The Forest

di aurora giacomini
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XX
La Cosa Giusta





 

Quando Waverly e Nicole scesero in cucina, si resero conto che, nonostante il sole fosse appena sorto, Wynonna e Doc non erano il casa.

Avevano lasciato una nota.

Torniamo prima di sera
- W

«Dove sarà andato Henry, con la gamba ridotta a quel modo?» ragionò Waverly, a voce alta.

«Non preoccuparti, sono sicura che stanno bene», la rassicurò Nicole, prendendo il biglietto dalle mani di lei. Studiò la calligrafia tondeggiante di Wynonna: frettolosa e disordinata. Brutto segno.

Tenne per sé i suoi pensieri: non c’era motivo di far preoccupare Waverly, per quanto il presentimento fosse orribile.

«Ti prendo del latte», disse, diretta verso il frigo.

La donna con l’occhio azzurro si mise a sedere.

«Grazie.»

Quando anche Waverly fu seduta al tavolo, Nicole decise fosse il momento di affrontare un argomento delicato.

«Waverly, ho bisogno di parlarti.»

La donna più piccola distolse l’attenzione dalla tazza di caffè e si concentrò su Nicole, cercando di guardare l’occhio umano, quello nocciola.

«Ti ascolto.»

«Questa notte ci sarà la luna piena, giusto?»

«Sì, è così...» confermò, cominciando a intuire qualcosa.

Nicole la guardò con intensità.

«Okay, tu sai cosa sono...»

«So chi sei, sì.»

«La luna piena dura circa due o tre giorni. In questo tempo non potrò rimanere qui.»

«Immagino ti trasformerai. Però...?»

«Però con la luna piena sono... diversa.»

«Cosa intendi per... diversa?» inquisì. Tirarle fuori le informazioni si stava rivelando un’impresa.

Nicole si prese un momento per guardare attentamente il viso di Waverly.

«La mia coscienza umana svanisce del tutto: non ho più il controllo, sono pericolosa. Sono come un lupo mannaro, invece che un licantropo.»

«Sei pericolosa anche per te stessa?» chiese, preoccupata.

«No, non credo. L’unica cosa che m’interessa è mangiare, quindi...»

«Okay. Mi hai detto questo perché devo inventare una scusa per Wynonna?»

«Anche, ma volevo lo sapessi. Appena il sole tramonterà andrò via, mi allontanerò il più possibile dalla città, così non potrò ferire nessuno. Non potevo sparire senza dirti niente: saresti venuta a cercarmi; non potrei mai perdonarmi, se ti attaccassi.»

«Grazie.»

«Per cosa?»

«Per esserti fidata di me. E perché mi vuoi proteggere, persino da te stessa», rispose, allungando la mano per prendere quella di Nicole. «Wow, scotta!» esclamò, quando l’ebbe nella sua.

«Scusa...» mormorò Nicole, cominciando a ritrarre la mano, ma Waverly la strinse più forte.

«No, lascia. Ho un po’ freddo...»

La sensazione che qualcosa stesse per succedere divenne sempre più pressante, quasi come un macigno sulle spalle.

«Cosa c’è, Nicole?» chiese, notando il cambiamento.

La donna con l’occhio azzurro lasciò la mano di Waverly e si alzò.

La ragazza la guardò confusa, ma non disse nulla.

Nicole fece il giro del tavolo e si mise alle spalle di Waverly, chinandosi su di lei mentre l’abbracciava.

«La mia calda coperta in una notte di tempesta...» sussurrò, superata la confusione iniziale.

«Nessuno ti farà del male», le promise, baciandole i capelli.

Waverly non capì il contesto, ma non le importò. Strinse più forte gli avambracci caldi di Nicole; era così bello e rassicurante stare tra le sue braccia.

 


 

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«Waverly! Nicole!» gridò Wynonna, appena entrò in casa.

Le due donne scesero di corsa le scale.

«Wynonna! Che succede? Perché stai urlando?!» volle scoprire Waverly, scendendo gli ultimi gradini.

