Il volo di Aurora

di Tra luna e mare
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Il portellone si aprì, rivelando alle sue spalle un cielo pallido e incolore. Aurora lo fissò, ripeteva quel gesto ogni mattina, da quando avesse memoria. Una vita di orizzonti, mari aperti e di tramonti, la sua. E poi quel cielo, che dimorava al di sopra di tutto, e mutava carnagione ai rintocchi dell'orologio. Adesso le sarebbe bastato poco per toccarlo, un piccolissimo balzo in avanti. Non doveva fare altro che indossare la tuta da lancio e varcare la soglia. 


Eppure tremava, quell'improssiva ventata di possibilità la spaventava. Cosa avrebbe trovato nell'etere a lungo anelato? Cosa poteva offrirle il mondo al dì fuori dell'oblò? Mille domande, una sola risposta. Ma non fu sufficiente.


Mentre esitava, la grande ombra di una mano oltrepassò la gabbia, oscurando ogni speranza. La porticina si richiuse, suggellando nel suo cuore l'ennesimo rimpianto. Il grande volo era fallito, pensò sconfortata. E rimuginando su ciò, tornò alla casetta di legno su cui era solita riposare. Un giorno avrebbe tentato ancora, disse fra se. Ma prima che quel giorno arrivasse, le sue verdi piume si macchiarono d'argento. Le stampe nelle pareti sbiadirono, l'attesa era stata vana. 





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