akaiame
È finita.
Lo puoi sentire distintamente in ogni
fibra, in ogni cellula, nello squarcio invisibile che ti sconquassa
lo sterno.
Quello che resta del tuo corpo
rattoppato lo ha già capito, ma la tua mente sconvolta cerca ancora
di proteggerti. È una bugia. Non può essere. È tutto sbagliato.
La realtà stessa si è appena
frantumata in migliaia di pezzi che ti trafiggono come chiodi di
ghiaccio e ogni respiro è un'inalazione di acido che ti corrode i
polmoni.
Il mondo intorno a te ammutolisce,
piomba in un silenzio irreale e assordante che ti preme con forza
sulle orecchie. L'occhio destro sbarrato su quell'immagine
inequivocabile incisa sulla retina che tuttavia non hai ancora la
forza di metabolizzare.
Kakashi estrae il braccio dal suo corpo
e lei, senza più sostegni, cade all'indietro come una bambola di
pezza. Non senti il tonfo del suo corpo accolto dal terreno, né le
imprecazioni degli shinobi della Nebbia, contrariati per aver perso
la loro preziosa arma umana.
Dalla totale assenza di suoni che ti
comprime le tempie emerge a un tratto un ronzio che prende a pulsarti
nei timpani, sempre più forte. È il richiamo di una bestia appena
nata nel tuo ventre e allo stesso tempo primitiva. Ti sta risalendo
dall'interno verso la gola, arrampicandosi furiosa, mordendoti e
conficcandoti i suoi artigli roventi nello stomaco, nel fegato, nel
cuore.
Devi farla uscire, lo sai. Se non
glielo permetterai, finirà per ucciderti da dentro, dilaniandoti
dalle viscere.
Non che ti importi, a questo punto.
Morta lei, quale scopo ti rimane? Non sei che l'ombra di un ricordo,
il fantasma di un nome che un tempo ti apparteneva. Che motivo hai
per continuare a vagare in quella valle di lacrime e sangue che è la
miseria dell'esistenza umana?
Ma un arcaico istinto di sopravvivenza
ha infine la meglio e, in un modo o nell'altro, devi dare sfogo a
questa belva che senti crescere e ruggire alla base del torace in
fiamme. Non è la tua volontà, ma la sua. E non puoi più
contrastarla.
Nello stesso momento in cui Kakashi
crolla al suolo, rilasci ogni resistenza: sciogli le catene e concedi
alla creatura di liberarsi. Il suo ruggito ti si riversa fuori dalla
gola in un disumano grido di rabbia e disperazione che pensi ti
strapperà via le corde vocali.
Gli shinobi della Nebbia si voltano
verso di te, attoniti. Si domandano chi tu sia, da dove sia arrivato
e ti danno dello stupido a pensare di poterli affrontare da solo.
Sciocchi! Non hanno ancora realizzato la portata della minaccia che
incombe su di loro. Non hanno capito di trovarsi in piedi su quelle
che diverranno presto le loro tombe.
Uno del gruppo ti scaglia contro una
manciata di shuriken che, chissà come, ti passano attraverso. Lo
sgomento inizia a farsi strada tra i nemici: non hanno mai visto
nulla di simile e cominciano a percepire l'aura sanguinaria che ti
ribolle sotto la pelle e si condensa in una nube temporalesca. Puoi
sentire la paura serpeggiare tra le loro fila e la risolutezza
esibita al principio sfilacciarsi come un filo di cotone tra le dita.
Ma a te non importa. In tutto ciò, un
unico pensiero ti satura la mente. Lo rigetti fuori dalle labbra con
una voce che stenti a riconoscere: - Non esiste. Tutto questo... NON
LO ACCETTERO' MAI! -
E la spinta propulsiva di quella ferma
intenzione a negare la realtà si mescola all'impulso di lanciarti
all'attacco. Non ti importa di morire ma hai la certezza che non
accadrà, perché la potenza che ti scorre nelle vene, sorretta dal
dolore accecante che ti infiamma l'occhio destro, non ha eguali.
