I primi raggi dell'aurora s'intravedevano nel cielo quando Gokudera si
arrese. Non era nuovo all'insonnia, ma raramente aveva trascorso intere
notti in bianco senza neanche una vaga sensazione di stanchezza.
Quel bacio continuava a ripetersi nella sua mente in un loop infinito
che rendeva sempre più rosse le sue guance e sempre
più ampio il suo sorriso.
Un rumore improvviso attirò il suo orecchio, proveniva dalla
stanza in cui Tsuna aveva trascorso la notte, che tra parentesi era la
sua stanza, il suo letto e Tsuna ci aveva dormito. Non avrebbe mai
più lavato né le lenzuola né le
federe, il suo profumo sarebbe rimasto impresso in eterno.
Un nuovo rumore lo distolse da quell'immaginario.
Il Decimo si sarà già svegliato?
pensò, era decisamente presto.
"Ti sei già addormentato?" risuonò la voce di
Tsuna nella sua testa, questo aveva detto prima di avvicinarsi
così tanto da annullare qualunque spazio tra le loro labbra.
Io e il Decimo ci siamo... il Decimo mi ha... pensò
incoerentemente sentendo le orecchie fischiare e il battito accelerare,
era una scena che neanche aveva visto, ma aveva sentito così
profondamente.
No no no, calmati. Ricorda che questo comportamento è dovuto
solo all'effetto della cioccolata cercò di tenere a mente.
Nonostante i tentativi di razionalità si scoprì
ad abbracciare un cuscino con aria sognante.
"Lo so che è solo un incidente, però un bacio
è sempre un bacio" sussurrò a se stesso per
cercare di convincersi.
"E un bacio dal Decimo è..." mormorò salvo poi
ritrovarsi con il viso premuto contro il cuscino per soffocare un
urletto privo di alcuna traccia di virilità.
Con un colpetto di tosse si impose un contegno, si mise a sedere sul
divano e lasciò andare il cuscino che teneva ora premuto
contro il petto allentando la presa, dovette farlo mentre sentiva i
passi di Tsuna che preannunciavano il suo arrivo.
"Buongiorno Gokudera-kun" lo sentì dire anticipandolo.
"Buongiorno, Juudaime" rispose a sua volta.
"Avete dormito bene?" domandò.
Tsuna annuì con un cenno del capo si strinse nelle spalle
con area sognante portando le mani dietro le scapole come se volesse
abbracciarsi.
"Sì, il letto di Gokudera-kun ha il tuo profumo ancora di
più di quanto lo avesse questo appartenento quando ieri ci
sono entrato per la prima volta" disse.
Gokudera ingoiò a vuoto sentendo un leggero calore
concentrarsi nelle sue guance. L'effetto dell'esperimento non era
ancora svanito e doveva tenerlo ben a mente.
"Facciamo colazione?" domandò Tsuna.
Gokudera riemerse dal dialogo con se stesso e si affrettò ad
allontanarsi verso la cucina.
"Certamente, accomodatevi e aspettate solo qualche istante, vi
preparerò qualcosa di delizioso" disse carico di entusiasmo.
Aveva detto così, ma non aveva idea di come organizzare una
colazione con le sue carenti abilità culinarie, presto
decise di ripiegare su latte e cereali conscio che in quello stato
Tsuna avrebbe accettato con gioia anche del pane bruciato solo
perché lo aveva preparato Gokudera-kun per lui.
Sospirò, era proprio come se i ruoli si fossero invertiti.
Tsuna aveva assunto quello che era il suo atteggiamento quotidiano e
Gokudera si trovava a disagio non sapendo come gestirlo. Doveva essere
così che si sentiva il Decimo ogni giorno a causa sua, di
certo non perché avrebbe voluto cedere e invece gli toccava
resistere, ne prese atto e decise di darsi una regolata.
Fece tesoro di quel bacio che aveva ricevuto, ma promise a se stesso
che non lo avrebbe mai e poi mai tirato fuori. Il Decimo non era in
sé e inoltre pensava che stesse dormendo quindi Hayato non
poteva esserne al corrente.
