I
guardiani di Olban, servendosi delle loro armi, mi guidano
all’esterno.
Non
ho paura di morire.
Ai
piedi del palazzo, scorgo il tuo corpo privo di vita, Laiza.
Non
sei riuscita a uccidere Olban.
Ti
guardo ancora. Ti sei battuta con onore e sei stata degna del tuo
titolo di generale.
Hai
lottato con ogni mezzo e questo conta ai miei occhi.
Ti
sei rivelata una valorosa combattente.
Non
si piange per chi muore compiendo il proprio dovere.
Riderei,
se non mi sentissi così stanco. Non ho diritto di soffrire per
te.
Io,
Rikiter, incurante della tua devozione, ti ho trattata come un
giocattolo nelle mie mani.
Non
ho esitato a colpirti, indifferente alle tue lacrime, pur di
nascondere i miei sentimenti verso di te.
Per
me, tu eri importante, ma temevo il potere dell’amore.
Avevo
paura di essere debole e sfogavo tale angoscia su di te.
Ma
questa non è una valida ragione per il mio ignobile
comportamento verso di te.
Tu
non eri colpevole di amarmi, ma a me questo non importava.
Vedevo
solo le mie esigenze e le mie angosce.
Eppure,
il tuo cuore non ha ceduto.
La
tua devozione, malgrado la mia rabbia capricciosa, si è
mantenuta inalterata.
E
ora è troppo tardi.
Con
la tua tragica scomparsa, i sogni per me sono svaniti e la mia mente
sta precipitando nella tenebra.
Ogni
speranza di riscatto dall’ignobile tirannia di Olban e dei suoi
seguaci è perduta.
Il
nostro pianeta natio è condannato ad un’orrida fine, nel
sangue dei suoi abitanti.
Gli
innocenti baamesi saranno immolati sull’altare della crudeltà
di Olban.
Mantengo
un’espressione statuaria e mi avvio verso la morte. No, quel
demonio non mi vedrà piangere.
Non
supplicherò e non mi abbasserò ai suoi piedi.
E’
meglio morire in piedi, rivestiti del proprio onore, che vivere in
ginocchio.
Laiza,
presto saremo di nuovo insieme.
Quando
sarò morto, potrò darti il rispetto e le premure che
meriti.
Una
debole serenità spira nel mio animo. Tutto il mio mondo sta
crollando, ma non mi importa.
Presto,
questo supplizio avrà fine.
P.S.:
sinceramente, Rikiter e Laiza non è che mi piacciano. Però,
ammetto che la morte di lei è triste. (E Olban è
parecchio odioso… Ci provano in tre ad ucciderlo, ma solo
Rikiter ce la fa al secondo. Ed Erika e Margarete, che provano ad
usare armi vistose, mi fanno gridare ad un “Eh? Ma lo credete
così pirla?!)
Lui,
in molti momenti, la colpisce a casaccio (anche se lei avrebbe
ragione) e lei non fa altro che piangere e ritenersi una sorta di
pedina sacrificale? Tesoro, capisco la fedeltà al re, ma
l’uomo Rikiter è un pochino troppo umorale e violento .
Per quanto mi piaccia, in un what if con entrambi vivi, Rikiter
dovrebbe prendere coscienza di averla trattata male senza alcun
motivo (tranne quando dice che Daimos è comandato da un
perfetto meccanismo, superiore a quello che usano loro… Lì
è d’un Capitan Ovvio così irritante da meritare
una sberla, ma Rikiter, genio, non dice niente, anzi ascolta
compiaciuto, come se lei avesse fatto chissà che ipotesi
sensata)
Comunque,
erano pur sempre altri tempi e questa resta una mia interpretazione
dei pensieri di lui quando ha veduto il suo cadavere.
Anche
qui, mi è sembrato opportuno usare la splendida frase di
Emiliano Zapata “è meglio morire in piedi che vivere in
ginocchio”.
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