Collana di brevi racconti

di caffe_vulcano
(/viewuser.php?uid=1176699)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Si deve sapere che un tempo, negli anni del secondo dopoguerra, il caffe, lo zucchero e tante altre cose in casa non esistevano come ai giorni attuali, per essere più precisi non esisteva niente, con quei pochi soldi che si guadagnavano lavorando, servivano per comprare lo stretto necessario quotidiano, praticamente i generi così detti di prima necessità, tanto per dirne una: l’olio si comprava addirittura a misurini. “Scarpe larghe e bicchiere pieno prendi il mondo come ti viene” Ma in questo piccolo racconto mi voglio soffermare sul titolo in questione. Il caffe, per tantissime persone era considerato un lusso che difficilmente poteva essere appagato. Pertanto per prendersi una tazzina di caffe, mia madre e diverse amiche del palazzo dove abitavamo, dovevano fare una colletta e raggiungere la cifra di cento lire, che servivano per comprare i famosi trenta grammi di caffe e cento di zucchero. “Scarpe larghe e bicchiere pieno prendi il mondo come ti viene” Per la macchinetta ci volevano giusto i trenta grammi di caffe, mentre lo zucchero meno della quantità acquistata. Quello che rimaneva, a turni se lo prendevano una alla volta, a volte lo davano a noi ragazzi ed era una piccola felicità. Solo in questo modo avevano la possibilità di bersi un buon caffe. E dall’inizio fino alla degustazione ci voleva quasi un’ora, e l’effetto era una strabiliante cordialità e segno di vera amicizia.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3963444