Corro,
preceduto da Chiara.
Il
cuore martella le mie costole e gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Sebastiano,
amico mio, il mio pensiero è fisso su di te.
Ho
paura di sapere, ma sento la necessità di conoscere la verità.
Sei
stato picchiato dai sicari di Costacurta.
Mi
risuonano nella mente le parole beffarde di quel bastardo, rotte
dalle sue risate.
Con
crudele gioia, mi ha annunciato la tua morte, poi ha smentito questa
notizia, compiacendosi della mia reazione di rabbiosa angoscia.
Non
immagina il destino che lo attende e pensa di essere protetto dal suo
denaro.
Se
Sebastiano morisse, io distruggerò quel criminale con maggiore
tenacia.
Il
mondo non sarà abbastanza grande per nasconderlo alla mia
vendetta.
Tutti
i suoi soldi e le sue amicizie altolocate non saranno muri
sufficienti per difenderlo dal mio odio.
Qualche
istante dopo, ti vedo e un brivido attraversa la mia schiena.
Cosa
ti hanno fatto?
Non
riesci ad appoggiare la gamba destra e il tuo volto è gonfio e
nero di lividi.
D’impeto,
mi precipito da te e ti stringo tra le mie braccia.
Tu,
così forte e ironico, mi sembri così fragile in questo
momento.
– Vado
a chiamare un’ambulanza. In quelle condizioni, è
rischioso portarlo in macchina in ospedale. – interviene
Chiara, la voce tremante d’angoscia.
Distrattamente,
annuisco e lei torna indietro. Ha ragione.
Tu,
amico mio, hai bisogno di cure urgenti e trasportarti in macchina
sarebbe pericoloso.
La
mia mano destra, leggera, sfiora i tuoi capelli in una gentile
carezza, mentre l’altra massaggia la tua schiena.
Stai
tremando di terrore e comprendo la tua reazione.
Sei
stato massacrato di bastonate e pugni e non hai avuto la possibilità
di reagire.
Ed
è orribile essere completamente in balia di soggetti privi di
scrupoli.
Anche
io avrei paura, se mi trovassi in una situazione simile.
Cauto,
alzi il tuo viso e i tuoi occhi castani, lucidi di lacrime e
vergogna, incontrano i miei.
–
Perdonami…
Non ho saputo reagire… Mi hanno colto di sorpresa e ho avuto
paura di morire... – pigoli, mortificato.
Ansimo
e le mie mani si stringono con ancora più forza attorno al tuo
corpo martoriato. Ho avuto paura di perderti e voglio sentire la tua
pelle contro la mia.
Nulla
mi importa in questo momento, se non la tua rassicurante presenza.
– Stai
tranquillo. Ora, sei al sicuro. Ti difenderò, amico mio. –
mormoro. Presto, starai meglio.
In
ospedale, ti cureranno e tornerai a lottare
assieme a me contro le ingiustizie.
Eppure,
perché mi sembra di mentire a me stesso?
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