Storia di un matrimonio

di NikkiLu
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Capitolo 5 

Mercoledì 31 ottobre 2012 

 

Pov Bella

 

Arrivai alla festa di Halloween alla scuola di mia figlia direttamente dall’ ufficio con un vassoio di bellissimi e coloratissimi cupcake che erano appena stati sfornati dalla pasticceria più buona di Seattle.

Fu un impresa non cadere dai miei tacchi soprattutto quando, raggiunta la classe di Liz vidi Edward piegato sulle ginocchia che parlava con nostra figlia. Edward era a scuola. Alla festa di Halloween piena di “marmocchi urlanti” come li definiva lui, alle 6 di pomeriggio di mercoledì. Rimasi imbambolata a guardarlo fino a quando la voce squillante di mia figlia mi riporto bruscamente alla realtà.

“Mamma c’è papa!” Mi corse incontro, le si leggeva in faccia quanto fosse piacevolmente sorpresa: Edward non aveva mai partecipato a quel genere di cose. Con la coda dell’occhio intravidi un gruppetto di mamme squadrare da capo a piedi il bellissimo uomo quale era il padre di mia figlia, mentre camminava nella mia direzione.

“Ciao” fui ancora più sorpresa quando mi lasciò un bacio sulla guancia.

“Cosa ci fai tu qui?” 

“Ho delegato, non pago gli apprendisti per stare a scaldare la sedia. È l’ora che inizino a fare qualcosa. Passo in ufficio prima di andare a casa e controllo che non abbiano fatto danni” quello si che era un passo, un grande passo. 

Dopo che mia figlia ci mostrò il “ bottino” accumulato nel pomeriggio passato a fare dolcetto o scherzetto con le maestre ci lasciò da soli. 

“Dio questo posto è il mio piccolo inferno personale”

“Potevi risparmiatelo...”

“Non potevo lasciarti da sola ad affrontare tutto questo..- commentò Edward, dopo che ci fummo tolti i cappotti. Eravamo un pò troppo eleganti per quel contesto, infatti ci squadrammo e un sorriso affiorò sulle nostre labbra- ci vorrebbe un bel bicchiere di scotch”

“Andrebbe bene anche del vino rosso, ma credo che un bicchiere non basterebbe...”

“Pero c’è del succo di pompelmo signori Cullen” ci disse la signorina Weber, apparsa improvvisamente alle nostre spalle. Che imbarazzo.

Io e Edward ci guardammo in faccia, trattenendo un sorriso. 

“Che figura di merda! E siamo qui da 15 minuti!”

Ci avvicinammo al tavolo del Buffet dove tra tutti i dolci spiccavano i miei Cupcake, super colorati.

“Almeno il vassoio con il logo della pasticceria potevi toglierlo- rise Edward- adesso le altre mamme faranno una segnalazione agli assistenti sociali. Acquistare dei dolci già pronti invece di entrare in competizione con le altre madri, male male. Cosa insegni a nostra figlia?”

Scoppiai a ridere e fui davvero contenta che ci fosse Edward lì con me. Non ero mai entrata in sintonia con le altre madri e una parte di me era fermamente convinta che fossero un po’ intimorite dalla nostra famiglia: mio padre , mio suocero e mio marito erano tra gli uomini più rinomati di Seattle. Ad essere onesti probabilmente la mia chiusura caratteriale e l’altezzosità di Edward non avevano contribuito. 

“Sul serio Bella queste cose andrebbero abolite! Che senso ha farci stare qui..”

“E non sai cosa riservano le recite... dovresti sentire come litigano i genitori per le parti dei figli nelle recite e come vanno a cazziare le maestre per il numero di battute!”

“Che idioti. È cosi palese che la migliore sia Elizabeth. Voglio dire...l’hai vista? È impossibile non notarla.” Appunto. 

“Infatti guarda c’è quel bambino che pende dalle sue labbra. La segue ovunque.. che carino. Chissà se sarà il suo fidanzato”

“Cosa?- Edward guardò in direzione di mia figlia- pensavo di non aver questo tipo di problemi fino ai diciotto, diciannove anni”

“Scendi a quindici...”

