ATTENZIONE: Avvenimenti e
personaggi contenuti in questa Fan Fiction sono frutto dell’immaginazione
dell’autrice. Ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale.
L’utilizzo di titoli di canzoni di Michael Jackson come nomi dei chappy della
suddetta FF non è a scopi di lucro.
WHEN EVERYTHING CHANGE
1. 2 BAD
Told me that you're doin'
wrong
Word out shockin' all alone
Cryin' wolf ain't like a
man
Throwin' rocks to hide your hand
You ain't done enough for me
You ain't enough for me
You are disgustin' me
(Yeah, yeah)
You're aiming just for me
You are disgustin' me
Just want your cut from me
But too bad, too bad
Mi ero svegliata alle sette
quella mattina, talmente tanta era l’ansia. Era il mio primo provino; in
diciannove anni non ero mai stata così agitata: il cuore stava per uscirmi dal
petto e dovevo più volte prendere una boccata d’aria, o avrei rischiato di
svenire dinanzi alla giuria… Rabbrividii al pensiero. Non potevo neanche
contare sull’appoggio di qualcuno, perché – ovviamente – nessuno della mia
famiglia sapeva che mi trovassi qui.
Ai miei genitori non faceva molto
piacere la mia innata passione per la danza (avevo scoperto questa mia
“vocazione” alle elementari, e mi esercitavo quasi ogni giorno nel garage di
casa mia per non farmi scoprire)… in verità non era proprio il ballo a dare
loro fastidio, quanto il fatto che io imitassi il mio idolo: Michael Jackson.
Vivevo in una famiglia di bianchi, ma lo stesso i miei non vedevano di buon
occhio il fatto che un uomo abbia cambiato colore della pelle così
improvvisamente. Inutile spiegare loro che era a causa di una malattia, e che a
lui non faceva di certo piacere vedersi mutato in così poco tempo… avevano i
loro pregiudizi e quando una cosa era tale, non c’era nulla che avrebbe fatto cambiare
loro idea, neanche se il Signore in persona fosse sceso dal cielo nella nostra
cucina in un trionfo di luce e accompagnato da cori angelici che innalzavano un
Alleluia per questa sua venuta. Immaginavo già la reazione di quell’ignorante
di Stephan (non lo chiamavo mai papà da un periodo di tempo piuttosto lungo):
-Ma guarda un po’ cosa è in grado di fare la tecnologia…-.
Per evitare quindi una punizione,
avevo accuratamente evitato di dire loro del provino… anche perché si trattava
di quello che mi avrebbe permesso di accompagnare Michael Jackson in uno dei
suoi tanti tour in giro per il mondo.
La versione ufficiale era che io
mi trovavo a casa della mia migliore amica Helen, magari per condividere
qualche smalto o per fare una passeggiata (Helen mi copriva sempre in questi
casi – il mio angelo custode – e aveva raccontato ai suoi genitori che avremmo
passato un lungo, lungo pomeriggio di
studio nella biblioteca…). Purtroppo, c’era un piccolo inconveniente:
differentemente da me, che ero figlia unica, Helen aveva una sorella più
piccola – Rose – dotata di un’astuzia inversamente proporzionale alla sua
altezza. Il soldo di cacio – così la chiamavamo io ed Helen – aveva ricattato
la sorella dicendole che non avrebbe spifferato ai suoi genitori quello che stavamo
combinando se Helen le avesse dato dei soldi. La piccola Rose esigeva 50
bigliettoni e una manicure tre volte a settimana se avessimo voluto comprarci
il suo silenzio. Non potevamo rischiare di farci scoprire, ma non avevamo
neanche la minima intenzione di dare tutti quei soldi ad una ragazzina di 13
anni. Helen riuscì a convincerla che
aveva speso tutti i suoi risparmi comprando la splendida borsa di Gucci che le
aveva regalato a Natale, e la somma da sganciare scese magicamente a 25
dollari, utili per una manicure decente.
Helen sei grande!, pensai.
