Allora, questa fan fiction non è mia, ma di Erika, una mia
amica. Ovviamente, ho il permesso di pubblicarla ù_ù
Me l’ha consegnata come regalo di compleanno, che era ieri,
e ne sono contenta, visto che è anche la sua prima shonen ai XD
Grazie ancora Erikuccia XD
Per un istante le nostre vite
si sono incontrate... le nostre anime si sono sfiorate.
Oscar Wilde
Ah/un – no – kokyu
Camminava per le strade di Konoha, la mente altrove,
mentre il leggero vento autunnale soffiava andandole a scompigliare i lunghi
capelli rosa.
La sua mente era
altrove, a tempi lontani quando era ancora una bambina dodicenne che inseguiva
i suoi sogni.
Anni addietro, quando
ancora era felice.
I suoi sogni, quelli
ormai si erano infranti irrimediabilmente.
Il ragazzo che aveva
sempre creduto essere il suo principe azzurro l’aveva rifiutata.
Se ne era andato per
inseguire la sua vendetta, lasciandola indietro, ad aspettare, a soffrire.
Gli anni erano passati
ed un nuovo amore era entrato nella sua vita, un amore che nuovamente l’aveva
fatta soffrire.
Inconsapevolmente,
senza neanche rendersene conto, ma lo aveva fatto.
Forse se lo era
meritato, dopotutto lo aveva rifiutato per anni, come poteva pretendere che
l’aspettasse per sempre?
Sospirò tristemente. Il
vento la investì in pieno con le sue folate, lame fredde che sembrava facessero
a brandelli il suo corpo.
Il suo cuore era stato
dilaniato tempo addietro.
Gli occhi verde
smeraldo s’incupirono leggermente.
In fondo doveva immaginarlo che
sarebbe andata a finire così, lo sapeva da molto tempo, dal giorno in cui per
caso era passata davanti a quel tempio.
Un vecchio tempio
scintoista immerso nel verde e lussureggiante bosco che circondava Konoha.
Vi era passata davanti
dopo il ritorno da una missione in solitaria e ne fu talmente incuriosita che
non seppe resistere alla tentazione di visitarlo.
Da allora aveva
maledetto ogni giorno la sua curiosità.
La sua intelligenza, il
suo intuito.
Malediva quel lontano
giorno in cui la verità le si era mostrata davanti in tutta la sua lampante
chiarezza.
Con la mente ripercorse
ogni centimetro di quel luogo, sentiva il vento primaverile accarezzarle la
pelle.
Dalla foresta il canto
degli uccelli, e i versi di decine di altri animali nel pieno della stagione
degli amori.
La sua attenzione improvvisamente
venne attirata dai due guardiani del tempio.
Enormi statue di pietra
che raffiguravano due cani-leone.
Antiche bestie che
proteggevano ogni tempio scintoista.
Le tornarono alla mente
le parole di un vecchio libro, non sapeva il perché, ma prepotenti rimbombavano
nella sua testa:
“I cani leone in
origine erano un cane e un leone, ed erano molto diversi nell’aspetto, fino a
quando gli scultori con il passare degli anni non trovarono più semplice
scolpirli con le stesse proporzioni, unendoli in un unico essere.
Nella tradizione un
cane-leone ha la bocca sempre aperta e si chiama Ah, l’altro con la bocca
sempre chiusa si chiama Un, o meglio nn.
“Ah” è il primo suono
che si emette quando si nasce; “nn” è l’ultimo suono prima di morire.
“Ah è il respiro
inalato che da inizio alla vita; “nn” è il sospiro del sollievo, il soffio che
permette alla vita di fuggire.
Tra i due intercorre
un’intera esistenza, un universo intero ruota intorno ad un singolo respiro.
“Ah” è anche il primo
simbolo dell’alfabeto giapponese, “n” è l’ultimo.
E così fra questi due
cani leone abbiamo anche la A e la Z, l’Alfa e l’Omega.
In antico sanscrito,
“ah-un” significa la fine e il principio dell’universo; l’infinito liberato.
In Giappone, quando tra
persone esiste una perfetta sintonia, come tra un pianista e un violinista in
un duetto, si dice ah/un-no-kokyu.
Kokyu significa
respirare, e tutta la frase fa pensare ad una perfetta, splendida armonia.
Due anime un solo
respiro.
Su un piano meno
esoterico ah/un-no-kokyu si può ben paragonare alle vecchie coppie sposate, o
agli amici di vecchia data, capaci di completarsi le frasi a vicenda.
Uno dice: “AH….” E
l’altro gli risponde con un “nn…”.”
Will Ferguson
Autostop con Buddha
Viaggio attraverso il
Giappone
La rosa scosse la testa sconsolata ricacciando nei
meandri della mente quello strascico di libro.
Quelle pagine che aveva
stracciato non appena tornata a casa, in preda alla rabbia e alla disperazione,
mentre calde lacrime rigavano il suo volto per poi andarsi a infrangere sulla
copertina in pelle.
