San Valentino, la giornata degli innamorati. Da quando Kara e Lena si
erano messe insieme, erano successe così tante di quelle
cose che,
in effetti, non si erano rese conto che la festa si stava
avvicinando. E non che non avessero avuto i loro momenti romantici,
dopotutto, al di fuori dell'argomento organizzazione, pillole rosse,
segreti, zie che escono di prigione e possibili assassini. Oh, e
naturalmente l'università, che dava il suo da fare. Bene
l'essere
impegnate, ma senza esagerare. Eppure, il giorno di San Valentino se
lo erano scordato. Semplicemente.
Così quando Kara si era svegliata quella mattina, al campus,
accorgendosi che la cagnolina Nana della sua compagna di stanza Megan
le stava leccando il naso, aveva solo per la testa un fastidio, il
pensiero piccolo piccolo che doveva fare qualcosa senza capire cosa.
Lo stesso doveva essere stato per Lena, che aveva dormito poche ore
appena dopo essere andata via tardi dalla Luthor Corp, dove avrebbe
di nuovo dovuto fare ritorno entro pochi minuti. Era il loro primo
San Valentino e non ne avevano idea.
«Nana», Kara rise, sollevando la piccola yorkshire
color miele e
mettendola su un fianco, lasciando che saltasse per andare a giocare
sul pavimento. Si guardò attorno ma Megan era già
uscita e il suo
letto già ordinato. Non sapeva avesse un impegno, oggi non
avevano
lezione. Recuperò il suo telefono su una mensola e
pensò a Lena,
come ogni mattina, il suo sempre.
Buongiorno, dormito bene? Vado a farmi una corsetta, salutami
Winn
quando sarai in ufficio!
Lena sorrise leggendo il messaggio, versandosi il caffè in
cucina lì
in villa Luthor-Danvers. C'era ancora dell'incredibile nel pensare
che, a scriverle, non era solo la sua ragazza, ma di fatto la sua
sorellastra.
«Programmi con Kara, questa sera?».
Sua madre le passò davanti in vestaglia di seta e
ciabattine, le
lanciò un'occhiata e si versò anche lei il
caffè, lasciando la
brocca davanti alla macchina. Era sempre stata contraria alla loro
relazione e ora le chiedeva se avesse dei programmi con lei? A che
gioco stava giocando? «Non che siano affar tuo», le
rispose
lapidale, certa di non darle il benché minimo spunto per
dare vita a
un discorso. Si sbagliava.
«Dovrai essere pronta a sorprendere te stessa per sorprendere
lei,
se vuoi che la cosa tra voi funzioni», la donna si sedette
davanti
al tavolo della sala da pranzo con un giornale in mano e il
caffè
dall'altra. «Sfidare te stessa e vincere».
Lena scelse di non rispondere; odiava il modo in cui si pavoneggiava
da saggia ora che aveva l'opportunità di sbandierare la sua
relazione stabile.
«So di essere stata dura con te, Lena».
Quello era un eufemismo e la ragazza scrollò le
sopracciglia,
bevendo un lungo sorso, poggiata di spalle al bancone.
«E so anche di averti preparata al mondo».
Ah, era così che lo chiamava?
«Ma era un mondo diverso… un mondo che non
conosceva l'amore che
posso dire di conoscere oggi», Lillian si voltò e
Lena spalancò
gli occhi: doveva andarsene prima che la cosa diventasse troppo
imbarazzante per entrambe. «Io non ti ho preparato a questo,
ti ho
insegnato altro. E ora so che anche se non ho gioito-»,
Lena ingoiò, lasciando la tazza nel lavello.
«Al pensiero che mia figlia frequentasse la mia
figliastra-»,
Lena accelerò il passo.
«So anche che non posso proibirvi di stare
assieme-».
Ci aveva provato a farle lasciare, però. Lo aveva capito
adesso,
alla buon'ora.
«E per questo penso che tu debba essere pronta ad aprirti a
nuove
esperienze, così com'è accaduto a me».
Lena fermò i passi all'improvviso, aggrottando lo sguardo.
«Perché
ci paragoni sempre? Io non sono affatto te, Lillian…»,
sussurrò glaciale, scuotendo brevemente la testa, seria.
«Sta'
fuori dalla mia relazione con Kara, non lo
ripeterò». Si voltò con
sguardo severo e riprese a camminare, battendo i tacchi. Indigo
Brainer la aspettava davanti alle scale in salotto, appoggiata al
corrimano con le mani sempre al cellulare, un lecca-lecca in bocca,
le cuffiette alle orecchie e le gambe una sull'altra.
Lena si avvicinò, facendole cenno di andare. «Dove
lo hai preso
quello?».
