Capitolo 22
La resa dei conti
Alba osservò Azaele che aveva appena terminato il suo
racconto. "È una storia terribile!" commentò
malinconicamente.
Azaele annuì senza parlare.
"Quanti anni avevo?"
"Una ventina" mormorò il demone.
Alba sospirò accarezzando Merlino. "Ora ne ho trentadue"
commentò sovrappensiero. "Eppure sono passati esattamente
quattrocento anni, giusto? Come mai sono più vecchia di
allora?"
"Be, la reincarnazione non è un teorema Euclideo! E
comunque, ora che hai qualche anno in più sei ancora più
bella e affascinante di allora!"
"Mi hai davvero cercato per tutto questo tempo?" domandò
lei dubbiosa.
Azaele si alzò dal letto e si avvicinò ad Alba "Si.
Ti ho cercato Alba, in ogni sguardo, in ogni sorriso, in ogni
camminata di donna che ho incrociato negli ultimi quattrocento anni.
Ti ho cercato senza trovarti, fino al giorno in cui ti ho visto
attraverso i vetri del tuo ufficio e ho capito che eri tu, anche se
non volevo crederci!"
Alba sorrise commossa, poi ebbe un piccolo sussulto. "Ma allora
quei due fantasmi che mi osservavano dietro i vetri... eravate tu e
Michele?"
Il demone sorrise divertito. "Temo di sì! Quel giorno
abbiamo combinato un po' di casino, io e lui!"
Azaele tornò serio, allungò una mano verso Alba e
domandò "Posso abbracciarti?"
Merlino emise un mugolio di disapprovazione.
Alba ridacchiò e diede una pacchettina affettuosa al gatto per
farlo scendere dal suo grembo. "Non essere geloso, Merlino!"
Strinse la mano di Azaele e lasciò che il demone la attirasse
a se per stringerla tra le braccia. Per un attimo fu trasportata
indietro nel tempo, le mura abbellite da un murales che rappresentava
un campo di zucche si colorano di bianco. Al posto del letto dalle
allegre lenzuola color arancione apparve un letto scarno, coperto da
lenzuola bianche e una coperta di lana marrone. Alba si spaventò,
chiuse gli occhi e si strinse di più ad Azaele. "È
successo qui e qui che sono diventata…?"
"Cos'hai visto?" domandò lui sentendola tremare.
"Una stanza dalle pareti bianche con un letto al centro!"
"No, hai solo ricordato la camera dove è successo!"
rispose il demone. "Alba io… ti prego, posso baciarti?"
La ragazza osservò quegli occhi neri e antichi che la
osservano innamorati e fece un piccolo cenno di si col capo. Azaele
posò le sue labbra su quelle di Alba e la baciò
delicatamente, poi accorgendosi che la ragazza aveva risposto timidamente al suo bacio, si fece coraggio e osò di più. Alba
non si ribellò, anzi, più Azaele acquistava sicurezza
nello stringerla e baciarla e più sentiva che il suo posto era
al fianco di quella strana creatura che avrebbe dovuto essere fredda
e crudele e invece si stava dimostrando l'uomo più dolce e
protettivo che l'avesse mai stretta tra le braccia.
Un leggero bussare alla porta, seguito dalla voce di Sael che
chiamava Alba li interruppe.
Azaele sospirò "Entra, Sael!"
La porta si aprì e agli occhi di Alba si presentarono un
angelo e un demone dai volti conosciuti.
Sael si illuminò e si rivolse ad Azaele "Glielo hai
detto, finalmente!"
Il demone sorrise stringendo Alba "Si!"
Michele, commosso non riuscì a dire nulla. Cercò di
controllarsi, ma non riuscì a evitare che due gocce
cristalline gli scivolassero lungo le guance. Imbarazzato si voltò.
Prese due ampi respiri per riprendere il controllo e poi intervenne
un po' teso. "Aza, scusa, ma se tu e Alba vi siete parlati,
credo sia arrivato il momento di restituire il corpo a Molinesi e
allontanarci da qui prima possibile. Sael poco fa ha rischiato di
essere ammazzato da Razel!"
