Anthropology

di JasonTheHuman
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CAPITOLO 8

DANNEGGIAMENTO DI PROPRIETÀ

 

Applejack montò la sua bancarella nel centrocittà. Ora che l’inverno era stato cacciato, lei era felicemente tornata a crescere e vendere le mele. La prima cliente della giornata era già lì.

“Ciao, Bon-Bon. Cosa posso fare per te?” Chiese Applejack.

“Oh, il solito. Ne prenderò…” Bon-Bon esaminò i cesti posti attorno al carro delle mele. “Una dozzina. Dovrebbe essere sufficiente.”

“Perfetto.” Applejack ispezionò qualche mela e prese le migliori per riempire la sacca. “Come va ultimamente? Non ti vedo da un po’.”

“Tutto bene.” Disse Bon-Bon. “È solo che.. Beh, ci è voluto del tempo a me e a Lyra per finire tutte quelle mele. Dopodiché lei ha dichiarato che se avesse visto anche solo un’altra fetta di torta di mela, si sarebbe sentita male, e devo ammettere che anch’io stavo terminando tutte le ricette di mele che sapevo…”

Applejack annuì. “Apple Bloom non venderà più mele d’ora in poi.”

“Meglio così.” Confermò Bon-Bon solennemente.

“E come vanno gli affari all'Angolo Zuccherino? Spero che Pinkie Pie non ti stia facendo innervosire troppo.” Disse Applejack, sorridendo.

“Pinkie è abbastanza gestibile. Sono sicura che conosci la mia coinquilina. Sono abituata a stranezze occasionali.” 

Applejack aiutò Bon-Bon a caricare le mele nella sacca. “Ciò mi fa ricordare.. Ho parlato con Lyra proprio questa mattina. Hai idea di cosa stia architettando?”

“Oggi è uscita presto. Pensavo fosse andata a suonare di nuovo al parco.” Bon-Bon inclinò la testa, confusa. “Di cosa avete parlato?”

“Mi ha solo chiesto se potesse prendere in prestito uno dei nostri carretti per la giornata. Non riesco ad immaginarne il motivo, ma ne abbiamo un bel po’ di quelli,” disse Applejack. “Potevamo farne a meno di uno.” 

“Uno dei tuoi carretti?” Disse Bon-Bon, accigliandosi. “Perché mai avrebbe bisogno di una cosa del genere?”

“Non ne ho idea,” Disse Applejack, alzando le spalle.

“Il Gran Galà è tra una settimana. Cosa si è messa in testa?” Sospirò Bon-Bon. “Ma lo sai che si dice dei pony artisti. Possono essere un po’... eccentrici”. 

“Sono sicura non è niente di cui preoccuparsi,” disse Applejack. “In ogni modo, gustati le mele, Bon-Bon!”

“Grazie,” rispose lei.

Dalla distanza si iniziò a sentire un rumore sordo, seguito dal suono di pony urlanti e scioccati. Applejack si concentrò su qualcosa che si trovava alla fine della strada, ed ebbe solo il tempo di mormorare, “Che accidenti..” che quel qualcosa le balenò davanti, una macchia sfocata che schizzava per le vie di Ponyville ad una velocità da far invidia ai Wonderbolt.

I due pony sentirono Lyra dire “Hey Bon-Bon!” prima di sfrecciare via. 

Bon-Bon non voleva guardare quello che si era appena scagliato sulla città, ma si girò lentamente ed osservò la strada. C’era un carretto di mele sulla lontananza che stava rapidamente scomparendo. 

Il cappello di Applejack era volato via dalla sua testa. Lei lo prese e lo spolverò prima di rimetterlo. I suoi occhi erano spalancati dallo stupore. “Ma, quella era…”

“Cosa ha combinato stavolta?” Disse Bon-Bon, quasi mugolando.

“Ma soprattutto, cosa cavolo sta trainando quel carro?” Disse Applejack.