Indigo strinse con i denti il lecca-lecca, fiera. «Deve
averlo
lasciato qui la rompiballe».
«Non chiamare Kara così».
«Però sai che mi riferivo a lei».
Lillian si limitò ad alzare un sopracciglio appena, girando
una
pagina del suo quotidiano e bevendo un sorso. «Immagino
allora che
avrai già organizzato tutto per questo San Valentino, non
hai
bisogno dei miei consigli».
Un tacco scivolò sul pavimento e Lena spalancò
gli occhi,
voltandosi: San… Valentino?
Che goduria sentire il fresco vento sulla pelle imperlata di sudore.
Kara amava correre. Doveva ammettere che non le dispiaceva neppure
sentire le attenzioni di qualche ragazzo che abitualmente stava sugli
spalti a farle sentire il suo supporto. Ora che non era più
nella
squadra di lacrosse ci teneva a riacquistare contatto col pubblico.
Stranamente oggi erano meno del solito e, ora che ci faceva
maggiormente caso, in giro c'erano molte più coppiette.
Erano sempre
state così tante? Dovunque si girasse, parevano spuntare
come
funghi. Dove si nascondevano prima o cosa c'era nell'aria? Il tempo
di domandarselo che Megan la raggiunse di corsa, anche lei in leggins
alle ginocchia e canotta. Aveva lo sguardo trasognato e sembrava
essersi passata un po' di trucco… Kara le sorrise subito,
ammiccante. «Ooh, ecco perché ti sei alzata prima,
avevi un
appuntamento».
L'altra avvampò, pur tentando di restare seria e composta.
«Ci
siamo visti pochi minuti, e ho gli preso un regalo… Stasera
andremo
al ristorante, a Central City».
«Fantastico». Era già il loro
anniversario? No, magari
festeggiavano un evento. «Avete deciso di
ufficializzare?».
«No, non ancora… pensa che avrebbe problemi al
lavoro, meglio
aspettare. Non è un problema aspettare»,
borbottò come il fiato le
permetteva, «È al comando di una base segreta di
un'agenzia
federale, e io sono più piccola di lui di una decina d'anni,
ed ero
sua studentessa quando lavorava qui sotto
copertura…».
Kara deglutì, comprendendo come sarebbe stato meglio non
mettere il
dito nella piaga.
«La gente si chiederà se stavamo già
insieme quando insegnava qui,
è passato troppo poco tempo. Ed essendo vero…
Meglio aspettare»,
gonfiò gli occhi e dopo strinse le labbra,
«Cavolo, odio aspettare
e dover sempre fare la coppietta in luoghi lontani dove non ci
conosce nessuno; grazie per avermelo ricordato».
L'altra finse una risata imbarazzata, notando un'altra coppia entrare
al campus mano nella mano. «Beh, è più
o meno ciò che facciamo
Lena ed io finché i giornali non troveranno di meglio di cui
parlare, tra il matrimonio delle nostre madri, il suo lavoro alla
Luthor Corp e la scarcerazione di mia zia… a-attiriamo
troppa
attenzione», roteò gli occhi e si fermarono per
fare una pausa,
raggiungendo gli spalti e le loro borse con le borracce d'acqua.
Megan bevve un sorso e si passò una mano sulla fronte
sudata.
«Questo è vero, ragazza, lo fate
eccome… Ma scommetto quello che
vuoi che oggi cercherete di non pensarci entrambe o non vi godrete la
serata», le fece l'occhiolino e Kara si rabbuiò,
continuando a
bere. «Ed è quello che speravo di fare pure
io».
«Lo cerchiamo di fare sempre… non solo
oggi», alzò un
sopracciglio e Megan scrollò le spalle, così
ripresero a correre.
«Certo, non è che John ed io invece passiamo ogni
giorno a
piangerci addosso. Ma oggi è diverso, no?!». Kara
sembrò guardarla
con un punto interrogativo stampato in fronte.
«Perché oggi ci
saranno molte più coppie in giro, e loro saranno
libere».
«Allora non solo la sola ad averlo notato».
«Cosa?».
«Le coppiette… È praticamente pieno!
Gente mai vista», aguzzò
lo sguardo e sentì Megan ridacchiare.
«Succede a San Valentino, bella mia. Anzi, temo che il
custode che
ha una cotta per me si faccia avanti, l'ho intravisto mentre portavo
fuori Nana a far pipì, stamattina».
«Scusa, cosa?»
«Il custode, quello con-».
«No, prima… San Valentino? Oh, accidenti!»,
si bloccò
all'improvviso e per poco Megan, per starle dietro, non
inciampò.