"Sono d'accordo, poco prima di trovare Alba ho incontrato Ariel.
Mi ha sbattuto contro il muro e se non mi ha strozzato è stato
solo perché sono usciti dall'ascensore quei due imbecilli di
Martini e della Corelli!" rispose Azaele altrettanto
preoccupato.
"Ragazzi per favore proteggete Alba mentre io vado a cercare un
posto tranquillo per restituire il corpo al pelatone! Ci rivediamo
tra mezz'ora dietro le vecchie stalle dell'agriturismo. Decideremo
dove portare Alba e ce ne andremo da qui" terminò
rientrando nel corpo di Molinesi e uscendo dalla camera di Alba.
#
Tra Alba, Sael e Michele si fece un silenzio imbarazzato.
La ragazza osservava incuriosita il demone e l'angelo. Il primo
seduto sul letto e l'altro poggiato con le spalle contro il muro e le
braccia incrociate.
Alla fine fu Alba, a parlare per prima
"Quindi, Sael, anche tu sei un demone?" domandò.
Sael arrossì "Uh, si. Ti secca?"
"No! Però... non te la prendere, ma sei un po' imbranato
come tentatore infernale. Sei decisamente più bravo come
consulente sentimentale!" scherzò lei ricordando il loro
primo incontro.
"È che quella sera non mi ci sono messo molto d'impegno
perché mi sei risultata subito simpatica!" bofonchiò
il demone un po' imbarazzato.
Michele ridacchiò "La verità è che dietro
quegli occhiali scuri, si nasconde un bravo ragazzo!"
Alba osservò divertita l'angelo "È per questo che
sei tanto innamorato di lui?" Michele diventò rosso come
un peperone e balbettò "È… è così
evidente?"
Alba sorrise "Direi di si, ti brillano gli occhi quando lo
guardi!"
Sael domandò "Sul serio gli brillano gli occhi?"
L'angelo si scostò dal muro e gli accarezzò i capelli
affettuosamente "A quanto pare!" commentò.
Alba li osservò intenerita "Insomma finalmente vi siete
messi insieme! Lassù non hanno niente in contrario?"
"Non è che abbiamo fatto una dichiarazione ufficiale e
comunque ognuno dei due continua a fare il suo lavoro, per cui non
vedo perché dovrebbero avere qualcosa in contrario! D'altra
parte sono millenni che Azaele e io siamo amici. I sentimenti seri e
profondi sono rispettati!"
"Allora perché a me è stato impedito di
raggiungere il Paradiso e sono stata separata da Azaele? Lui mi ha
detto che ci amavano molto! Mi ha mentito?" domandò Alba
rattristata.
"No, assolutamente no, lui ti ama moltissimo e anche tu lo
ricambiavi. Purtroppo nel tuo caso il problema è l'esistenza
di una legge superiore secondo la quale se una femmina umana decide
di diventare la compagna di un demone, la sua anima è
destinata a seguirlo all'Inferno...”
“Femmina umana? È
così che ci definite lassù?” lo interruppe Alba
con una nota polemica nella voce.
“Ecco, bè... si!” rispose Michele imbarazzato
evitando lo sguardo severo della ragazza. “Comunque... tornando
alla legge superiore, dal momento che Azaele non ha avuto il coraggio
di rivelarti la sua vera natura, non era giusto condannarti
all'Inferno perché la tua non è stata una scelta
consapevole, purtroppo però essendoti unita a lui non puoi
nemmeno accedere al Paradiso. Sei bloccata a metà strada!"
"Per il resto dell'eternità?"
"Non lo so Alba. Mi dispiace!"
La giovane emise un lungo sospiro.
"Alba, ma allora nonostante Azaele ti abbia raccontato tutto,
non ti sei ancora ricordata?" domandò Sael stupito.
"No, anche se dentro di me sento che posso fidarmi di Azaele,
ancora non ricordo nulla!"
Merlino emise un miagolio dubbioso.
