Qualche
minuto dopo, con uno scatto metallico, si aprì e, accompagnati
da un dottore basso e tarchiato, entrarono Nanà e il professor
Izumi.
La
ragazza, accortasi del risveglio di Kyoshiro, accelerò il
passo, si gettò sul petto di lei e lo strinse in un forte
abbraccio.
–
Ouch…
Nanà… – balbettò il pilota, sorpreso
dall’impeto di lei.
–
Kyoshiro,
sei salvo! Non sai quanto abbiamo sofferto in questi giorni. –
esclamò la ragazza, il
tono palpitante di gioia.
Finalmente, il loro amico aveva ripreso coscienza.
Era
debole e provato, ma non era immerso in quell’orribile e
macabro sonno, simile alla morte.
Quelle
giornate erano state un incessante, eterno pendolo tra angoscia,
speranza e disperazione.
Avevano
temuto di vedere morire Kyoshiro per mano di quello scarto umano di
Miwa.
–
Nanà,
puoi allontanarti? Il dottor Hirado deve fare i suoi controlli e tu
non gli rendi il lavoro facile. Potrai
abbracciare e stritolare Kyoshiro dopo.
– la rimproverò
il padre, bonario. In realtà, condivideva la gioia di sua
figlia per quel fausto esito.
Lo
spirito di combattente del pilota aveva vinto quell’ardua e
faticosa battaglia.
Il
suo sguardo, per alcuni istanti, si adombrò e le rughe sulla
fronte si accentuarono. Anche lui aveva temuto di dovere seppellire
il giovane pilota.
Tante
volte l’aveva rimproverato per il suo cinismo e il suo
carattere chiuso, ma non poteva negare di esserglisi affezionato.
E,
quando aveva veduto Kazuya scendere dall’aereo, il corpo inerte
di Kyoshiro stretto tra le braccia, accompagnato da Nanà,
aveva creduto di crollare sul pavimento.
Una
giornata di riposo, da lui concessa per rigenerare le energie dei
suoi ragazzi, si era tramutata in un incubo!
Quel
sangue, che arrossava un’improvvisata benda stretta attorno al
suo petto, pareva un monito di morte.
Per
fortuna, era riuscito a mantenere il controllo dei suoi nervi ed
erano stati in grado di portarlo nella sala operatoria della base.
La
giovane, sentendo le parole del genitore, annuì e si allontanò
dal letto di Kyoshiro di circa dieci passi.
Il
medico controllò i parametri vitali del giovane, poi sollevò
la testa e sorrise.
– E’
fuori pericolo, ma non fatelo stancare troppo. E, se notate segni di
sofferenza da parte sua, non esitate a contattarmi. Ora, scusatemi,
devo andare. Altri pazienti hanno bisogno di me. – spiegò
il dottore.
– La
ringraziamo, dottor Hirado. Faremo quanto ci chiede. – lo
congedò il professore, con
un lieve cenno della testa.
Il
medico chinò la testa brizzolata in un cenno di saluto, poi si
allontanò.
–
Professore,
mi dispiace di non potere essere utile nelle future
battaglie,
ma mi sento troppo debole. E’ come se mi fosse passato un treno
sul torace. – dichiarò lo spadaccino ad un tratto,
mortificato.
Sorpresi
da quelle parole, Kazuya e Nanà gli lanciarono sguardi
interrogativi. Nessuno di loro avrebbe preteso da lui una simile,
ardua prova.
Per
loro, in quel momento, contava la sua completa guarigione.
E,
pur di aiutarlo, non avrebbero esitato a combattere da soli le loro
battaglie.
A
quelle parole, un mezzo sorriso sollevò le labbra dello
scienziato.
– Non
preoccuparti, è naturale che tu ti senta così. Il colpo
che hai preso ha sfiorato il cuore e hai avuto una imponente
emorragia. Per questo, sei rimasto in coma per cinque
giorni. Ora, hai bisogno di riposo assoluto. E
non pensare nemmeno a salire su Galbar.– gli ingiunse,
ironicamente minaccioso.
Poi,
il suo sguardo si oscurò e si sfregò le mani in un
gesto di nervosismo.
– Che
cosa c’è, professore? – domandò Kazuya,
stupito dall’improvviso oscuramento dei suoi occhi. Era
insolito un tale turbamento in un uomo solido come il loro mentore.
Quale
sentimento turbava la sua mente?
–
Anzi,
forse è colpa mia, se
è accaduto tutto questo.
Non avrei dovuto concedervi quel giorno di vacanza. – affermò,
lugubre.
–
Non
voleva certo farci morire. Perché
si incolpa?
– domandò
il pilota di Daimovich, perplesso.
Lo
sguardo dello scienziato, attento, si posò sui tre giovani.
Nessuno di loro lo incolpava di quella sfiorata tragedia.
La
loro fiducia verso di lui si manteneva integra.
Eppure,
lui non riusciva a non provare frustrazione per gli avvenimenti.
