And she
said I don't like you
You can't
stand me
I can't
love you anymore than this
(For the girl – The Fratellis)
From
A
to Z [nothing but a chemical reaction]
Aguzzi: non c’era parola che potesse meglio descrivere
i denti di Suigetsu. Il passatempo preferito di Karin era deriderlo per questa
sua… particolarità, per
lo più affibbiandogli simpatici soprannomi dal sapore decisamente
ittico. Ma quando dopo l’ennesimo “È tutto qui quello che
sai fare, razza di sardina sott’olio?” si era ritrovata con i denti
di Suigetsu sul collo, aveva capito che le sardine avevano poco a che vedere
col suo compagno di team.
Baciando una vipera come Karin, Suigetsu si chiese se non
corresse anche lui il rischio di morire avvelenato. Poi, quando la mano di lei
gli sollevò la maglia, il suddetto shinobi
scrollò le spalle con noncuranza. Forse, per quello, ne valeva proprio
la pena.
Crudele e senza cuore, decretò Suigetsu guardando
Karin civettare maliziosamente con Sasuke. La
ragazza, pur essendosi accorta di lui, aveva continuato ad avvicinarsi
all’Uchiha, stordendolo con le sue chiacchiere.
Ok, riconobbe, avevano deciso di comune accordo di non rendere pubblica la loro
relazione, ma adesso l’arpia stava esagerando. Allontanandosi da quella
scenetta disgustosa, un solo pensiero gli attraversò la mente: oh, gliel’avrebbe
fatta pagare.
Delitto passionale, sì; in fondo questa era una scusa
più che valida per giustificare quello che stava facendo, non
c’erano dubbi. Anche se, si disse Karin rinforzando la stretta attorno
alla gola di Suigetsu, uccidere quest’ultimo poteva anche essere
considerato un “servizio reso all’umanità”.
Effetti collaterali, quelli causati dalla sua vicinanza. Perché Karin
sapeva che se le sue tempie pulsavano, i capelli le si rizzavano in testa come
spilli ed il suo corpo sembrava attraversato da violente scariche di
elettricità, la colpa era solo da attribuire a Suigetsu.
« Fottiti, idiota! ».
«
Razza di arpia, hai davvero intenzione di lasciarmi così? ».
«
Certo! ».
«
Stronza che non sei altro! ».
«
Beh, avremmo concluso qualcosa se solo tu non avessi aperto bocca e
detto una delle tue cazzate! » sbraitò
infine Karin, andandosene dalla stanza con passo svelto.
«
Ehi… non starai dimenticando qualcosa? ».
La ragazza
si voltò di scatto, guardandolo in tralice.
Sulla
soglia, però, Suigetsu sorrideva malignamente, sventolando in aria il
suo reggiseno.
Giaceva tra le macerie, priva di sensi, mentre le nove code
di Kyuubi fiammeggiavano poco lontano. Sasuke gli gettò un’occhiata cupa, sbraitandogli
di seguirlo, ma Suigetsu non si mosse.
Rimase a fissarla, immobile per secondi che parvero secoli.
È solo
priva di sensi,
si disse, troppo spaventato per controllare. Dannazione, è solo priva di sensi.
«
Hai capito quello che ho detto?
».
«
Eh? No! ».
Suigetsu
scosse la testa, esibendosi nella sua migliore faccia da schiaffi. Non che non
avesse sentito lo starnazzare di Karin, ma certe volte sentirla gracchiare
parlare era perfino piacevole!
Il loro era un rapporto aperto, ovvio, e di certo non erano
una di quelle coppiette sempre intente a scambiarsi
tenerezze e melensaggini. Per fortuna.
Ma
Suigetsu -imbavagliato, legato come un salame ed appeso al soffitto, colpevole
di aver parlato con una provocante kunoichi del
fulmine- non poté fare a meno di chiedersi che malsano concetto di
“relazione libera” avesse Karin.
“La miglior arma è l’indifferenza”
disse molto tempo fa qualcuno di saggio. Evidentemente, pensò Karin dopo
aver stordito il suo amato compagno di team con un violento pugno, questo
“qualcuno” non aveva mai conosciuto Suigetsu.