"Piantala Myrddhinx, è stata anche colpa tua! Non sei
stato abbastanza attento!" lo sgridò Michele.
Merlino gli soffiò contro e si acciambellò offeso al
fianco di Sael.
"È meglio iniziare a muoversi. Razel potrebbe tornare.
Non voglio scontrarmi con lui, se possibile!" disse deciso
Michele. Aprì la porta con cautela, diede un'occhiata al
corridoio buio e poi fece cenno ad Alba e Sael di seguirlo.
#
Michele, Alba e Sael arrivarono all'entrata della sala del buffet,
gremita di demoni e umani che facevano a gara per accaparrarsi i
piatti migliori. I tavoli del buffet erano imbanditi da primi piatti
di pasta, arrosti appetitosi, verdure alla griglia, insalate
colorate, frutta e vari tipi di dolci che erano i primi piatti a
sparire!
I demoni si divertivano a distrarre gli umani chiamandoli con le voci
dei colleghi per fregargli i piatti migliori e creare battibecchi e
litigi.
Sael si fermò dubbioso all'entrata "Michele, non mi
sembra il caso di passare di qua, ci sono troppi demoni!"
Michele sospirò, Sael aveva ragione, ma per arrivare alle
vecchie stalle era la via più veloce, altrimenti sarebbero
dovuti tornare indietro e riattraversare tutto l'agriturismo per
uscire da una delle porte posteriori, correndo il rischio di
incontrare Razel che al momento non sembrava essere nella sala del
buffet.
Stavano riflettendo sul da farsi quando Michele venne spinto in mezzo
alla sala così violentemente da inciampare e rotolare per
terra. La voce sarcastica di Samiel si alzò sopra le altre.
"Ragazzi chi mi aiuta a dare una lezione al biondino?"
Nella sala, tra i demoni, per un istante calò il silenzio.
Michele non fece in tempo a rialzarsi che qualcuno urlò "Daje,
che stavolta vinciamo noi!" e una decina di demoni gli si
buttarono addosso riempendolo di calci e pugni. L'angelo cercò
disperatamente di afferrare la spada, ma qualcuno riuscì a
strappargliela dal cinturone. I demoni per evitare di ustionarsi
cominciarono a lanciarsela di mano in mano, fino a che qualcuno
riuscì a lanciarla fuori dalla sala. Sael si buttò
nella mischia per cercare di aiutare il suo ragazzo, ma altri demoni
si unirono seppellendo il povero Michele sotto una gragnuola di
colpi.
Il nervosismo dei demoni finì per influenzare anche gli umani,
che cominciarono a discutere sempre più nervosamente tra loro.
Al tavolo della Corelli, dopo l'ennesima cattiveria la mite Milena,
la ragazza dell'ufficio spedizioni, decise che la sua fetta di torta
al cioccolato stava meglio spiaccicata sulla faccia dell'odiosa
collega. Al primo lancio di Milena seguirono quelli di tutta la
tavolata, compreso Martini, che dimenticatosi di tutto il lavoro
fatto per sedurre la collega, fu tra quelli che mirarono meglio e
risero più sguaiatamente di fronte alle sconcerto e alle
lacrime della Corelli.
Nel giro di pochi istanti, di fronte agli occhi di Alba la sala del
buffet si trasformò in un girone infernale. Da una parte i
demoni che ormai avevano coperto completamente il corpo di Michele,
nonostante i tentativi disperati di Sael di tirarlo fuori da quella
montagna urlante e inferocita, dall'altra gli umani che ormai erano
passati dagli insulti alle mani e si inseguivano tirandosi di tutto,
di fronte agli allibiti camerieri che non ci misero molto ad
azzuffarsi anche loro, accusandosi reciprocamente del caos in cui era
precipitata la sala del buffet.
Fu a quel punto che Safet e Ysrafael decisero che avevano visto
abbastanza e si prepararono ad intervenire.
Razel fu più veloce, comparve al fianco di Alba e le diede una
piccola spinta per attirarne l'attenzione. Guardandola dritta negli
occhi le disse "Datte 'na mossa streghetta e aiutami a far
finire questo casino o qui ci scappa il morto. E nun me riferisco
solo a quegli imbecilli dei tuoi simili!"
