Rose
guardava il tramonto. Il sole stava,
lentamente, immergendosi nelle profondità del mare, tingendolo dei suoi
caldi
colori autunnali e rendendo il paesaggio romantico e malinconico. La
spiaggia
era bellissima in quel momento. La sabbia, normalmente bianca, aveva
rubato
l’oro antico del sole calante e le onde che la fendevano erano pigre e
schiumose.
In tutto quello scenario gli unici rumori che si udivano erano lo
stridere dei
gabbiani e il frangere delle onde sugli scogli.
Rose
odiava fare il bagno in quell’acqua
scura e salmastra. Lo odiava, ne aveva una paura fottuta. Quel pensiero
le fece
riaffiorare alla mente il ricordo del suo migliore amico, Cole. Erano
due anni
che non lo vedeva né sentiva. I suoi genitori erano partiti in un altro
stato
per lavoro e da quel giorno non si erano più visti.
Le
mancava così tanto, davvero tanto. Dopo
la sua partenza la sua vita era capitombolata nel caos più totale:
prima
nessuno la trattava male, tutti la ignoravano o la salutavano e Cole
era sempre
con lei, non la lasciava mai sola. Poi, tutto era completamente
cambiato: tutti
la additavano nei corridoi, la chiamavano “sfigata”, la denigravano con
pesanti
insulti senza motivo, le nascondevano le cose, le lanciavano la
spazzatura, la picchiavano…
Perché? Cos’aveva fatto loro per meritarsi un trattamento simile?
Eppure, dopo
che Cole era andato via, tutto era caduto nell’oblio…
Rose
guardava le onde infrangersi sulla
scogliera. I suoi occhi erano spenti e lontani dal mondo reale, immersi
in
quelle memorie così dolorose. Faceva davvero così male, dentro di lei,
il petto
sembrava volesse esplodere in mille pezzi. Forse doveva andare così:
una
famiglia distrutta dal tradimento del padre; una madre alcolizzata e
violenta,
morta suicida; degli zii che non si accorgevano nemmeno di lei; il suo
migliore
amico che si era completamente dimenticato della sua esistenza… forse
anche
lei, come sua madre, doveva andarsene. A chi sarebbe importato?
Non
riusciva a ricordare nessuno a cui
sarebbe importato.
Quando
c’era Cole, avevano anche una
compagnia, quelli che lei definiva amici: Chris, Lerry, Dean, Paule e
con loro era
solita passare il tempo. Ma, ora, non avevano più tempo per lei. Non la
guardavano più. Perché? Nessuno di loro l’avrebbe mai aiutata, senza
Cole.
Davanti
a quel tramonto maledetto, in
quella maledetta spiaggia, nel maledetto giorno in cui Cole le aveva
detto
addio, Rose, pianse disperatamente. In preda a convulsi dolorosi, rise
a
crepapelle e, infine, si fermò. Vuota.
Basta…
Il
volto della ragazza colpì violentemente
l’acqua che, nonostante la stagione, fendeva gelida il suo corpo
inerte. Smise di
trattenere il respiro e decise che avrebbe lasciato che il buio della
morte si
portasse via quei colori brillanti del tramonto che, ormai, le davano
la
nausea.
Cominciò
a cambiare idea quando ormai
l’acqua le inondava il corpo, i polmoni e la mente. Stava morendo e
nessuno
sarebbe venuto a salvarla.
Quando
il mondo iniziò ad annebbiarsi, due
forti mani, la presero per le braccia e la trascinarono fuori
dall’acqua.
-Rose!
Rose! Cazzo!-
-Chris
perché non respira?-
-Taci
Lerry!- sbottò Dean.
-Dobbiamo
farle un massaggio cardiaco!-
fece Paule.
-Fate
largo.- Dean si mise nel mio campo
visivo.
Rose
non capiva perché riusciva a vederli
e sentirli, ma non poteva muoversi, voleva parlare, ma non ci riusciva.