«Quand'è? Quand'è San
Valentino?».
Lei abbozzò un sorriso, sbattendo le braccia sui
fianchi… «Oggi.
Buongiorno, Kara. Come hai dormito?».
«Non può già essere San
Valentino», rifletté Lena intenta a
guidare.
«Non può già essere San
Valentino», rifletté Kara, borsa in
spalle, entrando nei bagni della palestra.
«Fino a ieri sembrava gennaio», dissero in coro con
sguardo
allarmato, distanti.
«Ma-», Lena si zittì, arrivando al
parcheggio. Sentiva lo sguardo
di Indigo addosso, ma d'altronde ci era abituata. «Mi sono
dimenticata, ma dopotutto… è una festa
consumistica», formò un
breve sorriso, mentre Indigo, al suo fianco, nascose un pacchettino
argentato in tasca. «E sono impegnata col lavoro, Kara lo
capirà.
Magari neanche vorrà festeggiarlo».
«Ma nooo», Kara
gridò, impegnata a farsi la doccia in una
cuccetta degli spogliatoi. «Come ho fatto a scordarmi?!
Magari lei
si aspettava un bel messaggio a tema, questa mattina. Torna da lavoro
stanca ogni giorno e io non ho preparato nulla per
festeggiare», si
lagnò e due ragazze che passavano di lì la
ignorarono, mentre Megan
sospirò, nella cuccetta in doccia a fianco a lei.
«Te ne sei dimenticata. Capita. Non a me, ma sono certa che a
qualcuno oltre a te… capita».
«Come farò adesso? Cosa vorrà fare
oggi? Dovevo pensarci io, lei
esce tardi».
Lasciarono la macchina e Indigo tolse le cuffiette dalle orecchie,
adocchiando Lena, mentre camminavano verso l'ascensore per lasciare
il parcheggio sotterraneo dell'azienda. Tastò solo una volta
l'incarto argenteo che teneva nella tasca del giubbino,
«È una
festa stupida, comunque», la incoraggiò.
«Nata per farti spendere.
Pensavo che l'amore fosse disinteressato e che si dimostrasse tutti i
giorni, non serve una festa su questo».
Lena annuì, mentre le porte dell'ascensore si aprivano.
«Hai
ragione, è così», mormorò.
«Dopo le scrivo un bel messaggio e…
non serve altro», sorrise.
«Non basta un messaggino», borbottò
Kara, col cellulare in mano.
Le due amiche si erano appena rivestite, pronte per tornare in
dormitorio. «Mi sentirei una stupida a scrivergliene uno solo
adesso, a-a mattina inoltrata, penserà che mi sia
dimenticata fino
ad ora».
«Già… e non è per niente la
verità», ridacchiò lei. «Dai,
ragazza, è solo una festa consumistica, comunque. Basta poco
per
dimostrarle amore, non devi volare da un posto all'altro del pianeta
per… che so, prenderle il suo piatto preferito».
Si ghiacciò
quando notò gli occhi di Kara gonfiarsi e osservarla;
sembrava
pronta a scoppiare.
«Megs! Accidenti! Perché non so
volare?!», strinse i pugni e un
gruppetto di ragazze che passavano in corridoio accanto a loro
accelerarono il passo per allontanarsi. «Sono sicura che in
un
universo parallelo, Kara Danvers sappia volare e salverà
questa
giornata in un attimo». Inserì la chiave per
aprire la porta della
loro stanza, sentendo il fiato della cagnolina Nana che le aspettava
dall'altra parte. Poi si fermò, guardando l'amica:
«Quanto pensi
che costerà l'asporto dalla Francia?!».
«Per il San Valentino prossimo?».
Lena e Indigo lasciarono l'ascensore e Winn, che era già
lì davanti
alla sua scrivania, si sistemò il farfallino nuovo sopra la
camicia.
Anche quella era nuova. E si era spruzzato addosso una nuova
profumazione. Così sistemò il ciuffo di capelli
davanti a uno
specchietto e si alzò di scatto dalla sedia, facendola
cigolare e
sbattendo un ginocchio. Ma non importava, Indigo era arrivata, quindi
doveva sorriderle. «Buo-Buongiorno».
Davvero sarebbe bastato un messaggio? Ma se lo scriveva e inviava
ora, Kara non avrebbe pensato che se ne fosse dimenticata fino a quel
momento? Lena non pensava ad altro, adocchiando il suo assistente
solo quando era ormai arrivata davanti alla porta del suo ufficio.
«Oh, come sei carino, oggi».
Lui arrossì e guardò Indigo, ma l'altra ragazza
stava spalancando
le narici, poggiando la sua borsa dalla sua parte di scrivania:
«Che cos'è questa puzza?!».