Mi divertivo ogni volta che
davamo vita a quelle nostre scorribande, ma in fondo ci soffrivo. Ormai avevo
perso ogni speranza di chiarimento con i miei genitori, sebbene mi avrebbe
fatto enormemente piacere vedere che almeno per un giorno non mi guardavano
come se fossi una malata mentale tutte le volte che muovevo la testa a ritmo se
sentivo una canzone. Capii che i miei sedicenti mamma e papà possedevano
un’intelligenza un po’ scarsa, nonché una concezione della famiglia e dei
giovani ferma a quarant’anni prima. Una volta provai a parlare con loro e
capire il perché del loro comportamento. Ricordo ancora quando entrai decisa e
orgogliosa nel salotto dove mia madre era impegnata a lucidare i mobili (sì,
alle nove di sera: è la sua fissazione e la sua maledizione) e mio padre a
guardare un programma idiota in TV. Nessuno di loro due si accorse di me. Mi
schiarii la gola per attirare l’attenzione, ed ebbi solo occhiate annoiate.
Cominciamo bene…, pensai.
Mi feci coraggio e presi fiato.
Fui bloccata subito da un’imprecazione di mio padre.
-Porca vacca, vuoi tirare bene
quella cazzo di palla??-.
-Oh, Stephan, non fare così! I
vicini si scandalizzeranno!-, disse mia madre voltandosi verso di lui
lentamente.
-Ma chi se ne fotte dei vicini?
Che vadano a quel paese anche loro! Bastardi…-.
Io rimasi spiazzata. Cioè,
nessuno dei due si era accorto del fatto che io stessi parlando? Sentii montare
la rabbia.
Calma, Wendy, non avere reazioni sconsiderate…,pensavo tra me e me
per calmarmi.
Quando fui sicura che i miei
nervi erano sotto controllo, tentai nuovamente di attirare la loro attenzione.
-Lucy, chiudi quella maledetta
porta che mi arriva l’aria addosso, merda!-.
-Subito, caro-, rispose mia madre
affrettandosi ad obbedire. Pur di passare – io stavo ancora impalata davanti
alla porta – mi stava quasi per venire addosso e mi diede una gomitata negli
stinchi.
-Ahio!-, esclamai, ma lei non mi
chiese neanche scusa, tornando al suo lavoro di lucida-mobili-come-se-fossero-monili-dal-valore-inestimabile.
No, Wendy, non mollarle uno schiaffo in piena faccia o non ti faranno
uscire per tutta la settimana… e tu come farai a provare?
Presi un altro respiro e mi
schiarii nuovamente la gola.
-Bene-, iniziai, -non me ne frega
un cavolo se mi ascoltate o no, io parlo e voi non potete fare nulla per
fermarmi. Allora, io amo il ballo – certamente più di quanto io ami voi – e
vorrei capire perché non rispettate questa mia passione. So che siete ottusi,
superficiali e poco intelligenti, ma davvero non mi aspettavo fino a questo
punto-.
Finalmente mi degnarono di uno
sguardo, anche se non si poteva dire che fosse proprio amichevole.
-Quindi, se avete un minimo di
coscienza, provate a chiedervi cosa avete fatto perché vostra figlia ha questa
bassa concezione di voi. Se davvero ci tenete alla vostra reputazione,
chiedetevi se potete fare qualcosa affinché io possa cambiare idea su di voi.
Se v’importa almeno un po’ di me… allora lasciatemi ballare-.
Mi sentivo come se mi fossi
appena tolta un peso di dosso. Quella sensazione però mi abbandonò appena
Stephan aprì la bocca per lasciarsi scappare un sonoro e disgustoso rutto. Poi
mi disse con la sua voce irritante e rivoltante: -A me non me ne frega un cazzo
se tu ami il ballo, chiaro? Ci vuole fisico e grazia e tu non hai nessuno dei
due. E poi quegli strani movimenti che tu chiami passi non ti faranno andare da
nessuna parte: ti tireranno pomodori appena salirai sul palco. E non me ne
fotte un cazzo neanche di quel che pensi di noi. Il tuo rispetto me lo ficco
nel…-.
Fu come ricevere uno schiaffo in
piena faccia. Quell’uomo mi disgustava talmente tanto da farmi venire il
voltastomaco.
-Tu non sei mio padre-, sibilai.
-E ne sono fiero-, rispose.
-Mai quanto me-.
-Quello che mi dici non mi fa né caldo
né freddo-, disse.
Ah, sì? Vediamo se sei indifferente anche a questo, stronzo.
Mi guardai attorno, conscia che
la mia pazienza era ormai estinta peggio dei dinosauri.
Crash.
Il vaso greco che mia madre
ricevette come regalo da sua sorella si schiantò a terra, con un fracasso che
fece sobbalzare Lucy e Stephan.
