Poteva finire in un altro modo?

di Glaciial
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*
 

Il cielo era come sempre azzurro e privo di nuvole. Il fatto che però caratterizzava quel momento così delicato era quel silenzio. Quel maledetto silenzio. La pace tra i due ragazzi era invidiabile, erano amici, anzi, migliori amici. Se non di più. Però quel silenzio stava diventando veramente snervante. Se solo non fosse che Gellert in quel momento si girò verso di lui, se no sarebbe impazzito.
 

-Che c’è?- chiese dolce Albus, senza staccare gli occhi dal cielo ma sentendosi pesantemente osservato. 
 

-Sei così bello- disse in un sussurro mentre sorrideva come un ebete.
 

Albus restò a bocca aperta. Sapeva che era innamorato di lui, ma mai pensava che l’amore fosse reciproco. Anzi. Sentirlo parlare così, come se fossero fidanzati, lo fece sorridere, come mai aveva fatto. I migliori amici non si dicevano quelle cose, ma, d’altronde, cosa ne sapeva Albus?
 

-Lo so. Ma così mi consumi- si girò finalmente verso il biondo, sdraiato anche lui a pancia in su. Gellert rise.
 

-Poco modesto, mi dicevano- 
 

-Mi sa che si sbagliavano- scherzò unendosi alla sua risata contagiosa. Amava quel ragazzo, completamente.
 

Restarono a fissarsi per parecchi minuti, se non ore. Ma il tempo non passava per loro, era importante? 
 

Ritornarono a guardare il cielo.
 

-Gell- sussurrò -potremmo mai diventare... più che amici?- azzardò. Non sapeva neanche perché l’avesse fatto ma quella domanda lo stava divorando dentro. Da giorni. Mesi.
 

Gellert ci pensò su, poi si mise a ridere.
 

-Al, noi siamo più che amici- disse senza smettere di sorridere. -siamo migliori amici- 
 

Era vero. Probabilmente tutte le cose che Albus immagina erano prive di senso da tutte le angolazioni possibili. Lui è Gellert fidanzati? Solo nei suoi più preziosi sogni, che faceva ogni notte.
 

-Hai ragione- gli disse Albus cercando di prenderla sullo scherzare, ma l’altro capì. Il biondo si girò quindi verso di lui, ancora più serio. -Non guardarmi così, Gellert-
 

-Ma a te piace che io ti guardi così, o sbaglio?- confutò. Albus si morse la lingua per impedire a se stesso di alzarsi e baciarlo. -O sbaglio, Al?- 
 

Stronzo” pensò Silente. Sapeva esattamente quali erano i suoi punti deboli e li usava contro di lui, sempre. Quel giovane mago oscuro era un angelo ma al contempo un diabolico demone. Ma lo amava per questo, e mai avrebbe smesso. Neanche quando cadde da una certa torre, dopo essere stato colpito da un Avada Kedavra, molti (molti) anni dopo.
 

-Può darsi- si limitò a dire, sorridendo. 
 

-Allora, quando la cerchiamo?- cambiò argomento Gellert.
 

-Cosa?- chiese confuso l’altro.
 

-La Bacchetta di Sambuco, Albus- alzò gli occhi al cielo non evitando di sorridere senza farsi vedere.

 

-Oh... sì, certo- 

 

Gellert non pensava ad altro che ai Doni della Morte. Non pensava ad altro che al potere. A Silente invece non interessava di essere il più forte del mondo, con tutti e tre i Doni della Morte. Avrebbe potuto esserlo il suo amato, e lo avrebbe preferito, piuttosto che lui. 

 

-Non mi sembri tanto convinto- lo informò il biondo guardandolo dolcemente. Era irresistibile. -Stai bene?-

 

Sorrise. -Vuoi una dimostrazione che io stia bene?- non attese neanche una risposta che si catapultò verso il suo migliore amico dandogli un bacio a stampo. Non si capacitò neanche lui di cosa avesse appena fatto.

Grindelwald lo guardò senza proferire parola, non imbarazzato. Non si può dire lo stesso di Albus, che era rosso come un peperone.