“Sei impazzita? Cosa diavolo stai dicendo?- mi squadrò sconvolto- non metterle strane idee in testa!”

“I tempi sono cambiati, dovresti essere un pò più aperto mentalmente. Sei troppo di vedute strette.”

“Conosco gli uomini, se ti fosse sfuggito sono uno di loro, quindi fidati se ti dico che non andrà ad un appuntamento fino ai 18.”

“Smetti di fare il maschilista! Se avessimo avuto un maschio non ci starebbe stato nessun tipo di problema. È solo una questione di fiducia...cosa farai? Gli impedirai di andare a ballare, di indossare vestiti e tacchi?”

“Ci puoi scommettere! Oddio non ci avevo pensato a quando vorrà uscire mezza nuda..- si portò una mano alla testa preoccupato- la potrei far seguire ovunque da Alec..” disse assumendo un espressione pensierosa. Alec era una sorta di autista tutto fare che lavorava per Edward da anni. 

“Direi che ci penseremo a tempo debito, manca ancora un sacco di tempo...”

“Certo, se tu evitassi di remarmi contro e far avverare ancora prima il mio peggiore incubo..”

“Ehi non anticipo niente! Dico solo che se Elizabeth fosse stata Anthony sarebbe stato diverso per te. Andiamo sai anche tu che è così, ammettilo...”

“Quando nascerà Anthony ci porremmo il problema!” Disse con fare sbrigativo. 

“Cosa?” Quasi mi andò di traverso l’acqua che stavo bevendo.

“Possiamo parlare d’altro?”

Alcune famiglie iniziarono ad andarsene,così anche noi ne approfittammo per scappare. La festa era finita. 


Giovedì 8 Novembre  

 

Pov Edward 

 

“E questo l’ho fatto oggi a scuola- mia figlia mise davanti alla webcam un disegno- siamo io e te al parco che diamo da mangiare ai cigni”.

“Tesoro è fantastico, fammene vedere altri”

“Aspetta vado a prenderli!” Sorrisi imbambolato, fino a quando vidi dallo schermo Reneè, mia suocera, mettere apposto i giocattoli di Lizzie. Cosa ci faceva lì di giovedì sera? 

La osservai uscire dalla stanza e dopo un minuto vidi ricomparire Lizzie nell’inquadratura, con un plico di fogli in mano.

“Tesoro mi chiameresti la mamma? Ho bisogno di dirle una cosa”.

“Papà la mamma non c’è”. Notai sullo schermo del mio MAC che erano già le 21.15 di sera: possibile fosse ancora in ufficio? Era successo qualcosa? Stava male? Perché non mi aveva chiamato? 

“Ah e dov’è?” 

“Fuori con la zia Alice”

La zia Alice? La zia Alice che abitava sotto di me e che era venuta a chiedermi se avessi voglia di cenare con lei e Jasper?

Per i successivi venti minuti  parlai con Liz o meglio lei parlò : io mi limitai ad ascoltarla. Ad essere sinceri nemmeno l’ascoltavo: ero totalmente perso nei miei pensieri. Così quando ci salutammo, uscì di casa dirigendomi verso l’appartamento di mia sorella senza nemmeno sapere il perché. Suonai e questa mi aprì la porta in pigiama, con una maschera per il viso e una tisana in mano.

“Si?” 

La fissai ed ebbi la certezza non solo che quella a cena con Bella non era sicuramente mia sorella, come avevo sospettato,ma anche che non era quella ma quello.

Rimasi impalato alcuni secondi davanti a lei, senza proferirei parola mentre il mio cervello elaborava quelle informazioni. 

“Edward tutto bene?”

Non risposi nemmeno, girai i tacchi e me ne andai. Sentì mia sorella gridare un “mi fai sempre più paura tu!”, ma non la considerai troppo impegnato a capire dove cazzo fosse finita mia moglie. 

Stupidito, idiota, cretino. Povero scemo. Credevo che le cose fossero migliorate nell’ultimo periodo, credevo che lentamente stava tornando tutto apposto. Evidentemente ero l’unico visto che mia moglie in quel momento era ad un appuntamento con un altro uomo, perché ormai era chiaro, cristallino che lei fosse con un uomo da qualche parte. Camminai avanti indietro per il mio salotto per non so quanto tempo. Dove avevo sbagliato questa volta? Stavo davvero cercando di cambiare e se questi erano i risultati iniziavamo bene! 