-Ops! Scusate, ma Michael Jackson
amava molto questo passo-, dissi fingendo di scusarmi per la piroetta che aveva
appena mandato in frantumi il vaso.
-Tu! Brutta…-, esclamò Stephan,
ma non finì la frase che io continuai la mia imitazione rompendo oggetti appena
lucidati da Lucy.
-Tu non sai nulla di fisico né di
grazia!-, urlai, -e non lo saprai mai! Eppure, guarda! Con i miei passi guarda
cosa sono capace di fare!-.
Causai altri guai al salotto così
amato da loro, e più lo facevo, più volevo continuare.
-Questo è per avermi ruttato in
faccia prima-, e diedi un calcio alla sedia di mogano davanti a me.
-Questo è per la gomitata nei
fianchi che tu, puttana, mi hai dato per chiudere la porta-, e mandai in
frantumi una bomboniera.
-Questo è per aver strappato il mio poster del mio Michael nella mia
stanza-, urlai gettando un posacenere di ceramica dalla finestra.
-E questo-, aggiunsi, in preda ad
un collasso di nervi e brandendo pericolosamente il bastone da baseball che
comprò mio padre per 1000 dollari, -è PER NON AVERMI MANDATA AL CONCERTO
L’ALTRO IERI!!!-.
Scaraventai il bastone contro la
vetrina con il maglione firmato da Michael Jordan appeso al muro dietro di me:
era il cimelio più prezioso di mio padre.
Ero preda di una folle
eccitazione e la mia sete di vendetta si era finalmente placata. I miei
pensieri furono bloccati da un urlo
Stephan si era alzato in piedi,
il volto paonazzo.
-Vieni qui, disgraziata!-, urlò,
correndo verso di me.
Mi precipitai fuori, ma non fui
abbastanza veloce. Mi agguantò per i capelli e mi sbatté a terra.
Fui colpita da una sensazione di
stordimento che mi fece girare la testa vertiginosamente e subito dopo sentii
qualcosa di caldo che mi colava dalla fronte. Sangue. Riuscii a rendermi conto
solo del fatto che Stephan aveva una cintura in mano prima di affannarmi per
scappare. Inutile. Il colpo mi giunse dietro la schiena, micidiale, malefico.
Non avevo mai sentito così tanto dolore in vita mia. Ero scioccata e terrorizzata,
e iniziai a piangere e gridare.
-Così impari!-, urlò Stephan,
mentre mi assestava altre cinghiate dietro la schiena.
Tentavo di scappare, ma il dolore
mi aveva bloccato. Ardere nelle fiamme
dell’inferno sarà più bello, pensai.
Continuò per un’altra mezz’ora,
finché non persi sensibilità alla schiena e non fui più in grado di reggermi in
piedi.
Per tutto il tempo, Lucy restò
barricata nel salotto.
Quando mi svegliai, la prima cosa
che vidi fu un uomo accanto al mio letto.
-Alla fine sono diventata come
te…-, allungai una mano verso di lui. -Michael…-.
Chiusi gli occhi e mi
riaddormentai cullandomi fra quegli occhi di cartone.
Avevo quattordici anni.
-Wendy Moira Angela Darling!-.
Sobbalzai quando sentii il mio
nome provenire da un angolo recondito della mia mente. Mi ero nuovamente persa
in quel ricordo sgradevole.
Diamine.
-Sono io-, esclamai alzandomi.
La donna che mi aveva chiamato
aveva corti capelli neri e la carnagione scura; mi sorrise.
-Vieni, è il tuo turno-.
Annuii e presi lo zainetto, avviandomi
verso la porta che conduceva ad un corridoio. Lo attraversammo per un po’,
finché non ci fermammo davanti un’altra porta.
La donna la aprì e mi sentii
svenire.
Di fronte c’era un tavolo lungo
color marrone chiaro e dietro vi erano seduti circa sei persone, tra cui…
Mi venne un tuffo al cuore: era
lui.
Aveva i capelli lunghi e ricci
legati in una coda di cavallo, e indossava una camicia bianca. Mi guardò per un
attimo e mi sorrise. Non potei fare a meno di arrossire.
-Prego, entra-, mi disse con la
sua voce da bambino vedendo che rimasi impalata davanti la porta.
Obbedii e tentai di calmarmi.
Guardarono il mio curriculum.
-Wendy Moira Angela…-, sussurrò
Michael. Poi mi guardò. -Per caso conosci Peter Pan?-, mi chiese sorridendo.