Winn si odorò le ascelle, spegnendo il sorriso.
«Kara mi ha chiesto di salutarti», Lena gli fece
tornare il
sorriso, almeno per poco. «Winn?! Posso farti una
domanda?», si
appoggiò alla porta del suo ufficio, di schiena, mentre
Indigo
apriva l'incarto di un altro lecca-lecca. «Tu cosa credi
farebbe
piacere ricevere a Kara per quest'oggi? Ho fatto una cosa orribile,
mi sono dimenticata di San Valentino e temo che lei ci
resterà male
se…».
«Ma non avevamo detto che bastava un messaggio e che era solo
una
festa consumistica?», Indigo si rabbuiò e il
ragazzo guardò una e
dopo l'altra, annuendo.
«Beh… sì, ma… tutte le feste
sono consumistiche. Kara è
romantica, si aspetterà», deglutì lui,
«qualcosa».
«Lena si aspetterà qualcosa», Kara
cominciò a camminare avanti e
indietro in mezzo ai due lettini della stanza in dormitorio, e Nana
doveva averlo preso come un gioco dato che iniziò a buttarsi
ai suoi
piedi per cercare di morderle le dita, scodinzolando. «Si
aspetterà
qualcosa, me lo sento dentro».
«Si aspetterà qualcosa…»,
sospirò Lena, «hai ragione, me lo
sento dentro».
«E io mi invento sempre qualcosa»,
inarcò le spalle Kara.
«E Kara inventa sempre qualcosa, se io sono
impegnata», abbassò
gli occhi Lena, sconfitta. «Ci resterà malissimo
quando scoprirà
che mi sono dimenticata».
«Ci resterà malissimo quando scoprirà
che mi sono dimenticata»,
Kara si morse un labbro.
«È il nostro primo San
Valentino…», dissero in coro, Lena alla
Luthor Corp e Kara al campus universitario. «Devo
rimediare».
«Sei ancora in tempo», le sorrise Winn, intanto che
Indigo faceva
una smorfia.
«Okay», le sorrise Megan, «dacci dentro,
ragazza».
Rimediare, rimediare, certo, ma come? Cosa potevano fare? Cosa
potevano regalarsi così, all'ultimo minuto? O come potevano
passare
la serata?
Megan non ne aveva idea, sapeva solo che doveva andare a pranzo e
portare Nana a fare la pipì. Al contrario, Winn era una
carovana di
idee:
«Fiori!».
«Sopravvalutati», lamentò Indigo.
«Ridondante», pensò invece Lena.
«Glieli ho regalati altre volte,
e tanti. Sono sempre apprezzati, ma cercavo qualcosa di più
originale».
«Cioccolatini!».
«Ha detto originale»,
ribatté Indigo. Inutili furono le sue
obiezioni su come a San Valentino una donna si aspettasse proprio
quello.
«Una cena fuori, al lume di candela!».
«Ci siamo già state… ma posso provare a
fare qualche telefonata».
«Una cena a casa, da sole, al lume di candela!».
Lena sospirò. «Non saremmo proprio
sole…». Non sapeva cosa
avevano intenzione di fare sua madre e la madre di Kara quella sera,
ma in ogni caso, Indigo abitava in villa con lei e non avrebbe potuto
organizzare una cena di quel tipo al dormitorio di Kara.
Proprio Indigo sorrise sprezzante. «Beh… comunque
anche il lume di
candela è sopravvalutato».
Kara, nel frattempo, aveva deciso di uscire e mangiare un boccone al
volo. Doveva trovare qualcosa, trovare qualcosa. Ci sarebbe pur stato
qualcosa da fare a National City per San Valentino. Oh, c'era un
bellissimo negozio di artigianato, magari- No, qualsiasi cosa a tema
era esaurita. Poco male, poteva prenderle un souvenir nella strada
accan- No, a tema tutto esaurito. Dei dolcetti per passare un momento
insie- No, preordini chiusi. Una cartolina? Tutte finite, a meno che
non volesse prenderle una foca con un cartello e su scritto guarisci
presto o
quello con la cicogna e
congratulazioni. Una
gioielleria! Ma certo… che no, i prezzi erano troppo alti
per il
suo portafogli. Poteva prenderle qualcosa di meno caro, ma era il
loro primo San Valentino e voleva qualcosa di speciale. Qualcosa di
speciale… fatto a mano!
«Potresti
scriverle un biglietto
con una dedica, magari una poesia inventata da te!»,
continuò Winn,
sorridendo da orecchio a orecchio.
«Dunque mi
stai dicendo che le
poesie funzionano davvero?», Indigo era la solita scettica.
