Beh..diciamo
che è il mio omaggio a V per Vendetta, spero che chi lo
conosce riconosca la lettera che ho messo alla fine^___^
Ho
pensato che fosse perfetta, naturalmente ho modificato alcune parti..
La
descrizione di un attimo le convinzioni che cambiano e crolla
la fortezza del mio debole per te anche se non sei più
sola perché sola non sai stare e credi che dividersi la
vita sia normale
Kiku stava camminando lungo la Place des Pyramides
osservando rapito la costruzione di vetro piramidale davanti al Museo
del Louvre, aveva già fatto numerose foto ed alla fine aveva
deciso di sedersi su una panchina per riposarsi.
Era piena estate e questo non rendeva di sicuro facile
muoversi dato che il caldo era insopportabile abituato a temperature
molto più miti.
Kiku si slacciò due bottoni della camicia
sospirando, aveva deciso di lasciare Ludwig e Feliciano in albergo
dato che sembravano attratti poco dall'idea di girare per musei, si
guardò intorno ritornando a memorizzare i vari particolari
della piazza sorridendo nel constatare la bellezza di quel posto:
adorava l'arte, questo era un dato di fatto!
Si alzò in piedi deciso a spostarsi per andare a
visitare altre parti della città, prese la macchina
fotografica per fare un'ultima foto alla piramide, ma non fece in
tempo a fare due passi indietro per prenderla meglio che si scontrò
con qualcosa finendo a terra:
- Sc..scusatemi -
Balbettò tenendo la testa bassa, vergognandosi
per la brutta figura appena fatta:
- Kiku?!-
Il giapponese alzò di colpo il capo avendo
riconosciuto la voce che aveva appena udito:
-Fr-Francis-sama!-
-In persona!- il biondo gli rivolse un sorriso
smagliante, indossava i soliti pantaloni rossi e la strana casacca
blu – cosa fai da queste parti?-
Il moro arrossì leggermente stringendo tra le
mani la macchina fotografica:
- Sono in vacanza..sto girando Parigi..-
Francis lo prese sottobraccio:
-Molto bene, allora ti faccio da guida! È la mi
città..-
-Fr..francis-sama!-il rossore poco prima appena
accennato sugli zigomi del giapponese aumentò maggiormente
quando il francese lo prese a braccetto-n..non voglio essere di
disturbo -
- Su, su non sei di disturbo! Ti porto a vedere delle
cose che non vedresti normalmente se segui le guide!-
Kiku non riuscì nemmeno a dire una parola che
Francis l'aveva già trascinato via dalla piazza.
ma
la mia memoria scivola mi ricordo limpida la trasmissione dei
pensieri la sensazione che in un attimo qualunque cosa
pensassimo poteva succedere
Avevano
passato l'intera giornata a girare e girare ancora la città,
era stanco, ma non si era mai divertito così tanto!
Francis
sapeva tantissime cose e l'aveva portato a vedere dei monumenti
stupendi, di sicuro le foto che aveva fatto sarebbero piaciute
moltissimo ai suoi fratellini:
-Kiku,
ti porto in un ristorante fantastico così ti faccio assaggiare
delle nostre specialità!-
-Francis-sama
ho già abusato troppo del suo tempo, non voglio farlo
ulteriormente..-
Nihon
fece per divincolarsi dalla presa del biondo che lo teneva a
braccetto, ma ancora una volta il francese lo trattenne:
-
Se te lo proposto, Kiku, non sei di alcun disturbo! Dammi del “tu”
e chiamami solo Francis, su! Abbiamo passato un intero pomeriggio
insieme! -
Al
pensiero che aveva passato un intero pomeriggio a braccetto con un
altro essere umano Nihon arrossì così tanto da temere
di scoppiare, sentiva le orecchie calde.
Francis
indicò l'insegna di legno di un locale “Le vie en rose”,
poi tenendo ben stretto il moro entrò salutando i camerieri,
che sembravano conoscerlo perfettamente: i tavoli erano di legno
chiaro come le sedie, forse ciliegio, tutti da due,quattro posti al
massimo, coperti da tovaglie azzurre con i tovaglioli bianchi e con
in mezzo piccoli vasetti di rose rosse:
-
Un tavolo per due -
Chiese
Francis ad uno dei camerieri che subito li scortò fino ad un
tavolino appartato in uno degli angoli del ristorante, la finestra
sul fianco destro dava su Parigi ed in lontananza si scorgeva la
Torre Eiffel illuminata, Kiku rimase a bocca aperta a fissare quello
stupendo panorama, non vide così il sorriso soddisfatto di
Francia che spostò leggermente una sedia dicendo:
-
Accomodati pure, Kiku -
Nihon
arrossì sedendosi nel posto che il biondo gli stava mostrando,
arrossì leggermente quando lo vide sedersi davanti a lui e gli
venne spontaneo abbassare lo sguardo quando per sbaglio incontrò
quello azzurro dell'altro.