Alba lo guardò scioccata. "Io... non so che fare!"
Razel la scosse con forza "Maledizione te svegli o no? Trova un
modo regazzina!" le urlò spingendola a terra e aprendo le
ali per poi buttarsi sulla montagna di demoni sotto la quale era
sepolto Michele. Sakmeel, preoccupato per le sorti dell'amico Sael,
arrivò anche lui a dare una mano a Razel, impegnato ad
afferrare e lanciare i colleghi infernali in giro per la sala del
buffet nel tentativo di raggiungere Michele.
Alba stava cercando di capire come intervenire quando un demone alto,
dai capelli biondi quasi bianchi e dall'aspetto raffinato le si parò
davanti porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi in piedi "Razel
ha ragione. Alba per favore concentrati e cerca di aiutarci a mettere
fine a questo disastro prima che sia troppo tardi!"
"Io non voglio usare di nuovo il fuoco, non voglio far male a
nessuno!" rispose lei tremando.
Accanto al demone alto comparve un angelo vagamente somigliante a
Dante "Allora trova un'altra soluzione, ma aiutaci ragazza! Noi
non possiamo intervenire sugli umani!" spiegò lanciando
occhiate preoccupate alla sala immersa nella confusione più
totale. Il demone alto diede un colpetto alla spalla dell'angelo per
richiamarne l'attenzione, i due si guardarono e poi si gettarono in
aiuto di Razel e Sakmeel
Alba li osservò cercare disperatamente di salvare Michele e
Sael e capì che non poteva continuare a respingere la sua
natura, era venuto il momento di accettare la realtà. Chiuse
gli occhi e si concentrò. Cominciò a respirare sempre
più lentamente fino a quando iniziò a percepire un
fuoco sconosciuto avvampargli nel cuore e cominciare a scorrere
sempre più potente lungo le vene fino a raggiungere i palmi
delle mani che diventarono incandescenti. Alba aprì gli occhi,
osservò l'ignobile spettacolo davanti a se e urlò “Ora
basta, branco di imbecilli!”
Alzò le mani verso il soffitto e lanciò due vampate di
fuoco che scoppiarono al centro della sala devastando il buffet.
L'impianto antincendio del Drag me to Hell reagì al
fumo e alle fiamme inondando d'acqua i presenti e la sala.
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Azaele era veramente stanco del corpo di Molinesi, seduto sul
parapetto della terrazza panoramica al terzo piano del Drag me to
Hell, sorrise quando l'anima dell'uomo gli si presentò
davanti squadrandolo dubbioso. "Non avevi detto domenica a
mezzanotte?"
"Mi sono sbrigato prima, non sei contento?" rispose il
demone.
"Ovvio che si, non ne potevo più di quel posto deprimente
e nebbioso!" replicò Molinesi rabbrividendo. “Ora
come funziona, come mi riprendo il mio corpo?”
“Quando ti dico cambio, io esco e tu rientri!”
Molinesi lo guardò interdetto “Cioè... CAMBIO?
Tutto qua?”
“Che ti aspettavi?” rispose Azaele divertito. “Candele
rosse e pentagrammi infuocati?”
“Bè, sicuramente qualcosa di più demoniaco di
cambio!” commentò Molinesi vagamente deluso.
Azaele sorrise “Sei pronto?”
L'uomo fece cenno di si con il capo.
“CAMBIO!” ordinò il demone lasciando il posto
all'uomo che con un balzo rientrò nel suo corpo rischiando di
cadere dal parapetto per il troppo slancio. Azaele lo afferrò
al volo.
“Non esagerare con l'entusiasmo! Vuoi ammazzarti proprio
adesso?” commentò.
“Merda, che strana sensazione di pesantezza stare qua dentro!”
commentò l'uomo stupito passandosi le mani lungo il corpo.
“E tu ci sei pure abituato, pensa a me!” si lamentò
Azaele.