Twilight galoppò verso le due, quasi investendole, prima di riuscire a fermarsi velocemente. Le squadrò entrambe e disse “Ragazze, avete idea di cosa fosse quella cosa?” Si girò a guardare il punto marrone in lontananza.

Rainbow Dash comparì all’improvviso, svolazzando qualche metro sopra loro. “L’avete visto? Dov’è andato? Cos’era?” chiese, mentre saliva in alto per vedere dove si fosse diretto. 

“Penso sia la mia coinquilina…” Disse Bon-Bon, con la voce ancora tremante dallo shock.

“Eh? Come?” Disse Rainbow Dash, guardando di nuovo in fondo alla strada.

“Quella era Lyra?” Chiese Twilight. “Non capisco! Che sta facendo?” 

“Penso sia meglio agire, invece di parlare, prima che qualche pony si faccia male”, disse Applejack. 

Dash annuì velocemente. “Ci penso io!”

Si lanciò all’inseguimento del carro, volatilizzandosi in un attimo. Accelerò più che potè lungo la strada, ma anche così, riuscì a malapena ad accorciare la distanza che la separava dal carro. Spingendo le ali al massimo, raggiunse la velocità del veicolo e lo recuperò, portandosi a lato del conducente.

“Oh, ciao Rainbow Dash,” disse Lyra, lanciandole un’occhiata, e poi fissando di nuovo lo sguardo davanti a sé. Era seduta a capo del carretto, con la camicia che fluttuava al vento mentre acceleravano per la città. 

“Lyra? Che stai facendo?” Dash la guardò, confusa. 

Si lasciarono alle spalle anche le ultime case di Ponyville, diretti verso fuori città. Il corno di Lyra si illuminò per un momento, deviando il carro ed evitando a stenti un albero, continuando a sfrecciare per la strada. Rainbow Dash girò dall’altra parte, per poi riportarsi al fianco del veicolo. 

“È un esperimento. Sto.... oh, è troppo lungo da spiegare,” disse Lyra. “E penso che non abbiamo molto tempo.”

Rainbow Dash guardò avanti, e notò il dirupo verso il quale erano diretti. 

“Puoi fermarlo?” Chiese. 

“Ci ho messo un po’ per farlo accelerare. Sembra però che frenare sia molto più difficile,” spiegò  Lyra senza mezzi termini. “E sterzare è quasi impossibile.”

“Ti stai per buttare nel dirupo.”

“Già.”

Avendo solo pochi secondi, Rainbow Dash prese Lyra per le zampe anteriori, sollevandola di scatto dal carro. Fu in grado di sorreggere il suo peso per pochi secondi, giusto in tempo per far passare il carretto sotto di loro. Collassarono entrambe a terra, cercando di riprendere fiato. 

Il carro precipitò oltre l’orlo del dirupo, scomparendo dalla vista. Sentirono il suono della legna che si frantumava sulle rocce sotto a loro. 

“Eccole lì!” Disse una voce. 

Twilight e Applejack galopparono verso di loro. Bon-Bon le seguiva poco dietro trottando veloce. Lyra, portandosi uno zoccolo alla testa, tentò con difficoltà di rimettersi in piedi. Le gambe le vacillarono, portandola ad inclinarsi di lato e cadere rovinosamente a terra.

“Lyra, che cavolo stai facendo?” Chiese Bon-Bon.

Con qualche sforzo, Lyra riuscì a tirarsi su, e scosse la testa. “Lo so che può sembrare strano, ma ascoltami,” disse lei, alzando lo zoccolo. “Oh, e Applejack, scusa per il carro.”

“C-come…?” Applejack riuscì a dire a stento, mentre guardava incredula in fondo al canyon.

Era possibile vedere tutti i resti distrutti del carro. Una ruota stava ancora girando attorno al suo asse, rivolta dritta verso il cielo, mentre un’altra rotolò per un po’ per poi cadere a terra. Lyra sorrise mortificata. 

“Gli incantesimi anima-cose sono estremamente avanzati. Non dovresti provarli su qualcosa di così grosso senza un allenamento adeguato. Persino io non riesco a controllarli bene,” disse Twilight. 