Dapprima non seppi cosa pensare,
ma quando capii che era una battuta divenni rossa come un peperone e risi
nervosamente.
Calma, calma, calma, calma, calma, calma!
-Bene-, disse uno dei giudici.
-Quale pezzo ci mostri?-.
-2 bad-, risposi, decisa.
Fece un gesto con la mano per indicarmi
che potevo proseguire e posai lo zainetto a terra. Mi misi al centro della
sala.
-Quando sei pronta-, disse
Michael.
Pensai ai miei genitori e a
Helen. Pensai alle burle dei miei compagni quando sapevano che mi piaceva
Michael Jackson. Pensai alle mie innumerevoli prove in garage.
Non puoi sbagliare. È una canzone di Michael Jackson, e ne sai il ritmo
a memoria. Ti sei preparata a questo da una vita: non rovinare tutto.
Annuii e lui fece partire il
pezzo.
Mi voltai dando le spalle alla
giuria e improvvisai qualche piccolo passo hip-hop nel momento in cui parlavano
i rappers. Quando stava per arrivare la prima strofa urlai come Michael nel
video e con un mezzo giro ebbi la giuria di fronte… per il resto della canzone
non rimase altro da fare che lasciarmi trasportare dalle note.
Rimase impalata davanti la porta,
e mi fissava con un’espressione vacua. In quel momento capii subito che poteva
farcela. Fisico da modella a parte, c’era qualcosa in quei suoi occhi così
incredibilmente azzurri che mi aveva attirato fin da subito. Desideroso di
sapere di più su di lei, presi il suo curriculum ed ebbi appena il tempo di
leggere il suo nome che subito Wendy Moira Angela Darling mi fu simpatica.
-Conosci per caso Peter Pan?- ,
le chiesi con una punta d’ironia nella voce. Lei rimase per qualche secondo
senza dire nulla, per poi arrossire e dare il via ad una risatina alquanto
nervosa.
-Bene-, disse improvvisamente
Uriah, un giudice seduto accanto a me. -Quale pezzo ci mostri?- .
Lei spostò la sua visuale da me a
lui e rispose, pronta: -2 Bad-.
Probabilmente non se ne accorse,
ma sorrisi.
Uriah le indicò che poteva
partire, e i suoi occhi si accesero. Si vedeva che non aspettava altro. Posò il
suo zainetto in un angolo e si posizionò al centro della sala.
-Quando sei pronta-, dissi, e lei
iniziò a tremare. Smise dopo qualche secondo, per poi annuire. Schiacciai il
pulsante PLAY e la musica partì. Nel pezzo iniziale fece qualche piccola mossa
hip-hop, e a pochi secondi dall’inizio della prima strofa gridò proprio come
facevo io. Mi vennero i brividi: i miei stessi passi, i miei stessi movimenti…
ma visti in un’altra persona. Era fenomenale! Se non fosse stato un provino mi
sarei catapultato anch’io sulla pista da ballo per danzare con lei. Non ci fu
alcun dubbio: era quello che cercavo. Fosse per me non avrebbe neanche
continuato il resto della prova – ovvero delle sfide contro gli altri ballerini
– : già la vedevo sul palco che ballava le mie canzoni ripetendo i miei stessi
passi…
Sì, Wendy Moira Angela Darling
sarebbe diventata parte del mio cast.
-Basta così-.
Una voce mi bloccò proprio nel
bel mezzo della mia performance.
La musica si stoppò
improvvisamente e mi ritrovai al centro della sala. Mi sentivo come se fossi
stata risvegliata di botto dopo un sogno bellissimo. La giuria mi guardava
severamente. Non ebbi il coraggio di verificare l’espressione di Michael.
-Signorina Darling… in realtà
quello che sto per dirle dovrebbe essere ufficiale solo tra qualche giorno, ma
è meglio essere chiari fin da subito-, cominciò togliendosi gli occhiali. Lo
guardai speranzosa: di solito questa frase precede una buona notizia.
-Lei non ha fatto altro che
ripetere gli stessi passi del qui presente Michael Jackson durante tutta la
prova. Non abbiamo bisogno di questo. Noi cerchiamo ballerini che siano in
grado di affrontare nuove coreografie che non si limitano ad imitare, ma a creare nuovi movimenti-.
-Ma io credevo che il provino si
basasse sulla verifica delle proprie capacità… c’era scritto sull’inserzione… e
io vi ho mostrato ciò che so fare-, risposi, incredula e confusa.
