M_E_M (di nuovo)
(sono ancora lo stesso goffo, tragico,
delicato, eccessivo ossimoro)
In questa stretta tagliola d’ombra,
tra ciò che è e quello che sembra
tra il buio del mondo e il suo barbaglio
tra il grido del sogno e il suo bisbiglio,
sto incagliata spirito e membra
ed entrambi gli opposti battaglio.
C’è l’abbagliante meraviglia
per lo splendore che tutto artiglia,
quella casuale dolcezza che imbriglia
le umane cose, ogni cianfrusaglia.
C’è l’oscura bestia che ruglia
e tutto ingoia e in ognuno caglia,
rende i colori una fosca grisaglia,
vile garbuglio di tenebra e doglia.
E non c’è istante in cui non siano entrambi ad
accapigliarmisi a canti e a crampi,
che sia luglio o che sia dicembre
sempre tagliata sto sulla soglia,
come ossessione che t’attanaglia
paralizzato nel dormiveglia.
Fra ciò che aggiusto e ciò che spezzo
io sono ancora mezzo e mezzo,
pagliaccio dell’uno e dell’altro palazzo,
d’incompatibili fili l’arazzo.
Tra ciò che ottengo e ciò che voglio,
quello che vivo o imbottiglio sul foglio,
quel che imparo da quello che sbaglio,
di forze contrarie giunzione e bersaglio,
strano rigoglio che germoglia
nello spiraglio d’una faglia.
Se nessuno dei due mi s’attaglia
resto fedele al mio parapiglia:
un ghezzo cuor che ancora barbuglia
e il suo ridicolo amore sparpaglia.
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