“C’è valido motivo per tutto questo!” Disse Lyra.

“E sarebbe, di preciso?” chiese Applejack, alzando un sopracciglio. 

“Ehm... Vedete…” Lyra prese un gran respiro. “Gli umani hanno dei carri che si muovono da soli. Non somigliano a questi, sono fatti di qualche materiale diverso, ma dovevo usare la cosa che gli si avvicinasse di più tra quelle che avevo a disposizione.” 

“È davvero per questo?” chiese Bon-Bon esasperata, portandosi lo zoccolo sulla fronte. “Umani? Di nuovo?”

“Lyra, ho letto tutti i libri. Gli umani non dovrebbero essere in grado di usare la magia, e sicuramente non saprebbero gestire qualcosa di così avanzato,” disse Twilight. “Da dove ti è venuta una tale idea?”

Lyra esitò. Poi disse, con voce molto bassa, “Io… ecco... l’ho visto in sogno.” 

“Tutto questo. Viene da un sogno?” La voce di Twilight era piatta.

“Beh, sì. Vedo umani nei miei sogni tutte le notti. Non sempre i sogni coincidono con ciò che è scritto nei libri, ma… tutte queste cose hanno un significato per me,” insistette Lyra. 

“Non possiamo considerare i sogni come una fonte attendibile per la nostra ricerca,” disse Twilight. “Specialmente quando l’esistenza stessa degli umani è ancora al massimo un’ipotesi.”

“Riflettici un attimo. Gli umani non trainano carri, lo possiamo dire anche solo guardandoli, quindi come fanno quando devono percorrere lunghe distanze? In che modo possono viaggiare? E se dovessero trasportare grandi pesi, come mobili o altro?” disse Lyra, alzando il tono della voce ad ogni domanda. 

“Può avere quasi senso quel che dici, ma – ”

“Twilight, non dirmi che le credi,” disse Bon-Bon.

“Con quelle poche informazioni che abbiamo sugli umani, non posso trarre conclusioni definitive. Tuttavia, non penso che possiamo includere tutto ciò nella nostra relazione finale.” Disse Twilight, guardando i resti del carro. “Persino Lyra ha ammesso che non ci sono informazioni su robe del genere. E anche se potenzialmente ciò avrebbe giovato agli umani, è ben oltre oltre quello che sappiamo essere alla loro portata.”

Lyra guardò giù per terra. “Neanch’io sono mai riuscita a capire come funzionino certe cose. È per questo che dovevo testarlo.” 

“Se gli umani avessero davvero avuto cose del genere, non le staremmo usando anche adesso?” disse Twilight.

“Forse. Non so.” 

Bon-Bon si rivolse a Twilight. “Avevi detto che non credevi gli umani fossero reali.” 

“No, infatti,” rispose lei. “Ma anche considerando la mitologia ufficiale, tutto ciò è senza senso.” Le sue pupille si allargarono. “E questo mi fa ricordare che devo riportare i miei progressi alla Principessa. Non che ne abbia fatti tanti…”

“Magari anche noi dovremmo andare,” disse Bon-Bon, lanciando un’occhiataccia a Lyra.

Lei si rivolse ad Applejack. “Non ti preoccupare. Te lo ripago il carro.” 

Seguì Bon-Bon senza dire altro, felice di lasciarsi dietro quel casino. 

 

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Ritornate a casa, Bon-Bon confrontò a quattr’occhi la sua coinquilina.

“Lyra, lo so che l’ho già detto in passato, ma stavolta sono seria. Questa follia sugli umani deve finire. Ho sopportato quelle… mani, e non ti ho detto niente quando hai iniziato ad indossare vestiti, ma questo? Ti saresti potuta ammazzare lì fuori!”

“È stato il mio primo esperimento con questa tecnologia. Possono accadere degli sbagli,” disse Lyra. 

