersi presi pezzi di lei e averla riempita di niente, circondata dal niente.
Sola e senza famiglia - Draco e Lucius sono Malfoy, non sono Black, non hanno il suo sangue (non del tutto) e non possono capire (perché lei non può parlare).

Quattro macchie di inchiostro, quattro gocce di sangue nero - sangue Black, che le scorre nelle vene. Sangue di abbandono e solitudine.
Quattro come le lacrime che non si concede di versare nemmeno nel segreto della sua stanza, nemmeno quando è sola: la maschera è troppo saldamente attaccata al suo viso, certi insegnamenti non si possono disimparare - la madre perfetta, la moglie perfetta, la Purosangue perfetta.

Ripone la piuma e straccia il foglio sporcandosi le mani. Ecco, ora ce le ha indosso le sue solitudini, i suoi disertori, e sa che è impossibile e irrazionale ma le sente scivolare sotto la pelle e insinuarsi nelle vene, mescolarsi con il sangue, arrivare dritte al cuore.
Si è soli quando la solitudine (le solitudini, le sue sono quattro - cinque se conta se stessa. Conta, perdere se stessi, come rimanere soli?) la si porta avvolta intorno al cuore come una corazza di gelo impenetrabile?




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