Seduto
su una poltrona, sfoglio il dialogo La Repubblica di
Platone.
Sospiro
e appoggio il testo sulle ginocchia. Non riesco a concentrarmi sulle
parole del grande filosofo greco.
In
questo momento, mi sembrano parole prive di senso.
Mi
distendo sulla poltrona e sospiro. Un tempo, avrei veduto in lui un
nemico.
Per
me, cinque anni fa, lui doveva essere ammazzato.
Siamo
sopravvissuti entrambi a questo terribile conflitto e il tempo ha
permesso a entrambi di andare oltre i pregiudizi.
Rido.
Il rispetto, che è nato da una conoscenza più profonda,
si è mutato in un legame assai forte, per quanto insolito.
Quante
volte, lontani dal clamore, ci siamo abbandonati al desiderio.
Sono
stati momenti privi di parole, ma assai sentiti da entrambi.
L’ho
percepito nelle sue carezze pigre, al termine di ogni amplesso.
Le
sue lunghe dita, delicate, hanno conosciuto ogni centimetro del mio
corpo e si sono immerse nei miei capelli.
E
io ho goduto della morbidezza dei suoi stupendi capelli e della sua
pelle.
Tra
le sue braccia, io sto bene e non vorrei allontanarmi mai.
C’è
amore? Siamo amici e amanti? Non lo so.
Eppure,
non manca la stima.
Di
lui ammiro il coraggio e la determinazione, così simili a
quelle di Kazuya, mentre lui rispetta la mia cultura.
In
tante occasioni, mi ha chiesto di leggergli passi di filosofi e
grandi poeti.
Ho
potuto sentire su di me l’ardore silenzioso delle sue splendide
iridi.
Ma
quella brama, lungi dal disgustarmi, mi ha sempre solleticato il
corpo di brividi voluttuosi.
Rifletto.
La pace tra terrestri e baamesi ha mutato molte sue opinioni
consolidate.
Un
tempo, avrebbe ritenuto le parole dei filosofi e dei letterati
l’espressione di un pensiero nemico, che doveva essere
eradicato.
Ora,
invece, si abbevera alla sapienza terrestre, come un assetato.
Eppure,
non perde la sua nobiltà angelica, caratteristica dei baamesi.
Il
fruscio della porta che si apre rompe i miei pensieri e alzo la
testa.
La
sua alta figura si staglia nel vano della porta, le braccia
incrociate sul petto.
Un
sorriso solleva le sue labbra meravigliose e un lampo ironico brilla
nei suoi occhi.
Sussulto
e sento la gola inaridirsi. Il mio corpo arde di desiderio e pregusta
quello che accadrà.
Adoro
le sue mani su di me.
– Non
mi fai entrare, Kyoshiro? – domanda, pacato.
Ricambio
il suo sorriso e il mio sguardo, diretto, si fissa nel suo. Va bene.
– Entra
pure, Rikiter. –
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