I was just doing my community
service when…
Rastrellare le foglie, tosare le aiuole fino a dare loro un
aspetto simmetrico le uno con le altre, strappare le erbacce che imbruttivano
l’ambiente: ecco qual era il lavoro del cazzo che mi ritrovavo a fare alla
veneranda età di cinquant’anni.
Anziché andare a caccia di nuove avventure, ero intrappolato
tra quei viali pieni di alberi e cespugli da sistemare e rendere meravigliosi;
in effetti, però, mi piaceva: era affascinante plasmarli a mio piacimento, un
po’ come facevo con il mio corpo e il mio aspetto fisico.
Molti degli uomini con cui ero stato mi avevano definito narcisista,
e non ero certo venuto al mondo per contraddirli.
Solo che in quel momento stavo pagando per uno stupido
errore di calcolo che avevo commesso e dovevo sottostare alle regole: infinite
ore di lavori socialmente utili per redimermi dai miei sbagli.
Io, Ethan Murphy, spacciatore esperto da una vita, mi ero
fatto beccare con un po’ di marijuana nelle tasche; per fortuna gli sbirri non
avevano trovato altro e mi era toccata una pena ragionevole, ma del resto non
ero così idiota da farmi scoprire con altre sostanze addosso. Sapevo fare il
mio lavoro e avevo smesso da un po’ di farmi di eroina.
Fischiettando, appoggiai il rastrello alla parete e quello
cadde di traverso sul marciapiede; non vi badai più di tanto, accaldato e
sudato com’ero: mi chinai a raccogliere la bottiglia d’acqua semivuota che
avevo abbandonato su un muretto lì accanto e cominciai a prendere lunghi sorsi.
Rischiai che il liquido non troppo fresco mi andasse di
traverso e cominciai a tossire, sputacchiando qua e là; mi pulii la bocca con
il braccio destro e mi diedi un’occhiata dall’alto in basso: con quella tuta
simile a quella di un meccanico e la maglia sdrucita color avorio, sembravo un
barbone. A completare il tutto ci pensavano i miei capelli scarmigliati in
maniera impossibile e il viso punteggiato di barba incolta e imperlato di
sudore.
Puzzavo e mi veniva da vomitare.
Non era certo quello l’aspetto che avrei voluto sfoggiare,
ma quando c’era da lavorare non si potevano fare tante storie; o almeno, questo
era quello che mi avevano spiegato, dato che io non avevo mai lavorato in vita
mia, se non come spacciatore. Quello del gigolò romantico era un modo
per rilassarmi e divertirmi, anche perché in cambio chiedevo solamente affetto
e bellissimi sorrisi.
Sbuffai e mi passai una mano tra le ciocche scure, tirandole
indietro: non osavo immaginare quanto sarebbe stato difficile scioglierle,
avrei dovuto impiegare almeno mezza confezione di balsamo ristrutturante e
armarmi di pazienza con la spazzola professionale che avevo ordinato poche
settimane prima su internet.
Udii appena un ticchettio e delle voci in lontananza, ma non
ci feci troppo caso, anche perché quella era una strada piuttosto frequentata,
nonostante non si trovasse in una zona estremamente centrale di Los Angeles.
Sbuffai ancora e sentii la gola secca, così finii di bere
l’acqua e accartocciai la bottiglia di plastica, infilandola in un sacchetto in
cui riponevo i rifiuti che trovavo per strada – ah, ecco, raccogliere la
spazzatura che la gente maleducata lasciava in giro era un’altra delle mie
interessantissime mansioni.
«Attento!»
Sollevai il capo e misi a fuoco due ragazzi: dovevano avere
circa trent’anni, uno moro dalla carnagione olivastra e l’altro chiaro di
capelli e di pelle, ed erano ormai vicinissimi al rastrello che avevo lasciato
sul marciapiede.
Feci per aprire bocca, ma il tizio dai capelli castano
chiaro – doveva essere cieco, dato che usava un bastone bianco per sondare ciò
che lo circondava – inciampò nel manico del mio attrezzo da lavoro e rischiò di
cadere in avanti.
Per fortuna il moro fu rapido e lo trattenne per un braccio,
lanciandomi uno sguardo preoccupato.
Fu in quel momento che mi innamorai perdutamente: era
talmente bello e virile che mi venne voglia di donarmi completamente a lui, di
farmi ammirare e di ricevere le sue attenzioni; i lineamenti del viso erano
marcati ma non spigolosi, le sopracciglia spesse donavano ai suoi occhi neri e
caldi un aspetto misterioso, il naso importante lo faceva apparire ancora più
tenero e le labbra… ah, quelle labbra!
Sospirai con aria sognante – anche se alla mia età non avrei
dovuto, come spesso mi ripetevano, ma la verità era che io non ero mai
cresciuto davvero. Ne ero consapevole e mi andava bene così, perché trovavo che
le persone, una volta divenute adulte, perdevano lo spirito di vivere e di
godersi le belle cose.