“Il tuo primo – ? No. Per favore, dimmi che non farai mai più niente del genere. Hai totalmente distrutto il carro di Applejack, a causa di una qualche teoria senza capo né coda – “

“So quello che ho visto,” disse Lyra. “Se tu sapessi cosa vedo nei miei sogni, lo capiresti. Se solo riuscissi a comprendere com’è che gli umani fanno funzionare quei carri, immagina quanto cambierebbe la vita in Equestria!” 

“Gli umani non esistono!” Gridò Bon-Bon. Lyra indietreggiò, ritraendosi su sé stessa. Abbassando il tono, Bon-Bon continuò, “Sei troppo cresciuta per credere ancora in quelle storie. Dai retta a Twilight, oppure ai tuoi stessi genitori, per Celestia.”

“Nessuno di loro capisce davvero. Io so per certo che gli umani sono reali,” disse Lyra.

“Ma tutte le cose che fai… Tu sei un unicorno! E lo sarai per sempre. Non sei un umano.” 

“Non ho mai detto di esserlo.”

Bon-Bon respirò profondamente. “Lyra, non volevo arrivare a questo, ma… Se continui con gli esperimenti, in qualsiasi modo tu li voglia chiamare, io…” Esitò un attimo. “Io non voglio davvero sfrattarti, ma…”

Lyra la fissò, completamente presa alla sprovvista. “Lo… faresti davvero?” 

Bon-Bon annuì lentamente.

“Ma…”

“Sono preoccupata per te Lyra. Ero disposta a lasciare correre, perché fino ad adesso pensavo che fosse innocuo, ma questo… questo è troppo. Avresti potuto fare male a qualche pony oggi.”

Non c’era nient’altro da dire. “Hai ragione.” Con un sospiro, Lyra si voltò e tornò nella sua stanza.

Chiudendo la porta dietro di sé, collassò sul letto e si volse a guardare il soffitto.

Era così frustrante. Aveva solo bisogno di una prova concreta. Tutto quello che aveva erano solo teorie, pezzi di puzzle isolati che però indicavano che qualcosa fosse esistito ed avesse creato questa società, prima dell’arrivo dei pony.

Ma sembravano così reali nei suoi sogni. 

Si girò a guardare la stanza, e notò il suo diario sul comodino. La notte prima si era svegliata di nuovo con quelle immagini stampate in testa. Sfogliò il libro fino all’ultima pagina e osservò quello che aveva disegnato.

Era riuscita a riportare la maggior parte dei dettagli prima di dimenticarli. Aveva davvero poco in comune con un carretto delle mele in legno, ma era la cosa più simile che avesse trovato. I veicoli umani erano fatti di qualcos’altro… basandosi sull’aspetto, forse metallo? Delle finestre di vetro erano presenti su ogni lato. I passeggeri e i guidatori erano seduti dentro. E le ruote erano larghe e non fatte di legno. Dato che nel sogno erano in movimento, non era riuscita ad osservarle per bene. 

Il vero problema era la propulsione. Lei aveva usato la magia, la stessa che muove tutto in Equestria. Ma i libri sostenevano tutti che gli umani non possono usare la magia… E allora come funzionavano quei carri? Li aveva visti sfrecciare in giro a velocità impensabili senza niente che li trainasse.

Twilight non credeva nei sogni di Lyra, ma non li aveva mai vissuti. Non erano normali sogni. Ogni aspetto di essi era estremamente dettagliato. Lyra vedeva spesso cose che non erano descritte in nessun libro, ed era impossibile che se le fosse immaginata da sola.

Eppure, Twilight aveva ragione… Se gli umani avevano davvero costruito quelle cose, cosa gli era accaduto, e perché i pony non le stavano usavano tutt’ora? 

Posò il diaro sulla credenza, sopra una pila disordinata di spartiti per il Gran Galà, facendole ricordare che mancava appena una settimana. Prese una copia di uno dei valzer, e lesse le linee di musica, suonandole in testa mentre gli occhi scorrevano sulla pagina.