“Morirei insieme a te!” era
l’insopportabile tiritera di certi innamorati particolarmente
melodrammatici. Nell’udire queste parole Suigetsu roteava gli occhi e
storceva il naso: altro che morire, lui con Karin era perfino disposto a
vivere!
Il che, ad
essere sinceri, avrebbe comportato un coefficiente di sofferenza ben maggiore.
Onestamente, quante persone mentalmente sane avrebbero
accettato di passare una notte con Karin? Era un’arpia, era una strega,
era acida da far paura, era folle, era isterica, era perennemente incazzata,
era instabile, era irritante, era offensiva, era violenta, era fastidiosa,
era…
Sì,
Suigetsu si riconobbe ufficialmente pazzo.
Potrebbe essere colpa di una strana malattia tropicale, si dice
Karin. O forse di un’insolazione violenta, o di una botta in testa della
quale non ricorda più nulla. Potrebbe essere perfino vittima di un
tremendo genjutsu perfettamente riuscito!
O forse, ammette,
potrebbe essere che Suigetsu le piace veramente.
Quando Suigetsu le sfilò la maglia, Karin
scoppiò in una risata cristallina, trascinandolo sopra di sé sul
futon. Fece scorrere le labbra lungo il suo collo, poi ribaltò le
posizioni – il merluzzo doveva pur capire chi comandava tra i due, no?
« Ehi,
Sasuke ci aspetta per discutere dell’attacco a Konoha » li aveva avvisati Juugo,
mantenendosi saggiamente oltre la porta. Ma, evidentemente, l’Uchiha e i suoi piani di vendetta erano l’ultima cosa
che interessava ai due.
« Resta qui! » ringhia Suigetsu in direzione della
ragazza. « Vuoi farti ammazzare? ».
«
No! E tu? » ribatte lei, afferrandolo per il
collo della maglia.
«
Non ho bisogno dell’aiuto di una femmina!
».
«
Sei ridicolo! » sbuffa. « Due ninja sono
sempre meglio di uno, soprattutto se stupido come te! ».
«
Oh, falla finita » grida esasperato. « Se
non ti conoscessi direi che ti stai preoccupando ».
Karin tace
un secondo, meditabonda, prima di berciare un irato:
« E
se così fosse?! ».
Stesso
team, stesse missioni, stesso obbiettivo. Era solo per un tremendo scherzo del
destino che persone differenti come loro si trovassero a condividere più
cose di quanto avessero mai immaginato.
Però
Suigetsu, esaminando il livido violaceo che Karin gli aveva appena lasciato, si
ritrovò –per una volta- a ringraziare la sua “cattiva”
sorte.
« Tre settimane e tutto sarà finito »
mormorò Karin, dopo aver ascoltato il piano per la distruzione della
Foglia.
«
Beh, non sei contenta? Io parecchio: non sentirò più la tua voce
irritante! » commentò Suigetsu,
scoppiando in una fragorosa risata.
Karin,
offesa, spostò lo sguardo, senza nemmeno la voglia di replicare o
ricoprirlo d’insulti.
No, non
era contenta e, per una volta, la colpa non era di Suigetsu.
Non del tutto.
Urticante.
Se bastasse un aggettivo per definire una persona, Karin sarebbe urticante. Dolce come l’acido
citrico, delicata come la soda caustica.
Ma
Suigetsu non è tipo che si arrende facilmente. Dopo tutti i pugni e le
offese, non sarà di certo qualche piccola piaga a fermarlo.
Verso
mattina, quando il sole stava per sorgere ma l’alba non era ancora alle
porte. Quello, in definitiva, era il momento preferito da Suigetsu.
Forse per
via dell’aria frizzante, o per via del silenzio.
O
semplicemente perché nemmeno Karin aveva più fiato per urlare.
« Zero spaccato! »
annunciò Karin, indicandolo.
«
Dici a me? ».
«
Sì! È il voto che ti do in confronto a Sasuke-kun
» celiò lei, ravvivandosi i capelli.
« Non avrai mai la sua classe, il suo stile, il suo portamento…
».
«
…allora perché vieni a letto con me? » la spiazzò
Suigetsu, con un sorriso da pescecane.
Karin
scrollò le spalle, ostentando noncuranza.
« Mi
limito a fare delle… » cercò accuratamente il termine adatto
« ricerche di mercato! »