 

-S..Scusa Gell. Non volev- l’altro non lo lascio finire che poggiò le proprie labbra con le sue formando un bacio dolce e lento. Il ragazzo stava esultando e aveva un esplosione dentro. 

 

-Ora smettila di essere così irresistibile che se no ti porto a letto- disse mordendosi il labbro inferiore e giocando con i suoi capelli.

 

Albus arrossì violentemente.

-Sei tu quello irresistibile-

 

Distesi in quel campo verde sotto un salice, i due ragazzi stavano esplodendo di gioia. 

 

*

 

-Sei mio- sussurrò Gellert dando l’ultima spinta raggiungendo il massimo del piacere. Lo amava. Lo amava perdutamente.

 

*

 

-Ariana, no!- gridò un Albus leggermente più cresciuto mentre la sorella cadeva priva di vita nell’erba. Guardò lei, distesa per terra, dove il suo dolore ebbe finalmente fine. Poi guardò il suo amato, che era scioccato. O forse divertito. Incrociarono gli sguardi.

 

-Vattene. Via- disse piano Albus trattenendosi dallo scoppiare a piangere davanti al suo ragazzo.

 

-Albus, amore- tentò di giustificarsi, fallendo. 

 

-HO DETTO DI ANDARTENE- gridò con tutte le sue forse. -e non chiamarmi più così- disse più piano mentre ormai piccole e calde lacrime solcavano il suo viso. Il ragazzo se ne andò, forse per sempre.

Dopo pochi giorni Gellert scopri anche dov’era nascosta la vera Bacchetta di Sambuco e la rubò.

Divenne famoso in tutto il mondo in poco tempo, le notizie divagavano in fretta in quello strambo mondo magico.

 

*

 

Tutti quei ricordi facevano piangere silenziosamente un ormai vecchio Albus Silente, mentre ricordava un pezzo molto importante (il più importante) della sua vita, quello con lui. L’ estate più bella della sua vita. 

Non aveva mai detto un “ti amo” più vero di quello pronunciato al suo amato.

 

Un forte vento spalancò le finestre e Silente si alzò di scatto dalla scrivania.

Una grande aquila entrò nella stanza con un piccolo foglio attaccato. Lo appoggiò e se ne andò sbattendo le grosse ali.

 

Era veramente un piccolissimo foglio, non più grande della sua mano.

 

“Come va, Liebling? Sei felice ora che sono finalmente rinchiuso in questa topaia?” 

 

Sapeva benissimo chi era. Bruciò il foglio con la mente. Non voleva mai più sentirlo. Ma voleva allo stesso tempo perdonarlo, lo amava, si amavano.

 

*

 

Erano passati mesi ormai, da quella minuscola lettera inviata dal suo ex ragazzo.

Silente era distrutto e non riusciva a superare il lutto, ancora, della perdita della sorella e anche di lui.

E l’ennesimo gufo, in quella giornata ne erano entrati si o no 15, arrivò e buttò la lettera vicino a lui.

Con una calligrafia ordinata e precisa, vi era scritto:

 

“Albus, volevo informarti di una grande notizia! Non potrai crederci! 

Gellert Grindelwald è morto”

 

L’aria sparì.

E, in quel momento, anche Albus Silente.

 

*

 

E mentre cadeva dalla torre dell’orologio, sconfitto, riusciva a scrutare il suo Gellert dal cielo che lo aspettava. Stava ritornando, per lui.

E per nessun altro.

 

*

 

Tutto successe in un battito di ciglia. Tutto il paradiso era diventato inferno. Tutta la sua vita era stata bellissima ma allo stesso tempo, una tortura.

E quel biondo, con gli occhi diversi, l’aveva resa fantastica.

 

**

 

“Ti amo, Gell”

 

“Lo so, lo so” 

 

“E tu?”

 

“Ma che domande stupide. Ti donerei la mia vita. Ti amo anch’io, Al. Ma adesso andiamo, per il Bene Superiore, ricordi?”

 

“Certo. Per il Bene Superiore” 

 

***

 

Nota dell’autore

 

Voglio solo dirvi che ho saltato alcune cose in questa sottospecie di riassunto. Spero di avervi trasmesso le emozioni dei ragazzi.

 

Ma ora, una domanda.

E se fosse stato tutto diverso?





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