-Non basta. Lei ha talento, ma
non lo sfrutta a dovere. Noi cerchiami ballerini, non sosia. Ci dispiace,
signorina, ma non ha passato la prova-.
Mi sentii vuota e ferita. In
confronto le punizioni di mio padre non erano nulla. Ripensai ai suoi
maltrattamenti e sentii la rabbia impossessarsi di me.
-Faccio questo da quando avevo 5
anni-, dissi trattenendo a stento le lacrime, -e ho dovuto esercitarmi nel
minuscolo garage di casa mia, perché se mio padre veniva a sapere che ballavo
di nascosto mi picchiava. Solo Dio sa quello che ho dovuto passare per arrivare
fin qui, e sentirsi dire che i miei sacrifici sono stati buttati al vento non è
una bella cosa-.
-Signorina Darling, ci rincresce
molto la sua storia, ma se cerca in tal modo di comprarsi il provino non ha
capito con chi lei stia parlando-, disse acido lo stesso giudice.
-Io non sto cercando di far pena
a nessuno, se questo è quel che intende dire. Sto solo dicendo che non è facile
subire una sconfitta se hai lottato tutta la vita per vincere la guerra-.
Detto ciò mi voltai, punta
nell’orgoglio e col cuore a pezzi.
-Aspettate-.
Quella voce! Quante volte l’avevo
ascoltata cantare? Quante volte avevo sperato di sentirla dal vivo? Il mio
desiderio era stato esaudito, e mi sembrava che stessi ascoltando un coro
angelico.
Mi fermai e mi girai nuovamente.
Tutta la giuria aveva lo sguardo rivolto verso Michael, che, a sua volta,
guardava me.
-Io credo che bisogna dare una
chance alla ragazza… a Wendy. Ha buone potenzialità, ed è molto sciolta, una
caratteristica propria solo dei grandi ballerini. Tecnica e grazia sono in
perfetto equilibrio fra loro. E poi ha ripetuto le mie stesse movenze in modo
strabiliante! Tutte le altre persone che ci provano o sono portate via di peso
dalla polizia, o non ci riescono. Insomma, una rarità così non possiamo
sprecarla!-, esclamò Michael.
Non so descrivere quello che
sentii in quel momento. Ero così felice e così strabiliata che dissi a gran
voce con un sorriso enorme stampato in faccia: -So fare persino il moonwalk-.
Gli occhi di Michael divennero di
fiamma.
-Fammi vedere-.
Lo accontentai e il volto di
Michael si allargò in un sorriso splendente che per poco non mi procurava un
attacco cardiaco.
-Visto?-, chiese poi alla giuria
con un tono stile te-l’-avevo-detto.
-Non possiamo far passare il
provino ad una che non ha fatto altro che imitarla, signor Jackson-.
-Sbaglio, o forse non è questo
ciò che devono fare i ballerini sul palco? E poi non spetta a me decidere se
qualcuno è in grado o meno di far parte del mio cast?-, chiese con sfida lui.
Il giudice non disse nulla, e
Michael continuò:-Per quanto riguarda gli altri passi, può benissimo impararli…
glieli insegnerò io-, propose, e mi sentii la ragazza più felice della Terra.
I giudici non ebbero nulla da
ridire, e Michael si rivolse a me con un sorriso a trentadue denti: -Signorina
Darling… in realtà quello che sto per dirle dovrebbe essere ufficiale solo tra
qualche giorno, ma è meglio essere chiari fin da subito. Lei ha passato la
prova con gran successo. Mi complimento con lei e la informo anche del fatto
che non ha alcun bisogno di presentarsi qui altre volte. Si presenti tra un
mese…-.
-Aspetti! Vuole dire che solo
perché ha fatto quattro volteggi e una specie di piroetta non deve affrontare
gli altri livelli della prova? Adesso sta esagerando, signor Jackson!-, urlò il
giudice antipatico che aveva parlato poco prima. Mi trattenei dal non
lanciargli uno sguardo omicida.
-Non sto esagerando, questa
ragazza deve far parte del cast o manderò a monte tutto e farò tornare a casa i
ballerini che avete scelto-.
-Che abbiamo scelto, vorrà dire-, lo corresse l’antipatico.
-Io ho solo dato il mio parere,
per il resto avete provveduto voi-, rispose con lo stesso tono Michael.