Gokudera era preso e perso nei suoi pensieri quando due mani sottili
gli cinsero la vita facendolo sussultare.
"D-Decimo!" squittì.
Tsuna appoggiò la testa contro la schiena di Gokudera
percependo il battito accelerare.
"Hai bisogno di una mano a preparare la colazione?" chiese.
Gokudera implorò tutte le divinità conosciute per
trovare una risposta, ma il prolungato silenzio venne preso da Tsuna
come un assenso.
Il giovane boss prese la sua mano e la guidò dalla scatola
di cereali alla tazza e poi di nuovo nella scatola, fece la stessa cosa
per versare il latte e Gokudera si domandò perché
la sua mano non avesse ceduto.
"G-Grazie.." abbozzò incerto mentre l'altra mano di Tsuna
continuava ad abitare sul suo punto vita.
"Figurati, è un piacere esserti utile, Gokudera-kun" rispose
Tsuna la mano che aveva usato per preparare la colazione la fece
risalire lentamente lungo un braccio.
"D-Decimo... i cereali diventeranno immangiabili se aspettiamo ancora
un po'..." disse Gokudera cercando di divincolarsi, stranamente ci
riuscì con facilità, ma nell'istante in cui si
voltò si ritrovò un cucchiaio in bocca.
"Hai ragione, Gokudera-kun" mormorò Tsuna.
Gokudera rischiò di affogarsi perché gli dei
dovevano davvero assisterlo se il suo boss lo aveva appena imboccato.
Con difficoltà riuscì a ingoiare per poi trovarsi
di nuovo il cucchiaio vicino alle labbra.
"Aaaan" disse Tsuna aprendo la bocca quanto più possibile
per invitare Gokudera a fare lo stesso.
Hayato sospirò, quella situazione aveva del surreale. Come
un bambino che si arrende alla mamma che vuole per forza che finisca la
minestra gli fece da specchio e si lasciò imboccare.
Conscio che sarebbero andati avanti fino alla fine se non avesse fatto
qualcosa lo allontanò leggermente stringendolo per le spalle.
"Decimo, anche voi dovete mangiare e non abbiamo tutto il giorno..."
disse.
Tsuna accolse quelle parole con entusiasmo, si mise seduto sul ripiano
della cucina e prese la tazza tra le mani.
"Puoi farlo anche tu, Gokudera-kun? Solo una volta... puoi imboccarmi?"
domandò con un tono dolcissimo di supplica, gli occhi grandi
divennero tutta pupilla e niente iride.
Gokudera si domandò quante altre frecce dovesse tirare
ancora Cupido nel suo cuore e in un angolo della sua mente lo
immaginò con i panni di G, la faretra colma.
"D'accordo!" squittì domandandosi che fine avesse fatto il
suo tono di voce normale, mentre con mano tremante portò il
cucchiaio dalla tazza alla bocca di Tsuna.
Il giovane boss accolse il boccone con un piccolo gemito di
approvazione che fece saltare un battito a Gokudera, masticò
lentamente senza mai togliergli gli occhi di dosso, poi si tolse il
cucchiaio di bocca il cui manico era stato lasciato da un Gokudera in
preda a un attacco di cuore e lo portò sulle labbra del suo
braccio destro.
"Buono, ma scommetto che Gokudera-kun lo è molto di
più" disse accennando un occhiolino.
Gokudera avvampò, si accarezzò in petto giusto
per sincerarsi che fosse ancora vivo e indietreggiò di
qualche passo.
"Perché non finite di mangiare la colazione mentre io
verifico il meteo?" domandò sentendo come se qualcosa
volesse evadere dalla gabbia toracica, non gli diede il tempo di
rispondere semplicemente lasciò la stanza chiudendo la porta
e si appoggiò a quest'ultima respirando profondamente per
cercare di calmarsi.
"Puoi farcela, Hayato. Non durerà ancora a lungo"
sussurrò a se stesso per farsi forza.
