Seduto
su una poltrona, lo sguardo assorto, Richard leggeva un romanzo.
Ad
un tratto, si fermò, appoggiò la copia di “Ivanhoe”
di Scott sulle sue ginocchia e si distese sullo schienale della
sedia. Da quanto tempo non riusciva a leggere un libro con tanta
avidità?
La
lettura, in quei due duri anni di dolore e rinascita, era diventata
per lui un rifugio alle sue angosce.
Sospirò.
Il ricordo di quanto accaduto era doloroso, ma non gli procurava più
quel senso di angoscia e rimorso.
Anzi,
la sua mente gli ricordava la verità.
Suo
padre era in stato vegetativo permanente, a seguito di un attacco dei
Venomoidi, e lui, staccandogli la spina, aveva compiuto un atto di
amore.
Gli
aveva ridato la dignità, che, per tanto, troppo tempo, gli era
stata sottratta dall’esercito.
Le
Forze Armate, incapaci di onorare un loro valoroso combattente,
avevano spedito a lui una missiva crudele.
Si
passò una mano sulla fronte, malinconico. Avevano scelto un
giorno non casuale per rivelargli la vera sorte di suo padre.
–
Volevamo
festeggiare la tua guarigione, Nick… Per me, si è
rivelato l’inizio di un orribile incubo. – mormorò.
Grazie alle amorevoli cure di Star e dei medici, Nick si era ripreso
completamente e desiderava festeggiare coi suoi compagni di guerra la
sua rinascita.
Certo,
aveva recuperato i ricordi e il ricordo dei suoi fratelli e di sua
sorella era per lui fonte di malinconia, ma non si abbandonava al
rimpianto.
Nick,
come una splendida fenice, era risorto dalle ceneri di Teknoman,
rivestito d’una forza nuova, capace di sfidare qualsiasi
ostacolo.
Tale
fausto evento era coinciso con il principio di un periodo luttuoso e
tenebroso per lui.
Ma
non aveva voluto rivelare agli altri la ragione del suo improvviso
mutamento.
Come
poteva impedire loro di gioire per la rinascita di quel giovane tanto
coraggioso?
Per
questo, aveva deciso di rinchiudere il suo dolore nella sua anima.
Solo
il comandante Nemo conosceva la verità, oltre il suo volto
sempre serio e cupo.
Aveva
rispettato la sua scelta e ne aveva comprese le ragioni.
Ma
la sua forza era stata sopraffatta da quel grumo di strazio e
amarezza.
Pur
di riposare, aveva esagerato coi sonniferi e solo il casuale arrivo
di Nick aveva impedito la sua morte.
Un
debole rossore velò le sue gote. Quando si era svegliato,
aveva trovato l’ex Teknoman accanto al suo letto, gli occhi
lucidi di preoccupazione.
Non
era disgustato dalla sua debolezza, ma angosciato dalla sua scelta.
Aveva
creduto di avere sventato un suo tentativo di suicidio.
– Chi
può dire cosa avrei fatto? – mormorò. La sua
mente lottava contro il divorante senso di colpa, ma la stanchezza lo
aveva sopraffatto.
Non
voleva morire. Desiderava un po’ di requie a quei pensieri
dilanianti.
I
troppi sonniferi avevano soggiogato il suo fisico ed era sprofondato
in un sonno privo di sogni.
O
forse aveva celato quelle meditazioni cupe a se stesso?
Quando
pensava all’accaduto, non riusciva a darsi una risposta.
Chiuse
ancora gli occhi e deboli fremiti percorsero la sua schiena. Nick,
malgrado le sue parole, non lo aveva abbandonato.
Anzi,
le sue parole mellifere avevano cercato di liberarlo dall’oppressione
del senso di colpa.
Poi,
le braccia di Nick si erano strette attorno al suo corpo e lui si era
abbandonato alle lacrime. Quell’abbraccio, tanto sereno quanto
deciso, infrangeva le barriere del suo orgoglio.
Si
era sentito cullato e protetto dal suo compagno di lotta.
– Ma
è stato solo l’inizio… – sussurrò.
Certo, erano state necessarie le cure dei medici, ma gli altri
Cavalier dello Spazio non lo avevano abbandonato.
Le
loro attenzioni e premure, malgrado il suo fiero temperamento, non
erano cessate e, nei limiti delle loro possibilità, avevano
cercato di fargli sentire la loro presenza.
Inoltre,
loro, pazienti, gli ricordavano l’inconsistenza del suo senso
di colpa e non lo facevano sentire un parricida.
E,
con sua somma sorpresa, gli chiedevano scusa per non aver compreso le
ragioni del suo tormento.
Non
aveva mai compreso le cause del loro rimorso, ma un simile affetto
era stato un balsamo sul suo cuore ferite.
Pur
con difficoltà, si era liberato dalla angustiante maschera di
una forza artefatta.
Aveva
scoperto una nuova forza, ben lontana dall’ostentata e futile
aggressività dei militari e aveva potuto vedere oltre la
tenebra.
La
sinergia di medicina e affetto gli aveva permesso di riprendere a
sperare in un futuro irto di ostacoli, ma luminoso.
Non
avrebbe mai smesso di ringraziarli.
Ad
un tratto, la porta si aprì con un debole cigolio.
Il
pilota, sentendo il rumore, si scosse dai suoi pensieri e si girò.
Vide
Nick avanzare, a passo deciso, verso di lui.
– Ciao.
Cosa stai leggendo? – chiese l’ex Teknoman. Ringo stava
leggendo e per lui questo era un segno positivo.
La
sua guarigione non si fermava.
Continua
così., pensò. Da
tempo, aveva scoperto di amare il pilota di Terra Blu.
Ma
aveva taciuto sui suoi sentimenti per non caricare le sue spalle di
ulteriori responsabilità.
Poi,
il tempo aveva consentito al suo amore di liberarsi dal desiderio di
possesso e di tramutarsi in un sentimento cristallino, libero da
impurità.
Bramava
la serenità di Ringo.
Solo
questo contava per lui.
Tutto,
davanti a questo obiettivo, era superfluo.
– Ivanhoe
di Walter Scott. Sono appena a metà e lo trovo molto
divertente. – spiegò il pilota, sorridente. La felicità
aveva invaso il suo cuore.
Riusciva
a provare piacere in una attività e a parlare a qualcun altro
di quest’ultima.
Un
segnale sempre più forte di rinascita.
L’altro,
a sua volta, annuì. Godeva sempre più di quell’aura
positiva sprizzante dal volto di Ringo…
Il
suo autentico temperamento riemergeva sempre più.
– Potresti
leggermene qualche brano? Mi piace la tua voce, quando leggi e
interpreti. Riesco a immaginarmi tutto. – spiegò Nick.
Pur di stargli accanto, si accontentava di momenti fuggevoli.
Ma
non gli importava.
– Certo.
– affermò Richard, deciso.
Si
alzò dalla poltrona, prese il libro e uscì dalla sua
stanza, seguito dal compagno.
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