Gli ANBU della Nebbia cadono come
insetti sotto i tuoi colpi micidiali. I loro attacchi non vanno a
segno, non ti lambiscono neanche. Uno dopo l'altro, vengono falciati
come spighe di grano inermi sotto la lama del mietitore.
L'aria viene pervasa dallo schiocco
secco delle ossa che si spezzano, dalle urla di terrore dei tuoi
nemici che derivano presto in rantoli strozzati prima che la vita
scivoli via da loro. Brandelli di arti e interiora colano al suolo in
una macabra composizione senza schema che diverrà presto un lauto
banchetto che corvi e lupi si contenderanno.
Non hai idea di quale jutsu tu stia
utilizzando e non ti interessa. Sai solo di volere che la sofferenza
che ti strazia venga quantomeno ripagata con quella dei responsabili
della sua morte. Che il sangue della tua Rin venga compensato almeno
di cento volte con il loro. Benché una singola goccia spillata da
quell'amatissimo corpo non possa essere risarcita neanche
sacrificandole un migliaio di vittime indegne come quei miserabili.
Vuoi fare scempio della loro carne per
saziare l'appetito del nume demoniaco che ha preso possesso di te e
sta governando i tuoi movimenti. Trucidare quei maledetti non la
riporterà indietro, ma la creatura nata dal germe del dolore che ti
devasta il petto reclama il suo premio, e tu non intendi opporti.
Il massacro è terminato.
Tutti gli shinobi della Nebbia sono
morti. In un battito di ciglia, la landa desolata che ti circonda si
è mutata in una palude di fango rosso. Perfino la luna si è vestita
di una funerea tonalità cremisi, e la pioggerellina sottile che cade
dal cielo vuoto che si sta squarciando sopra di te si intervalla a
gocce più pesanti color rubino.
La terra sotto i tuoi piedi è ferita,
solcata da fenditure e crepacci generati dalla breve battaglia. Dalla
tua furia inumana.
La permeabilità del suolo non è
sufficiente ad assorbire la spropositata quantità di sangue sgorgato
dai corpi dei tuoi avversari, ora ridotti a un ammasso di cadaveri
smembrati. I mefitici vapori minerali e ferrosi che si sollevano dal
terreno imbevuto non ti disturbano, sei del tutto indifferente a ogni
cosa. Perfino al fatto che il tuo stesso corpo abbia subito una
mutazione inspiegabile.
Soddisfatta della carneficina appena
compiuta, la bestia si è placata e ha fatto ritorno in un punto
imprecisato del tuo addome, ma i segni del suo passaggio sono ben
visibili, quanto quelli di un incendio. La sua scalata al tuo interno
non ha lasciato che cenere dei tuoi organi e tessuti.
Intorno a te tutto è tornato immobile
e silente. È il silenzio compatto e pesante della morte, intaccato
solo dal tuo ansimo, dal fruscio degli spasmi post-mortem che si
levano dalle carcasse e dallo sgocciolio intermittente della pioggia
rossa.
Alzi lo sguardo e la vedi laggiù, poco
distante. L'urgenza di andare da lei diventa insostenibile quanto
quella di respirare. Inizi a muovere qualche passo stentato nella sua
direzione, avanzi oltre il tuo ex compagno privo di sensi
rivolgendogli solo un'occhiata fugace e passandogli attraverso come
hai fatto con gli assalti dei tuoi oppositori. Aveva giurato. Ti
aveva promesso che l'avrebbe protetta, e invece... ma Kakashi non è
importante in questo momento. Esiste solo lei.
Vi separano soltanto alcune decine di
metri, ciononostante il tempo che impieghi a raggiungerla ti pare
assurdamente lungo per coprire una distanza così irrisoria. Ma
dentro di te sai che non è così. Non sono pochi metri, è il
confine tra due dimensioni a dividervi: quello invalicabile che
scinde il mondo dei vivi da quello dei morti. Ed è una soglia che
non puoi varcare, una distanza che non puoi colmare.