Ritrovato uno stato decente che gli permettesse di funzionare come
essere umano verificò davvero il meteo per sapere se portare
o meno un ombrello. Indugiò buoni cinque minuti immaginando
che se fosse venuto a piovere Tsuna in quello stato sicuramente avrebbe
provato a baciarlo e quasi quasi ci sperava.
"Gokudera-kun, non mangi?" domandò Tsuna iniziando a
preoccuparsi, la sua voce superò facilmente la porta che li
divideva.
"No, credo di non avere fame..." rispose deciso ad affrontarlo
nuovamente, rientrò in cucina con un sorriso da ebete sulle
labbra suo malgrado.
"Menomale perché credo che i cereali adesso siano davvero
immangiabili" commentò Tsuna.
"Hai visto il meteo? Spero proprio che piova, Gokudera-kun,
così potremo condividere l'ombrello."
Un altro colpo al cuore, Gokudera non sapeva quanto ancora avrebbe
retto.
"Dunque Decimo che facciamo con la scuola oggi?" domandò
cercando di sviare l'argomento. Reborn aveva detto che Tsuna con questo
atteggiamento avrebbe destato sospetti e che era meglio tenerlo
riguardato finché non fosse passato l'effetto, ma rimanere a
casa tutto il giorno sarebbe davvero significato non arrivare al domani.
"Oh giusto..." mormorò Tsuna come se improvvisamente si
fosse ricordato dell'esistenza della scuola.
"Non volete andare?" domandò Gokudera tremando al pensiero
della risposta.
"Solo perché quando sono in classe devo stare lontano da
Gokudera-kun e odio ogni minuto che ci divide" rispose Tsuna tenendo lo
sguardo basso.
Alzò poi la testa e gli puntò gli occhi dentro ai
suoi come se fossero due pistole e premette il grilletto.
"Voglio stare da solo con te nel tuo appartamento per un giorno intero."
Gokudera si sciolse, sentì le gambe molli e per un istante
di follia pensò che fosse anche una buona idea.
"Allora facciamo così per oggi" disse con grande entusiasmo.
Il Decimo era così carino che era una benedizione ogni
istante che poteva guardarlo, i suoi occhi misti di determinazione e
dolcezza lo stavano uccidendo.
Non ebbe neanche il tempo di darsi dell'idiota da solo ricordando che
aveva firmato la sua condanna quando il suo cellulare
squillò.
Lesse "Reborn-san" sullo schermo del flip-flop e si affrettò
a rispondere, non riuscì a dire una sola parola
perché l'assassino dall'altro lato della cornetta lo prese
alla sprovvista.
"Oi Gokudera, non penserete mica di poter marinare la scuola? Tsuna ci
andrà regolarmente" disse con un tono che non permetteva
repliche di alcun tipo.
Gokudera tremò, si guardò intorno chiedendosi
dove fosse la videocamera e dove le cimici perché il
tempismo era talmente spaventoso che Reborn doveva per forza starli
spiando.
Gli bastò affacciarsi alla finestra per intravederlo
dall'albero fuori al suo appartamento nascosto tra le fronte, il sudore
ci concentrò sulla fronte.
"Ma Reborn-san, il Decimo è in uno stato di coscienza
alterato" cercò di dire guardando verso il tutor avendone
individuato la posizione esatta.
"Che fortuna che ci sia il suo braccio destro a occuparsene, vero? Ti
assicurerai di tenere le cose sotto controllo, vero Gokudera?" disse
Reborn con un tono misto di ironia, sadismo e minaccia.
"Ricevuto" mormorò Gokudera rassegnato, chiuse la chiamata e
posò il cellulare sul tavolo.
"Perdonatemi, Decimo" disse accennando un inchino verso Tsuna.
"Non ti preoccupare, ho sentito" mormorò quest'ultimo
dispiaciuto.
"Vi darei anche la luna, ma non posso oppormi al volere di Reborn-san"
disse Gokudera rammaricato a propria volta perché in qualche
modo sapeva di averlo deluso o comunque non soddisfatto.