Lena tentò di
scrivere qualcosa e
anche se Winn non le disse che era male, magari perché in
fondo era
pur sempre il suo capo, nemmeno le aveva detto che era bella e la sua
faccia di gesso parlava abbastanza per lui. Okay, non ne era capace.
Arrotolò la carta e la gettò nel cestino,
buttandosi sulla
scrivania reggendo la testa con una mano sulla fronte. Naturalmente
provò a chiamare i ristoranti migliori che conosceva, ma era
tutto
pieno. Le persone normali che si ricordavano di San Valentino,
solitamente, prenotavano con giorni di anticipo. Provò
perfino con i
ristoranti che a malapena potevano farsi chiamare tali ma anche loro
erano al completo.
«Una
canzone?».
«Non so
cantare, lei sa farlo»,
Lena sorrise, con sguardo pensante. «Potrei scrivere una
melodia, ma
ci vorrebbero dei giorni per prepararla».
«…
solo il ritornello?».
Se non poteva comprarle
un gioiello
speciale, forse avrebbe potuto farlo! Kara uscì dal
negozietto del
fai da te con la pasta giusta e i colori e, rapida, corse di nuovo al
campus. Le sembrava di aver fatto un grande lavoro, era il cuore
più
bello del mondo, poi scambiò uno sguardo con Megan e lo
gettò nel
cestino. Poteva invitarla a cena fuor- No, erano tutti al completo.
Tutti. Accidenti, non aveva più tempo e guardò
l'orologio. Le
sembrava strano che Lena ancora non si fosse fatta sentire, forse
aspettava che a contattarla fosse lei per prima o magari era
arrabbiata perché non le aveva fatto gli auguri! Non aveva
più
tempo da perdere. Tornò a uscire ed entrò in
gioielleria. A quel
punto comperare qualcosa di meno caro era meglio del non aver
comperato nu- No, erano esauriti…
«Non importa
che tu scriva una
canzone o una melodia, ne esistono tante già fatte che puoi
usare!»,
esordì di nuovo Winn, felice che potesse funzionare.
«Si è visto
tante volte nei film: basta una radio e dei cartelli. Poi bussi alla
sua porta e…».
Lena teneva il cellulare
in mano e
lo fissava. Kara ancora non si era fatta sentire. Da quella mattina
non più un messaggio. Sapeva che stava lavorando, ma era
solita
scriverle qualcosa. E se fosse arrabbiata perché non le
aveva
scritto lei per prima? Forse perché non le aveva neppure
dato gli
auguri… Era così che ci si comportava, avrebbe
dovuto farle gli
auguri? E poi? Se voleva sapere quali sarebbero stati i piani per la
serata? Doveva chiedere aiuto. Un aiuto più… oh,
averebbe dovuto
chiedere scusa a Winn, ma aveva bisogno di qualcuno più
navigato. Di
certo non poteva chiedere aiuto ad Alex Danvers; non ci avrebbe fatto
bella figura con sua cognata.
«Sorellonaaa»,
Kara frignò,
quando l'altra rispose al telefono. «Mi sono dimenticata di
San
Valentino e probabilmente Lena è arrabbiata. Mi sento una
persona
riprovevole», gesticolò, camminando mentre
attraversava una strada
trafficata. «E adesso non so cosa fare, le sto provando
tutte! Dici
che dovrei comprarle dei semplici cioccolatini? Sempre che non siano
esauriti…», si affacciò davanti a una
vetrina dove poteva notare
vassoi rimasti con sole briciole. «È troppo tardi
per farli a mano
e la cucina al campus non è granché, dovrei
andare in villa e
potrei farmi scoprire».
«Mi spiace, sorellina, ma non posso stare al
telefono, adesso»,
la voce di Alex era disturbata e, in sottofondo, sentiva il pianto
disperato di una bambina.
Appena Maggie Sawyer
rispose al
telefono, Lena tirò un lungo sospiro di sollievo.
«Temo di aver
commesso un terribile errore: ho dimenticato che oggi è San
Valentino e non ho preparato niente per Kara, non so cosa fare o come
comportarmi. Sospetto che sia arrabbiata, adesso. Quando sono
impegnata è sempre lei a inventarsi qualcosa per stare
insieme, ma
oggi è diverso e magari si aspettava che
ricambiassi», si passò
una mano sulla tempia, camminando avanti e indietro nel suo ufficio.
«Avresti qualche piccolo consiglio per una ragazza
angosciata?».
Il pianto disperato di
una bambina
in sottofondo arrivò molto prima della voce di Maggie. «Oh,
accidenti, sembra proprio un bel pasticcio, mi dispiace… Ma
sono
certa che qualunque cosa ti verrà in mente a Kara
andrà bene.
