Unbroken Buttercup

di Tale Vivo
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Unbroken Buttercup



 

Lei non era un fiore e non aveva un gambo da poter spezzare. Poteva essere piegata, portata al punto di rottura senza mai rompersi. Lo aveva fatto presente più volte, prima fra tutte quando risorse dalle fiamme, guidando attraverso deserti un popolo che l’aveva scelta prima come guida, come madre poi, infine come regina. Il fuoco aveva disinfettato le ferite del passato ― il massacro della sua famiglia, gli abusi di suo fratello e la sua morte, il sacrificio invano di suo figlio per salvare il suo kahl, la morte del suo sole e stelle. 
I suoi occhi non versavano lacrime da tempo, ma erano velati di malinconia, che li rendevano ancora più splendidi. Forse era proprio quella malinconia costante che le consentiva di attutire i colpi che la vita le infliggeva.
Daenerys Targaryen poteva essere triste, avvilita e umiliata, ma non poteva essere spezzata, nemmeno dal tradimento.

Snap!

Lui si era rotto. Jorah Mormont si era spezzato quando la sua regina lo aveva esiliato, risparmiandogli la vita solo in nome di ciò che era stato, ma mettendo in chiaro che nulla sarebbe più dovuto essere. Così fu. 
Lui aveva lasciato Meereen senza avere la minima idea di come avrebbe potuto aggiustarsi, se avesse potuto. Si era sentito rotto e perso fino a quel giorno in cui, bevendo il suo dolore in un bordello di Volantis, riconobbe e fece prigioniero Tyrion Lannister. Il Folletto sarebbe stato il perfetto pegno di pentimento e penitenza da portare alla sua regina e lui, Jorah, sarebbe finalmente stato aggiustato.
A Daenerys e solo a lei pensò quella notte, mentre il giovane Lannister dormiva e gli dava tregua dal suo solito blaterare. Chiudendo gli occhi, gli occhi viola della giovane, belli e malinconici, erano vividi davanti a lui e lo perdonavano. La malinconia non li abbandonò nemmeno quando un sorriso comparve sulle sue labbra, mostrando la gratitudine per averle portato un dono così importante. 
Anche nel sogno, Jorah Mormont sperò. Di poter tornare da lei. Di poter essere perdonato. Di poter tornare a viverla, anche solo come suo protettore.

















 

 


Questa storia partecipa a tre challenge:

  • “Challenge delle Parole Quasi Intraducibili” di Soly Dea con la parola portoghese saudade: una forma di malinconia-nostalgia, in bilico tra dolcezza e struggimento; si riferisce a qualcosa che non si è vissuto ma che si vorrebbe vivere o rivivere;​
  • Challenge “Solo i fiori sanno” di Pampa313 con ranuncolo: fascino misterioso;
  • Challenge “I like that quote, said the month” di Mari Lace con: "You know I'm not broken, right? I'm not a flower or a piece of glass. I'm a person. And people heal." {Julia Wicker da The Magicians}




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