E
poi cos'è successo aspettami oppure dimenticami ci
rivediamo adesso dopo quasi cinque anni e come sempre sei la
descrizione di un attimo per me e come sempre sei un'emozione
fortissima e come sempre sei bellissima
-
C'è qualche problema?-
Domandò
Francis cercando di incontrare le iridi del giapponese che si
ostinava a non guardarlo neanche per sbaglio, Honda scosse il capo:
-
No..è..è...tutto a posto -
Bonnefoy
sospirò:
-
Non hai l'aria di uno che si diverte..-
Kiku
alzò di scatto la testa:
-
No, mi sto divertendo davvero!-
Non
ne fu subito conscio, se ne accorse pochi istanti dopo, il suo
sguardo si incontrò per la prima con quello del francese.
Il
suo cuore perse un battito in un primo momento, poi iniziò ad
aumentare il ritmo.
Forte.
Sempre
più forte.
Divenne
quasi insopportabile finchè non si costrinse con la forza ad
abbassare il capo, Francis sorrise intenerito dal comportamento del
giapponese, si sporse per accarezzargli la guancia sinistra con il
dorso della mano destra:
-
Hai dei bellissimi occhi, perchè ti vergogni così tanto
a mostrarmeli -
-I..io-
Kiku
non riusciva a parlare, ma neanche a spostarsi, gli piaceva il tocco
dell'altro.
Si
tese piegò spontaneamente verso la mano che lo accarezzava per
aumentare il contatto, Francis sorrise soddisfatto:
-
Sono felice che ti sia un po' calmato -
Il
moro riaprì gli occhi che aveva un socchiuso tirandosi
indietro imbarazzato, il francese rise a quell'ennesimo
comportamento, per lui insolito, dell'asiatico.
Mi
hanno detto dei tuoi viaggi mi hanno detto che stai male che
sei diventata pazza ma io so che sei normale mi chiedi di
partire adesso
perchè
i numeri e il futuro non ti fanno preoccupare
La
cena andò bene, anche se Kiku continuò a ritrovarsi in
imbarazzo per ogni piccola cosa, ma dentro di lui sentiva che si
stava divertendo.
Francis
era simpatico ed aveva un sorriso che lo faceva calmare, almeno un
pochino.
Uscirono
dal ristorante alle undici passate.
Era
tardi e di sicuro Ludwig e Feliciano si stavano preoccupando, ma Kiku
in quel momento non ci stava nemmeno pensando.
Francis
lo riprese a braccetto iniziando a camminare, gli stava nuovamente
parlando della città e di tutte le varie leggende che
circolavano.
Molto
timidamente Kiku appoggiò la testa alla spalla del francese,
restò fermo cercando di capire se gli causasse disturbo, non
vedendo alcuna reazione fece per alzarsi, ma il braccio intorno al
suo si spostò circondandogli le spalle e portandolo ad aderire
ulteriormente contro il fianco del biondo:
-
Non mi dai fastidio -
Il
moro si irrigidì leggermente per l'imbarazzo, gli zigomi
ricominciarono a colorarsi di rosso:
-
D...davvero?-
Bonnefoy
rise scompigliando leggermente i neri fili di seta che erano i
capelli del giapponese:
-
Certo, puoi stare così quando vuoi!-
Nihon
si fece coraggio cercando di sciogliersi un pochino.
Francis
aveva un buon odore, sapeva di rose.
Beh
non era poi così strano, ogni volta che lo vedeva aveva sempre
in mano una rosa e di sicuro le coltivava anche...
Si
ritrovò ad immaginare Francis impegnato a curare le sue rose e
lui vicino a sistemare i suoi bonsai..
Sorrise.
Era
una bellissima immagine.
-
Hai uno stupendo sorriso, Kiku -
La
voce del biondo lo distolse dai suoi pensieri facendo colorare
ulteriormente di rosso i suoi zigomi, arretrò di un passò
uscendo così dall'abbraccio piacevole con l'altro.
-
Io..-
Abbassò
la testa non volendo mostrare il proprio imbarazzo, Francis colmò
in poco meno di un istante il metro che li divideva, gli posò
le mani sulle guance alzandogli dolcemente la testa: - Kiku, non
c'è niente di strano nell'imbarazzarsi e poi sei bellissimo
anche con le guance rosse -
I
complimenti non fecero che peggiorare la situazione sugli zigomi,
ormai viola, del giapponese il cui cuore aveva iniziato a ribattere
il modo forsennato.
vorrei
poterti credere sarebbe molto più facile rincontrarci
nei pensieri distesi come se fossimo sospesi ancora
nell'attimo in cui poteva succedere
Le
nere iridi si specchiavano in quelle azzurre e limpide del francese.
Cielo
notturno senza luna, in cielo diurno privo di nuvole.
Il
nero si perse sempre più nell'azzurro e l'azzurro abbracciò
sempre di più l'oscurità.
Kiku
si accorse solo dopo che il francese si era abbassato su di lui, ne
avvertì il fiato sulle labbra.
Il
suo cuore si fermò.
Poi
una mano sulla nuca lo sospinse ulteriormente verso il contatto ed un
istante dopo le labbra di Francis erano posate sulle sue in una dolce
carezza.
