Canto dell'Aldilà

di Faust
(/viewuser.php?uid=35582)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Canto dall'aldilà
Al tempo che fu di Roma immortale,
delle Idi di Marzo, giorno letale.
Su croci romane le nostre spoglie affisse
al Guadagnolo gelo che a noi morte inflisse.

In morte rimasero le volontà nostre intrecciate,
e di luce e sole le nostre spoglie illuminate.
E mentre al volo degli angeli beati
affidavamo i nostri corpi ormai sanati,

Maligno giunse con schiere infernali
e ridda fece delle angeliche ali.
Caddi negli Inferi in cui Callisto attendeva,
come bestia vorace, la vendetta ch'ella pretendeva

Con giochi d'inganno e poi forzata,
la mia anima venne infine piegata,
ma schiere celesti in mio soccorso
cambiarono del mio destino e del  mondo, il corso.

Xena colma di giustizia ardente
a Callisto offrì la redenzione fulgente.
Angelo divenne infine il demonio
rilegando l' ardente Arcangelo al Pandemonio.

E mentre pur'io salivo alla ragione
di Xena assistetti, impotente, l'abominazione.

Invasa dall'ira giunsi in Eliso,
certamente indegna del destino arriso.
L'anima mia in due spezzata
in petto richiedeva vendetta accecata.

Ogni cosa avevo perso della vita,
per colpa di quell'anima ormai addolcita.
Supplicava ignaro perdono
e del passato completo abbandono.

Ma nel cuore mio ruggiva di tuono
un odio tale da rinnegarne il condono,
soccombendo infine alla battaglia
tra bene e male che l' universo attanaglia.

Ma quando ebbi il demonio dentro di me taciuto,
guardai di Callisto il viso minuto.
Non più sembianze di follia conteneva,
quel volto luminoso che di pietà invece ardeva.

E sepolta l'ascia della vendetta
che della mia vita fece abbondante incetta,
ebbi in dono oscure ali
segno dell'arcangelo glorioso, senza eguali.

Nuovamente in battaglia contro il Maligno,
sentii su me il suo sguardo igneo
e riconobbi l'anima mia ormai perduta,
nella guerriera degli inferi più temuta.

Incrociammo le spade consapevoli
dell'atto contro natura di cui eravamo colpevoli.
La felicità di entrambe non era raggiungibile,
avrebbe vinto l'egoismo più inamovibile.

E nel momento fatale
che avrebbe sancito della battaglia il finale,
Luce furiosa ci colpì,
e i nostri occhi mortali nuovamente aprì.

Gelo e freddo adornavano il nostro sepolcro
e mai fine ebbe il nostro scontro.
Nuova vita ci era stata donata
e per sempre noi l'avremmo celebrata.

Gli amici attoniti al nostro letto di morte,
increduli, guardavano le nostre membra risorte.
In vita tornarono le nostre volontà intrecciate
e per sempre ne saremo accompagnate.




***

Ciao a tutti, ho provato a vedere se riuscivo a scrivere una pergamena di Olimpia e...ho fallito. Certamente non avrebbe usato questo stile. Voi che ne pensate?
Magari più avanti ritenterò.
Fatemi sapere cosa ne pensate, e se vi è piaciuta o meno nonostante lo stile poco consono. A presto!




















































Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3970055