“Esclusi questi ultimi tre giorni, sei stato dentro il mio
corpo senza manco chiedermi il permesso e hai pure il coraggio di
lamentarti? E poi mi pare che anche il tuo corpo possa avere una
consistenza umana. Certo, posso capire che quei venti centimetri in
più di muscoli ti siano pesati!” rispose sarcastico
l'uomo.
Azaele saltò sul parapetto della terrazza afferrò
Molinesi per la collottola e lo sporse fuori.
“Che diavolo fai? Adesso vuoi ammazzarmi tu?” urlò
l'uomo spaventato. Azaele lo riportò dentro la terrazza e lo
lasciò andare. “Volevo solo dimostrarti che anche con
venti centimetri in meno, ho più muscoli di te!” rispose
Azaele piccato.
“Uh, come siamo suscettibili!” commentò ironico
Molinesi.
Azaele sbuffò e gli porse le chiavi del SUV “Senti, ora
devo andare prenditi la macchina che ho affittato al tuo posto e
torna a vivere la tua vita!”
Molinesi prese le chiavi ma prima di andarsene esitò.
"Che c'è, sei libero ormai!"
“Volevo chiederti... si tratta di una donna vero? Sei riuscito
a conquistarla?" domandò l'uomo sorridendo sornione.
"Non ancora, non del tutto! " sospirò Azaele.
"Mi dispiace!" rispose Molinesi.
Azaele si rese conto che l'uomo era davvero dispiaciuto.
"Non preoccuparti, ci riuscirò! Comunque ti assicuro che
dispiace più a me per quello che ti ho fatto in queste
settimane. Scusami!"
Molinesi lo scrutò incerto. "Non credo che ti debba
scusare, ho come l'impressione che tu mi abbia fatto un favore"
Azaele gli rivolse uno sguardo stupito.
"Il fatto è che... tutto quel tempo nel limbo passato a
pensare alla mia vita. Alla fine ho realizzato che stavo sprecando i
miei anni migliori rincorrendo un sacco di cazzate inutili. Sai, da
ragazzino volevo diventare insegnante, poi non so cosa mi sia
successo, è come se mi fossi perso. Ma ora penso proprio che
lascerò perdere tutte quelle stronzate da mental
coach d'assalto e tenterò un concorso. Oppure proverò
a fare domanda a qualche associazione umanitaria per andare a
insegnare in Africa o in Sud America, magari in Chiapas!"
"Sul serio? E che ne sarà del tuo desiderio, davvero non
ti interessa più esaudirlo?" domandò incredulo
Azaele.
"Naaa, era un un'emerita stronzata! E poi guarda che l'ho capito
che quella storia era una cazzata che ti sei inventato per
convincermi a prestarti il mio corpo. Il fatto che mi comportassi
come un coglione non implica che lo sia davvero, per lo meno non
completamente!" rise l'uomo battendo una mano sulla spalla di
Azaele e strizzandogli l'occhio.
"Addio amico e grazie ancora!" concluse Molinesi
dirigendosi verso la porta finestra che si affacciava sulla terrazza.
Azaele sospirò. Ormai aveva raggiunto la consapevolezza che
non sarebbe mai e poi mai salito di livello, erano più le
anime che finiva per salvare di quelle che riusciva a tentare,
decisamente non era portato per le custodie speciali e non lo sarebbe
mai stato!
Gli tornò in mente la professoressa Sattarelli. "Chissà,
magari Aurora ha ragione, potrei davvero essere destinato a tornare a
casa!" considerò osservando la luna piena che illuminava
il cielo nascondendo le stelle.
Stava riflettendo sulle parole della professoressa quando sentì
rumori e grida infernali provenire dalla sala del buffet. Si rese
conto che era già da un po' che quei rumori erano iniziati ma
che distratto dall'incontro con Molinesi non ci aveva fatto molto
caso.
In mezzo a quel caos sentì la voce di Safet innalzarsi sulle
urla e comandare ai demoni di fermarsi immediatamente.
“Che stanno combinando al buffet?” si domandò
preoccupato atterrando davanti all'entrata della sala, le cui porte
erano spalancate.
