Diventando Indiana Jones

di IndianaJones25
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IX.
PRINCETON, NEW JERSEY, GIUGNO 1910

   Erano trascorsi quasi due anni e mezzo da quando avevo lasciato la loro casa di Princeton. Fare ritorno adesso, dopo quel lunghissimo viaggio attorno al mondo, sembrava strano; eppure gli avvenimenti erano stati tanti e tali che, a conti fatti, il tempo era volato via davvero in fretta.
   Indy aveva lasciato quella città che si sviluppava sempre più sottraendo spazio alla campagna e le mura familiari di casa che era ancora un bambino e vi faceva ritorno ormai alle soglie della prima adolescenza. Ma non erano stati soltanto l’età e lo sviluppo fisico a irrobustirlo, a renderlo più alto e più forte. Era stato tutto ciò che aveva visto e conosciuto a mutarlo per davvero. Nel volgere di quei lunghi mesi, aveva vissuto esperienze che, ne era sicuro, lo avrebbero cambiato per sempre.
   Adesso aveva una nuova percezione del mondo e, con essa, aveva una nuova coscienza di sé. Ora si rendeva conto alla perfezione di come l’universo fosse quanto di più lontano e vasto dai luoghi della sua infanzia. D’ora in poi, quelle mura, quella strada e quei campi non avrebbero rappresentato altro che una nuova partenza, non il suo orizzonte. Lui era andato nel mondo una volta e ci sarebbe tornato per sempre. Si sentiva il sangue rimestare nelle vene, sentiva addosso a sé una nuova energia e una nuova consapevolezza di tutto: niente e nessuno sarebbe più stato in grado di tenerlo fermo in un solo luogo troppo a lungo.
   Suo padre, trascinandolo in quell’interminabile ma affascinante viaggio, ricco di spunti che lo avevano segnato per sempre in maniera indelebile, aveva inconsapevolmente fatto emergere la sua vera natura; e, facendogli conoscere luoghi meravigliosi e persone straordinarie, lo aveva incamminato per davvero sulla strada della sua vita. Ormai non si sarebbe più potuti tornare indietro: il solco era stato tracciato, pensare di cambiarlo adesso sarebbe stato assurdo.
   A dire il vero, nel proprio intimo, Henry era ancora convinto di poter fare del ragazzo uno studioso serio e ponderato di letteratura; non faceva altro che parlare di quando Junior avrebbe raggiunto l’età giusta per affrontare gli studi universitari, diventando un letterato come suo padre. La sua speranza, di cui non faceva nessun mistero, era che il figlio, apportando nuove scoperte alle sue ricerche, guardando le cose con mente più fresca ed elastica, lo avrebbe aiutato a condurre a termine la sua impresa di ritrovare il Santo Graal.
   Ma Indy, ormai, era più che certo che non sarebbe stato quello il suo destino. E, ironia della sorte, era stato proprio Senior a incamminarlo verso un traguardo assai differente da quello che lui stesso aveva scelto per l’unico erede.
   Non sapeva di preciso dove ciò lo avrebbe condotto, ma ormai il dado era stato tratto e niente e nessuno avrebbe più potuto rimescolare le carte in tavola. Alle soglie degli undici anni di età, Indiana Jones aveva già compreso che la sua vita era mutata e aveva capito in quale direzione si sarebbe snodata. Non sarebbe mai divenuto uno studioso di letteratura come sognava suo padre; né sarebbe mai stato lontano dai guai come sperava sua madre. Queste erano cose che non facevano per lui.
   Tuttavia, c’era una cosa che, in quei due anni e mezzo, non era affatto mutata. Qualcosa che non aveva fatto altro che attendere il suo ritorno con una fedeltà di cui nemmeno il più onesto tra tutti gli esseri umani sarebbe stato capace.
   Si preannunciò con un sordo tamburellare sulle assi del pavimento, subito seguito da una serie di latrati sempre più alti. Con una spinta, la porta venne spalancata e sbattuta contro il muro, mentre l’abbaiare festoso riempiva tutta la stanza.
   «Indiana!» gridò il ragazzino, con le lacrime agli occhi per l’emozione.
   Si inginocchiò e il grosso cane gli si gettò tra le braccia, leccandogli il viso e rotolandosi in preda a una gioia incontenibile.
   Sogni di avventura e illusioni sul futuro scomparvero dalla sua mente. Ora c’era solo la felicità di essere di nuovo insieme al suo più grande amico. Tesori e nuovi giri del mondo avrebbero dovuto attendere. Adesso c’era un’intera estate da spendere, come in passato, tra rincorse sui prati e giochi arditi e spericolati in mezzo ai campi, senza nessun altro pensiero nella mente al di fuori del divertirsi insieme.
   Perché, anche se a volte scorre fin troppo in fretta, in certi casi il tempo sa pure rimanere sospeso.




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