Quella statua e quel
libro le avevano perfettamente reso chiara la situazione.
Ciò che stava accadendo
intorno a lei.
Quello che aveva sempre
saputo, ma che mai aveva voluto accettare. Almeno fino ad allora.
Come tante fotografie,
immagini al rallentatore le passarono davanti agli occhi, i momenti in cui i
due suoi migliori amici erano insieme.
Il biondo e rumoroso
Naruto che in ogni momento gridava come un bambino piccolo -Ah…- per cercare
di attirare l’attenzione del suo migliore amico, che ovviamente anche se non
l’avrebbe mai dato a vedere si era già accorto di cosa avesse attirato
l’attenzione del dobe; e così senza neanche dargli la soddisfazione a mezza
bocca rispondeva -nn…-.
Risposta che faceva
infuriare il biondino, che non capiva quanto quel semplice monosillabo li
legasse.
Per Sakura lo scoprire
quella sintonia fu un duro colpo.
Sapeva che quei due
erano amici, ma giorno dopo giorno si rendeva conto che l’armonia che c’era
sempre stata fra Sasuke e Naruto era qualcosa che andava oltre la semplice
amicizia.
Come recitava quello stupido libro, quei due così
differenti fra di loro, uno l’opposto dell’altro erano un ah/un-no-kokyu
esemplare.
Anche se per anni
Sasuke aveva affermato di voler spezzare il loro legame, di non volere il
biondino fra i piedi, l’armonia e la sintonia che vi era fra i due ragazzi era
talmente tanto evidente, che solo lei troppo persa prima per l’Uchiha e in
seguito per Naruto non si era accorta di quanto quei due fossero innamorati.
Forse per un po’ non se
ne erano resi conto neanche loro, ma con il crescere tutto era cambiato.
Le ci era voluto un
sacco di tempo per abituarsi a quella situazione, a quella nuova visuale, ma
alla fine ci era riuscita.
Ora quando posava lo
sguardo sui suoi compagni di team, quando vedeva le iridi azzurre di Naruto
risplendere di felicità.
Quando vedeva il volto
sempre freddo di Sasuke, riscaldarsi e i suoi occhi addolcirsi, non poteva fare
a meno di sorridere. Di gioire per loro.
Era in quei momenti si
rendeva perfettamente conto di quanto quei due fossero sempre stati completi
insieme.
Il giorno e la notte.
Il sole e la luna.
Due entità separate.
Due anime che danzavano
e s’inseguivano giorno dopo giorno per ritrovarsi sempre.
Improvvisamente si
ricordò che quel giorno era il compleanno di Naruto.
Un sorriso andò ad
ornare il suo volto nel momento in cui pensò al modo in cui il biondino avrebbe
festeggiato.
Già li immaginava
insieme, il primo che allegro ordinava una dopo l’altra le ciotole del suo
amato ramen, mentre l’Uchiha lo osservava scettico, ma con una luce maliziosa
negli occhi che faceva ben intendere quali fossero le sue intenzioni da lì a
poche ore.
Sakura li osservava da
lontano, si era diretta al chiosco per augurare un buon compleanno al suo
migliore amico, ma vedendo quella scena così dolce, intima, decise che avrebbe
rimandato al giorno seguente.
Sicuramente Naruto non
si sarebbe offeso.
Osservava dolcemente i
due ragazzi, quel momento d’intimità, mentre un tiepido vento autunnale
soffiava e le luci soffuse della sera rosso cremisi andavano svanendo, per
lasciar posto alla scura notte.
Silenziosamente, dopo
aver gettato un ultimo sguardo ai due, a quelle due persone che aveva amato più
della sua stessa vita si allontanò, lasciandoli soli in quel mondo che si erano
creati.
Un mondo solo per loro
due. Per due anime che in realtà erano una sola.
Al vento sussurrò:
“Buon compleanno
Naruto.”
Angolino
degli auguri:
Dunque, l’
ho riletta cercando di trovare alcuni errori, ma sono troppo stanca per
riuscire a focalizzarli.
Morale della
favola non ho trovato l’incongruenza verbale che mi avete fatto notare, ma
spero vivamente che non sia grave, la sistemate voi… ih ih.
Ero troppo
emozionata a scrivere questa storia, una shonen ai per il tuo compleanno,
sperando che venisse fuori qualcosa con un senso compiuto, che alcuni errori mi
sono sfuggiti.
Comunque
visto che il regalo per il tuo compleanno te l’ ho fatto aprire con due
giorni di anticipo, puoi pubblicare la storia, sperando che nessuno mi lanci
dei pomodori dietro o invii qualche virus al pc… eh eh.
Ho aggiunto
anche una frase di Oscar Wilde che mi sembrava appropriata, ma che non ho potuto
mettere sul libro che ti ho regalato.
Ciaoooooooo
Ancora
tantissimi auguri di buon compleanno
Erika