Tsuna alzò le spalle, lasciò andare un sospiro.
"Non possiamo farci niente, non voglio andarci, ma non ho altra scelta.
Devo stare lontano da Gokudera, ma farò del mio meglio!"
disse determinato.
Gokudera tremò nuovamente.
Uscirono di casa al limite per arrivare in orario a scuola e il motivo
era che c'era voluto mezzo secolo per convincere Tsuna che non
potessero fare la doccia insieme e neanche il bagno e che non gli
poteva prestare dei vestiti dal momento che avevano portato i suoi da
casa e che la divisa scolastica era d'obbligo se non volevano entrambi
essere morsi a morte da Hibari. Senza contare che il suo cuore chiedeva
pietà e aveva giurato di abbandonare il campo qualora si
fosse imbattuto in Tsuna nudo o in vestiti di una taglia decisamente
più grande.
Andava tutto bene, erano ancora in tempo, la strada era gremita di
persone, ma non tante da non riuscire a camminare speditamente e Tsuna
indossava la propria divisa scolastica, nessun intoppo.
Gokudera sentì la mano di Tsuna ricercare la sua e ancora
una volta supplicò qualsiasi entità superiore
perché intercedesse a suo favore.
"Decimo, svoltato l'angolo ci saranno anche persone della nostra
scuola" disse allontanando la mano.
"Ho capito, scusami..." mormorò Tsuna trattenendo a stento
le lacrime.
"Gokudera-kun non vuole che si sappia che stiamo insieme, si vergogna
di me..."
Gokudera tossì, si batté un pugno in petto per
cercare di non affogarsi con il suo stesso respiro e sospirò.
"Non è così, Decimo, ma le persone non sono
ancora pronte a tutto questo..." disse impacciato perché si
era perso la parte in cui lui e Tsuna erano diventati una coppia a
tutti gli effetti.
"E in tutta onestà nemmeno io..." disse a voce bassissima a
se stesso.
Tsuna sospirò, si strinse nelle spalle mettendo il broncio e
camminò più velocemente come se volesse superarlo.
Gokudera non poté impedirsi di perdersi ancora una volta nei
suoi pensieri perché non gli sarebbe dispiaciuto se fosse
rimasto così per sempre anche se la cosa migliore sarebbe
stata che fosse tutto vero. Una vita dove è Tsuna quello che
guarda, ricerca contatto fisico, soffre quando non riesce a ottenerlo e
si cura di lui come di nessuno non sembrava affatto male.
"Se fosse sé non vorrebbe stare con me mano nella mano..."
sospirò.
Varcato il cancello della Namimori si presentò la solita
scena, una folla di ragazze fece a gara a chi lo salutasse per prima.
"Buongiorno Gokudera-kun!" si sentì un coro dissonante.
Qualcuna disse anche "Buongiorno Sawada-kun."
Tsuna accelerò nuovamente raggiungendo la propria classe il
prima possibile, Gokudera lo seguì preoccupato che potesse
fare danni.
"Che succede? Qualcosa non va?" chiese.
Tsuna strinse i pugni e quasi urlò.
"Le ragazze ti guardano Gokudera-kun e addirittura ti salutano, non mi
piace."
Gokudera sussultò perché santo cielo Tsuna aveva
dato voce a quei pensieri che non si era mai davvero permesso di
esprimere. Anche lui era geloso morboso e chiunque si avvicinasse a
oltre il raggio di un metro doveva bruciare, ma in cuor suo sapeva
quanto fosse sbagliato e ora che si trovava dall'altra parte se ne
rendeva veramente conto.
"Che dovrei fare? Ho paura che non riuscirò a sopportarlo. E
sai cosa odio di più? Che mi salutano per avvicinarsi a te,
ma non hanno capito niente. Tu sei mio, Gokudera-kun. Mio!"
