Il peso della vergogna

di Fiore di Giada
(/viewuser.php?uid=695733)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


I motori della Sala di Controllo esplodono con una secca deflagrazione e il moto del piccolo Baam si arresta
Gioisco. Ci sono riuscito, nonostante le difficoltà.
Ho frustrato le tue ambizioni Olban e ho impedito una carneficina insensata.
La mia gente è salva e ho posto fine ad un conflitto insensato.
Presto, la gioia mi abbandona e il rimpianto mi soverchia. Terrestri e baamesi sono salvi.
Ma questo non purifica le mie mani, rosse di sangue.
Tanti, troppi innocenti sono morti, a causa della mia stupidità.
La mia sete di vendetta, priva di direzione, ha costretto il mio popolo ad una guerra crudele.
Quante persone sono morte a causa mia?
Accecato dal dolore per la morte di mio padre, ho veduto quello che volevo vedere e, in nome di questa sete sanguinaria, ho condannato mia sorella Erika a perenni tribolazioni.
Io, Rikiter, non vivrò abbastanza vite per chiedere perdono per i miei atti criminosi.
Non posso fingere che non sia accaduto nulla.
Un atto altruista non compensa le mille mostruosità da me commesse.
Mi scuoto dal torpore e mi guardo intorno. Nessuno bada a me.
Gioiscono per lo scampato pericolo.
Sospiro. Sono ormai lontano da questa felicità.
La mia anima è greve di rimorsi e dolore.
Non posso guardare nessuno, senza provare amarezza.
Corro, lontano dalla gioia collettiva di terrestri e baamesi. Le ali sono un inutile ingombro, che opprime la mia schiena.
Le ferite del mio corpo sanguinano, ma quasi non le avverto.
La loro pur comprensibile esultanza mi dilania l’anima e, crudele, mi ricorda la mia tirannia.
No, non ho nessun diritto di aspirare alla felicità.
Le mie colpe, tanto gravi, mi condannano a morte, pur senza alcun processo.
Io, che mi sono eletto a giudice, giuria e boia dei terrestri, devo affrontare le conseguenze delle mie scelte.
Un vero guerriero non fugge davanti agli effetti delle sue decisioni e non scarica sugli altri il suo dolore.
Mi fermo a poca distanza da una astronave. Respiro male e il dolore delle ferite mi dilania gli arti.
E il pensiero, impietoso, ritorna a voi.
Balbas… Himley… Melvin… Aizam…
E soprattutto tu, Laiza...
Voi mi avete seguito, fiduciosi, e io vi ho condannati a morti insensate.
Stringo i pugni. Mi siete stati fedeli, negli onori e nelle avversità…
Entro nell’astronave e, pochi istanti dopo, mi allontano dal piccolo Baam.
Addio, mia amata terra.
E, mentre vado incontro alla morte, chiudo gli occhi e precipito nella tenebra dell’incoscienza.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3969360