Mi riscossi soltanto quando notai il ragazzo cieco tremare
di rabbia. Un attimo dopo esplose in un’imprecazione e cominciò a sbraitare:
«Ma chi è il coglione che ha lasciato questo arnese in mezzo al marciapiede? Che
cos’è, poi? Ahi, mi ha graffiato la gamba, cazzo!»
«Joe, calmati… per favore…» L’altro ragazzo lo guardava con
fare apprensivo.
«No, un cazzo!»
«È un rastrello, okay?» mormorò il moro, per poi
sussurrargli qualcosa all’orecchio.
«Non me ne frega un cazzo se qui vicino c’è un tizio che ci
fissa, okay? Che mi senta pure! È mai possibile che i disabili devono sempre
ritrovarsi certe barriere architettoniche tra i piedi, eh? Ti pare giusto?»
proseguì a frignare il tizio non vedente, agitando una mano mentre il suo viso
si arrossava per la rabbia.
Io, che certamente non volevo farmi insultare in quel modo,
mi feci avanti e incrociai le braccia al petto. «Ehi, tu! Ce l’hai con me? Di’
un po’, ma credi che le persone siano tutte perfette? Ho dimenticato di
spostare il fottutissimo rastrello, amico, calmati!» sbraitai.
Quello fece una smorfia di disappunto e strinse più forte il
manico del bastone. «Tu sei il tizio che lavora qui?»
«Ethan Murphy in tutto il suo splendore, per servirti! Peccato
che tu non possa vedermi, sono uno schianto!» mi pavoneggiai, lanciando
un’occhiata ammaliatrice al ragazzo moro e bellissimo che gli stava accanto.
«Pensa un po’ che razza di idioti vengono assunti da quelli
del comune per ripulire le strade» sibilò il riccio dai capelli chiari,
digrignando i denti.
«Scusa?! Ma come ti permetti? Ti ho detto che ho dimenticato
di togliere il rastrello! Sei in cerca di guai?» mi inalberai, facendo un altro
paio di passi avanti.
Il moro si frappose tra noi e mi fissò negli occhi – oh,
cazzo, sarei morto volentieri in quel momento! Era dannatamente affascinante e
giovane, già immaginavo quel suo corpo tonico e muscoloso contro il mio, quelle
mani grandi che mi accarezzavano e quelle iridi scure pronte ad ammirarmi.
Anche se in quel momento avevo un aspetto orribile, tentai
di farmi accattivante. «Ehi, bello! Non voglio fare niente di male al tuo
amico, ma mi dà fastidio quando la gente mi insulta senza motivo.» Mi esibii in
un’espressione da cane bastonato e inclinai appena la testa all’indietro,
schiudendo le labbra carnose. «Sono un brav’uomo…»
«Io non sono il suo amico» intervenne il riccio,
stringendo forte il braccio della mia preda.
Li osservai con circospezione. «Ah no? È il tuo
accompagnatore o robe simili?»
«È il mio fidanzato, idiota. E smettila di provarci con lui!
Credi che non me ne accorga solo perché non posso vederti?» sbraitò,
circondando la vita del moro e abbracciandolo con fare possessivo.
Sgranai gli occhi. «Oh, cazzo, che peccato…» Sospirai. «Il
mio cuore si è infranto!»
«Martin, fammi passare che lo gonfio di botte!» sibilò
ancora il mio rivale in amore.
Martin… aveva anche un nome celestiale! Mi piaceva
tantissimo, non potevo credere che fosse già impegnato!
«Tranquillo, amico, non te lo rubo! Beh, in effetti mi
piacerebbe, però…» Scrollai le spalle e posai accidentalmente una mano
sul braccio tonico di Martin, saggiando appena i suoi muscoli coperti dal
tessuto sottile della t-shirt che indossava.
Lui si ritrasse e mi incenerì con un’occhiata – era ancora
più sexy quando si arrabbiava, ero certo che sarebbe stato in grado di farmi
impazzire in talmente tanti modi che ritenni opportuno scacciare i pensieri
peccaminosi che stavo formulando.
«Sono disponibile per una cosa a tre, comunque» buttai lì,
leccandomi le labbra.
«Adesso ti ammazzo!» Joe balzò in avanti e tentò di colpire
alla cieca – certo, non aveva alternative in effetti –, ma Martin lo artigliò
per i fianchi e lo trattenne, stringendolo da dietro contro il petto.
Li osservai meglio e li trovai veramente carini: a pensarci
meglio, formavano una bella coppia; Martin era stupendo, certo, ma anche Joe
non era da buttare: capelli ricci e castano chiaro lunghi fin oltre le spalle,
carnagione chiara e corpo magro, lineamenti delicati e labbra sottili. E gli
occhi, beh, erano vuoti, però notai che le iridi erano di un celeste veramente
luminoso.
Mi sentii in colpa, mortalmente in colpa; ero uno stronzetto
narcisista, non potevo negarlo, però non mi ritenevo insensibile.
Sorrisi senza riuscire a trattenermi oltre, ma stavolta non
era malizia quella che mi illuminava il viso: ero profondamente intenerito e
consapevole di aver un po’ esagerato con quei ragazzi.
«Scusatemi tanto» dissi.