“Edward calmati. È solo una cena, una cena...-ripetevo quelle parole come una sorta di mantra- probabilmente sarà già a casa adesso, al sicuro con Lizzie. E se la bacia davanti alla porta?magari ti stai facendo solo un film è Bella é uscita con una sua amica” chi diavolo volevo prendere in giro? Il fatto che avesse detto a LIzzie una bugia rendeva la situazione molto chiara, anche troppo. Perché inventare una balla a nostra figlia se fosse semplicemente uscita con delle amiche, cos che tra l’altro ogni tanto faceva. Iniziai di nuovo ad agitarmi così mi avvicinai al carrello degli alcolici e mi versai del whisky. Cercai di rilassarmi e di convincermi che non sarebbe successo niente di tutto ciò. Lei aveva accettato di andare a quell’appuntamento per dimostrare qualcosa a se stessa. Magari gli avrebbe dato un bacio e avrebbe capito che sono io l’unico. E se ci fosse andata a letto? Magari l’avrebbe invitata a casa per un drink e...no non potevo permettermi di fare quei pensieri. Lei era mia dopotutto, noi eravamo destinati a stare insieme, eravamo anime gemelle. Mi allentai il nodo della cravatta che ancora non avevo tolto e buttai giù tutto di un sorso il liquido ambrato. Sentì il mio cuore aumentare i battiti e delle goccioline di sudore freddo formarsi sulla mia nuca. Non era nuova come sensazione, era successa la stessa cosa dopo aver litigato con Bella a causa della cena con Lizzie e quel deficiente.

Guardai l’orario: le 23.38. Il tempo vola quando ci si strugge per amore. 

Non riuscivo a fare niente se non pensare alla mia Bella nuda tra le braccia di un’altro. Senti il mio cuore raddoppiare i battiti: ormai la mia parte razionale era stata sconfitta , per l’ennesima volta, da quella irrazionale.

Presi il telefono in mano per chiamare a casa e verificare che fosse rientrata. Poi però realizzai che probabilmente sarebbe apparso il mio numero sul display e sarei passato per l’ennesima volta da petulante e paranoico. Chiamarla con l’anonimo era fuori discussione. Non ci pensai due volte, sapevo cosa dovevo fare.

 

 

“Ho bisogno che chiami a casa di Bella”vomitai quelle parole in faccia a mia sorella, quando aprì diversi minuti dopo aver bussato freneticamente alla sua porta. 

“Edward è quasi mezzanotte, sei forse uscito completamente di senno? Stavi per buttare giù la porta”

“Per favore, fai questa telefonata. È un emergenza”

“Ti rendi conto che ora è? Cosa dovrei dirle? Poi perché vuoi che la chiami?”

“Alice per favore, lo sai che non te lo chiederei se non fosse importante. Non posso farlo io, ti prego fallo tu dal telefono di casa tua. Ho soltanto bisogno di sapere che è al sicuro a casa.”

Mi guardò incerta e confusa, poi annuì “entra, prima che i vicini chiamino la polizia”

Prese il cordless e digitò il numero. Sentivo il mio cuore battere freneticamente nella mia gabbia toracica, mentre mia sorella mi fissava con i suoi grandi occhi marroni. Dopo diversi squilli finalmente rispose. 

“Bella!-Chiusi gli occhi, rilasciando il respiro che trattenevo- scusa l’ora ma sai ehm si..ma c’è..un emergenza...oh scusami stavi dormendo?”

“Alice, tu che dici? Hai visto che ora è? Che è successo?”

“Domani si ehm, ho un incontro con il mio capo. Sono stata convocata, meglio gonna o pantalone?”

“Sei seria?- dopo una lunga pausa Bella parlò a bassa voce. Non sembrava arrabbiata, solo sorpresa- che razza di domande fai! Pantalone, la gonna tienila per i clienti” 

“Ok grazie Bella!”

“Prego. Richiamami un’altra volta a quest’ora per un emergenza del genere e ti blocco ovunque, chiaro?”