Quelle parole lo lasciarono completamente spiazzato e accelerarono il
battito del suo cuore. Una parte di sé non poteva impedirsi
di goderne di tutto questo, uno Tsuna geloso di lui era oro puro,
qualcosa che neanche nelle sue fantasie più spinte aveva mai
potuto vedere. Gli piaceva l'idea di conoscere nuovi aspetti di Tsuna,
di scoprirlo possessivo, egoista, capace di urlare in quel modo, poi si
ricordò che di Tsuna c'era solo il corpo e quella mente era
tutto fuorché Tsuna.
"Voglio tornare a casa nostra, Gokudera-kun. Lì possiamo
stare soli soletti senza nessuno che cerchi di portarti via da me" lo
sentì piagnucolare.
"Dobbiamo stringere i denti, Decimo" disse parlando più a se
stesso, era una sfida veramente troppo dura per il suo animo. Era tutta
colpa di un esperimento e doveva continuare a ripeterselo, ripetersi
che il Decimo non era in sé, che niente di tutto
ciò che poteva dire e fare era espressione sincera del suo
volere, ma quanto avrebbe voluto poter fraintedere, cedere alla
tentazione e prendersi tutto ciò che desiderava.
Grazie al cielo le lezioni divennero la strada per sfuggire al
problema, perché Tsuna oltre a riservargli continui sorrisi
in classe di più non fece.
Anche l'ora di educazione fisica premetteva bene, Tsuna era stato
scelto per l'allenamento di pallavolo mentre Gokudera era in panchina a
fare il tifo per lui. Era davvero fiero di sé
perché nonostante tutto era riuscito a evitare situazioni
compromettenti, nessuno pensava che ci fosse qualcosa di insolito nel
Decimo.
"Vai Tsuna, sei tutti noi!" la voce di Yamamoto al suo fianco lo fece
sussultare.
Senza molta eleganza gli diede una spallata contro e ringhiò.
"Ci sono già io a fare il tifo per il Decimo, idiota del
baseball" gli ci volle una frazione di secondo per realizzare quanto
fosse stupido quell'atteggiamento, ma quanto comunque anche con la
consapevolezza non potesse fare altrimenti.
"Sosteniamolo insieme, sarà ancora più carico!"
disse Yamamoto con un sorriso ampio.
"Voglio supportarlo da solo!" insistette Gokudera ricordandosi un bimbo
capriccioso che deve opporsi per principio.
"No, credimi. Tsuna è strano oggi, è meglio se lo
facciamo insieme..." ribatté Yamamoto.
Gokudera tremò debolmente abbassando i ponpon arancioni che
aveva trovato per l'occasione, la fascia con su scritto Decimo invece
rimase al suo posto.
"Strano in che modo?" domandò preoccupato che gli fosse
sfuggito qualcosa.
"È difficile da dire" rispose subito Yamamoto.
"Ma non è cosa da tutti i giorni vederlo così
nervoso. Mi domando cosa sia successo..."
Gokudera ingoiò a vuoto di certo non poteva raccontargli la
storia né poteva dire che effettivamente in quel momento
Tsuna avrebbe tranquillamente apprezzato molto di più essere
supportato da lui soltanto e assolutamente non poteva riferirgli in
alcun modo che gli aveva fatto una scenata di gelosia perché
delle ragazze lo avevano salutato.
Mentre si arrovellava in questi pensieri entrò nel suo campo
visivo la palla che andava dritta verso il viso di Sawada, i suoi occhi
erano rivolti verso di lui.
"Tsuna spostati, ti prenderà in pieno!" lo precedette
Yamamoto.
"Sawada, prendila!" urlarono i compagni di squadra.
"Decimo, è pericoloso!" gridò lui stesso a scatto
ritardato.
Troppo tardi la pallonata lo prese in pieno e Sawada cadde a terra
massaggiandosi il naso. Gokudera superò agilmente le
transenne che dividevano la panchina dal campo da gioco e lo soccorse,
Yamamoto al seguito.
Si mise in ginocchio sollevandogli delicatamente la testa per
appoggiarla contro il suo ventre.