Miwa,
così imbevuto di fanatismo, non aveva accettato i limiti a lui
imposti dalla politica e aveva tentato di uccidere Kazuya.
Il
suo odio cieco per il pilota di Daimovich non si fermava davanti a
nulla.
Aveva
assoldato un gruppo di sicari e aveva attaccato i tre piloti in un
momento di estrema vulnerabilità.
– E’
vero, io non volevo certo farvi morire. Ma questo non cambia la
realtà: sono stato ingenuo e imprudente. Non ho tenuto conto
della tenacia di Miwa e ho permesso a lui e ai suoi scagnozzi di
attaccarvi. – obiettò, testardo.
– La
realtà ha sempre un doppio volto, professore. Bisogna sempre
trarre il meglio da ogni situazione. – replicò
lo spadaccino, un lieve sorriso sulle labbra.
Lo
scienziato, sentendo quelle parole, sbarrò gli occhi in segno
di sorpresa.
– Che
cosa intendi? – chiese poi.
Lo
sguardo del giovane, per alcuni istanti, si oscurò e la sua
bocca si piegò in una smorfia seria.
– So
che è orribile fare simili affermazioni, ma sono contento che
Miwa sia morto. Non avremo più l’incubo suo e delle sue
minacce. Almeno a questo è servito prendere quel
proiettile, oltre a proteggere Kazuya. – affermò, il
tono convinto, percorso da una nota di ironia.
Con
un cenno della testa, il pilota annuì e poggiò la mano
destra su quella dell’amico, presto imitato da Nanà. Sì,
condivideva le sue parole.
Con
la morte di quel militare privo di qualsiasi senso dell’onore,
tutti si erano liberati della sua minaccia.
Potevano
proseguire la battaglia senza le sue interferenze.
Ad
un tratto, un lampo di preoccupazione balenò nello sguardo di
Kyoshiro.
– Che
ti succede? – domandò Nanà, sorpresa da
quell’improvviso mutamento di espressione.
Per
alcuni istanti, lo spadaccino rimase silenzioso, meditabondo.
–
Kyoshiro,
tu hai paura di qualcosa. Non tenerti tutto dentro, perché
potrebbe riguardare anche noi. – intervenne lo scienziato, il
tono calmo, seppur deciso.
–
Professore,
la notizia della morte di Miwa sarà giunta agli alti gradi
dell’esercito. Come l’hanno presa i militari? Vogliono
istituire un processo contro di noi? Non vorrei che foste in pericolo
a causa mia.– rispose,
il tono tremante di preoccupazione.
Sentendo
le parole dello spadaccino, lo scienziato curvò le labbra in
un sorriso.
–
Capisco
la tua preoccupazione, ma non
devi preoccuparti. I militari
non faranno nulla contro di voi. – lo rassicurò.
–
Come
è possibile? Miwa, per quanto esautorato dal suo ruolo, era un
militare. E l’esercito protegge i suoi membri, anche contro le
evidenze dei fatti. –
obiettò
Nanà, meravigliata. L’esito di quella vicenda pareva
felice, malgrado le loro angosce, ma non poteva negare una certa
apprensione.
– E’
vero, Nanà. Ma Miwa, con le sue azioni scriteriate, ha messo
in pericolo troppe persone, con
gravi danni di immagine alle forze armate.
Inoltre, non tutti i militari erano dalla sua parte. Con la sua
morte, si sono liberati di un elemento pericoloso e
instabile. Come ha detto
Kyoshiro, non abbiamo più nulla da temere da lui. –
affermò lo scienziato.
Guardò
i tre giovani. Kazuya
e Nanà circondavano di affetto e premure lo spadaccino e lui,
pur schernendosi dietro un’apparenza ironica, era felice.
Il
suo sguardo, di solito sarcastico e tagliente, era lucido di emozione e gioia.
Non
riusciva a dissimulare le sue più autentiche emozioni.
Sono
contento di essermi sbagliato su di te., pensò,
compiaciuto. Aveva commesso un errore verso di lui e lo aveva
ritenuto crudele, malgrado fosse un loro fedele alleato.
Si
era lasciato ingannare dalla sua lingua tagliente e non aveva saputo
vedere la sua autentica natura.
Pur
senza volontà cosciente, lo aveva ritenuto incapace di
soffrire.
Kyoshiro
aveva distrutto questa sua convinzione e aveva protetto Kazuya, con
grave rischio della sua vita.
Forse,
non sbagliava quando diceva che la realtà aveva sempre due
facce.
Anche
per lui era stato un evento dall’aspetto doppio.
Aveva
temuto anche lui, come tutti, di perdere il pilota di Galbar.
Però,
pur nello strazio e nell’angoscia di quelle giornate, aveva
avuto modo di riflettere sul suo errore di valutazione.
Era
ben felice di essersi sbagliato, ma aveva temuto di non potere
rimediare.
Quando
Kyoshiro aveva riaperto gli occhi, il suo cuore era stato invaso
dalla felicità.
Il
suo errore era rimediabile.
E
lui non si sarebbe lasciato sfuggire una simile occasione.
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