Stava morendo
e non poteva parlare con loro.
-Tieni
duro bellezza.- esclamò Dean,
terribilmente agitato, ma anche così sicuro di quello che stava per
fare.
Iniziò
a praticarle la respirazione
artificiale e quando sentì l’aria entrarle prepotentemente nei polmoni,
l’acqua
salmastra che aveva respirato le uscì dalla bocca con violenza. Le
bruciava la
gola e le venne subito da piangere. Era viva.
Chris
porse a Dean la sua giacca, di modo
che coprisse la ragazza. Stava tremando come una foglia.
Dean
la fece sedere e, tenendola tra le sue
braccia, lasciò che gli altri si avvicinassero per vedere come stava.
-Rose
cosa stavi cercando di fare!- sbottò
Chris, era su tutte le furie.
-Lasciala
stare!- protestò Lerry.
-Io…io…-
provò a parlare Rose, ma fu solo
capace di piangere come una bambina.
-Bravo
Chris!- lo sgridò Paule.
-Taci!-
lo rimbeccò.
-Ragazzi
basta.- intervenne Dean –Bambina
è tutto apposto, ci siamo noi adesso…non andartene.- l’abbracciò forte.
-Rose…ci
dispiace tanto…ci siamo
comportati come degli idioti…- iniziò Paule, mentre grosse lacrime gli
scendevano dagli occhi, appannandogli gli occhialoni –Ho preferito
concentrarmi
sul mio club di scienze…ignorandoti e restandoti distante. Tutti i miei
compagni del decathlon mi dicevano che ero troppo intelligente per
stare con
te, ma non è vero…sono stato solo un codardo e un pessimo amico. Mi
dispiace!-
cadde in ginocchio davanti alla ragazza e continuò a piangere a dirotto.
-Anch’io
ti chiedo scusa Rose. Ho preferito
ascoltare le opinioni delle ragazze che frequentavo, anzi, di quelle
che
semplicemente mi scopavo. Invece avrei dovuto restare con te,
proteggerti, come
faceva Cole e come facevamo prima, quando lui non c’era. La sua
partenza ha
lasciato un vuoto troppo grande da colmare, perché a differenza sua,
noi
eravamo tutti dei codardi. Scusa Rose, se vorrai perdonarmi ti assicuro
la mia
vita cambierà, che sarò un buon amico…- provò a sorridere Lerry, ma non
riuscì
a guardarla troppo negli occhi, vergognandosi di sé stesso.
-Hanno
ragione, anch’io ti devo delle
scuse…- mormorò Chris –I miei mi hanno minacciato…mi hanno detto che
stando con
te avrei rovinato la mia reputazione di studente modello. La mia
ragazza mi ha
minacciato, dicendomi che se ti avessi frequentato mi avrebbe lasciato.
Ero così
convinto di dover mantenere la mia vita “perfetta”, da non accorgermi
quanto tu
stessi soffrendo, da sola e di quanto male ti abbiamo fatto noi, più
degli
altri, perché noi eravamo e siamo tuoi amici…- i suoi occhi erano
lucidi e la
sua voce tremava.
-Rose…io
sono un coglione e lo ero anche
prima…i miei…mio padre è un bastardo figlio di puttana. Sai, ho
rinunciato al
football, ho rinunciato alla borsa di studio, ho rinunciato a
tutto…perché voglio
dedicarmi completamente a te, Rose. Ti prego, dacci la possibilità di
rimediare
a tutto il male che ti abbiamo fatto. Facci essere delle persone
migliori, a
ricominciare la nostra miserabile vita con te.- il ragazzo la guardava
dritto
negli occhi, con ardita convinzione e desiderio di essere un ragazzo e
un uomo
migliore.
La
ragazza li guardò tutti.
-Mi
siete mancati…- mormorò, ma non poté aggiungere altro, perché le
lacrime le
presero la gola.
Tutti
la guardarono e, senza dire niente, si strinsero in un forte abbraccio.
|