Ma il caos si era placato e tutto ciò che vide fu il pavimento
allagato e gli umani confusi e intenti a darsi una mano ad asciugarsi
con teli da bagno.
Uno scintillio sull'erba attirò la sua attenzione. Si avvicinò
per capire di che si trattasse e si rese conto che proveniva dalla
spada di Michele.
“Ma che cosa è successo?” si domandò
terribilmente preoccupato, Michele non avrebbe mai lasciato la sua
spada in giro, doveva per forza essere successo qualcosa di grave. Si
tolse il giaccone e si inginocchiò per recuperare l'arma senza
ustionarsi.
“LASCIAMI ANDARE... AZAELE AIUTAMI!” il grido d'aiuto di
Alba gli fece alzare lo sguardo, ma le macchine che invadevano il
parcheggio del Drag me to Hell gli impedirono di individuare la
ragazza. Si alzò in piedi e aprì le ali, quando un
ombra gli atterrò di fronte.
“Piccolo stronzo! Finalmente è arrivata la resa dei
conti!” lo apostrofò Ariel sguainando la spada.
Azaele non aveva né voglia, né intenzione di litigare.
Michele poteva essere ferito e Alba gli stava chiedendo aiuto, non
aveva tempo da perdere con un Angelo borioso e con problemi di
gestione della rabbia.
“Levati dalle palle, Ariel. Sai benissimo che non puoi
attaccarmi senza un valido motivo!” lo apostrofò
innervosito.
Un sorriso beffardo apparve sul volto dell'angelo “Ti sbagli,
demonietto! Quella spada angelica che nascondi avvolta nel tuo
giaccone ti rende piuttosto sospetto, non credi?”
“Non dire fesserie, è la spada di Michele, l'ho presa
per rendergliela! Non capisci che se l'ha persa potrebbe essere in
pericolo o ferito? Piantala di fare lo stronzo e lasciami passare!”
Ma Ariel non aveva alcuna intenzione di cedere, al contrario preso
ormai dalla rabbia desiderava solo liberarsi di Azaele, per sempre.
Attaccò senza alcun preavviso con un fendente così
potente che avrebbe tagliato in due il demone se questo non fosse
stato abbastanza svelto da saltare indietro ed evitarlo per un
soffio.
“Sei impazzito? Sono disarmato, imbecille!” urlò
il demone.
“E allora quella, cosa sarebbe?” rise Ariel indicando la
spada di Michele.
“Sai benissimo che non posso usare la spada di un Angelo senza
rischiare di ustionarmi, piantala!”
Ma Ariel non sentì ragioni, fece un balzo in avanti e attaccò
di nuovo Azaele che per evitarlo arretrò di nuovo inciampando
su un cordolo di cemento e cadendo all'indietro.
Ariel sogghignò soddisfatto, alzò la spada e commentò
“Sei finito, piccolo e fastidioso demone!”
Calò la spada su Azaele con tutta la sua forza pregustando la
fine del suo odiato nemico. Ma il fendente mortale si abbattè
sulla spada di Michele con un clangore sordo.
Ariel osservò sconcertato Azaele impugnare la spada
delll'angelo senza che questa gli provocasse alcun danno.
“No, questo davvero non è possibile! Non lo accetto!”
gridò rabbioso.
“Fa attenzione, idiota, i tuoi occhi stanno diventando rossi!”
gli rispose Azaele approfittando dell'attimo di confusione
dell'angelo per rialzarsi in piedi e mettersi in posizione di difesa.
“Finiamola qui. Non voglio combattere contro di te!”
propose conciliante.
“La finiremo solo quando ti avrò eliminato!” ruggì
Ariel.
“E allora combatti da solo, razza di idiota!” rispose il
demone lanciandogli in testa il suo giaccone e volando in direzione
del grido di Alba.
Ariel annaspò un po' per liberarsi dal giaccone, poi con un
urlo di rabbia si alzò in volo per raggiungere Azaele e
finirlo una volta per tutte.
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