Parliamo di Kara, probabilmente si accontenterebbe di averti
accanto».
«Quello
però lo avrebbe tutti i
giorni», Lena arrossì, «speravo in
qualcosa di più originale».
Kara gonfiò
le guance. «Ti rubo
solo un minuto! Solo uno! Dammi un'idea, sono con le spalle al
muro».
Sentì Alex
prendere fiato. «Kara,
stiamo parlando di Lena. Probabilmente si accontenterebbe di passare
del tempo con te, non mi preoccuperei troppo».
«Ma oggi
è San Valentino, a-avrei
voluto qualcosa di… di… magari
speciale».
Maggie prese fiato. «Mi
dispiace non poterti essere di aiuto più di così,
Lena, ma non
posso stare al telefono, adesso».
«Mi secca dirlo, sorellina, ma avresti dovuto
svegliarti un po'
prima per le cose speciali»,
Alex rise.
«Ora devo proprio andare, portiamo Jamie al lago e
sta facendo i
capricci perché voleva stare da un'amichetta. Tanti
auguri»,
conclusero Alex e Maggie in coro, fuori dall'auto una a destra e
l'altra a sinistra. La piccola Jamie, la figlia di Maggie e ormai
anche di Alex, era seduta nei sedili dietro ed era così
arrabbiata
da essere rossa. Appena avrebbe visto anche solo da lontano il lago
che avrebbero raggiunto, si sarebbe dimenticata di qualunque
capriccio.
Lena e Kara chiusero le
chiamate e
guardarono i propri telefoni con sconfitta. E Kara/Lena ancora non si
era fatta sentire. Era arrabbiata di certo, pensarono.
Lena chiuse il suo
ufficio a chiave
e lasciò detto a Indigo che si sarebbero viste in villa, di
stare
attenta al suo ritorno. Lena era sicura che Winn avrebbe voluto
invitare Indigo a uscire, ma non era per niente sicura che l'altra
avrebbe accettato.
D'altronde, quando
Indigo vide Lena
andar via, capì di aver perso un'altra occasione. Tolse il
pacchetto
argenteo dalla tasca del giubbino e lo scartò, mangiando
quel
cioccolatino al liquore. Aveva avuto un'idea stupida e di certo non
originale.
«Indi…
Indigo», Winn deglutì.
Potevano considerarsi amici, poteva parlare con lei normalmente,
perché si sentiva così in ansia? Oh, amava come
si faceva la
treccia e se la tirava in avanti. Erano amici… I suoi
capelli
biondi erano sempre così profumati. Erano amici…
I jeans le
stavano così bene lungo le cosce. Erano amici. Oh, non si
era
accorto che lo guardava, già, l'aveva chiamata e non stava
parlando,
che figura- oh, ora guardava dietro di lui! Era tornata la signorina
Luthor? No… non proprio.
Lex Luthor indossava un
completo con
cravatta, aveva una mano in tasca e l'altra teneva stretto il collo
di una bottiglia chiusa. La mostrò a Indigo e lei si
alzò neanche
fosse il suo richiamo.
Se ne andò
con lui, naturalmente.
Winn annuì, andando a sedersi. Erano solo amici…
in fin dei conti.
Cominciava a farsi tardi
e Megan si
preparò per uscire. Kara tornò quando lei stava
chiudendo la porta.
Aveva girato National City a piedi e perfino i fiorai erano stati
svuotati dai mazzi preparati per la festa. Era tardi, ma poteva
ancora chiamare qualcuno per farsi venire un'idea.
«Sai che amo stare al telefono con te,
Supergirl»,
Ivy era una delle persone che la chiamava sempre con il nome che le
avevano dato quando giocava a lacrosse, «farei
qualunque
cosa con te, Supergirl», e
trovava sempre il modo di metterla a disagio, «ma
sto aspettando Harley per una cenetta speciale e devo ancora finire
di sistemare. Non potresti richiamare più tardi? Mi piange
il cuore
doverti dire di no, ma ho la cena sul fuoco».
«No, io, emh,
capisco… non
volevo… avevo solo bisogno di un consiglio
rapido», Kara strinse i
denti.
«E io sono sempre qui a disposizio-».
Kara rimase in attesa,
dopo poco che
non sentì più nulla allontanò il
cellulare per notare che la
chiamata era stata interrotta. Sperava solo di non averle fatto
bruciare la cena. Beh, ma forse faceva ancora in tempo a chiamare
Harley. Non sapeva quanto potesse esserle d'aiuto, ma era davvero nei
guai.
«Pronto?».
