Calma,
Lauren scende i gradini.
Su
di lei, incombe il cielo, grigio di nubi, illuminato da lampi.
Stringe
suo figlio, il piccolo Charles, tra le esili braccia, e gli accarezza
il magro viso.
– No…
Non piangere… Il paradiso presto ci attende... – canta,
lo sguardo verde privo di luce fisso davanti a sé.
Il
piccolo alza la testa e la fissa, quasi istupidito.
Lauren
si blocca. La sua mente, in quell’istante, è invasa dai
ricordi.
Lei,
figlia di un onesto e solido mercante, si è lasciata andare ad
una peccaminosa passione con un libertino.
Il
suo animo ingenuo ha creduto alle sue promesse d’amore.
Le
sue ardenti parole si sono rivelate vane, come un filo di fumo che
sale da un camino.
Il
seme di lui, però, ha attecchito ed è cresciuto nel suo
ventre.
Ed
è nato suo figlio, il piccolo Charles.
Per
questo, lei è stata cacciata da suo padre.
I
suoi fratelli, sua sorella e sua madre non hanno avuto compassione
del suo dolore e dei suoi sensi di colpa.
Per
loro, le sue lacrime sono state impure e tardive e, pur di mantenere
le loro apparenze rispettabili, si sono sbarazzati di lei.
I
legami familiari, da loro tanto celebrati, si sono frantumati,
davanti alla paura dello scandalo.
E’
stata abbandonata a se stessa, sola, nella caotica e crudele voracità
di Londra.
Le
lacrime precipitano dai suoi occhi. Ha cercato un lavoro dignitoso,
pur di mantenere se stessa e suo figlio.
Ma
nessuno ha avuto compassione della sua condizione.
Il
piccolo Charles, pur senza colpa, è indegno dell’affetto
e della vicinanza della madre.
Il
disonore di lei ha macchiato anche lui, che non ha nessuna colpa.
Pur
di sopravvivere, è stata ridotta al mercimonio di se stessa, nelle strade fredde della scintillante città.
Quanti
libertini annoiati e malati hanno goduto del suo corpo, incuranti
della sua giovane età?
China
la testa e le sue labbra sfiorano la fronte di Charles. No, non è
giusto condannare un bambino ad una sorte tanto dolorosa.
Lui
è innocente e non deve conoscere il peso dell’infamia.
– Il
paradiso ci attende… E’ pieno di fiori, bambino mio…
Nessuno lì ci tratterà male… Staremo sempre
insieme...– mormora, la voce felice.
Le
sembra quasi di percepire i profumi dei fiori dell’Eden.
Gli
angeli, di sicuro, sono più compassionevoli dei predicatori,
che, spesso, si abbandonano a prediche insensate contro la decadente
morale, ebbri del loro ego.
Eppure,
poi si abbandonano agli stessi vizi da loro condannati.
– Stiamo
arrivando… – mormora Lauren, un sorriso etereo sulle
labbra livide. Nulla più esiste per lei.
Il
mondo, così crudele e astioso, è lontano dal suo cuore.
Accarezza
la testa del bambino, poi si lascia cadere nelle acque grigie del
fiume.
P.S.:
nelle mie gite (?) su Internet, ho trovato un quadro raffigurante una
“donna caduta” vittoriana morta per suicidio.
Il
dipinto è “Found drowned” di George Frederic Watts
del 1850 e mi ha ispirato questo breve componimento.
Altro
dipinto che mi ha ispirato è “Outcast” di Richard
Redgrave del 1851.
Confesso
che tale storia è nata anche da una certa insofferenza per la
superficialità della visione popolare dell’epoca
vittoriana, di cui si vedono solo il the, i clubs, i libertini e le
ladies. Quella era anche l’epoca di un puritanesimo abissale,
che portava a vedere il sesso come peccaminoso (sì, però
poi si servivano di prostitute anche bambine… Una morale
incomprensibile). Ed era anche l’epoca del lavoro minorile e
femminile, che era pagato pochissimo, e della povertà senza
dignità per le classi basse.
Spero
di che vi piaccia. Volete che posti l’immagine dei quadri?
|