Ancora vivo

di Helmwige
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Contesto: tra S1 e S2
Personaggi: Migs Mayfeld, Xi’an
Genere: introspettivo, angst
 
 
***
 
 
“Voglio dormire la notte.”
The Mandalorian, S02x07
 
 
Riemerge dal sonno con un gemito, non sa nemmeno lui se di sollievo o di dolore.
Le palpebre si sollevano di scatto, lasciando che le pupille corrano frenetiche per la cella in cerca del nemico. Quando non trovano altro che bianchi muri spogli di lucido metallo, le nasconde di nuovo sotto le ciglia.
Il tempo si dilata, assottigliandosi, e per istanti interminabili Migs non sente nulla, tranne il convulso pulsare del proprio cuore contro i timpani.
No, si sbaglia. C’è anche qualcos’altro. Un rumore sordo, strascicato, ritmato; raspa contro gli anelli cartilaginei della trachea e si trascina oltre le labbra socchiuse dell’uomo, portandosi via pian piano il panico che gli attorciglia le viscere.
Migs preme le dita contro gli occhi chiusi e si concentra sul movimento delle pupille sotto i polpastrelli. Si sforza di controllare il respiro affannoso, simile a un rantolo di agonia, mentre frammenti di incubi e ricordi gli si aggrovigliano nel cranio.
Vecchie urla riempiono l’aria stantia della cella. Grida di paura e lamenti lo circondano, schiacciandogli i polmoni…
 
La superficie rosa di Burnin Konn si è tinta di rosso.
Colpi di blaster e pioggia battente si mescolano davanti a Migs, accecandolo.
Pallidi cadaveri scheletrici invadono le strade di Ashheap, il cemento è disseminato di schizzi di sangue e arti scomposti. Minatori e raffinatori, donne e bambini, gente comune fedele all’Impero volgarmente tradita dall’Imperatore stesso.
Migs stringe il calcio dell’arma con forza, lo sguardo puntato sul viso disperato del civile denutrito davanti a lui. Riesce a scorgerne gli occhi, iniettanti di sangue e di bruciante follia.  
Il civile flette il braccio, la luce rossa del detonatore termico che stringe tra le dita lampeggia. Il tiratore scelto Mayfeld riesce ad elaborare a malapena l’immagine prima che l’abitudine prenda il sopravvento. L’indice avvolge il grilletto e il colpo centra l’uomo in pieno volto, trasformandogli il volto in un’orrenda maschera di sangue e ossa distrutte. Il detonatore rotola accanto al corpo dell’uomo prima di esplodere.
Preso in pieno dall’onda d’urto, Migs viene sbalzato via di un paio di metri. L’odore ferroso del sangue si espande all’interno del casco, mentre centinaia di stelle cadono davanti ai suoi occhi. Rimane immobile, intontito, con il sapore del proprio sangue sulle labbra. Sente la pioggia infilarsi attraverso le placche dell’armatura e si ritrova a desiderare di rimanere così per sempre.
Un desiderio che scompare appena le sue pupille tornano a vedere.
I raggi laser degli incrociatori imperiali, sospesi sopra le nuvole rosa, impattano contro Burnin Konn. Il pianeta trema mentre la città di Arcis, a poche decine di miglia da Ashheap, viene rasa al suolo. E con lei, migliaia e migliaia di innocenti.
 
“Detenuto 34667, avvicinati alla porta. Mani dietro la testa.”
La voce metallica del droide di sicurezza lo riporta al presente, trascinandolo via dalla distruzione.
Migs si mette a sedere, il corpo ricoperto di sudore freddo e scosso dai brividi. Si muove piano, con cautela, cercando di tenere a bada la nausea che gli ondeggia nello stomaco. Un sorriso artificioso gli solleva gli angoli della bocca, trasformandogli il volto nella solita maschera strafottente.
“Cosa prevede il menù di oggi?” chiede, la voce rauca che gratta contro la gola. Sotto la lingua sente ancora il retrogusto acido di angoscia e bile.
“Sei stato assegnato ai campi di Karthon.”
La porta della cella si apre e il droide – un ammasso di circuiti cromato appena uscito dalla fabbrica – gli ammanetta i polsi.
“Si preannuncia divertente,” ghigna Migs.
Non sa nemmeno lui da dove prende l’autocontrollo per fare lo spiritoso. Eppure, lo trova sempre: è l’ultima briciola rimastogli della vita da imperiale.
E mentre l’eco delle urla di Burnin Konn gli rimbalza di nuovo nelle orecchie, le sue mani si stringono le une alle altre, stritolandosi le dita a vicenda.
‘Ancora vivo.’
Se lo dice ogni volta che si sveglia. Due parole ripetute all’infinito nella sua testa: un tentativo maldestro di esorcizzare l’incubo – lo stesso, sempre uguale – che da anni lo terrorizza nel sonno.
La risata canzonatoria di Xi’an riempie il corridoio della prigione quando Migs e il droide passano davanti alla sua cella. I Lekku violacei della Twi’lek spuntano tra le sbarre, incorniciando il ghigno beffardo di lei.
“Piagnucoli così tanto nel sonno che ti riportano dalla mamma?”
Migs le scocca un’occhiata veloce, rispondendo alla risata della Twi’lek con un largo sorriso. “Oggi sei adorabile, Xi’an.”
I denti appuntiti della Twi’lek scintillano derisori prima di sparire dietro la porta blindata.
Migs districa le falangi e le stringe nei pugni. Le unghie si conficcano nella carne.
‘Ancora vivo.’
 
 
***
 
 
Note:
Nel Capitolo 15 di The Mandalorian viene citata una certa Operation Cinder (Operazione Cenere). Per chi non lo sapesse (chi lo sa può saltare a piè pari tutto il papiro), alla morte dell’Imperatore alcuni pianeti strategici per l’Impero vennero distrutti per ordine postumo dello stesso Palpatine. Uno di questi era Burnin Konn (pianeta reso rosa dall’attività mineraria), dove Migs Mayfelf era di stanza. Inizialmente, l’Impero tagliò i viveri alla popolazione, costringendola alla fame. Quando gli abitanti si resero conto che sarebbero di lì a poco morti di stenti, cominciarono le rivolte. A quel punto, l’Impero, incurante delle guarnigioni di soldati che si trovavano ancora lì, distrusse il pianeta.
Migs Mayfeld afferma di essersi trovato a Burnin Konn durante l’Operazione. Non ho trovato spiegazioni esaustive riguardo a come si sia salvato, quindi ho ipotizzato che l’Impero avesse fatto esplodere le città del pianeta in momenti diversi (nel caso specifico, prima la città di Arcis e successivamente quella di Ashheap, dove si trovava Migs, dandogli il tempo per scappare).
 
Glossario:
Twi’lek: è la razza a cui appartiene Xi’an, l’ex “collega” di Din che compare in Capitolo 6.
Lekku: sono delle “code” che crescono sulla testa di alcune specie aliene, come i Togruta o – appunto – i Twi’lek.
 
Angolino oscuro dell’autrice:
Migs Mayfeld è un personaggio che ho adorato nella seconda stagione, l’ho rivalutato totalmente. Spero, dunque, di avergli reso giustizia.
Perdonate le note lunghe, ma era l’unico modo di spiegare il riferimento che i produttori della serie hanno buttato a tradimento nel bel mezzo del Capitolo 15.
Ora basta, sparisco. Ret'urcye mhi, vode! Che la Forza sia sempre con voi,
Helmwige 




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