Kiku
non sapeva cosa fare né come muoversi.
Rimase
semplicemente fermo.
Le
labbra di Francis lo sfiorarono gentili e leggere, si ritrovò
a sospirare su di essere ed a voler avvicinarsi per cercare un
maggiore contatto.
Quando
si staccarono Kiku fissava a bocca aperta, stupito e felice, Francis.
E
poi cos'è successo aspettami oppure dimenticami ci
rivediamo presto fra almeno altri cinque anni e come sempre
sei la descrizione di un attimo per me e come sempre sei
un'emozione fortissima e come sempre sei bellissima perchè
come sempre sei la descrizione di un attimo
6
Giugno 1947-Topaz
Una
piccola stanza.
Il buio.
La luce
filtra appena da una finestra a più di 4 metri da terra.
Seduto in
un angolo della stanzetta c'è un ragazzo dai capelli castani,
veste con un uniforme azzurra rovinata in vari punti.
Piegato in
un angolo stringe tra le mani un pezzetto bianco di carta igienica
scribacchiato di nero, gli occhi scorrono sulle parole scritte in
modo malfermo.
So
che non posso in nessun modo convincerti che questo non è uno
dei loro trucchi, ma non mi interessa.
Io
sono io. Mi chiamo Kiku.
Non credo che vivrò ancora a lungo e volevo
raccontare a qualcuno la mia vita.
Questa è l'unica autobiografia che scriverò
e … oh Kami… mi tocca scriverla sulla carta
igienica. Sono nato a Tokyo l'undici Febbraio di un anno che non
ricordo.
Sai, non ricordo molto dei miei primi anni di vita ,
ma ricordo la pioggia. Il mio oni- san aveva una casa nel folto di
una foresta di bambù e mi diceva sempre che
"I Kami sono nella pioggia". Imparai a
scrivere senza problemi ed inventai anche una lingua, la mia lingua.
Fu durante le mie lunghe passeggiate alla ricerca
dell’ispirazione che incontrai il mio primo ragazzo: si
chiamava Corea.
Furono i suoi occhi… erano bellissimi.
Pensavo che ci saremmo amati per sempre. Ricordo che
Wang ci disse che era una fase adolescenziale, che sarebbe passata
crescendo.
Per Corea fu così, per me no. Nel 1902 mi
innamorai di Arthur.
Quell'anno confessai la verità alla mia
famiglia.
Non avrei potuto farlo senza Inghilterra che mi
teneva la mano.
Il mio onisan mi ascoltava ma non mi guardava.
Mi disse di andarmene e di non tornare mai più.
I miei fratelli non dissero niente, ma io avevo detto
solo la verità, ero stato così egoista?
Noi svendiamo la nostra onestà molto
facilmente, ma in realtà è l'unica cosa che abbiamo, è
il nostro ultimo piccolo spazio…
All'interno di quel centimetro siamo liberi. Avevo
sempre saputo cosa fare nella vita, e nel 1940 andai per la prima
volta a Parigi.
Fu il viaggio più bello della mia vita, non
per ciò che vidi ma perché fu lì che incontrai
Francis.
La prima volta che ci baciammo, capii che non avrei
mai più voluto baciare altre labbra al di fuori delle
sue. Andammo a vivere insieme in un appartamentino a Marsiglia.
Lui coltivava le Scarlett Carson per me nel vaso
sulla finestra e la nostra casa profumava sempre di rose.
Furono gli anni più belli della mia vita. Ma
la guerra nel mondo divorò quasi tutto e alla fine arrivò
a Marsiglia. A quel punto non ci furono più rose…
per nessuno. Ricordo come cominciò a cambiare il
significato delle parole.
Parole poco comuni come
"fiancheggiatore"
e "risanamento" divennero spaventose, mentre cose come
"Fuoco Norreno" e "Gli articoli della fedeltà"
divennero potenti.
Ricordo come "diverso" diventò
"pericoloso".
Ancora non capisco perché ci odiano così
tanto. Presero Francis mentre faceva la spesa.
Non ho mai pianto tanto in vita mia. Non passò
molto tempo prima che venissero a prendere anche me. Sembra strano
che la mia vita debba finire in un posto così orribile, ma per
cinque anni ho avuto le rose e non ho chiesto scusa a nessuno. Morirò
qui… tutto di me finirà… tutto… tranne
quell'ultimo centimetro… un centimetro… è
piccolo, ed è fragile, ma è l'unica cosa al mondo che
valga la pena di avere. Non dobbiamo mai perderlo, o svenderlo,
non dobbiamo permettere che ce lo rubino…
Spero che chiunque tu sia, almeno tu, possa fuggire
da questo posto; spero che il mondo cambi e le cose vadano meglio ma
quello che spero più di ogni altra cosa è che tu
capisca cosa intendo quando dico
che anche se non ti conosco,
anche se non ti conoscerò mai,
anche se non riderò,
e non piangerò con te,
e non ti bacerò, mai…
io ti amo,
dal più profondo del cuore…
Io ti amo. – Kiku.
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