“Cristallino!” 

“Te la cavi per questa volta perché Liz non si è svegliata! Buonanotte Alice” Capì immediatamente che Elizabeth fosse nel lettone con lei, probabilmente stava dormendo dalla mia parte e una profonda tristezza mi assalì. Quanto avrei voluto essere con loro e quante volte avevo dato per scontato piccole cose come quelle. 

“Notte- Alice agganciò- contento? È a casa, sana e salva...adesso cominciamo con le chiamate di notte? Davvero Edward? Sai chi fa così? Gli stalker!”

Non badai alle cose che mi stava dicendo Alice, sollevato di saperla a casa da sola. 

Era chiaro che si aspettava una risposta o almeno una giustificazione.

“È andata a un appuntamento stasera- dissi semplicemente -sono entrato nel panico e avevo bisogno di sapere che fosse tornata a casa. Tutto qui.”

Alice mi guardò con gli occhi dolci e comprensivi. Non era abituata a vedermi così vulnerabile ma aveva capito perfettamente il mio stato d’animo “Edward...”

“Alice, per favore non dire niente. Non voglio sentire niente” eccolo l’edward di sempre era tornato.

Dopo averle augurato la buonanotte lasciai un bacio sulla sua guancia e me ne andai. 

Io e mia moglie avremmo dovuto fare quattro chiacchiere il prima possibile. 

 

 

“Quindi quale sarà la nostra prossima mossa?”

Mi trovavo nella sala riunioni del mio studio insieme al mio socio, o almeno fisicamente ero lì. Mentalmente ero da tutt’altra parte. Erano ore che ormai lavoravamo ad un caso e quella notte avevo dormito si e no 2 ore, ergo non ne potevo più. Inoltre cominciava a mancarmi l’aria, cosa che ultimamente mi capitava speso. “Intanto proporrei una pausa, sono 4 ore che siamo chiusi qui dentro...direi che abbiamo tutti bisogno di un caffè o di prendere un po’ d’aria” dissi alzandomi dalla sedia.

Mi diressi a passo spedito verso il bagno, una volta dentro mi appoggiai con le braccia sull’elegante marmo del lavandino. Inspirai ed espirai profondamente per diversi secondi, fissando la mia figura allo specchio quando vidi il volto di Bella. Lei stava andando avanti, era bellissima e una donna fantastica: quando tempo sarebbe passato prima che un uomo se la sarebbe presa ? Poco, molto poco visto La sera prima era persino andata a un appuntamento. Con un uomo. Lei si innamorerà nuovamente prima o poi, si sposerà avrà dei figli. Avrà una famiglia sua. Non nostra. Me ne dovevo fare una ragione. No, non volevo farmene una ragione. Lei era l’amore della mia vita, lei e Liz.  Noi eravamo una famiglia. Fu cosi che quando mi apparì davanti l’immagine di Bella con un uomo, Elizabeth e un bambino appena nato aprí il rubinetto e mi lavai il volto con l’acqua fredda, passandomi violentemente le mani sul volto. 

 

E cosi finita tra noi che dovrebbero inventare un altra parola per dirlo?”

“È una bambina, la voglio chiamare come tua nonna Elizabeth e Marie come la mia”

“Basta Edward, cosi non possiamo più andare avanti. Voglio che tu te ne vada, ho bisogno che tu te ne vada da questa casa”

“ Io non ho bisogno di te. Non ho più bisogno di te”

“Sarò tua moglie ancora per poco”

 

Sentivo la sua voce, mi allentai il nodo della cravatta e mi appoggiai nuovamente al ripiano del lavandino e dopo nemmeno un secondo mi passarono davanti tutti i momenti che avevamo passato insieme: il matrimonio , la nascita di Lizzie, noi al parco, noi nell’enorme letto di casa nostra.  Mi fischiavano le orecchie, il cuore mi batteva nel petto quasi come volesse scoppiare e percepivo le goccioline di sudore freddo addensarsi dietro alla nuca. Poi fu il buio.



Scusate il ritardo..ma la prima parte di questi capitolo non mi convinceva affatto 
.. fatemi sapere cosa ne pensate per me é importante :)
alla prossima 
NikkiLu





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