"Gokudera-kun" rantolò Tsuna, dal naso scorreva del sangue.
"Sono qui, Decimo. Va tutto bene" disse cercando di rassicurarlo.
L'insegnante fornì fazzoletti e ghiaccio e Gokudera si
preoccupò di tenergli la testa bassa finché il
sangue non si fermò.
"Portalo in infermeria" si sentì dire dall'insegnante mentre
Yamamoto insisteva che voleva essere utile anche lui in qualche modo.
Insieme aiutarono Tsuna a rialzarsi guardandolo barcollare incapace di
tenersi in piedi. Gokudera lo sorresse e lentamente lo aiutò
a riprendersi finché non fu in grado di camminare da solo.
Neanche a dirlo, Shamal non c'era, stava di nuovo battendo la fiacca
inseguendo qualche gonna, per questo Gokudera doveva occuparsene da
solo.
Continuò a premere il panno freddo contro il suo naso
finché non fu sicuro che l'epistassi si fosse del tutto
fermata. Solo allora con un panno umido ripulì il sangue
rappreso all'altezza del naso, sotto di esso, del labbro e del mento.
"E con questo il trattamento è concluso" disse con una certa
soddisfazione, aveva gestito benissimo la situazione.
"Grazie, Gokudera-kun" piagnucolò Tsuna seduto sullo
sgabello di fronte a lui.
"Non è niente, Decimo" disse Gokudera cercando di
rassicurarlo, vide chiaramente i lacrimoni accumularsi in quegli occhi
tanto belli.
"Oh cielo, Decimo, mi dispiace. Avete preso una bella botta, ma vi
garantisco che adesso passa tutto" disse cercando di non impanicarsi.
"Ah no, non è per quello" mormorò Tsuna tirando
su col naso.
Gokudera si agitò notevolmente, si era alzato solo un
istante per buttare l'ultima garza con cui aveva tamponato la ferita e
ora che lo guardava bene forse la situazione era più grave
di quanto pensasse. E se avesse avuto un trauma cranico? E se
l'emorragia in realtà fosse cerebrale?
"Fa male, fa così male" singhiozzo Tsuna.
Gokudera si avvicinò a lui, cercò di mantenere la
calma, lo sentì appoggiare la testa contro il suo ventre e
impulsivamente infilò le dita tra i suoi capelli
accarezzandolo.
"Vi fa male la testa, Decimo? Devo chiamare l'ambulanza?"
domandò.
Tsuna alzò un sopracciglio confuso e si alzò
anche in piedi, appoggiò le mani sulle spalle di Gokudera e
lo guardò dritto negli occhi.
"No, Gokudera-kun, è non riesco proprio sopportarlo. Mi
rende triste anche solo vederti parlare con qualcuno che non sia io, mi
sento soffocare, schiacciato" confessò.
"Questi occhi belli che hai usali per guardare me. Voglio tu abbia
occhi solo per me, voglio che pensi solo a me, amore mio."
Gokudera avvertì la gola secca, il corpo fatto di gelatina e
il cuore a mille, forse era questo il sapore della felicità.
Hayato, non fare l'idiota è solo l'effetto della cioccolata
a parlare. Questo non è quello che prova, non è
sincero... si impose di pensare.
Però sta piangendo davanti a me e io so esattamente cosa fare
per fermare queste lacrime
Con una determinazione di cui già sapeva si sarebbe pentito
lo afferrò per fianchi, lo e lo baciò.
"Ti amo" disse sulle sue labbra guardandolo intensamente negli occhi.
"Ho già occhi solo per te."
"Gokudera-kun..." mormorò Tsuna preso alla sprovvista, stava
ancora piangendo, ma il sentimento nascosto in quelle gocce era
decisamente diverso.
"Sono felice, grazie Gokudera-kun."
Gokudera lo strinse forte tra le sue braccia, nel cuore una sola
speranza che questo dannato esperimento potesse davvero portarlo a
ricambiare i suoi sentimenti.
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