Distanza. Vicinanza.

di Beeble
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Distanza. Vicinanza.



Distanza.

Vicinanza.

Hanno perso connotazione

legata alla fisica,

alla geografia,

allo spazio.

Non è più il nord

a determinare

dove sono.

Ho un nord nel cuore

che mi guida

da vicino e da lontano,

perlopiù dall’Alto.

Tengo vicino chi ha tenuto in mano

il mio cuore

mentre

sanguinava.

Tengo vicino chi

ha raccolto lacrime

digitali

senza riserve.

Non riesco a stringere tutti,

che Dio mi perdoni,

sono una pessima cristiana.

Non ci riesco a tenere dentro

- dentro al cuore -

chi ha lasciato quelle cicatrici profonde

- ancora bruciano -

nel mio

pericardio.

Non ci riesco ora.

Rischierei di

lacerarmi

ancora.

Posso tenervi

in preghiere, la sera.

Posso ricordarvi di tanto

in tanto.

Ma non così vicino.

Come alcool sulle

ferite.

Ho bisogno di

lenire

- lenire -

le ferite.

Perché l’amore

- altro non è l’amicizia -

quando stacca quei fili rossi

che ci eravamo cuciti

addosso,

strappa la pelle.

Vicino è cura.

Lontano è fatica.

Ricordi di

cocci che si

infrangono a terra.

Fino a che ho vicino

posso restare in equilibrio

precario

su questo mondo scivoloso

che ha perso

il Nord

che ha

perso

molto

ma in cui,

grazie a Dio

non mi sono

persa.





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Cosa è successo in questi mesi. Non lo so di preciso.
Ma queste sono le parole che userei per raccontarne una parte se solo trovassi le parole adatte.

Buone cose,
Fabiola

 





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