Joe rimase stupito dalle mie parole – forse anche dal tono mesto
che avevo utilizzato – e inclinò il capo verso sinistra. «Sei bipolare?» mi
rimbeccò.
Scoppiai a ridere. «Tesoro, di poli ne ho più di due, questo
te lo assicuro!» Allungai una mano e sfiorai la sua. «Amico, perdonami. Ho
sbagliato a lasciare il rastrello in mezzo al marciapiede.»
Lui storse il naso. «Però non toccarmi» mi ammonì,
ritraendosi appena.
«Cazzo, non ne faccio una giusta! E scusa se ci ho provato
con il tuo uomo» proseguii, lanciando un’occhiata a Martin.
Lui era tranquillo, le braccia strette alla vita di Joe e
gli occhi sereni e caldi – era ancora più bello, ma in quel momento vedevo in
lui una bellezza diversa, riuscivo a scorgere la fortuna che il ragazzo tra le
sue braccia aveva nel poter contare su di lui.
«Sarà meglio per te» gracchiò Joe.
Ridacchiai e mi chinai a recuperare il rastrello, passandomi
una mano tra i capelli sudati. «Ora sparite, devo continuare a lavorare.
Altrimenti mi licenziano!»
La mia voleva essere una battuta, ma logicamente loro non
poterono coglierla: non sapevano che stavo svolgendo dei lavori socialmente
utili perché ero un mezzo criminale.
Martin annuì e lasciò andare Joe, il quale lo prese
sottobraccio e insieme cominciarono nuovamente ad avviarsi lungo il
marciapiede.
«Ciao, belli, buona vita!» gli gridai dietro in tono
allegro.
Prima che svoltassero l’angolo, la voce di Joe mi raggiunse:
«Ma tutti noi dobbiamo incontrarli i pazzi?»
Scoppiai a ridere, consapevole che anche quella volta avevo
dato l’impressione di essere un folle, forse anche un maniaco psicopatico.
Mi leccai le labbra e ripresi a lavorare di buona lena,
pensando a ciò che avrei fatto dopo aver sfacchinato per almeno otto ore: mi
sarei fatto bello e sarei andato a caccia.
Avevo l’anima di un ragazzino anche se all’anagrafe avevo
quasi cinquantun anni.
Forse potevo essere considerato matto, ma quella follia mi
aiutava ogni giorno a godermi il mondo che mi circondava e a vedere la vita
come il dono prezioso che era.
La mia missione sarebbe stata sempre quella di essere un
uomo diverso da tanti altri.
Sorrisi con gioia al sole che splendeva cocente su di me, ai
passanti che mi lanciavano occhiate disgustate, alle foglie che sembravano
infinite su quel marciapiede.
Ripensai per un attimo a Martin e il mio sorriso si allargò
con tenerezza: avevo già incontrato il mio primo amore della giornata, non
potevo essere più felice di così.
Pazzo, forse.
Ingenuo, forse.
Però dannatamente felice.
♥ ♥
♥
AUGURI ETHAAAAAAN *_____*
Ehm, lettori… okay, lo so che probabilmente starete pensando
che il mio tenerissimo Ethan Murphy sia inquietante e pure spostato di
cervello, insomma, che gli mancano ben più di un paio di rotelle, ma… lui è
fatto così e io lo amo così tanto che mi viene voglia di abbracciarlo!
E avete visto che special guests sono apparse??? I miei
adoratissimi Martin&Joe,
che emozione! Sembrerò pazza pure io, ma dovete capire che è stato
emozionantissimo far incontrare Ethan con Martin&Joe *______* è stato
troppo troppo bello!
Anche se la storia che ho raccontato è effettivamente
demenziale a livelli osceni, ma dettagli! XD
E comunque questo disadattato deve ringraziare il cielo,
perché è stato fortunatissimo a incontrare Martin&Joe ahahahahahahahahah!
Ci credete che Ethan Murphy oggi ha compiuto la bellezza di
cinquantun anni? Oddio che ansia AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH non li dimostra affatto
e gli servirebbe pure uno psicologo XDD
Avete capito il nostro Ethan che fa i lavori socialmente
utili e si imbatte nell’ira funesta di Joe che si incazza per la gente che
lascia le barriere architettoniche a discapito dei disabili? AHAHAHAHAHAHAHAH
io non ho veramente parole, ma perché tutti i miei OC sono così disagiati?
Spiegatemelo voi! ^^
E niente, a parte tutti questi vaneggi… povero POVERO Martin,
ma lui cos’ha fatto di male? E siccome il signor Murphy è uno spudorato
stronzetto, ha ben pensato (???) di provarci con lui di fronte a Joe – che,
cieco o non cieco, non si lascia proprio sfuggire niente! XDD
Spero davvero che questa idiozia vi sia piaciuta, perché io
ho perso i neuroni mentre la scrivevo, mi sono divertita troppo!
Grazie a chiunque abbia letto e a chi recensirà, anche Ethan
vi manda un bacio ;)
Alla prossima e ancora tantissimi auguri al mio scapestrato
ometto mai cresciuto ♥
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