Scuoti la testa, ostinato. Ancora non
riesci, non vuoi, riconoscerlo. Eppure, adesso che la collera che ti
rendeva cieco si è diradata, un fioco barlume di consapevolezza sta
iniziando ad approdare alle sponde della coscienza razionale e
l'ineluttabilità dell'accaduto ti si presenta davanti crudele e
spietata, facendo vacillare le tue difese e demolendo pezzo a pezzo
il muro di illusioni dietro al quale ti sei arroccato.
Finalmente arrivi da lei e non ti
capaciti di quanto sia bella, anche nella morte. Allunghi una mano
tremante e le sfiori il collo alla vana ricerca di un battito, anche
minimo. Sai già che non avvertirai alcun impulso vitale sotto la sua
pelle diafana, ma devi sincerartene fino in fondo per poter scendere
a patti con la verità e quando questo accade e il muro frana
definitivamente lasci che le lacrime trovino la via anche attraverso
la tua orbita vuota.
Cerchi di non indugiare con lo sguardo
sul vuoto circolare che le deturpa il petto proprio là dove avrebbe
dovuto esserci il suo cuore, quel muscolo infido e traditore che
tanta afflizione arreca alla specie umana dalla notte dei tempi. Le
scosti i capelli dal viso, accarezzandola dolcemente con il rispetto
e la venerazione che riserveresti a una creatura sacra. E in un certo
senso, lei per te lo è sempre stata. Stringi il suo corpo inerte con
infinita tenerezza e lo senti freddo, in contrasto con la pozza
limacciosa di sangue tiepido nella quale affondano le tue ginocchia.
E all'improvviso, da quell'abisso di
tormento riaffiorano, come una mano tesa in tuo aiuto, le parole di
Madara.
Più vivi, meglio capirai che la
realtà in cui viviamo si regge esclusivamente su dolore, sofferenza
e futilità. A questo mondo, ad ogni luce corrispondono sempre delle
ombre. Sono tutti nessi causali, rapporti di causa-effetto
indivisibili. Quello che mi propongo è di eliminare tutte le
brutture della realtà, e rifugiarsi in un sogno pieno solo di cose
belle. Il sogno di un mondo dove anche i morti potranno tornare in
vita. Un mondo dove tutti trionfano. Un mondo dove regna la pace. Un
mondo pieno d'amore.
Quelli che ti erano sembrati i folli
vaneggiamenti di un triste vecchio decrepito preda dei rimpianti,
iniziano ad acquistare un senso, un fascino. Tutto ciò che il
capostipite degli Uchiha ti ha detto si ricompone in un disegno
coerente di cui non avevi mai colto lo splendore. La promessa di quel
mondo da sogno ti accarezza seducente, confortante, sussurrandoti che
non tutto è perduto, che lei potrà tornare da te. Che tu potrai
riportarla indietro.
Si sarebbe trattato di un sogno, e
allora? Nella realtà, nulla era andato come avrebbe dovuto. Nulla!
Avevi donato a Kakashi il tuo occhio
sinistro per permettergli di proteggerla al meglio, per poter
continuare a vegliare su di lei anche dopo la tua morte. Perché così
sarebbe dovuto essere: tu saresti dovuto morire quel giorno, mentre
loro avrebbero dovuto sopravvivere.
Rin. Rin
avrebbe dovuto sopravvivere.
Invece, contro ogni previsione, tu sei
vivo e lei giace fredda e cerea tra le tue braccia, morta fatalmente
per mano di Kakashi.
È tutto sbagliato. Tutto! Ogni singolo
avvenimento è stato rivoltato nel suo contrario. È come essere
stato catapultato in uno scellerato labirinto di specchi distorti.
Ma non permetterai a quell'odioso mondo
di continuare a seminare sofferenza. Hai deciso. Affiancherai Madara
nel suo intento, per quanto ambizioso ai limiti dell'utopia.
Sistemerai le cose, una volta per
tutte. Raddrizzerai le storture, levigherai le inesattezze,
cancellerai gli errori e le ingiustizie di quella realtà dannata.
Spezzerai la catena dei nessi causali per generare quel sogno
meraviglioso in cui tu e lei potrete stare insieme per sempre.
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