«Pro-».
«Qui risponde la segreteria di HARLEY –
QUINN»,
urlò la voce, «vi prego di
lasciare un messaggio dopo il
beep.
Boooop,
biiiiip».
Kara
riattaccò, ma non era affatto
sicura che quella fosse la segreteria. Va bene, era così
disperata
che avrebbe ritentato.
«Pronto? Qui è ancora la segreteria di
HARLEY – QUINN»,
Kara allontanò l'orecchio dalla cellulare, «vi
prego di
lasciare-».
«Harley, lo so
che non sei la
segreteria».
«… cosa? E come fai a dirlo?».
«Perché
sto parlando con te».
Lei rise subito. «Mi
hai
beccata! Perché mi chiami a San Valentino, Supergirl,
c'è qualcosa
che vuoi dirmi, per caso?».
Kara non fece neppure in
tempo a
chiederle un consiglio che udì in sottofondo la voce di Ivy,
a
quanto sembrava erano già insieme, e a quel punto sapeva che
non ne
avrebbe cavato un ragno dal buco.
«Chiedile scusa da parte mia, son dovuta correre ai
fornelli».
«Ha chiamato te prima di chiamare me?»,
Kara ne sentì la voce lontana e poi di nuovo vicina,
all'improvviso:
«Sei crudele, Supergirl. Che cos'ha lei
più di me?».
«Oh, tesoro, tu sei perfetta così come
sei».
«Lo so», rise Harley; la
voce era un po' lontana ma riusciva ancora a far distanziare
l'orecchio di Kara dal cellulare. «Ma
so anche che tu sei
lo sei. Per questo stiamo bene insieme».
«Vieni da me, ti devo far vedere una cosa».
«Oh oh, arrivo! Cosa facciamo con la cena?».
«Credo dovrà aspettare».
«Quello da dove lo hai tirato fuori?».
«Ora vedrai».
Un'altra risata di
Harley e Kara
staccò subito la chiamata, completamente rossa in viso. Per
un
attimo, giurò di non chiamarle mai più.
Era quasi ora di cena e
Kara non le
aveva scritto né chiamato. Lena aveva l'umore a terra e
Leslie
Willis, probabilmente la sua prima vera amica da che aveva ricordo,
era al suo fianco che la fissava con pietà, giocando con un
bicchiere vuoto in mano. Il barista le portò via quello
vuoto e
gliene portò un altro, che Leslie buttò
giù d'un sorso.
«Cavolo, sei
proprio messa male,
principessa… Hai dimenticato che è San Valentino,
capirai, non le
hai mica ucciso il gatto, va' da lei e state insieme».
Per Leslie sembrava
tutto più
semplice. Ma quello era il loro primo San Valentino e sarebbe dovuto
essere perfetto. Era una festa consumistica, e stupida, e loro si
dicevano e dimostravano di amarsi spesso senza bisogno di aspettare
un giorno a tema, ma lo era, era un giorno a tema e le coppie
festeggiavano, e avrebbe voluto passare quella stupida festa
consumistica con lei. Alla fine non aveva neppure lavorato. Aveva
sbagliato tutto. Come aveva potuto scordarsene? Kara era romantica,
aveva ragione Winn, e lei si era scordata di quello che doveva essere
il giorno più romantico dell'anno. «Sento di aver
sbagliato».
«L'ho capito;
tutti qui lo hanno lo
fatto». Leslie alzò il braccio con il bicchiere e
tre uomini soli e
ubriachi disposti per il bar alzarono i bicchieri anche loro,
annuendo. «Ma non è nulla di irreparabile. Se vuoi
la mia opinione,
basta che le scrivi di vedervi e quella come un cagnolino
sarà da te
scodinzolante in meno di dieci minuti».
Lena sospirò,
alzandosi dallo
sgabello. Anche Leslie a quel punto si alzò, lasciando i
soldi sul
bancone. «E tu cosa fai qui al bar anche oggi? Sei
sola?».
«Scherzi? Io
mica ho dimenticato
che oggi è San Valentino», rise e uscirono dal
bar, afferrando il
casco della sua moto. «Adesso raggiungo il mio uomo: cucina
lui, mi
sto già leccando i baffi». Sedette sulla moto e la
guardò con
compassione, regolando il casco. «Vuoi un
passaggio…?».
Selina Kyle non rispose,
sbuffò
Kara, di nuovo per strada. I marciapiedi illuminati si erano riempiti
di coppiette per mano che passeggiavano guardando le vetrine dei
negozi. Forse loro un posto al ristorante lo avevano. Erano carine.