Va bene. Decise di lasciare perdere per un po’ di tempo gli esperimenti, e fare pratica dell’ultimo minuto per il Galà, anche se non era lontanamente necessaria. Bon-Bon era arrabbiata, e qualsiasi ulteriore studio sugli umani in quel momento avrebbe solo aggravato la situazione.

Lyra era stanca. Voleva risposte chiare, ma le avrebbe mai ottenute? Una qualsiasi cosa, per convincere Bon-Bon a vederla come lei.

Spense le luci, e tentò di quietare i suoi pensieri, per prendere sonno.

 

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La carrozza era appena arrivata davanti casa, e Bon-Bon fu la prima a vederla dalla finestra. 

“Lyra, sei pronta? La tua carrozza è qui.”

“Arrivo!” Rispose lei, dal fondo del corridoio. 

Lyra passò in rassegna velocemente la sua stanza, raccogliendo tutto quello che le serviva. C’erano spartiti, sia su fogli volanti che dentro libri, sparpagliati ovunque, sulla scrivania, sul comodino e sul letto. Usò la magia per radunarli tutti di fretta. Impilò il tutto sulla credenza in un mucchio confuso, lo compattò più che potè, e si precipitò fuori senza pensarci due volte.

Corse più velocemente possibile nel suo vestito, cercando di non inciampare sulla stoffa. Era più abituata ai suoi usuali pantaloni. Il vestito era troppo largo e difficile da muovercisi dentro. Si fermò sulla porta d’ingresso. 

“Buona fortuna,” disse Bon-Bon. “Pensi che sarai di ritorno stanotte?”

“Non so.” disse Lyra. “I miei genitori mi hanno scritto. Dicevano che volevano vedermi alla fine dell’esibizione, e so che sarà già tardi, ma cercherò di tornare comunque il prima possibile.” 

Controllò le sue cose – la custodia della lira, i libri di spartiti… Dovrebbe essere tutto. Gli oggetti levitarono tutti assieme sopra la sua testa, accompagnandola mentre trottava fuori dalla porta.

Lyra salì i gradini della carrozza, aprì la porta e cominciò a sistemare tutto dentro. Bon-Bon la seguì fuori e si recò davanti al veicolo. 

“Tutto a posto?” chiese il conducente, notando l’espressione preoccupata di Bon-Bon.

“Oh, sì, tutto bene. Volevo solo assicurarmi che lei stesse conducendo la carrozza,” disse Bon-Bon, ricevendo di rimando uno sguardo interrogatorio. “Oh… è una lunga storia.” Disse, abbassando la testa.

“Non abbia timore, signorina,” rispose lo stallone. “Percorro da sempre la tratta tra Ponyville e Canterlot. Andrà tutto bene.”

“Sì, certo…” Bon-Bon rise brevemente. “Sono sicura che sarà così.”

Forse si stava preoccupando troppo per Lyra. Le sue… stranezze… erano senza dubbio peggiorate negli ultimi mesi. Ma qual era la cosa peggiore che poteva succedere al Gran Galà? Questo era certamente un passo nella direzione giusta per Lyra. Forse avrebbe finalmente trovato un impiego permanente in un’orchestra, e con un salario stabile. 

“Ok, sono pronta,” disse Lyra, giungendo dal lato della carrozza. Guardò prima Bon-Bon, e poi il conducente. “Possiamo Partire.”

“Arrivederci, Lyra,” disse Bon-Bon. “Metticela tutta.” 

“Ci rivedremo al massimo domani.” Disse Lyra, puntando lo zoccolo con enfasi. “Ciao ciao!”

Lyra salì sulla carrozza. Si adagiò sulla panca imbottita, ma il vestito le rendeva strano e scomodo il sedersi nella sua solita maniera. Si sarebbe dovuta comunque sdraiare come un pony normale per esibirsi al Galà. Proprio come Bon-Bon e Rarity le avevano entrambe detto. 

Guardò Bon-Bon e la sua casa rimpicciolirsi mentre la carrozza si allontanava. Canterlot era a circa un’ora di distanza. Si mise comoda per il viaggio.





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