-Nessuno vi ha chiesto di non
farlo-.
-Mi sono semplicemente limitato
ad avvalorare o meno le vostre decisioni, che finora mi sono sembrate giuste e
motivate. Ma non sono in grado di condividere la vostra opinione su Wendy, mi
dispiace-.
-Dispiace anche a noi, signor Jackson,
ma la signorina Darling qui presente deve superare anche le altre prove, o non
saremmo corretti nei confronti degli altri ballerini che invece si esibiranno
sul palco dopo aver sudato quattro camicie per superare ogni singola prova… e
poi, se manderà a monte tutto, le ricordo che lei ci perderà, e non certo noi-.
Michael stava per ribattere
quando io mi interposi fra loro – la situazione stava letteralmente degenerando
– e dissi a voce alta e con un tono del
tutto innocente:
-Per me va bene-.
Michael mi guardò sorpreso e
deluso, e io mi spiegai: -Ho combattuto tutta la vita con le unghie e con i
denti per ottenere ciò che volevo, e il più delle volte ci sono riuscita.
Ringrazio il signor Jackson per avermi dato questa opportunità a dir poco
allettante, ma non mi sento di accettare. Mi basta di aver passato questa prima
prova, e se non riuscirò a far parte del suo cast… beh, spero che mi contatti
per un altro ruolo, magari in uno dei suoi splendidi video-, aggiunsi con un
sorriso che lui ricambiò dopo un attimo di incertezza. -Se poi mi ritrovassi
sul palco a ballare “Black or White” o “Thriller”… beh, avrò dimostrato al
mondo intero che sono capace di stare accanto al grande Michael Jackson, e che
i miei passi così simili ai suoi mi hanno portato in alto-.
L’espressione di Michael passò
dalla delusione alla felicità e malizia più totali. Non aveva ottenuto ciò che
voleva, ma da quanto io avessi capito di lui non si sarebbe arreso così
facilmente
È proprio un bambino, pensai.
L’altra prova sarebbe stata due
settimane dopo. Stavo già per andarmene quando Michael mi bloccò, di nuovo.
Questa volta però mi prese per un braccio e mi sussurrò all’orecchio parole che
avrebbero cambiato la mia vita per sempre: -Denuncia tuo padre-.
-Cosa?-, esclamai, con la vaga impressione
di non aver sentito bene.
-Io non ho potuto farlo quando
ero piccolo-, mi sussurrò con un tono triste, -perché ero troppo debole. Tu
invece no. Nonostante sapessi che tuo padre ti avrebbe certamente punita, lo
stesso ti sei presentata qui. Devi essere abbastanza forte da compiere questo
piccolo gesto. Ti assicuro che se non lo fai ora, passerai il resto della tua
vita immaginando cosa saresti diventata se quel giorno avessi ascoltato il mio
consiglio-.
Un groppo mi bloccò la gola e
poco dopo le lacrime presero a scorrere senza che potessi fermarle.
-Non lo so…-.
-Ti prego Wendy… fallo per me-.
Lo guardai negli occhi, dritto in
quelle iridi così incredibilmente nere, e desiderai perdermi in esse per
dimenticare tutto…
Tirai su con il naso ed annuii.
E, senza che potessi rendermene
conto, improvvisamente Michael mi abbracciò. Ricambiai la stretta, per poi
staccarmi delicatamente.
-Non deludermi-, mi ordinò con un
tono al contempo dolce e iussivo.
-Mai. Promesso-, risposi, conscia
del fatto che quel frammento di vita trascorso fino ad allora stava per
cambiare.
Nota dell’autrice:
Salve!
Sono resuscitata dalle mie ceneri! XD!
Spero
che questo primo chappy vi sia piaciuto, o perlomeno vi abbia mosso qualcosa
dentro di voi… magari un piccolo Michael che vi suggerisce di seguire i vostri
sogni e di non arrendervi mai…
Ringrazio
di cuore tutti coloro che hanno aggiunto le mie scorse storie sui preferiti,
chi ha recensito e chi ha semplicemente letto. Un grazie particolare a
Alchimista, TanyaCullen e Crazy_klara: senza il vostro supporto non sarei
arrivata fin qui.
Il
prossimo chappy s’intitola “Leave me alone”, e ne vedrete delle belle…
Un
saluto affettuoso a tutti voi, e con la speranza che mi facciate sapere la
vostra con una recensione,
Bad_Mikey