Va bene, in fondo non aveva fatto nulla di tragico! Aveva dimenticato
che oggi era San Valentino e così non aveva preparato nulla
e tutto
era esaurito ovunque, ma era ancora San Valentino per qualche ora e
sperava che Lena la perdonasse per passare quelle ore insieme a lei.
Bastava stare insieme, dopotutto. Forse bastava solo quello.
«Pronto,
Barry?». Oh, accidenti, per fortuna il suo amico Barry Allen
aveva
risposto!
Kara, ci vediamo tra poco? Mi sei mancata.
Lena, dove sei? Ti raggiungo!
La piazza era colma di
gente, molte
erano coppiette. Erano illuminate dai lampioni con la luce gialla,
distinguibili perché si tenevano per mano e si sentivano le
voci
felici. Non c'era troppo freddo, per essere febbraio. O forse erano
loro a essere nervose e accaldate. Avevano passato l'intera giornata
a pensare a come avrebbero dovuto rimediare o farsi perdonare
dall'altra, e adesso era arrivata la resa dei conti, erano vicine, si
erano riconosciute da lontano, anche solo dall'ombra proiettata sui
ciottoli. A proposito di ombra: avevano qualcosa…
«Scusami»,
dissero all'unisono,
per poi sorridere imbarazzate.
«Prima
io», si fece avanti Kara.
«No, prima io,
per favore», Lena
scosse la testa, mantenendo bassi i suoi occhi. «Non ti ho
scritto
prima, ti chiedo scusa».
«Non devi, so
che stavi lavorando».
«Emh…
sì. Non proprio…».
«Io non ti ho
scritto e la verità
è che… è che… mh, la
verità, diciamo, è»,
ridacchiò e
sollevò una mano per sistemarsi gli occhiali sul naso,
«particolare».
«Un po'
difficile».
«Sì»,
annuì Kara, «Pensavo
proprio a questo…».
«Ma ora siamo
insieme e…».
«Già…
e-», deglutì e sorrise
di nuovo, dopo che vide Lena farlo.
«Buon San
Valentino», continuarono
insieme, mostrando il fiore che tenevano nascosto sulla schiena: una
margherita gigante, un pensiero veloce, l'unica cosa carina rimasta
al fioraio. Appena Kara e Lena videro la margherita dell'altra si
sorrisero di nuovo e si avvicinarono per baciarsi. Non importava se
qualcuno le avrebbe viste, erano una coppietta in mezzo a tante altre
coppiette, al buio e illuminate solo da qualche lampione un po'
vecchio.
«Ti
amo».
«Io ti
amo».
«Vuoi
passeggiare?».
Ognuna prese la
margherita che
l'altra le aveva regalato e se la portarono al naso, camminando mano
nella mano. Era il più bel regalo.
L'indomani Kara avrebbe
ringraziato
Barry per l'idea della margherita. Lena avrebbe fatto lo stesso con
Leslie. Semplice, ma efficace.
Oooooh,
avrei voluto
pubblicare questa robetta il giorno di San Valentino, com'è
ovvio
essendo questo il tema della fan fiction, ma non ero riuscita a
finirla per tempo e così arriva con un giorno di ritardo!
Pazienza!
Non
sono sicura che si possa
leggerla senza aver prima letto Our home,
essendo questo il suo quasi/forse spin-off, adesso legate insieme da
una serie, ma diciamo che ho provato a renderlo di facile lettura,
inserendo qualche dettaglio/spiegazione che, chi legge Our
home,
dovrebbe già sapere.
Ebbene
sì, questa piccola one shot
è il quasi/forse spin-off di Our home.
Perché quasi/forse? Perché è
ambientato lì, ma i tempi sono
sballati. Nel momento in cui è ambientata questa giornata di
San
Valentino, dati i dettagli come la scarcerazione della zia di Kara,
Indigo che vive in villa, Kara che non gioca più al
lacrosse, ecc,
in realtà, in Our home
è appena iniziata l'estate. Ma non importa, magari
è accaduto in un
universo parallelo XD
Per
chi non conosce Our
home,
deve solo sapere che i
personaggi protagonisti di questa fan fiction sono presi in parte
dalla serie tv su Supergirl, le altre serie dell'Arrowverse e
dell'universo DC in generale, rimodellati secondo questo canone (no
poteri, no alieni) e via discorrendo. La Indigo che avete letto
è la
mia “versione” della Indigo tutta blu con i capelli
arancioni che
avrete visto nella prima stagione di Supergirl. Jamie Sawyer
è
invece la mia “versione” della figlia che ha Maggie
Sawyer anche
nei fumetti. Per il resto, gli altri doveste conoscerli.
Spero
che la one shot vi sia
piaciuta! Alla prossima!
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