«Questa mattina ci hanno convocati in sede. Stanno venendo a prendere Nicole...» rivelò, non riuscendo a guardare nessuno.

«Cosa?! Chi? Perché?» guaì Waverly mentre il suo cuore accelerava bruscamente.

«Vogliono riportarti a NeveSplendida: secondo il governo, sei una minaccia per gli umani... l’alternativa è la morte», spiegò Wynonna, rivolgendosi alla diretta interessata.

La donna dai capelli rossi annuì lentamente.

«Non dici nulla?!» sbottò Waverly.

«Cosa dovrei dire?» mormorò Nicole.

«Non lo so! Arrabbiati! Non puoi rimanere impassibile! Non permetterò che ti portino via...» affermò, con le lacrime che minacciavano di cadere.

«Come l’hanno scoperto?» chiese Nicole mentre Henry entrava in casa.

«Non so nemmeno cosa c’era da scoprire... a parte che sei... leggermente diversa», ammise Wynonna, chinando la testa.

«Wynonna, non permetteremo loro di prendersi Nicole, vero?» supplicò Waverly, con la voce spezzata.

«Se ci opponiamo... moriremo», disse Henry, sinceramente dispiaciuto.

«Nessuno morirà per me», garantì Nicole. «Farò la cosa giusta.»

«Cosa? No! Ci deve essere un modo! Deve esserci!» gridò Waverly.

«Va bene così. E’ stato bello, davvero bellissimo, stare con voi. Non potrò mai ringraziarvi abbastanza per tutto quello che avete fatto per me», disse la donna con l’occhio color del cielo.

«Perché sei così arrendevole?! Non ti riconosco!» strillò Waverly, guardandola negli occhi.

«Va bene così. Nessuno morirà per me», ribadì Nicole.

«Cos’ha il tuo occhio...?» chiese Wynonna, osservando l’innaturale pigmentazione e la sua brillantezza. Era dall’inizio che lo guardava, ma non aveva ancora trovato posto per porre il quesito.

«E’ la prova che non posso restare qui», rispose, avanzando verso la porta d’ingresso.

«Dove diavolo stai andando!?» gridò Waverly, inseguendola.

«Vado ad aspettarli. Non mi piacciono gli addii», confessò, toccando la maniglia della porta.

«NO!» proruppe Waverly, afferrando Nicole da dietro; le cinse i fianchi, strinse con la disperazione di chi si aggrappa alla vita.

«Non rendere le cose più difficili. Ti prego, lasciami andare», le chiese dolcemente.

«Mi dispiace, Nicole, giuro che se sapessi come fare...» iniziò Wynonna.

«Stai facendo quello che cerco di fare io: proteggere la tua famiglia. Non ti dovrai mai scusare per questo.»

«Scappa via, Nicole! Corri lontano, ti prego!» supplicò Waverly, aumentando la presa fino al punto che i suoi muscoli cominciarono a tremare per lo sforzo. «Ti troverò!» promise.

«Non posso, lo sai: se la prenderebbero con voi. Me la caverò.»

Con uno scatto fulmineo e morbidissimo, Nicole scivolò fuori dalle braccia di lei.

Waverly era rimasta stordita dal movimento innaturalmente elastico e fluido della donna, quasi fosse stata fatta di gelatina, invece che di ossa e carne.

«Come...?»

«Non essere triste per me», sussurrò, chinandosi a baciarle la fronte. «Un giorno tornerò», promise.

In un attimo fu dietro di lei; le colpì la nuca, facendole perdere i sensi, e la prese tra le braccia.

«Mi dispiace, non ho trovato modo migliore per impedirti di seguirmi», le disse, adagiandola dolcemente a terra.

«Nicole...» Wynonna ci provò, ma non trovò le parole.

«Non venite a cercarmi, non fatelo per nessuna ragione, okay? Troverò il modo di scappare ancora.»

«Mi dispiace così tanto, miss Nicole», disse Henry, chinando la testa.

Wynonna si avvicinò per abbracciare Nicole.

«Ti aspetteremo, testa vuota...»

In quel momento, si sentì il rumore di una macchina che entrava nella proprietà.





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